Bakura ne combina un’altra delle sue
Bakura
abbassò lo sguardo, e strinse i pugni. Marik lo fissò per un istante, poi si
voltò e si coprì le orecchie, prevedendo l’esplosione imminente. “Ma porca
puttana!!” esclamò infatti l’amico. “Grande o piccolo, riesce sempre a
scassare la minchia! Ma che vada a fare in-”
Marik lo interruppe, allungando una mano
verso di lui. “Sono d’accordo con te, ma non mi sembra il caso, adesso”
cercò di calmarlo. “Lo potrai insultare non appena lo riacchiapperemo…”
“Oh, ci puoi giurare” commentò
Bakura. “Lo picchierò talmente tanto che non potrà sedersi per anni”
L’egiziano scosse la testa, quindi
iniziò a camminare per il mercato, tra le vesti bianche delle persone che gli
sfrecciavano al fianco, ignorandolo completamente, e si immerse totalmente negli
odori forti dei bazar di Menfi. “Ramses! Ramses!” iniziò a chiamare,
sperando che il bambino non si fosse allontanato troppo.
“Non credo che ti risponderà, se lo
chiami così” Bakura evitò di striscio una donna e gli si affiancò.
“E come dovrei fare?” replicò Marik,
scoccandogli un’occhiata arrabbiata. Era proprio inutile che facesse il
saputello, lasciandolo però ad occuparsi di tutto.
“Che so…” L’albino finse di
riflettere. “Unico principe ereditario al trono d’Egitto, sua maestà, sua
altezza, sua magnificenza…”
“Ma piantala!” Quindi lo ignorò,
continuando con il primo metodo che aveva adottato.
Camminando e chiamando, i due ragazzi
giunsero nei pressi del porto di Menfi: un formicaio rumoroso, con pescatori e
mercanti che salivano e scendevano dalle barche con le loro merci, in non meno
fretta delle persone in centro città. Decine di barche e barconi vi erano
ormeggiate, simili a tanti soldati in riga, e altrettante stavano aspettando di
trovare un posto libero. Solo l’odore cambiava: la puzza di pesce era talmente
soffocante da diventare nauseante, tanto che Marik e Bakura si chiesero come
facessero gli altri a resistervi tanto a lungo.
“Ehi, ehi!” esclamò un pescatore,
mentre allungava la mano per cercare di afferrare una piccola nave in papiro che
si stava allontanando sulla superficie liscia e pericolosa dell’acqua. Una
testolina mora spuntò dal fondo della barca, e si arrampicò sull’altra prua.
“Di chi è questo bambino?”
“Maledetto essere…” fu il commento
di Bakura, prima di prendere la rincorsa e saltare sull’imbarcazione prima che
si allontanasse troppo dalla riva. “Scendi immediatamente da lì, prima di
cadere e farti mangiare dai coccodrilli!” Si bloccò. “Anche se,
ripensandoci, non sarebbe male…”
La barca diede un grosso scossone non
appena Marik li raggiunse, e questo provocò un ulteriore allontanamento del
mezzo dalla terra, lasciando i tre a navigare in balia delle correnti lente del
Nilo. “Non credo che questa sia stata una buona idea…” commentò,
osservando il porto brulicante di Menfi allontanarsi sempre di più
all’orizzonte.
“E di chi pensi che sia la colpa?”
ribatté Bakura, mentre si scroccava le dita per trattenere il prurito alle
mani, prima che il suo istinto lo portasse a strozzare qualcuno. Inutile
specificare chi sarebbe stata la vittima.
L’imbarcazione si bloccò per un
istante, incontrando una corrente contraria, quindi iniziò a girare su sé
stessa, senza che nessuno potesse intervenire, perché, nella partenza
improvvisa, il lungo remo era stato abbandonato sulla riva. Marik cercò di
alzarsi e riacquistare un poco di equilibrio: tentativo che fallì miseramente
non appena Bakura, per la velocità della barca, inciampò e cadde direttamente
su di lui.
Poi, qualcosa o qualcuno spuntò dalla
superficie dell’acqua, e balzò sulla nave, stringendo il remo fra le mani. In
un istante, ristabilì la direzione della barca con poche abili mosse, e la portò
fuori da quella corrente sbagliata: l’imbarcazione tornò quindi a navigare
tranquilla lungo il corso del Nilo, fendendo dolcemente l’acqua chiara in due
parti.
Bakura cercò di alzarsi, districandosi
dall’amico, e si massaggiò leggermente la testa, fissando la persona che li
aveva aiutati: un ragazzino, non molto alto, che indossava solamente un corto
gonnellino bianco, il quale, bagnato, si appiccicava alle gambe non ancora
sufficientemente muscolose a causa della giovane età. Una cintura di cuoio che
tratteneva un coltello completava l’abbigliamento, assieme a dei semplici
calzari allacciati dietro il calcagno. Sulle spalle, già sviluppate, erano
appese una serie di lance con la punta in selce. Nel petto, ancora magro, già
si vedevano i segni di un duro addestramento, che stava rinforzando gli
addominali, così come i muscoli delle braccia magre. Il leggero vento che
spirava agitava una lunga capigliatura mora e una frangia bionda.
“Ma tu… Sei Ramses…?” mormorò,
rispecchiandosi in due occhi viola divertiti, che spiccavano sul viso
abbronzato, appaiandosi al leggero sorriso ironico che si era formato sulle
labbra carnose.
“Il principe Ramses, si” rispose lui,
con una leggera alzata di spalle.
“Il principe Ramses, si” ripeté con
voce stridula Bakura all’orecchio di Marik, con un’espressione terribilmente
seccata e disgustata. L’amico gli tirò una gomitata fra le costole.
Il futuro faraone fece poi qualcosa che
nessuno dei due si aspettava: si avvicinò al sé stesso versione bambina, il
quale lo fissava ammirato, e lo schiaffeggiò con tutta la forza che aveva.
“Non lo fare mai più!” gli disse. “Bisogna rispettare gli ordini dei
propri superiori e, soprattutto, non fare nulla che possa mettere in pericolo
gli altri. Nessuno dovrebbe morire per errori di altri” Grossi lacrimoni
iniziarono a formarsi sulle ciglia del piccolo Ramses, mentre si massaggiava la
guancia dolorante. “E non piangere!” Il bambino, seppur col labbro
tremolante, si asciugò gli occhi con il palmo della mano e trattenne i
singhiozzi.
Marik, alla scena, sospirò di sollievo.
Temeva già di dover subire degli altri pianti dirotti, che gli avevano
procurato un’emicrania persistente. “Ti ringrazio” disse formalmente al
ragazzo, con un leggero inchino. “Ti sarei molto grato se adesso ci riportassi
a riva…”
“No” Ramses si voltò e iniziò a
sistemare le lance che aveva con sé sul fondo della barca.
“Come no?!” scattò Bakura. Già lo
odiava da bambino e da adulto, non avrebbe avuto difficoltà a non sopportarlo
anche da ragazzino.
“Sono qui per pescare, non vedo perché
dovrei tornare indietro” spiegò il moro, afferrando una lancia e preparandola
in posizione di lancio. Scoccò loro un’altra occhiata divertita. “Oh, forse
voi non siete capaci…”
“Che?” Bakura inarcò il
sopracciglio.
“Non farti coinvolgere” lo ammonì
Marik. Parole buttate al vento.
“Adesso ti faccio vedere io”
L’albino afferrò la prima lancia che gli capitò sottomano e si avvicinò al
pelo dell’acqua.
Ramses gli riservò un sorrisetto quasi
di compassione, quindi abbassò in un istante la punta in selce sott’acqua e,
quando la rialzò, mostrò fieramente un grasso ossirinco infilzato sul balcone,
lasciando che il sole facesse luccicare le squame grigiastre.
“Che bravo…” sospirò ammirato il
bambino, fissando l’enorme pesce con gli occhi spalancati.
Al contrario, Bakura, nel tentativo di
imitare quel movimento aggraziato, finì per immergere la lancia solamente in
acqua con un grande spruzzo, mancando vistosamente il bersaglio. Il solo
risultato che ottenne fu quello di inzupparsi completamente. La sua impresa fu
accolta da una risata da parte di entrambi i Ramses, e Marik stesso non riuscì
a trattenersi.
“Ma tu da che parte stai?” sibilò
Bakura, con un’occhiata furente.
“Scusa” rispose velocemente
l’amico, cercando di trattenere inutilmente un sorriso.
Il piccolo principe, terminata la risata
si affacciò oltre la barca, rispecchiandosi sullo specchio azzurro cielo: le
labbra leggermente dischiuse, gli occhi grandi e le guance arrossate
testimoniavano il suo desiderio di partecipare alla sfida.
“Non sporgerti” lo ammonì la sua
versione cresciuta.
Bakura, lasciando perdere totalmente il
motivo che lo aveva spinto a recarsi nel passato, fissò la sua attenzione
unicamente sulle punte che il bambino teneva più alzate possibili, in modo da
affacciarsi oltre la barca. Non rifletté nemmeno, ma abbassò la mano e diede
una leggera spinta: in un istante il bambino, per il peso della testa, venne
sbilanciato in avanti e precipitò in acqua.
“Sei forse tormentato dai demoni?!”
esclamò Ramses arrabbiato, dopo aver assistito alla scena senza poter
intervenire.
“Ci sono i coccodrilli!” rincarò la
dose Marik che, al contrario dell’amico, non aveva scordato la loro missione.
“Era un’occasione troppo bella…”
si giustificò Bakura, abbassando il capo in un’espressione finta colpevole.
Il piccolo principe riemerse dall’acqua
con la testolina mora, agitando le braccia per riuscire a restare a galla, con
le lacrime che si confondevano alle gocce. Ramses allungò la mano verso di lui
per recuperarlo, ma la corrente lo trascinò oltre la lunghezza del suo braccio.
“Iside misericordiosa…” mormorò poi, fissando leggermente la riva
lontana: dalla foresta di papiri una dozzina di coccodrilli, attirati dalle
vibrazioni diverse sulla superficie del fiume, iniziò ad immergersi
nell’acqua, con i loro occhi gialli brillanti.
“Io avrò sbagliato, ma tu porti
sfiga” disse Bakura all’amico. “Fino ad un secondo fa non ce n’era
nemmeno uno!”
Ramses smise totalmente di ascoltarli,
tolse il pesce dalla sua lancia e si tuffò in acqua con uno spruzzo che bagnò
il ladro più di quanto non fosse già. Nuotò velocemente verso il bambino, e
lo prese in braccio, infilzando contemporaneamente la bocca del primo
coccodrillo che si stava avvicinando.
“Dobbiamo aiutarlo!” commentò Marik,
prendendo una lancia e provando a lanciarla come aveva visto fare al principe:
l’asta volò per un po’ in aria e si impiantò sulla schiena di un altro
animale, prima che questi potesse mordere i due Ramses.
“Come hai fatto?” si chiese Bakura,
il quale non sembrava proprio intenzionato ad aiutarli.
“Culo” replicò Marik, tirandogli un
calcio per farlo muovere.
“Ehi, voi due!” chiamò il ragazzo,
da lontano, mentre sollevava il bambino sopra la testa, restando a galla solo
con l’ausilio delle gambe. “Prendetelo al volo” Con una precisione da
cestita dell’NBA, lanciò il piccolo Ramses verso di loro, sulla barca,
incurante delle sue proteste. Marik riuscì ad afferrarlo, ma per il
contraccolpo cadde all’indietro e sbatté la testa contro il fondo duro
dell’imbarcazione, rimanendo per un attimo rintronato.
“Non ce la farà mai” commentò
Bakura, con il mento appoggiato al palmo della mano, annoiato come se stesse
guardando un film monotono. Infatti, il resto del gruppo di coccodrilli lo aveva
ormai completamente circondato: ma Ramses, senza perdere il sorriso sicuro che
lo contraddistingueva sempre, si limitò a non rispondergli e ad immergersi
sott’acqua. Dopo poco, la superficie si riempì di rosso.
Poi, un coccodrillo emerse proprio
davanti a Bakura, che, dallo spavento, perse una decina d’anni. “Ce ne sono
anche qui!” esclamò, indietreggiando. Fortunatamente l’animale venne
immobilizzato al lato della barca da una lancia lanciata con precisione dalla
riva, da qualcuno che, incurante del pericolo, si era tuffato in acqua per
raggiungerli. Bakura afferrò un’altra lancia e terminò il lavoro, gettando
poi il cadavere in acqua.
Accanto a lui, due mani affusolate
spuntarono da sott’acqua, aggrappandosi al bordo dell’imbarcazione, quindi
la figura si spinse fuori, emergendo fino ad allungare totalmente le braccia,
restando in equilibro. Marik si rialzò giusto in tempo per vederla. “Una
sirena…?” domandò, ammirando i capelli, biondi come i raggi del sole e
ricci, talmente lunghi da ricoprigli il seno nudo fino alla vita, da dove poi
iniziava la leggera gonna bianca. Due turchesi brillanti lo osservarono sotto le
lunghe ciglia.
“Temo di non avere ali” gli rispose
gentilmente la ragazzina, mentre entrava del tutto a bordo.
“Ah, Satre!” la salutò il Ramses
grande, che stava salendo in quel momento dall’altro lato, completamente
macchiato di acqua rossa, per aver ucciso tutti i coccodrilli. “Grazie
dell’aiuto”
Lei piegò le labbra carnose in un
sorriso divertito. “Ti metti sempre nei guai…” disse, scuotendo la testa
come se la cosa, in fondo, non le dispiacesse. Poi, si avvicinò al piccolo
Ramses, che singhiozzava nascosto dietro la schiena di Marik, e, sedendosi
accanto a lui, iniziò a consolarlo accarezzandogli la testa. “Dai, è tutto
finito…”
Il principe la imitò, ed entrambi
cercarono di farlo calmare. “Lo sai che ti assomiglia?” disse Satre ad un
certo punto.
“Tu trovi?” rispose Ramses,
osservando gli occhi viola del bambino. “Non mi sembra…”
Marik e Bakura si limitarono ad osservare
i due per un po’, finché il primo non si azzardò a chiedere: “Ma Satre non
è il nome di…?” E il secondo annuì.
Poi, la ragazza li guardò e sorrise.
“Tu sei delle mie parti, vero?” chiese a Bakura, riferendosi al colore
bianco delle loro carnagioni. “Io sono una principessa cretese”
Lui accennò un leggero mormorio e non le
rispose veramente.
Ramses rise sommessamente. “Satre è
una delle mie matrigne”
Anche lei si unì alle risa, poiché era
chiaro che avevano la medesima età e la stessa propensione a cercare le
avventure. “Ho solo sposato tuo padre…”
Marik rifletté: non era affatto strano
che il faraone si prendesse delle concubine molto più giovani di lui e che, fra
queste, scegliesse delle principesse straniere, però si vedeva chiaramente che
i gusti della ragazza si concentravano su qualcun altro. Non che fosse evidente,
ma dai gesti, o dalle semplici occhiate, dalle parole pronunciate quasi per
caso, o per giustificarsi, si riusciva perfettamente a capire l’intesa, perché
di amore era prematuro parlare, che si era creata fra i due ragazzi.
“Non sapevo che la Grande Sposa Reale
di Ramses I fosse stata una concubina di Akunakamon…” sussurrò leggermente
Bakura. “Ma la ricordavo vagamente… E’ sempre stata bella”
Marik sorrise. Anche se non si fosse
ricordato di aver letto il suo nome sui libri delle dinastie egiziane, non gli
sarebbe stato difficile capire chi Satre sarebbe diventata, dopo
l’incoronazione del Faraone Senza Nome, che, ormai, non era più tale.
“Perché piange ancora?” domandò il
principe, indicando la sua versione bambina che non la smetteva più di
singhiozzare.
“Uhm…” Satre lo esaminò per un
attimo, con occhio critico. “Credo si sia fatto la pipì addosso” rispose,
guardandolo. Marik e Bakura scoppiarono a ridere, così forte che dovettero
tenersi la pancia per il dolore.
“I tuoi amici sono proprio strani…”
mormorò la ragazza, guardandoli comportarsi in quella maniera assurda.
“Non sono miei amici!” si giustificò
immediatamente lui, quasi arrossendo per l’occhiata divertita che lei gli
scoccò. “Torniamo a riva” propose infine il principe, alzandosi e
recuperando il lungo remo, con il quale condusse, senza troppe difficoltà, la
barca a riva.
“Noi allora andiamo” disse Marik,
prendendo il bambino per mano, poiché né lui né Bakura avevano il coraggio di
prenderlo in braccio, e fece per allontanarsi. Non poteva certo usare la
macchina del tempo di fronte a loro.
“Arrivederci” li salutò Ramses, che
stava aiutando, senza che ce ne fosse alcun bisogno, Satre a scendere a terra,
dopodiché non lasciò la sua mano, cosa che la ragazza sembrò apprezzare,
ricambiando la stretta.
“Fai il bravo” disse lei al bambino,
che, mentre Marik e Bakura lo trascinavano abbastanza lontano per non essere
visti, continuava a fissare i due ragazzi, ancora fermi mano nella mano, coi
piedi immersi nel limo della battigia.
“Ho deciso” disse poi, una volta
ritornato a casa. “Voio diventare forte… Forte come quel ragazzo” Ma Marik
e Bakura se n’erano già andati, onde evitare di essere seguiti di nuovo, e
non avevano sentito nulla di ciò che lui aveva detto nel guardino ormai buio e
deserto.
Nella
prossima puntata…
Insomma,
che cavolo di futuro, anzi, di presente, ci attende, in questo stato? Yuugi è
sconvolto, e anch’io… Per non parlare di Otogi, Honda-kun e Jounouchi-kun.
Non ci capisco più nulla, vorrei solo che tutto tornasse come prima… Anche
perché, se così non fosse, io…
Prossima
puntata: “Punto di non ritorno” Non perdetela!
Hola
^^
Buone
olimpiadi a tutti! Parlando della storia, devo dare alcune piccole spiegazioni
che mi sono state fatte notare nei commenti.
Se
dobbiamo guardare l’opinione delle fan dell’anime/manga, è chiaro che i
ragazzi cosiddetti “fighi” sono Seto, Yami, Marik e Bakura (chi più, chi
meno); se invece guardiamo le fan all’interno dell’anime/manga, notiamo che
questi tre qui non se li “fila” nessuno, mentre solo Ryou e Otogi sono
quelli che hanno il corteo dietro quando passano. Per questo ho scelto il
secondo per il ruolo della prostituta, (volendo mostrare tutti i vari tipi di
degrado a cui si può arrivare), anche se la maggior parte delle “fan
esterne” non lo trova affatto un bel ragazzo.
Per
quanto riguarda la storia dei soldi, è vero, purtroppo devo fare ammenda che
non si capisce. Devo aggiungere una frase per spiegare la situazione. In realtà,
i soldi che Otogi restituisce alla ragazza sono quelli che lei gli aveva
precedentemente dato come pagamento per tutto il pomeriggio. Dovendo andare con
la banda di Yuugi & Co, ha pensato di ridargli l’acconto perché la
ragazza non può usufruirne. Spero sia chiaro adesso ^^.
Miho
è una ragazza che appare nella prima serie, dai capelli violetti tenuti su da
un nastro giallo, e fa parte del gruppo di Yuugi & Co. Nel manga, invece,
appare solo in un episodio, quello in cui Yuugi e Honda fanno amicizia perché
il secondo chiede aiuto al primo per dichiarasi a Miho, di cui è innamorato.
Gli
va
male,
comunque...^^
Grazie a tutti quelli che l’hanno letta e soprattutto a Ayu chan (si,
lo so che non era una critica, puoi ben capire che era indispensabile ai fini di
descrivere una bella scenetta ^^; l’immagine di Tuya e Sethi è una di quelle
che preferisco, mi piacerebbe approfondire il loro rapporto, ma in questa storia
non ho spazio; per Otogi ti rimando a sopra), Death Angel (grazie per avermi
fatto notare l’errore, spero comunque che la spiegazione sia chiara; carina la
tua scenetta di Seto ed Otogi ^^), Evee-chan (la spiegazione di Miho è sopra,
spero di essere stato chiaro. Se hai altre curiosità chiedi pure ^^), Mana
(grazie della recensione), Ishizu (vedo che il mestiere di baby-sitter attira
molto… Dipenderà mica da come diventeranno da grandi i bambini? ^_- Bakura
comunque sostiene che non siano innocenti), e
Kim (si, è proprio quella l’immagine che volevo dare in quella scena,
meno male che ci sono riuscito! Per Yuugi in azione, dovrai aspettare il
prossimo capitolo ^_-).
A
presto
Hui
Xie