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Autore: chiaki89    08/05/2011    8 recensioni
Sono passati sei anni dall’arrivo dei Volturi. Leah, unica donna fra i licantropi, è sempre più insofferente verso tutto ciò che la circonda, nonostante ci siano stati piccoli miglioramenti.
Ma l’arrivo di un vampiro mai visto nella zona sconvolgerà di nuovo tutto.
Chi è Jeremy? Perché è arrivato a Forks?
Queste domande diventano superflue quando Leah si ritrova costretta con l’inganno a sorvegliarlo quotidianamente.
Ed è l’inizio di una nuova storia, nella quale incontrerete ancora tutti i personaggi che avete amato, e anche qualcuno in più.
“Quando il vampiro platinato si voltò ebbi la soddisfazione di vederlo stupito per un secondo buono. Presi fiato per dare libero sfogo alla mia volgarità ma lui mi precedette con una risata decisamente maleducata.
“E così, quel cosino è un lupo? Avete anche donne-lupo? Ridicolo! Inaudito!” continuò a sghignazzare.
“Ehm, lei è l’unica…” rispose cautamente Jacob, guardandomi.

[…]
Raccolsi un grosso masso di granito e lo scagliai con precisione. Gli staccai di netto un braccio. Mi permisi di rivolgergli un sorriso compiaciuto, consapevole che stavo giocando col fuoco.”
Tratto dal cap.3
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Harvest Moon'
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VOCI

 

 

 

 

Cosa si fa quando una persona ti manda la mente completamente in subbuglio, al punto che non si è più in grado di riconoscere se stessi? Beh, per me la risposta era una sola, semplice e concisa.

Evitare la persona in questione.

Poco importava che fossi costretta a vedere Jeremy tutti i giorni, in quanto erano finalmente cominciate le sessioni di quello che chiamavamo amichevolmente “allenamento”. Come se noi licantropi ne avessimo bisogno! Erano piuttosto i succhiasangue a necessitare di un po’ della disciplina che tutti noi avevamo imparato da Sam. Che poi la mettessimo in pratica raramente…beh, quella era tutta un’altra storia.

Ma alla fine erano persino interessanti quei loro sforzi per trasformarsi in uno pseudo-plotone di guerra. Era stato stupefacente osservare la collaborazione tra Yumi, Fredrick e Benjamin: le lame di ghiaccio generate dalla giapponese avevano falciato degli alberi come se fossero fatti di burro. Non ci si aspettava un effetto identico sui succhiasangue, ma si sperava in qualche crepa e, nei casi migliori, qualche arto mozzato.

Io e i fratelli avevamo ridacchiato parecchio –senza curarci particolarmente di nascondere l’ilarità- quando Jacob era arrivato, palesemente abbacchiato, al seguito della fidanzata. Nessie aveva tirato fuori tutta la determinazione a sua disposizione e l’aveva costretto a fare come voleva lei. Ero abbastanza sicura di aver sentito il caro Jake borbottare qualcosa di terribilmente simile a “maledetto imprinting”, e pensare che non se n’era mai lamentato prima d’ora. Non ad alta voce, perlomeno. Ma alla fine avevamo dovuto ammettere che l’idea di Nessie era buona. Pur di sfuggire al continuo stalking di Jeremy io stessa mi ero offerta come cavia per quella particolare collaborazione. Ero partita immediatamente all’attacco della mutante, che aveva agilmente schivato le mie mosse e contemporaneamente posato la punta delle dita sul mio braccio. Nella mia mente si era subito formata l’immagine di Jacob che mi attaccava dal lato sinistro ed istintivamente mi ero girata in quella direzione. Come previsto, l’adorabile alfa mi era piombato addosso dall’altro lato, riuscendo così a bloccarmi.

Un’altra strategia approvata.

***

“Jeremy, fuori dai piedi! Ho da fare!”. Per l’ennesima volta nel corso della giornata cercavo di rifuggire la sua compagnia. Non era solo l’imbarazzo che mi spingeva a farlo, ovviamente. C’era il fatto che io effettivamente desideravo la sua compagnia, pur non dovendolo fare. C’era il punto cruciale –tremendamente cruciale- che io il giorno prima non mi ero spostata. C’era quel dannato cuore che non voleva smettere di dare i numeri ogni volta che lui si avvicinava troppo.

“Leah, smettila di comportarti così. Dobbiamo parlare, lo sai”, bisbigliò, per evitare che altri sentissero. Lo fulminai con un’occhiataccia. “Non dobbiamo parlare di nulla”, sibilai, prima di fare dietrofront e tornare verso la compagnia. Come aveva fatto tante altre volte –accidenti, avrei dovuto ricordarmelo- mi afferrò un polso per fermarmi. Ruotai su me stessa, facendo perno su quella stretta, e gli piantai uno sguardo gelido addosso. “Lasciami immediatamente”.

Strinse i denti, probabilmente arrabbiato, poi abbassò la testa e sciolse la presa, arrendevole come sempre. Sospirò. “Leah, non voglio fare passi indietro”.

Mi massaggiai distrattamente il polso e deglutii, nervosa. Poi mi voltai e me ne andai via.

Raggiunsi Rosalie, ferma ai margini della compagnia, che osservava Emmett battersi agevolmente con tre succhiasangue in una volta sola. Mi guardò un istante, poi spostò lo sguardo verso Jeremy dall’altra parte dello spiazzo ed infine piantò i suoi occhi dorati nei miei.

“Lasciatelo dire, lupastra. Sei un’idiota”. Le rifilai uno schiaffo sul braccio: peccato che fosse impossibile farle del male con quella pelle di marmo. “Attenta a come parli, sanguisuga”. Rispose con uno sbuffo. “Vieni con me, muoviti”. Detto questo mi trascinò un po’ più in là, lontane da orecchie indiscrete.

“Ma è mai possibile…”, esordì minacciosa, “…che tu continui indefessamente a scacciare la gente che ti vuole stare vicino? Prima eri giustificata, adesso invece sto cominciando seriamente a considerare l’ipotesi della stupidità cronica”. Incrociai le braccia, offesa. Non appena aprii la bocca per parlare la biondastra mi interruppe. “Ah no! Tu adesso ascolterai tutto quello che ho da dire, e senza fiatare!”. Sollevai un sopracciglio e le lanciai un’occhiata scettica. Però rimasi zitta.

“Non sono cieca, Leah. Ho visto come Jeremy ti ruota sempre intorno. È stata una cosa graduale e me ne sono accorta da poco, lo ammetto. Ma è innegabile. Così come è innegabile il fatto che il tuo pensiero riguardo a lui è cambiato molto, rispetto all’inizio. Te ne sei resa conto anche tu, non è vero? Ed è per questo che lo stai spingendo via. Ci capiamo molto di più di quanto non vogliamo ammettere, Leah”. Si passò una mano tra i capelli in un gesto che non era vanesio, per una volta, ma nervoso. “Sei rimasta ferita troppo profondamente per poter dimenticare, lo so. Però stai sbattendo la porta in faccia ad ogni barlume di felicità che ti ritrovi sulla strada, e da troppo tempo. Smettila, lupastra. Ti stai facendo solo del male”.

Non ha torto, in effetti.

Silenzio, vocina della mia coscienza! Non avevo bisogno di qualcuno che mi dicesse cosa fare o cosa non fare. “Senti, Rosalie, lascia stare. Abbiamo ben altro a cui pensare in questo momento. Una battaglia in arrivo, ad esempio”. Lei scrollò le spalle. “Fai come ti pare. Sei una delle persone più testarde che abbia incontrato in vita mia”.

“È un complimento?”.

Si esibì in un sorrisetto vagamente divertito. “Non lo so ancora”.

Ci avviammo in due direzioni differenti, salutandoci con un semplice cenno della mano. “Ehi, lupastra!”, urlò all’improvviso. Mi girai perplessa verso di lei. Che aveva ancora da dirmi?

Ghignò. “Bel vestito”.

Digrignai i denti e strinsi i pugni. Maledetta sanguisuga.

***

I giorni si susseguivano lenti, quasi troppo lunghi. Ma in realtà era meglio così. Nessuno di noi aveva davvero voglia di arrivare al momento della battaglia. Ogni istante era speso per allenarsi, prepararsi, discutere: era una situazione logorante. Avevo persino perso la voglia di allontanare Jeremy e di trattare male i succhiasangue.

Ma alla fine quel giorno era praticamente arrivato. Eravamo alla vigilia dell’arrivo dei Volturi e, come prevedibile, ci eravamo tutti riuniti a partire dal mattino presto a casa Cullen per mettere a punto gli ultimi dettagli. Mentre i succhiasangue parlavano io mi ero incantata ad osservare Yumi che, poco distante, faceva danzare delle minuscole gocce d’acqua. Un raggio di sole le colpiva, originando un arcobaleno variopinto: era…bellissimo. Piegai un angolo della bocca in un sorriso appena accennato.

“Ti piace?”. La voce musicale della giapponese mi riscosse dalla contemplazione di quello spettacolo della natura in miniatura. La fissai un istante, poi feci un cenno non compromettente con la testa: poteva significare qualsiasi cosa. Lei sorrise saputa.

“Tu sei la ragazza lupo, vero?”. L’ultima che aveva ricevuto tale nomignolo era Bella Swan quando era ancora umana: dovevo sentirmi oltraggiata?

“È così che mi chiamate voi sanguisughe?”, chiesi acidamente.

“È così che ci chiamate voi palle di pelo?”, ribatté scaltra.

Touché.

“Il mio nome è Leah, non “ragazza lupo”, intesi?”, dissi puntando lo sguardo altrove.

“È un piacere conoscerti, Lee-a. Io sono…”.

“Lo so il tuo nome, grazie”. Lei fece una smorfia infastidita, ma non mi rispose. Cercando di non farmi notare osservai di nuovo i suoi capelli, così simili a quelli di Joshua. Quanto tempo era passato dalla sua morte? Un mese? Due? Odiavo aver perso il conto dei giorni in quella maniera. Non mi ricordavo più neanche se fosse giovedì o venerdì. O eravamo ancora a mercoledì?

Il suono di una risata cristallina mi distrasse. Tamaki aveva appena atterrato Ryuu durante una lotta e gli stava amichevolmente scompigliando i capelli. Dallo sguardo omicida dello sconfitto non sembrava che l’avesse presa bene.

“Ah, sono adorabili, non è vero?”. Yumi non sembrava volersi arrendere nei suoi tentativi di approccio nei miei confronti.

“Mmh-mh”, mugugnai distratta. Stavo guardando George ed Emmett impegnati in un incontro piuttosto agguerrito: il compagno di Sabrina era di una spanna più basso, ma compensava con un’agilità superiore ed una tecnica pressoché perfetta.

“È bello vederli così felici. Ma prima di arrivare alla comprensione del sentimento che li legava hanno dovuto accettare loro stessi, ed è stato un cammino lungo e difficoltoso”. Sentii le parole della giapponese solo di sfuggita e le accantonai immediatamente. Avevo di meglio da fare che ascoltare i problemi di cuore di quei due succhiasangue. Rosalie aveva appena fatto cenno di avvicinarci, probabilmente per discutere ancora di qualcosa.

Mi ritrovai –neanche troppo inaspettatamente- Jeremy accanto. “Che succede?”, chiesi sottovoce. Lui sorrise allegramente. “Ci spartiamo i nemici”.

Effettivamente Jasper stava facendo presente tale necessità: le armi dei Volturi che costituivano il pericolo maggiore dovevano essere immediatamente eliminate, e con criterio. Non potevamo fiondarci tutti su quei pochi, sarebbe stato disastroso.

“Siamo già d’accordo sul fatto che Jeremy farà crollare l’eventuale scudo di Renata; seguiranno Zafrina, che li accecherà tutti per alcuni istanti…”. L’amazzone annuì seria, vicino alle due sorelle. “…e le lame di ghiaccio di Yumi. Questo ci lascerà l’opportunità di attaccare per primi e con un minimo di vantaggio. È determinante riuscire a sconfiggerli il più velocemente possibile, visto che lo schieramento vincente è quello che brucia tutto”.

Capivo cosa intendeva. I succhiasangue potevano subire mutilazioni in abbondanza, ma erano davvero spacciati solo quando qualcuno gli appiccava il fuoco. E a tal proposito…

“Questo posso farlo io. Non è un problema, se lavoro in coppia con Tia posso intervenire appena uno di voi sconfigge uno dei membri della guardia”. Esattamente. Il potere di Benjamin comprendeva anche l’elemento fuoco, in fondo.

“Per lo stesso motivo bisognerebbe sottrarre immediatamente a Caius lo strumento con il quale genera il fuoco”, spiegò Eleazar.

“Me ne occupo io”, disse Garrett, facendo un passo avanti. “E noi ti guardiamo le spalle”, disse Paul, strattonando Duncan accanto a sé.

“Ottimo”, approvò Jasper, sempre molto compreso nel suo ruolo di stratega. “Gli altri bersagli importanti sono Jane, Alec e Demetri. Chi…?”.

Kate, Sabrina ed Edward si proposero subito, com’era prevedibile. Alzai gli occhi al cielo, già annoiata, in attesa che quella spartizione finisse.

***

“A che ora dovete tornare?”. La voce della mamma mi costrinse a distogliere l’attenzione dal mio piatto. La guardai un istante, la forchetta a mezz’aria, poi scrollai le spalle. “Dopo un buon sonno. All’alba arrivano i succhiasangue italiani e noi vorremmo riunirci prima”.

Seth, a bocca piena, si limitò ad annuire.

“Marie?”, chiesi seccamente, fissando il piatto.

“Ha la febbre altissima”. Sia io che Seth alzammo gli occhi di scatto e li puntammo sul viso inespressivo di nostra madre. “L’hanno già portata via. Non hanno intenzione di metterla a rischio”, aggiunse con amarezza. Non era difficile indovinare i suoi pensieri. Tuttavia, all’epoca della mia trasformazione, loro non potevano sapere che anche io avrei potuto esserne soggetta. Mia madre e mio padre non avevano colpe.

“Tu cosa farai, mamma?”, domandai fingendo indifferenza.

“Resto qui, Lee”. Annuii, sentendo un groppo alla gola enorme e soffocante. Fu il primo momento in cui odiai davvero il mio carattere ed il suo. Troppo simili, troppo orgogliose. Forse, se fossi stata una figlia più simile a Bella, capace di supplicare e piangere, all’occorrenza, mia madre avrebbe accettato di rifugiarsi da qualche parte, al sicuro. Se non fossi stata quella che ero. Se, se, se…potevo andare avanti all’infinito. Non cambiava la situazione.

Posai la forchetta. “Vado a dormire”.

Avrei dovuto abbracciarla. Avrei dovuto dirle qualcosa. Magari una di quelle frasi scontatissime e zuccherose degne di un film. Ma non avevo voce per dire menzogne: non a lei, perlomeno. Mi avviai verso le scale senza fretta, come se quello fosse stato un giorno uguale ad un altro. Il cuore mi si strinse in una morsa dolorosa quando mi resi davvero conto che non era così.

Sentii Seth che mi seguiva, dopo aver schioccato un rumoroso bacio sulla guancia della mamma. Meno male che c’era lui a coprire le mie manchevolezze: distribuiva le smancerie che io avrei dovuto donare, sussurrava le parole che io avrei dovuto pronunciare. Non era una femminuccia, era soltanto…attento. Molto più maturo di quanto non lo fossi io certe volte. Mamma aveva bisogno di quelle smancerie e solo lui era disposto a farlo, diversamente da me.

“Ragazzi”. La voce di Sue Clearwater serpeggiò su per le scale fino a raggiungere le nostre orecchie sensibili, in grado di percepire la lieve sfumatura tremante, terribilmente simile ad una crepa in un muro vecchio.

Ti prego, non crollare.

Se l’avesse fatto…non volevo neanche immaginarlo. Probabilmente avrei buttato tutto all’aria e sarei scappata insieme a lei e a Seth, solo per evitare di darle un dolore.

Ma nostra madre era forte.

“Fate attenzione e fatemi sapere al più presto”. Non un dubbio sul nostro ritorno, la sua voce era di nuovo d’acciaio.

Sospirai di sollievo.

***

A pochi minuti dall’alba eravamo tutti schierati nello stesso posto di sei anni fa. Alla faccia della fantasia.

Leah, c’è una battaglia in arrivo. Possibile che tu riesca a pensare solo a queste cavolate?

Taci, Alex. Sei irritante.

Ehi, non arruffare il pelo. In una donna non sta bene.

Sbuffai dal naso. Chissà per quale motivo avevo accettato di combattere con Alex e Sebastian: quei due non erano capaci di lasciarmi da sola con i miei pensieri neanche un istante.

E questo dovrebbe essere un male?

Sebastian!

Rimarcai il rimprovero mentale con un ringhio, che venne immediatamente ripreso da Jacob, fermo accanto a Nessie.

La smettiamo?

Lo ignorai totalmente. Osservai la radura, già stipata di succhiasangue. Ringraziando il cielo stavolta non erano sparpagliati in un disordine che di tattico non aveva nulla: Jasper li aveva messi in riga, sistemandoli come soldatini su un plastico. I Cullen ed il clan di Denali erano schierati in prima fila; le Amazzoni, il clan di Jeremy, Benjamin e Tia stazionavano pochi passi indietro. Nelle retrovie erano pronti i giapponesi e gli irlandesi.  Jeremy e Rosalie non erano molto lontani rispetto a dove mi trovavo io. Il platinato si voltò un istante a guardarmi con uno sguardo indecifrabile; alzai il muso di scatto, abbozzando un saluto veloce. Era praticamente in prima fila, quell’idiota. Come minimo aveva insistito per mettersi in quella posizione, giusto per fare l’eroe.

Sei preoccupata per quel succhiasangue? Non ci credo! Non era la tua eterna palla al piede?

Quella sei tu, Alex. E presto diventerai una palla al piede sgonfia, se non la pianti di dire assurdità. Intesi?

Su, Leah, non fare la permalosa. In fondo non è così brutto, potremmo anche approvarlo!

Piantala, Sebastian. Se…

SILENZIO!

L’urlo di Jake ci riscosse, e fu allora che iniziai a percepire i primi segni dell’arrivo dei succhiasangue italiani.

Tonfi di animali che si allontanavano, stormi di uccelli che si alzavano in volo dalla foresta.

Fruscii confusi con il rumore del vento.

Figure sfocate che emergevano lentamente dalla nebbia mattutina.

E senza fretta, come avevano fatto sei anni prima, i Volturi si schierarono davanti a noi. Ordinati, perfetti, superbi.

Edward dice che è attivo uno scudo fisico piuttosto vasto, come immaginavamo. Non attaccate. Attendete il mio segnale.

La voce di Jacob risuonò autoritaria nelle nostre menti, silenziose e concentrate.

Uno dei succhiasangue, avvolto in un prezioso mantello nero, si fece avanti con un’espressione angustiata dipinta sul viso. Lo riconobbi immediatamente come il loro capo, Aro.

“Carlisle, amico mio, dunque le informazioni che mi sono giunte erano veritiere! Hai costruito un esercito per distruggere la mia famiglia”.

“No, Aro. Ogni cosa io abbia fatto è stata per difendere la mia famiglia, nulla più”.

“Eppure qui vediamo schierati non meno di trenta della nostra specie e diciassette mutaforma. Questo non è difendersi, è tentare un attacco in piena regola”, intervenne il vampiro accanto ad Aro. Doveva essere Caius.

“Dove sono i vostri testimoni, Aro?”, gridò Sabrina, tremante e furente accanto al suo compagno George.

Aro sorrise lieto, come un bambino davanti ad un regalo inaspettato. “Mia dolcissima Sabrina. Sono passati decenni dal nostro ultimo incontro, ma la tua bellezza e il tuo portamento brillano come sempre di luce propria”, disse con un mezzo inchino galante. “Non mi è sembrato giusto scomodare altri per una questione che riguarda solo noi. Chiamalo eccesso di discrezione, se vuoi”.

Quel viscido succhiasangue arrotolava parole sulla sua lingua e le immergeva nel miele, prima di spedirle nelle nostre orecchie disgustate. Maggie sibilò, confermando la teoria della menzogna.

“Le tue bugie non hanno più presa, Aro. È giunto il momento di finire queste recite e mostrare il vostro volto al mondo. I Volturi hanno smesso da lungo tempo di essere i giudici giusti ed imparziali di cui avevamo bisogno. Anzi, forse non lo siete mai stati”, accusò Garrett, fiero e schietto come sempre.

“Dunque la vostra è una vera ribellione, un tentativo di annientarci!”, esclamò immediatamente Caius, con un ghigno soddisfatto in volto.

Nessuna risposta giunse dalle nostre fila. Ne avevamo abbastanza di loro e della loro ipocrisia. Eravamo perfettamente consapevoli dei motivi della loro venuta, e loro sapevano che noi sapevamo.

Leah, non è che ti stai cacciando in ragionamenti un pochino troppo intricati?

Alex, stavolta non scherzo. Resta concentrato.

Lui scosse un po’ il pelo, ma mi diede retta. Intanto una figura alta ed incappucciata vicino ad Aro si era appena accostata a lui, toccandogli il braccio. Jane, una dei due rivoltanti gemelli che erano la punta di diamante del corpo di guardia, la osservò con palese gelosia. Lui parve non accorgersene, e invece scrutò rapidamente la compagnia di vampiri di fronte a sé fino a puntare il suo sguardo scaltro su Jeremy. Edward si irrigidì all’istante e fece per aprir bocca, ma venne interrotto da una risata squillante. Due mani bianche tirarono indietro il cappuccio in un gesto elegante, a scoprire una cascata di boccoli dorati lunghi fino alla schiena. La vampira accanto ad Aro era bellissima, al punto da poter competere con Rosalie. Tuttavia, guardarla instillava un senso di disagio che scivolava sotto pelle, decisamente spiacevole. Rabbrividii per un istante.

Aro batté le mani con espressione deliziata. “Che meravigliosa coincidenza! Mia dolce Kyla, non sei felice di poter ritrovare una persona che non vedi da lunghissimo tempo? In fondo questa piccola riunione ha più aspetti positivi di quanti non avessimo previsto, non trovi?”

Lei annuì, mentre il resto della guardia ridacchiava cupamente, e poi allargò le braccia, in un gesto che poteva quasi sembrare affettuoso se non fosse stato per la freddezza del suo sguardo.

“Jeremy, caro”, modulò con voce leziosa e musicale, “Non vieni ad abbracciare tua madre?”.

 

 

 

 

 

 

*Note dell’autrice*: Rieccomi qui, dopo una lunga assenza! Dunque, direi che il capitolo si commenta da solo. Chiaramente si tratta di un capitolo di transizione, spero non sia troppo noioso e scontato. Ci tenevo a dare un’ultima panoramica ai rapporti tra i personaggi prima della battaglia vera e propria. Ebbene sì, gente, posso dire fin da ora che la questione con i Volturi non si risolverà in un’allegra chiacchierata tarallucci e vino (come disse una mia Adorabile amica), sarebbe davvero troppo semplice. Mi auguro di aver reso abbastanza bene l’arrivo di Aro e compagnia, e di aver mantenuto IC tutti i personaggi.

E ora passiamo alle note dolenti. La sottoscritta, se tutto andrà bene, si laureerà a luglio. Ma affinché tutto vada bene, deve studiare per gli esami. Questo vuol dire che il tempo per scrivere sarà poco o nullo. Alla fine di questa long mancano solo tre capitoli e con tutta sincerità non vorrei scriverli malamente solo perché ho la testa da un’altra parte. Per questo motivo non vi posso garantire di aggiornare in tempi brevi: se mi va di lusso, potrei pubblicare il prossimo tra un mese. Ripeto, se mi va di lusso.

Mi dispiace per quest’inconveniente, davvero, ma purtroppo devo mettere lo studio al primo posto. Detto questo, passiamo ai ringraziamenti.

Grazie a tutti. A quelli che aggiungono la storia alle seguite, alle preferite e alle storie da ricordare. Grazie a chi legge in silenzio. Grazie a chi recensisce, in modo particolare.

Grazie di cuore, come sempre.

Critiche –anche pesantemente negative, tanto non mordo- e commenti sono più che ben accetti!

A tutte coloro a cui non ho ancora risposto alle recensioni: tranquille, provvederò al più presto, approfittando dei momenti liberi! Grazie ancora, le vostre parole sono sempre preziose!

Baci, chiaki

   
 
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