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Autore: Red Leaves    08/05/2011    3 recensioni
13 personalità di un regno fantastico e apparentemente tranquillo vengono rapite da una creatura sadica e misteriosa e rinchiuse in un labirinto costellato di trappole mortali e spietate il cui scopo è eliminarle nel modo più doloroso possibile una dopo l'altra. Si ritroveranno a dover combattere contro il dolore e l'ansia sempre più crescenti in una corsa contro una forza malvagia che non possono che identificare con la Morte in una spirale di sospetto e suspence...
Genere: Horror, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Il tipo di Foglia di Palma di cui si parla

NOTA: Avverto che anche qui ci sarà una morte decisamente poco piacevole e piuttosto brutta. Intanto ringrazio Sintesi, RoxxyeNeko ed Ekathle
e gli altri pochi che ci saranno per la "Fiducia accordata" ovvero per seguire la mia storia con amabile regolarità, perché mi fa molto piacere!
L'immagine che si vede (o che si dovrebbe vedere temo...) è di una foglia di Palma utile per quello che succede nel capitolo perché desciverlo senza supporto visivo è abbastanza difficile.
Per ora abbiamo passato la metà della Vicenda e i misteri cominceranno ad essere svelati! Buona lettura!

Ormai stavano diventando insensibili alla morte dei loro compagni, l'egoismo li stava pervadendo lentamente.

Vait non aveva mai avuto problemi in questo genere di situazioni: era nato individualista e non sarebbe mai cambiato. L'istinto di sopravvivenza gli diceva di non perdere tempo a piangere e di tenersi ben stretto l'arma che si era procurato.
Toxa gli sembrava preoccupata per qualcosa che non riusciva a capire, ma sapeva che poteva essere più forte e antipatica di lui. Xilfis gettava su tutti un'aurea di sconforto e di meditativa tensione. Il Conte non la smetteva di lamentarsi.
Davvero un'ottima compagnia.

Non si era sbagliato: si stavano dirigendo verso una piazza di pietra vicina al Centro del Labirinto, non mancava tanto.
Non mancava tanto a cosa? Di sicuro il Centro sarebbe stato il luogo più pericoloso del Labirinto, ma era, ovviamente, necessario arrivarci.

Dopo gli Oleandri avevano raggiunto una collina, da lì si vedeva la Piazza, ma prima c'era un folto bosco di palme.
“Sentite, quel bosco ha dell'inquietante ed è quasi notte: propongo di fermarci qui a dormire!” disse il Conte.

Effettivamente...da quanto tempo non dormivano? Avevano passato un'intera giornata di orrori pensando solo alla fuga. Era il momento di fermarsi.
“Per una volta, e probabilmente l'unica, mi trovo d'accordo con lui, basta così per oggi.” disse infine Vait.

                                                                                                                                               §

Il sole stava calando rapidamente. Oleander si era arrampicato su di un albero per vederci meglio. Da lontano si scorgeva una piazza di pietra quadrangolare nel mezzo della boscaglia. Doveva essere piuttosto grande se era visibile da lì.
“Che dite? Ci riposiamo?” chiese il principe, saltando giù dalla sua sistemazione.

Sgradel non aveva più parlato dalla morte di Aniva dunque non rispose. Glorianna non parlava di suo e non disse niente. Mahoney era persa nei suoi pensieri, ma fu l'unica a dare un cenno d'assenso.

“Vedo che siamo tutti d'accordo...riuscite a vedere quella piazza laggiù? Può darsi che l'abbiano notata anche quelli dell'altro gruppo, magari riusciamo a riunirci...”
“Sì, chissà che fine hanno...spero che George stia bene.” disse infine Mahoney.
“Dunque si fida a restare nel buio in questo posto infame?” proruppe Glorianna.
“Insomma, che altro proponi? È tutto il giorno che corriamo, saltiamo e...” Oleander non seppe cosa aggiungere.
“Noi abbiamo corso e saltato solo perché non siamo morti...” parlò Sgradel, la sua voce si era fatta fredda e poco rispettosa.
“Ha visto cos'è successo l'ultima volta che ci siamo fermati, vero? Il Viceré è stato decapitato!”

Anche Glorianna aveva cominciato a comportarsi in maniera diversa, pensò Mahoney, che avesse paura? No, non era da Glorianna.

“Lo so cos'è successo! C'ero anch'io!”
“Insomma, non è una situazione da prendere sottogamba!” continuò la guardia del corpo.
“Glorianna, che ti prende? Non perdere la testa!” disse Mahoney.
“Sentite, più tempo perdete adesso, meno ne avrete domani, se ci fossero trappole non potremmo comunque evitarle...dormite e state in silenzio!” sentenziò Sgradel sedendosi sull'erba.

Quasi interdetti dalla risoluzione di quello che era solo un servitore, i tre obbedirono e si distesero anche loro. Dormire sulla terra, non molto comodo, ma non c'era di meglio e avevano visto di molto peggio.
La notte arrivò in fretta, sembrava che gli alberi li stessero avvolgendo nelle loro fronde, ogni luce scomparve.
Buio.

Oleander non riusciva a chiudere occhio anche se l'idea era stata sua, non la smetteva di pensare ad un peso che incombeva su di lui. Il buio era brulicante di movimenti e di rumori. Sentiva che vicino a lui dormiva Mahoney, una ragazza determinata dopo tutto, era scappata alla Morte senza arrendersi.
Sentì un fruscio di foglie muoversi vicino a lui. Chi voleva prendere in giro? Era chiaro che qualcosa sarebbe successo quella notte, a lui o agli altri. Certo, sarebbe stato molto banale attaccare nell'oscurità.

Un urlò tra l'assonnato e lo spaventato squarciò l'attesa. I movimenti degli altri corpi lo svegliarono.
“Aiuto! Mi ha preso le gambe!”
Qualcosa, forse delle liane, serpeggiavano nel buio, le foglie si muovevano, le piante e il vento creavano una baraonda di confusione.
“Sgradel! Dove sei?” chiese Mahoney.
“Qui!” gridò l'altro, non potendo dare altre informazioni.
Il buio era pesto e non si riuscivano a distinguere figure di alcun genere.
“Principessa, aspetti!”

Qualcosa si era avvolto ai piedi di Sgradel e lo stava trainando via, liane. Non come i rovi di Aniva. Si sentì sollevato nel buio e scosso mentre Mahoney cercava di raggiungerlo. Le braccia gli ricaddero all'indietro, era a testa ingiù e le liane lo facevano girare.

Udirono un rumore di piante spostate e poi un pesante silenzio cadde sul posto.
Era successo così velocemente e si erano comportati con arrendevolezza.
Erano rimasti in tre.

                                                                                                                                                 §

Palme.
Dopo gli Oleandri avevano decisamente cambiato tipo di alberi. Peccato che rimanessero comunque enormi. Le foglie avevano la forma di ventagli e sembravano più lame aguzze che prodotti della natura.

“Quando arriviamo a quella piazza?” chiese il Conte.
“Non manca molto...” disse laconico Vait.
La notte era passata tranquillamente almeno per loro. Ma adesso il sole che filtrava da quelle foglie dritte e immobili dava un'idea di avvertimento.
“Da qui la vedo!” esclamò Xilfis, che era più avanti di loro.
“Ottimo!” disse Vait saltando in avanti.
Il terreno oscillò.
“Prego?” fu quello che disse Toxa.
Il terreno non oscillò...ondeggiò! C'era qualcosa che non era normale.
“Ma che...?”
Guardarono sotto di loro: la terra su cui stavano camminando era scomparsa. Ora vedevano solo delle linee verdi lunghe concave, sembravano le venature di una foglia. Xilfis si guardò intorno e capì: erano su una foglia!
“Ditemi che non siamo su una foglia di palma gigante...” si lamentò il Conte.

La foglia era larga almeno una quarantina di metri, ma sembrava comunque terribilmente instabile. Vait guardò sotto di sé e intravide prima il tronco della palma, ricoperto di spine seghettate, e poi il vuoto. Erano molto in alto, dalla collina non si erano accorti di niente.
Alla Piazza non mancava molto, anzi distava solo un centinaio di metri...nell'aria.

Un colpo di vento scosse la foglia.
“Tornerei indietro!” disse Toxa.
“Ci sarà un'altra via!” pensò Xilfis “Torniamo sulla collina!”

Il vento colpì di nuovo la Palma e la Foglia si staccò dal terreno: non c'era più modo di andarsene se non scendendo dal tronco. Il colpo fece cadere i quattro che si aggrapparono disperatamente alla pianta per evitare di cadere. La foglia ondeggiò come una paurosa giostra.
Avrebbero dovuto raggiungere prima l'inizio della diramazione della foglia e poi procedere per il gambo di questa.

Il Conte scivolò più indietro di tutti e riuscì a stringere un'estremità della foglia: i piedi si muovevano nel vuoto.
“In qualche modo dobbiamo raggiungere il tronco e provare a scendere da lì!” ordinò Vait.
“Aiuto!” urlò l'altro.
“Si regga!”
“Non è questo il problema!”
“Cosa?”
Sotto la foglia correva una liana che si avvinghiò alle caviglie del Conte e strinsero forte.
“Qualcosa mi ha preso i piedi!”
La liana era legata al gamo della Palma, se si muoveva quello l'altra tirava.
“Resista!” disse Vait, ma in quel momento un altro scossone gli fece perdere l'equilibrio: la lancia presa sull'Oleandro gli scappò di mano e scivolò dirigendosi di punta verso il viso del Conte seguendo l'incavo perfetto della Foglia.
“Attento!”
O spostava la testa e cadeva o aspettava una fine incerta. A dargli una risposta fu la liana, che lo tirò verso il centro della foglia, facendolo spostare in dentro. La lancia lo evitò e cadde nel vuoto.

                                                                                                                                                      §

“Che succede laggiù?” chiese Oleander vedendo delle strane figure su una Palma che si muoveva innaturalmente.
“Oddio! Sono loro!” gridò Mahoney.
I tre avevano raggiunto una distesa di sassi dopo il bosco e avevano capito che la Piazza non era che un enorme rettangolo sorretto da possenti Colonne di pietra, dall'alto non si poteva capire.
Comunque non distavano molto dall'altro gruppo, una ventina di minuti a piedi, se correvano di meno.

Il rumore che sentirono alle spalle fece loro capire che avrebbero dovuto correre.

                                                                                                                                            §

Il vento diventava sempre più forte e la liana stringeva sempre di più.
La parete delle foglia cedeva con straordinaria facilità. Ora il Conte sembrava il cursore di una cerniera, solo che invece di chiudere la foglia la apriva. La sua era una situazione brutta: le gambe e il busto erano “libere” nel vuoto e a evitare la sua caduta erano le braccia che erano sulla superficie della foglia aggrappate con tutte le sue forze, pareva un crocifisso.
La parete della foglia si faceva sempre più dura e gli stringeva le costole.
“Presto!”
“Ci stiamo provando!” urlò Xilfis, ma scivolò ritrovandosi più in basso.
La liana tirò ancora per il vento. Il Conte venne trascinato indietro verso l'origine del ventaglio e lì si bloccò!
Il dolore era lancinante: sentiva le ossa delle spalle e i muscoli delle braccia incurvarsi all'insù mentre il resto del corpo veniva tirato giù.

Toxa provò a dargli una mano ma il veleno si fece sentire e le annebbiò la vista.
Nessuno poteva aiutarlo: era questa la sfida, vedere se era capace di sopravvivere.
Vait non distava molto e decise di intervenire.
“Vait! Ora!”
Il principe di Vitlives corse sulla superficie verde e tese il braccio al Conte.
“Mi dia la mano!”

Un altro colpo di vento scosse la foglia. Era un colpo forte, secco e senza perdono. La liana venne tirata di colpo verso il basso facendo lo stesso col corpo che aveva catturato.
Un colpo forte, un colpo mortale: le ossa si ruppero, le braccia saltarono via e la faccia disperata del Conte scomparve dalla foglia in uno spruzzo di sangue. Le maniche che amava tanto restarono sulla Palma.
Videro il corpo cadere in basso in una cascata rossa di urla.
La Foglia smise di muoversi.
Vait si accorse solo dopo qualche secondo che quello che stringeva era sì un braccio, ma non più collegato ad alcunché.

Non manca molto gli aveva detto, più profetico di così...

  
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