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Autore: 48crash    06/05/2011    5 recensioni
Dal mio amore per l'album di debutto dei Guns N' Roses, e dalla lettura prolungata della biografia di Slash, una nuova opera suddivisa in tre capitoli, ognuno narrato dal punto di vista di una ragazza diversa, e che descrive una canzone dell'album. Tre ragazze diversissime accomunate solo dalle parentesi romantiche più o meno importanti avute con Axl Rose durante la lavorazione di Appetite for Destruction, che lo portarono poi a scrivere una canzone per ognuna di loro: Michelle Young (My Michelle), Barbie Von Grief (Rocket Queen), e Erin Everly (Sweet Child O' Mine). Cercherò di raccontarle attraverso le parole delle canzoni a loro dedicate, grazie alle quali è rimasto impresso per sempre nella storia del rock un pezzo della loro anima.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Michelle – My Michelle.

 

Mi alzai dal letto dove avevo passato la notte ancora una volta. Sorrisi guardando Axl addormentato e, solo ora, angelico e scivolai giù dal soppalco dove ci eravamo dati al sesso selvaggio più di una volta, cercando di non svegliarlo.
Attraversai in silenzio il garage dove vivevano lui e il suo amico Slash, un altro musicista capellone un po' tossico col quale, tra l'altro, avevo condiviso le sigarette mentre stavo alla junior high.
Slash era stravaccato a terra, con la testa appoggiata tra due amplificatori. Pareva quasi una persona tranquilla messo lì così, con gli occhi chiusi coperti da quella valanga di ricci scuri, la bocca semiaperta e le membra abbandonate. Non si era nemmeno tolto i vestiti. Lo scavalcai e aprii piano la porta, poi scivolai fuori.
Appena uscita, inspirai un po' l'aria inquinata della periferia di Los Ageles prima di accendermi una sigaretta e svoltai evitando tossici e prostitute per arrivare a casa mia.
Condividevo un monolocale un paio di isolati più in là con Melissa, che aveva frequentato con me la junior high ed era anche stata con Slash per un po' quando lui si faceva chiamare ancora Saul e non aveva la minima idea del fatto che avrebbe incontrato un pazzo dai capelli rossi, un tipo alto 2 metri e un timidone dall'aria costantemente fatta e che insieme a loro e al suo vecchio amico Steven avrebbe formato una rock band che valeva qualcosa.
Melissa era appoggiata alla porta quando arrivai, con una canna infilata tra le labbra. Mi salutò con un cenno della mano e un mezzo sorriso stanco.
<< Strip o Axl ieri sera? >>
La guardai ammiccando, come a chiederle “Secondo te?”. Lo sapeva che, da un po' di tempo a quella parte, ero diventata un'assidua frequentatrice del garage dei Guns N' Roses, e in particolare di Axl. Naturale che ero stata lì la notte precedente.
Mi sorrise e si scostò dalla parete. << Vai da qualche parte oggi, Michelle? >>
<< No, non credo. Vado a dormire un po' >>.
<< Io vado al lavoro allora. Ci vediamo più tardi >>.
Melissa uscì dall'appartamento, mentre io mi sdraiavo sul divano che campeggiava in mezzo alla stanza senza togliermi nemmeno le scarpe. Avevo bisogno di dormire, prima della prossima serata.


Uscii di casa accompagnata da Melissa attorno alle dieci di sera. Stivali col tacco, pantaloni di pelle, capelli sciolti, pronta alla festa.
Appena arrivate nella via, vidi gente che beveva e fumava a volontà svaccata un po' dovunque, e Slash che si scopava una ragazza sul prato pieno di mozziconi e bottiglie vuote. Segni evidenti che tutto era già iniziato.
<< Ehi, baby >>.
Riconobbi la voce di Axl anche senza vederlo, e mi voltai per alzare la visiera del suo cappello e appoggiare le labbra sulle sue: ovviamente l'idea del bacio casto non era contemplata nella mente di Axl, così in meno di due secondi avevo la sua lingua infilata in bocca che giocava con la mia, ma devo dire che ci sapeva fare. Nella stessa maniera diretta mi aveva portato a letto la prima sera in cui ci eravamo visti, e non mi era dispiaciuto affatto.
<< Andiamo dentro? >>mi chiese con uno sguardo sexy. << Porti anche lei? >>fece indicando Melissa con lo sguardo.
Lei sorrise. << No, vi lascio soli. Sto cercando una persona >>.
Ancora prima che si fosse allontanata, noi stavamo già salendo le scale che portavano al soppalco, e Axl non aveva più la metà dei vestiti che indossava prima. Mi sdraiò sul letto, posizionandosi sopra di me. Scalcia via gli stivali e lasciai che mi sfilasse con un colpo secco i pantaloni, mentre io infilavo una mano nei suoi e gli passavo l'altra tra i capelli continuando a baciarlo. Pochi istanti dopo avevo la sua bocca avventata attorno al mio seno e sentivo la sua erezione spingere contro i suoi jeans.
Finalmente riuscì in qualche modo a strapparmi gli slip e io a calargli i pantaloni, e subito dopo me lo ritrovai dentro. Mi strappai la maglietta, che mi era scivolata tutta da una parte dopo che lui l'aveva spostata per arrivare al mio petto, in modo da far finalmente aderire ogni centimetro dei nostri corpi.
Oh, adoravo quei momenti, e lui lo sapeva. Sapeva veramente come muoversi, e tutti gli altri con cui ero stata prima di lui (dalla mia prima volta nei bagni della scuola un bel po' di anni prima) non reggevano il confronto.
Quando finivamo poi, parlavamo per il resto della notte fumando e bevendo. Lui capiva tutto quello che gli dicevo e anche a me piaceva ascoltarlo. Forse era quello che stabiliva l'alchimia tra noi, oltre all'incastro perfetto dei nostri corpi, l'incontro perfetto delle nostre anime, e la dimostrazione che entrambi, dietro a tutto ciò che avevamo passato e sotto alle corazze che c'eravamo costruiti per sopravvivere in quel mondo, eravamo ancora persone profonde.
Mentre io e lui stavamo facendo sesso, qualcun'altro, credo Steven, il loro batterista, con una ragazza che non riuscii a identificare, salì sul soppalco e si sdraiò dal lato opposto al nostro. Un'altra cosa che capitava spesso, e non ci facemmo caso.
Alla fine, con un ansito soddisfatto, Axl si staccò dalle mie labbra restituendomi il respiro, e rotolò via da me, rimanendo sdraiato al mio fianco. Allungò la mano, afferrò una bottiglia di birra dal pavimento e bevve, per poi offrirne anche a me, che ne presi un sorso. Presi la maglietta dal pavimento e strisciai fino a riuscire a prendere la mia borsa, abbandonata lì alla fine della scala. Ne tirai fuori un paio di sigarette e un accendino e tornai a letto. Mi sedetti e infilai una sigaretta tra le mie labbra e una tra le sue, protese ad afferrarla, poi le accesi entrambe con un'unica fiammata avvicinando i nostri visi.
Lui sorrise nel buio. << L'ho scritta, sai >>.
Sgranai gli occhi e mi voltai verso di lui. << Cosa? >>
<< La canzone. I ragazzi avevano una musica senza parole, ce le ho messe io. Parla di te. Dice proprio tutto >>.
Soffiò fuori ancora un po' di fumo, che salì verso l'alto. << Dai, raccontami ancora qualcosa, Michelle >>.

 

Erano le nove di sera e il locale era pieno di fumo. I ragazzi erano già tutti sul palco, tranne Axl e Slash, e tutti si chiedevano dove fossero finiti. Io e Melissa, appoggiate alle parete, guardavamo Duff e Izzy che sincronizzavano gli strumenti mentre fumavamo qualcosa.
Non lo davo a vedere, ma ero tremendamente curiosa: Axl mi aveva detto che quella sera, lì allo strip, avrebbe presentato la canzone che parlava di me. Buttai fuori il fumo giocherellando con la pella del mio labbro con i denti fino a che non sentii il sapore del sangue in bocca, poi mi presi una sorsata del Jack Daniel's che avevo nel bicchiere per cacciarlo via.
<< Mitch? >>
La voce serena e un po' brilla di Melissa mi risvegliò dai miei pensieri.
<< Sì? Ah, uhm. Tutto bene >>risposi. << E' che...aspetto Axl, niente >>.
Lei mi guardò e sospirò facendo una mezza risatina. << Aspetti notizie importanti? Non sarai mica incinta >>.
Mi girai a guardarla e risi a mia volta. << Ma figurati. Con tutto quello che bevo se restassi incinta morirebbe subito >>.
Mi voltai di nuovo verso l'entrata del locale e inspirai un altro po' di fumo.
All'improvviso vidi entrare Slash abbastanza trafelato, pareva che avesse corso per arrivare prima di qualcuno, forse Axl, e pareva un po' stonato. Si avvicinò a me ansimando leggermente e cercò di nasconderlo prendendo un sorso di Jack dal bicchiere di Melissa.
<< Michelle...ti devo parlare >>disse prendendomi da parte nella folla del locale.
Lo fissai sorpresa. << Che c'è? È successo qualcosa? >>chiesi preoccupata.
<< No, va tutto bene. Il problema è Axl >>.
<< Axl cosa? >>esclamai sgranando gli occhi e lasciandomi sfuggire la sigaretta dalle dita.
<< Tranquilla! >>si affrettò a dire sollevando le mani e afferrando il mio bicchiere prima che raggiungesse la sigaretta sul pavimento lercio. << È solo che ho sentito la sua, ehm, la tua canzone. E non mi pare che abbia tatto. Ma lui non vuole cambiare nemmeno una parola >>.
<< Ah >>commentai.
<< Mi spiace, Michelle >>disse. Scosse la testa e si voltò verso la porta. << Oh, è arrivato. Scusami, devo andare. Cerca di non farci troppo caso >>. Si voltò e schizzò verso il palco, dove Axl e gli altri lo aspettavano.
Axl insistette per fare la canzone scritta per me per prima, che annunciò col titolo di
My Michelle. Già, la sua Michelle. Ero sempre stata così selvatica che non ero mai appartenuta a nessuno, nessuno mi aveva sentita come sua, ma con lui era diverso e lo sapevamo entrambi.
La canzone iniziò. Aveva un tono dolce e un po' malinconico, che venne poi rimpiazzato da qualcosa di più aggressivo e ritmato.
Poi Axl iniziò a cantare.
<<
Your daddy works in porno, now that mommy's not around. She used to love her heroin, but now she's underground >>.
I ricordi mi invasero la testa. Non era orribile né priva di tatto. Era solo la verità.
Rividi tutti quei momenti che avevo vissuto anni prima: mio padre che vendeva tutta quella roba, e mia madre che si faceva nel bagno, poi mi diceva che mi voleva bene e spariva sull'Hollywood Boulevard a cercarsi altra roba con cui imbottire ulteriormente il suo corpo logorato. Rividi me stessa al suo funerale, con quell'abito nero che le era appartenuto e mi stava largo, con le lacrime che mi scorrevano giù dalle guance senza che riuscissi a fermarle. Mi ricordai di quando avevano calato la bara nel buco scavato nel terreno, mentre la pioggia cadeva, e mi cadde una lacrima. Ma forse era anche quella solo un ricordo.
<< So you stay out late at night, and you do your coke for free, drivin' your friends crazy with your life's insanity >>.
Le parole arrivavano dritte al mio cuore, ognuna di esse. Quante cose gli avevo detto di me dentro a quel letto?
Avevo cominciato subito dopo la morte di mia madre a sparire da casa. Mio padre non si curava particolarmente di me, non sapeva come prendermi. E io sparivo. Avevo 12 a malapena.
Stavo in giro la notte e ne combinavo di ogni. Era in quel periodo che avevo cominciato a drogarmi, per poi ripulirmi una volta che mi fui resa conto del fatto che stavo diventando uguale a mia madre.
Rubavo, facevo sesso e rollavo canne per tutti. E loro impazzivano per me.
Gli piacevo anche di più quando cantavo. Avevo una bella voce, e se ero abbastanza ubriaca da scordarmi del fatto che a cantare mi aveva insegnato mia madre montavo su un tavolo in un pub qualsiasi e cantavo, mentre loro mi imploravano di continuare.
<< Well, well, well, you just can't tell . Well, well, well, my Michelle >>.
La voce graffiante di Axl mi riempì le orecchie, mentre lo guardavo muoversi sul palco. Quella canzone era fantastica, un ritratto perfetto di me.
<< Michelle, ma sei tu? >>mi chiese Melissa avvicinandosi.
Annuii debolmente, sorridendo.
<< E...? >>
<< E mi piace, Mel. Axl non poteva non dire la verità, ma le cose stanno così >>.
<< Evryone needs love, you know that it's true. Someday you'll find someone that'll fall in love with you >>.
Lo guardai e sentii le mie labbra truccate tendersi in un sorriso. Gli avevo detto io che un giorno mi sarei data una regolata, che un giorno, forse, avrei trovato l'amore. E lui mi aveva risposta che lo sperava per me e che me lo meritavo. Dovevo solo continuare a cercare.
<< But oh the time it takes, when you're all alone, someday you'll find someone that you can call you own, but till then ya better... >>.
Capivo perfettamente che fra noi era solo un gioco fin dall'inizio. Ma lui mi stava augurando, un giorno, di trovare qualcuno che mi amasse e mi facesse sentire a posto, per una volta.
E quel “till then ya better”, detto da lui, con quel movimento con cui l'aveva accompagnato, credo lo capissero tutti cosa volesse dire.
Sentivo gli sguardi dei presenti che conoscevano il mio nome e il mio rapporto con Axl in quel periodo puntati su di me. Nessuno osò chiedermi nulla però, almeno non quella prima sera.
Appena la canzone finì, vidi Axl che guardava verso il punto dove stavo con Melissa, cercandomi con lo sguardo. Quando mi trovò, mi lanciò un bacio con la punta delle dita e lo sguardo malizioso, accompagnandolo con un sorriso, prima di presentare la canzone seguente.
Sorrisi a mia volta e abbassai lo sguardo, poi dissi a Melissa che uscivo, e che, forse, sarei tornata il mattino seguente. In fondo ero sempre io, la solita selvaggia Michelle.
Mi incamminai nella notte losangelina con una sigaretta tra le labbra, stretta nella mia giacca di pelle. Tutti quei pensieri e quei ricordi mi annebbiavano la mente, mentre fumo e alcool mi invadevano il corpo. Quella canzone era così intensa ma così semplice e diretta che mi aveva sconvolto. Era un fulmine a ciel sereno, proprio come il pazzo che ne aveva scritto le parole.
Mi sedetti in un praticello sul bordo della strada e cominciai a guardare la luna. Dopo poco mi addormentai, e non so come avesse fatto a trovarmi, ma quando mi sveglia Axl era sdraiato accanto a me e mi fissava sorridendo e accarezzandomi i capelli castani nella luce emanata da un lampione.
<< Ma come...? >>cominciai, con la voce impastata dal sonno e dall'alcool.
<< Shh >>mi zittì appoggiando l'indice che sapeva di liquore sulle mie labbra. << Sono contento che ti sia piaciuta. È un regalo, so che nessuno te ne ha mai fatti >>.
Mi baciò e mi portò sopra di sé, mentre io lo trascinavo di nuovo nel mio mondo senza regole che solo lui capiva alla perfezione.
Con quella canzone mi augurava di trovare l'amore e la serenità che non avevo mai avuto, e io ci speravo davvero. Nel frattempo però, la cosa più vicina all'amore che avessi era lui.













Ecco la mia creazione. E' stata una fatica, visto che l'ho trascritta al pc tra una pagina del libro di scuola e l'altra. Spero di aver fatto un buon lavoro ;)
Ok, questo è il primo capitolo, e voglio proprio vedere se quacuno sarà arrivato fino alla fine a leggerlo.
Sono un po' sclerata, ma spero di fare meglio i prossimi e di non aver rovinato questa canzone meravogliosa con questo mio "coso". Specialmente le scene di sesso mi mettono in crisi, perchè mi pare di scendere troppo nei particolari, poi troppo poco, poi non lo so, quindi alla fine non so come me la cavo. E anche il resto non mi pare di far meglio, ma almeno qui ho usato la biografia del signor Hudson per i dettagli, quindi vado sul sicuro, non come nella mia precedente ling-fic.
Spero ardentemente che vi sia piaciuto, se siete arrivati fin qui!
Un bacio, Lucy :**

 

  
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