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Autore: aiwa    08/05/2011    1 recensioni
E' l'inizio del sesto anno e Draco Malfoy torna ad Hogwarts cambiato. Durante l'estate ha sviluppato un'insana passione per la lettura, talmente forte che non puo' fare a meno di avvicinare l'unica studentessa in grado di soddisfare la sua sete di libri: Hermione Granger.
Anche Harry e' cambiato molto nell'ultimo anno, e si accorge presto di essere un po' troppo geloso delle amicizie della sua migliore amica.
Hermione scopre emozioni nuove e allo stesso tempo un potere nuovo, qualcosa che potrebbe aiutarla a proteggere le persone che ama dalla minaccia che incombe su Hogwarts.
(Canon fino al quinto libro)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

 

CAPITOLO 2

 

Eppure il dubbio di non esserci portata le venne qualche giorno dopo, mentre durante la pausa che aveva poco prima del pranzo si era allontanata dai suoi amici per esercitarsi nel volo con la scopa.

 

Ci aveva messo mezz’ora solo per cercare di far alzare in volo il manico di scopa che aveva preso in prestito da madama Sprite.

 

C’era qualcosa che non capiva.

 

Dopo un’ora che faceva andare il manico da tutte le parti fuorché la sua mano, sentì una voce alle sue spalle, e un lungo brivido di imbarazzo le corse sulla schiena.

 

"Granger, cosa stai cercando di fare? Per volare la scopa la devi prendere in mano!" disse Malfoy, ormai a pochi metri da lei.

 

Hermione strinse le labbra, arrossendo visibilmente. "Non sono fatti tuoi Malfoy." disse scontrosa, non le piaceva l'idea di essere stata trovata in questa situazione e non le piaceva l'idea che fosse stato lui tra tutti a beccarla con le mani in pasta.

 

"Oh, come no? Non ho intenzione di perdere l’opportunità di vederti fare qualcosa in cui per grazia di Dio non riesci.”

 

Lo guardò storto. Poteva quasi essere un complimento.

 

Poi la fulminò un idea.

 

Malfoy. Non amico di Harry e Ron. Giocatore di Quidditch. Sa volare.

 

Improvvisamente sorrise guardandolo.

 

Lui la guardò sorpreso.

 

"Che hai da sorridere? Non vedi che non riesci? Sei negata, capisci? Negata! Immagino non ti piaccia l'idea.”

 

Lei sbuffò.

 

"Ascoltami Malfoy. Ho una cosa da proporti.”

 

"Ma tu sei scema? Come credi di potermi parlare con tranquillità?!”

 

"Oh, zitto e ascoltami.”

 

Lui alzò le sopracciglia con un’espressione altezzosa… tuttavia in attesa.

 

"Ascolta tu mi insegni a giocare a Quidditch, ok?”

 

"Certo come no." disse sarcastico.

 

"Dai. Non ti costa niente.”

 

"Sì che mi costa… molto tempo tra l’altro.”

 

"Su… non e' che dobbiamo essere amici, ne tanto meno passare tanto tempo assieme! Devi vederlo come un affare..”

 

Un affare?”

 

Si', una transazione commerciale si puo' dire...”

 

Intendi pagarmi?”

 

No... cioe'... una specie di baratto... tu mi aiuti in questo... e in cambio io ti posso aiutare in qualcos'altro.”

 

La guardò ancora altezzoso, decisamente poco convinto.

 

"Beh, ci sarà qualcosa che vorresti e che io ho." fece convinto. “Magari lezioni di ripasso per qualche materia che non ti riesce bene?”

 

Lui spalancò gli occhi.

 

"Dai, spara.”

 

"Non c’è niente Granger." disse con disprezzo. “Per chi mi hai preso?”

 

"Oh, smettila Malfoy… sei solo ridicolo… scendi su questa terra se ti è possibile. A livello di cervello intendo.”

 

Lui guardò verso il castello un attimo, preso dai suoi pensieri, c’era qualcosa, ma aveva ben poca voglia di dirlo.

 

"Mm… ti sei portata molti libri da casa?" chiese poi, in un sibilò che la ragazza poté comprendere a malapena.

 

Poi realizzò che cosa aveva appena detto.

 

"Beh, un centinaio." disse ingenuamente.

 

Lui spalancò gli occhi.

 

Hermione si senti imbarazzata. Non era una cosa normale forse?

 

"Beh, nella biblioteca ci sono solo libri di magia, mi piace avere un po’ di narrativa con me." disse come a scusa, le venne istintivo, era abituata ad essere presa in giro per il suo amore verso i libri, doveva sempre giustificarsi con Ron ed Harry.

 

Gli occhi di Draco sembravano brillare alle sue parole invece. Era proprio quello che voleva… in fondo potevano fare un semplice scambio, senza niente altro di compromettente, nessuno l’avrebbe saputo, ci avrebbe guadagnato… e poi sarebbe finito tutto come è cominciato, nessun tipo di conseguenza imbarazzante. Era la risposta a tutti i suoi dubbi recenti.

 

"Mm… allora tu mi presti i libri che hai, e io ti do lezioni di Quidditch." concluse frettoloso, un po' comunque non poteva credere di stare accettando.

 

Lei spalancò gli occhi con felicità. "Wow… allora dai… insegnami… magari mi fai tre o quattro lezioni e io ti porto un libro." Era emozionata, doveva ammetterlo, non pensava che Malfoy avrebbe ceduto. Non pensava che a Malfoy interessassero i libri.

 

"Hey hey, non correre… tu mi dai un libro… e poi io ti faccio la prima lezione.”

 

"Ma dai… siamo qui… almeno inizia.”

 

"Niente da fare… aspetto il tuo primo libro.”

 

Sbuffò irritata. Doveva essere solo paziente.

 

"Mi posso fidare?”

 

"A tuo rischio e pericolo." disse indifferente.

 

Scosse le spalle. In fondo il massimo che poteva succedere era che gli rubasse un libro e per quanto irritante era un rischio che poteva correre.

 

"Va bene, okay, cosa vuoi che ti porti?-

 

"Non lo so."rispose imbarazzato, ma i suoi occhi brillarono di nuovo in quel momento. Era una scena davvero curiosa.

 

"Faccio io allora?-

 

"Sì, ma… magari evita le cose troppo scontate.”

 

Lei lo guardò con scherno. "Io non leggo cose scontate." commentò raccogliendo la scopa da dove era finita e dirigendosi al castello con Draco dietro di lei.

 

"Che cosa pensi di portarmi?" domandò raggiungendola. La curiosità lo stava rendendo, incredibilmente, quasi una persona civile.

 

"Devo pensarci… che genere preferisci di solito?”

 

"Ecco, non ne ho letti molti… purtroppo non ho molte risorse..”

 

"Capisco..”

 

"Qualcosa che a te è piaciuto molto, magari.” Fece una smorfia schifata quando si accorse di quello che aveva appena detto, come se si fidasse dei gusti di una mezzosangue! Pero' non disse niente per correggersi alla fine, spero' solo che lei non si accorgesse delle implicazione di quello che aveva detto.

 

"Ok… lascia fare a me.-

 

Si accorsero allora di essere arrivati alla sala da pranzo insieme, parlando, e senza litigare.

 

Appena entrati dalla porta si guardarono stupiti.

 

Scossero la testa increduli, come per tornare alla realtà, e si diressero ognuno al suo tavolo senza neanche un saluto.

 

Gli occhi indagatori dei suoi due amici la osservarono per tutto il suo tragitto fino al tavolo.

 

"Beh?" disse Harry appena fu arrivata davanti a loro.

 

"Cosa?"domandò lei, sperando di poter fare la finta tonta.

 

"Che è successo? Con Draco intendo, l’hai guardato in un modo strano." continuò.

 

Lei alzò le spalle tranquillamente, certo che Harry non si faceva sfuggire niente. "Niente, ero solo sorpresa.”

 

"Cos’è? È cambiato davvero così tanto?" intervenne Ron dubbioso.

 

"Mm, non saprei dirvi.”

 

Rimase zitta per il resto della cena, in fondo, Ron e Harry se la cavavano benissimo da soli, senza bisogno che lei prendesse alcuna parte nella conversazione.

 

Lì guardò in silenzio.

Si trovo' a pensare che erano bellissimi, quando parlavano tra loro erano sereni, Harry perdeva il suo solito cipiglio, e Ron non aveva la perenne faccia d’addormentato.

Amava vederli in quel modo, soprattutto dopo tutto che avevano passato l'anno scorso. Non si ritrovò annoiata questa volta, solo incredibilmente sollevata, inconsciamente aveva temuto che le cose non sarebbero mai tornate come prima.

L’affetto che provava la fece sentire bene per un po' e non poté non sorridere.

 

"Hey, ragazzi." disse con dolcezza.

 

"Uh?" fece Ron girandosi, forse anche un po’ infastidito. Gli occhi verdi di Harry la guardarono sorpresi.

 

"Vi voglio bene." continuo' sorridendo.

 

Loro arrossirono all’unisono guardandola strano.

 

"Vado a fare un salto in camera, ho qualcosa da preparare per domani."fece poi alzandosi e andandosene dalla sala.

 

Nella sua mente si stava formando una piccola idea, il libro adatto a Draco come prima lettura, qualcosa che l’avrebbe talmente appassionato alla cosa da non potersene più stancare, proprio com’era successo a lei.

 

Volle cercare quel libro prima che potesse passarle di mente.

 

Ritrovandolo tra gli altri, lo sfoglio, fece qualche piccola rilettura, giusto alcune frasi, quelle che aveva sottolineato tempo addietro.

 

E si ritrovo ancora presa da quelle frasi e parole, come se non potessero invecchiare mai.

 

Si scosse solo quando due sue compagne di stanza arrivarono per prepararsi per la notte.

 

Le guardo' muoversi nella stanza con sguardo smarrito.

 

Aveva una strana sensazione, come se avesse dimenticato qualcosa di molto importante. Come quando ci si sveglia dopo un incubo terribile, ma non ci si ricorda che cosa ci aveva spaventati cosi' tanto.

 

Decise di fare un salto nella sala comune.

 

Aveva lo strano presentimento che ci avrebbe trovato qualcuno.

 

Come a rispondere ai suoi pensieri si ritrovò davanti ad un Harry avvolto in profondi pensieri.

 

Era rannicchiato su una poltrona rivolta al fuoco. Ron non era in vista.

 

Il suo viso era gelido, irraggiungibile, come circondato da un muro che lasciava solo intravedere l’anima che c’era dietro, la rabbia e l’incertezza delle sue numerose perdite.

 

Sospirò. Sapeva che Harry stava nascondendo qualcosa.

 

Harry aveva perso tutte le persone che aveva amato. Suo padre, sua madre e Sirius.

 

Era solo, e aveva dovuto vedere cose così orribili, nessuno ne sarebbe uscito sano.

 

Era stato tutto fin troppo tranquillo ultimamente.

 

Eppure ormai lui affrontava tutto con un rituale incredibilmente regolare. Sembrava essersi abbandonato al suo destino, la Dea che aveva deciso di torturarlo in quel modo fin dalla nascita forse era riuscita ad intaccare il suo cuore.

 

Hermione vedeva un Harry lontano da tutti loro, lontano da Hogwarts, dal loro piccolo mondo, e da tutti quei pensieri che loro ritenevano normali.

 

Lui cresceva con la velocità di un leopardo. Eppure quel fuoco che bruciava davanti a lui sembrava poterlo inghiottire. Sembrava l’orlo di un burrone.

 

Non era la prima volta che lo vedeva: solo e perso nel nulla. E tutte le volte allungava la mano, per farlo allontanare dall’enorme buco nero che si ritrovava davanti.

 

"Harry." disse toccandogli la spalla, e guardando un attimo a ciò che stava vedendo lui.

 

Il nulla dritto davanti a se.

 

Lui si girò. Per un attimo la guardò sollevato, poi si scosse, girandosi tranquillamente verso dove si stava ora sedendo la sua migliore amica.

 

I suoi occhi che prima erano stati inghiottiti dall’ombra, erano ora ancora splendidamente verdi. E lui si sentiva immensamente felice di averla vicino.

 

"Non bisogna lasciarti solo, a te." commentò la ragazza tappeggiando il suo braccio con dolcezza.

Poi iniziò a gesticolare in modo strano. "Inizi a pensare a cose tue e diventi tutto circondato da una strana aura grigia… fai quasi paura." continuava.

 

Lui spalancò gli occhi un po’ sorpreso. "Scusa." disse piano.

 

"A me chiedi scusa? Non c’è bisogno." fece guardandolo negli occhi, uno sguardo che sembrava chiedere qualcosa. "Comunque ti perdono lo stesso." disse sorridendo, e lui ricambiò.

 

"Se vuoi puoi dirmi a cosa pensi. Sai.. a parlarne… dei tuoi pensieri intendo… magari poi, smettono di tormentarti… a me capita di solito… non che abbia poi chissà quali pensieri… ma mi tormentano comunque allo stesso modo… insomma… uffa… sto parlando troppo… parla tu!" concluse con forza, quasi arrabbiata con se stessa per come stesse blaterando senza seguire un senso. Era nervosa, ma non sapeva bene perche'.

 

Forse aveva paura che Harry non avrebbe accettato il suo aiuto.

 

Harry distolse lo sguardo, per posarlo sul pavimento davanti a se, dapprima divertito dal comportamento dell’amica, poi di nuovo serio, si stava confrontando coi suoi pensieri. "Penso ai morti." disse.

 

Hermione deglutì a fatica.

 

Lui la guardò dubbioso, sapeva che nessuno voleva mai parlare di cose del genere, tutti evitavano di parlare di ciò che era sconosciuto, tutti evitavano ciò che porta dolore… non si sarebbe stupito se anche Hermione si fosse comportata allo stesso modo, se avesse cambiato discorso abbassando gli occhi.

Non l’avrebbe incolpata di nulla.

 

Lei però non abbassò lo sguardo, ma lo fissò in quello di lui. "Mm… ai morti in generale o a Sirius?”

 

Una semplice domanda, ma diretta piu' di mille altre. Con il suo tono dolce pero', come se avesse capito benissimo quello che gli passava per la testa. E non c'era bisogno di rispondere, lei sapeva benissimo di chi parlasse.

 

Lei si guardò attorno. Non c’era più nessuno nella sala comune. "Voglio rivelarti un segreto Harry… c’ho pensato tante volte… da sola… ma non ne ho mai parlato con nessuno.”

 

Lui la guardò incuriosito. Stava pendendo dalle sue labbra, aveva come la sensazione che lei, per qualche strano motivo, avesse le risposte che lui cercava così tanto.

 

"Hai presente le cose che ci dicono sempre tutti? Quelle tipo… che so… bisogna evitare di pensarci… dimenticare… passarci sopra… cercare di rimanere impegnati… tornare alla vita normale…”

 

"Ne so di fin troppe.." sospirò Harry stancamente.

 

"Sono tutte stronzate!" concluse con veemenza.

 

Lui la guardò sorpreso… era difficile cavare una parolaccia da Hermione, ma quando usciva… era sempre ben messa. Quello che lei aveva appena espresso con parole chiare era la sensazione che aveva sempre provato quando si sentiva ripetere quelle frasi di circostanza… eppure non credeva che lei o qualcun altro avessero realizzato quanto fossero fastidiose e inutili.

 

"Nessuno si può riprendere dalla morte di qualcuno che ha attorno… soprattutto dalla morte di qualcuno che si ama… nessuno te l’assicuro…”

 

Spalancò di nuovo gli occhi. I pensieri iniziarono ad inondargli la mente, ancora una volta. "La morte… è la cosa di cui noi tutti abbiamo più paura… non si può sfuggire.” disse intromettendosi nel discorso dell’amica.

 

Lei annuì.

 

"Esatto… come si può pretendere di dimenticare? Tanto meno, dimenticare qualcuno che si ama così tanto.”

 

"Non lo so.”

 

"Forse non si deve… sarebbe solo ingiusto… e credo proprio poco possibile… puoi provare a divincolarti quanto vuoi…”

 

"Ci sarà sempre un momento in cui si è fermi… e tutto ti ricade addosso come una valanga.”

 

Hermione annuì ancora, stavolta più dolcemente.

 

"Ma c’è una soluzione a ciò? O dobbiamo vivere infestati dai nostri fantasmi?”

 

"Sarebbe crudele per chi ti ha amato ed è morto dimenticarli…”

 

"Già… non ci si può permettere una cosa simile.”

 

Lei fece una pausa, mordendosi lievemente il labbro inferiore. "E perché non piangere?”

 

"mm?”

 

"Sì, piangere… per giorni e notti intere… finchè tutto il dolore che abbiamo accumulato dentro non salga in superficie ed esca con le nostre lacrime…”

 

"Non capisco.”

 

"Non ti sembra la cosa piu' adatta da fare per chi ami?”

 

"Piangere?”

 

"Sì, provare immensamente il dolore che hai dentro finché non sarai in grado di affrontarlo… finché non potrai dire di amare le persone che hai perso con tutto ciò che fa parte di te… finché non saprai di poter raccogliere i pezzi e concentrarti solo su te stesso, per renderti degno di ciò che ti hanno dato. Non va combattuto il dolore, se c’è vuol dire che va provato… combatterlo…”

 

"…ti rende solo vuoto." concluse lui per lei.

 

Il suo sguardo intenso perso nei loro pensieri in comune.

 

Lei sorrise debolmente.

 

"Allora Harry… che ne dici? Vuoi piangere?-

 

Lui scosse la testa arrossendo.

 

"Non c’è nessuno… piangi con me… per Sirius, l’amico che abbiamo perso… la persona che ti avrebbe potuto portar via dai Dursley… la persona per cui ti preoccupavi sopra ogni altra…" fece lentamente.

 

Per un attimo ebbe il dubbio di stare facendo qualcosa di sbagliato… nominare colui che era diventato tabù da quando “tutto” era successo.

 

Vide una smorfia sul volto di Harry. Gli occhi ormai scuri.

 

Forse sbagliava, ma cosa sarebbe cambiato? Massimo avrebbe pianto un po’ e tutto sarebbe tornato come prima.

 

"Grazie Hermione." disse con la voce rotta.

 

Lei lo abbracciò con forza. Sentì le sue braccia reagire e muoversi attorno al suo corpo, stringere forte, sentì il suo petto vibrare di respiri irregolari, sentì il suo respiro sulla spalla, che accolse le sue lacrime, e il suo viso che tentava di nascondersi.

 

Aveva iniziato a piangere anche lei. Anche prima di lui probabilmente. Avrebbe fatto tutto per poterlo rendere felice, ma questo era un approccio che faceva davvero male. Non avrebbe mai voluto farlo piangere.

 

*

 

E lui pensava a quanto le era grato. A quanto era felice e imbarazzato di poter fare questo senza doversi nascondere, a quanto era stata coraggiosa, aveva nominato Sirius… il suo padrino, colui che tutti volevano dimenticare… e che era invece sempre con lui.

 

Si accoccolarono sul divano, un po’ più comodi, dietro lo schienale, nascosti dagli sguardi di qualche possibile vagabondo notturno.

Lei gli accarezzava i capelli spettinati e finché non ebbe finito tutte le lacrime non si mossero.

  
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