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Autore: Hika86    09/05/2011    1 recensioni
[50/50 capitoli COMPLETA][0/5 capitoli extra IN CORSO] Un filo ci lega alla persona cui siamo destinati: non importa il tempo che dovrà passare o le distanze che ci separano. Ma se questa persona fosse proprio davanti a noi e non riuscissimo a riconoscerla? Se la considerassimo antipatica tanto da non degnarla neanche di uno sguardo? E se l'avessimo trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? E ancora, cosa dice che non l'abbiamo già persa?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il giorno del rinfresco Aiba aveva accompagnato Kokoro a casa, in taxi, e le aveva chiesto se poteva passare a salutarla qualche sera, dato che per un po' di tempo sarebbe stato impegnato con i preparativi del concerto e non avrebbero avuto molte occasioni per vedersi.
La settimana successiva quindi aveva sempre preso un taxi ed era tornato a Chiba invece di tornare alla JH con gli altri dopo le prove allo stadio. Il problema fu che le loro prove durarono svariate ore, così certi giorni arrivò a casa della ragazza anche alle due di notte! Salutarla e tornare a dormire in città sarebbe stato abbastanza stancante per farlo desistere da quelle visite, così si era fermato a dormire occupando il divano, non perché Kokoro non lo volesse in camera -o almeno sperava non fosse per quello- ma perché ogni sera faceva giusto in tempo a salutarla e sedersi prima di cadere addormentato.
Erano andati avanti così tutta la settimana e Kokoro ogni volta l'aveva accolto con l'espressione mezzo addormentata e l'aveva fatto accomodare sul divano pur sapendo che si sarebbe addormentato non appena gli avesse dato le spalle, ma non si era mai arrabbiata per via degli orari a cui lui si era presentato.
Nonostante l'avesse quasi trattata come il portiere notturno di un albergo, la mattina Aiba si risvegliava sempre circondato dai cuscini, con un lenzuolo addosso e una colazione al sacco pronta sul tavolinetto. L’unico modo che aveva trovato per contraccambiare quelle gentilezze era stato sistemare il divano, prendere il cibo e uscire lasciando tutto in ordine. Insomma, anche se quelle visite erano state architettare per vedersi di più, si erano incrociati solo per pochi minuti e non avevano parlato quasi mai, essendo entrambi troppo stanchi.
La settimana dopo il weekend di concerti, Masaki era tornato alla JH e aveva ripreso il solito ritmo di lavoro. Poi il mercoledì si era riposato a sufficienza per realizzare di aver sfruttato Kokoro per cinque giorni e di non averla più contattata nei cinque successivi: non era stato molto carino. Consapevole della sua colpa non aveva trovato il coraggio di chiamarla, quindi le aveva scritto, ma lo scambio di mail era stato piuttosto freddo.

2010/08/25 03:16 p.m.
A: ChibiKo
Titolo: In un momento di calma…
È stata una settimana dura ε=(´・`) Finalmente ho potuto riposarmi un po’. Grazie di tutto

2010/08/25 06:43 p.m.
Da: ChibiKo
Titolo: Re: In un momento di calma…
Otsukaresama deshita. Ti meriti un po’ di riposo

2010/08/25 06:56 p.m.
A: ChibiKo
Titolo: Re: Re: In un momento di calma…
Sei arrabbiata?|・;)Spero di no! Il 27 mattina sono libero, ti va di vederci? (°////°)

2010/08/25 07:03 p.m.
Da: ChibiKo
Titolo: Re: Re: Re: In un momento di calma…
È un venerdì, io lavoro

2010/08/25 07:21 p.m.
A: ChibiKo
Titolo: Ti preeeego!!
AAA━━Σ(゚Д゚|||)━━RGH! È VERO! Ma potresti chiedere un permesso, no? Solo mezza giornata! La mattina non ci saranno tanti clienti, vediamoci di mattina

2010/08/25 07:26 p.m.
Da: ChibiKo
Titolo: Re: Ti preeeego
Non è così facile, non posso lasciare da sola la maestra

2010/08/25 07:32 p.m.
A: ChibiKo
Titolo: Re: Re: Ti preeeego
○| ̄|_ Beh, ma puoi provarci, no? Chiedile se la va bene… altrimenti troveremo un altro modo. Però prima fai un tentativo

2010/08/25 07:40 p.m.
Da: ChibiKo
Titolo: Re: Re: Re: Ti preeeego
Le parlerò domani mattina e ti farò sapere

2010/08/25 07:42 p.m.
A: ChibiKo
Titolo: Re: Re: Re: Re: Ti preeeego
Yeah! Aspetto la tua mail (≧∇≦)

Il giovedì a pranzo era arrivata la conferma. Masaki le aveva mandato ora e luogo dell'incontro ed era rimasto sulle spine tutto il tempo: sapeva di essere colpevole e temeva una sfuriata, ma era convinto che se Kokoro fosse stata realmente arrabbiata, non avrebbe mai risposto alle sue mail né avrebbe accettato di vederlo.
Si calcò il cappellino sulla testa spostando di lato la visiera e continuò a bere la bibita dalla cannuccia. Sudava tantissimo mentre si allontanava dal banchetto del "Mr. Bean" di Shibuya con un bicchiere medio di bibita fresca in mano: sul treno era rimasto dalla parte colpita dal sole e l'aria condizionata non era servita a nulla. Passò per il bagno della stazione per sistemarsi e respirare profondamente, ma non ci fu niente da fare: era nervoso, nonostante avesse avuto ben sette giorni per prepararsi psicologicamente!
Borbottò qualcosa a denti stretti mentre si avvicinava ai tornelli del controllo biglietti, passò il suo e superò la barriera. Uscì dalla stazione di Shibuya spingendosi gli occhiali da sole sul naso e guardandosi in giro. Scrutò tra le poche persone che passavano per la piazza di Hachiko davanti alla stazione e infine la vide: Kokoro indossava un vestito leggero, lungo fin sopra il ginocchio e dalle maniche a tre quarti, color rosa e crema. Leggeva un libricino che teneva con una sola mano, mentre una borsa bianca le dondolava dal braccio piegato. Da lontano gli sembrò più alta del solito, ma quando si fu avvicinato si rese conto che era solo un’illusione data dai tacchi e dalle gambe lasciate più scoperte rispetto a quando indossava la divisa del lavoro. E nonostante le scarpe, lui continuava a superarla di qualche centimetro.
Prima di distoglierla dalla sua lettura rallentò e abbassò le lenti degli occhiali da sole per guardarla, quasi con soddisfazione. Kokoro gli sembrava sempre più carina ogni volta che la rivedeva ed era sicuro che, se non fosse stato venerdì mattina ma sabato pomeriggio, qualche ragazzo l’avrebbe già avvicinata.
Come se gli avesse letto nel pensiero, un uomo si avvicinò a lei ed Aiba si mise subito sull'attenti, pronto a rivendicare la sua proprietà. Vide Kokoro alzare lo sguardo dalle pagine e ruotare il polso per guardare l'orologio bianco che portava al polso. I due si scambiarono un inchino e Masaki tirò un sospiro di sollievo: le aveva solo chiesto l'ora!
La ragazza stava per abbassare nuovamente gli occhi sulla pagina ma doveva aver intuito che qualcuno la stava fissando, infatti, dopo qualche attimo passato a scrutare le persone che le passavano davanti, individuò Masaki e lo guardò stranita: non lo aveva riconosciuto. Probabilmente vedeva solo un ragazzo fermo in mezzo alla piazza che la fissava. Si guardarono per qualche secondo, poi lui aprì le labbra per lasciar andare la cannuccia e sorriderle, decidendosi finalmente a muovere una mano per salutarla. Le si illuminò il viso e si mise a ridere divertita, con una mano davanti alla bocca. «Buongiorno. Perché ridi?» le domandò quando la raggiunse
«Aiba san, buongiorno» rispose facendo un piccolo inchino. «Niente, è che sembravi un pazzo guardone» ridacchiò
«Prego?» fece scuotendo il bicchiere ormai vuoto
«Un tizio sospetto con gli occhiali da sole mi fissa, cosa dovrei pensare?»
«Che hai affascinato uno sconosciuto, che mi sto sentendo male, che sono un alieno che cerca di comunicare telepaticamente» suggerì. «Non un pazzo guardone!».
La giovane lo guardò con le sopracciglia sollevate. «Dubito che la gente ipotizzi prima di tutto quelle scemenze»
«”Affascinare qualcuno” è una scemenza?» chiese stupito
«Non di per sé» rispose
«Pensi di non essere abbastanza carina?»
«Cambiamo discorso?» propose abbassando lo sguardo. «Sei sicuro che possiamo incontrarci qui?»
«Se non teniamo nessun comportamento strano, sì. È venerdì mattina, molte persone lavorano o sono a scuola, chi passa per Shibuya nei giorni lavorativi ha poco tempo di guardarsi intorno e far caso a tutti quelli intorno a sé»
«È comunque un grosso rischio, no?» chiese apprensiva
«Vado spesso in giro con gli amici, anche in quartieri molto affollati: non è mai successo niente. Qualcuno mi ha riconosciuto quando sono andato al cinema da solo però» spiegò stringendosi nelle spalle
«Allora mi fido di quel che dici tu, saprai come comportarti» annuì Kokoro. «Andiamo quindi?»
«Andiamo» annuì Aiba con un sorriso, pronto a seguirla. Lasciarono la piazzetta di Hachiko e si avviarono verso l'incrocio mentre la ragazza cominciava a raccontargli la sua settimana. «Dove vuoi andare?» chiese Masaki mentre attraversavano
«Voglio fare una cosa divertente, ma non voglio anticiparti nulla!» annunciò ridacchiando tra sé
«Così mi incuriosisci» sbuffò lui. «Ah! Andiamo allo Sweet Paradise!» propose
«Lo conosci?» domandò lei sorpresa, scansando una persona mentre camminavano
«Certo che sì! Chi non lo conosce a Tōkyō?» rise. «E poi non ho fatto colazione» le spiegò mentre rallentava per rimanere un poco più indietro
«Io nemmeno, pensavo giusto di andarci» spiegò colpita, mentre cercava di seguire con lo sguardo i movimenti di Aiba che passava alla sua destra, mettendosi così tra lei e le altre persone che potevano venirle addosso.
«Allora è telepatia» spiegò allegro lui. Kokoro non rispose, arrossendo leggermente nel notare quel piccolo gesto di cavalleria da parte del ragazzo.
Si fermarono davanti alla Tower Records e lei andò diretta all'ascensore. «Per la verità di solito andavo all'HMV, ma ha chiuso cinque giorni fa»
«Davvero?» domandò schockato Masaki. «Accidenti, ci ho comprato il mio primo CD quando ero ragazzo»
«Era il vostro?» lo prese in giro Kokoro
«No, a noi mandano una copia gratis di tutto quello che facciamo» spiegò tranquillo e quando la guardò in faccia la vide tanto sorpresa che ebbe timore di aver detto qualcosa di sbagliato. «Cosa?»
«Niente, sei fortunato. Le fan devono sempre comprarsi tutto, immagino» rifletté girandosi verso le porte dell'ascensore che si aprirono al primo piano. Dalle grandi vetrate entravano i raggi del sole, già abbastanza alto in cielo da superare con la loro luce i grandi edifici dall'altra parte della strada.
«Ho uno stipendio anche grazie a quello» annuì Aiba. «Siamo sempre grati ai fan»
«Significa che io ti sto per dare lo stipendio?» mormorò a bassa voce, in parte divertita. Lo guidò tra i vari scaffali per arrivare a quello dedicato alle uscite dell'agenzia, dove la scritta "JOHNNY'S" le segnalava. «Ecco» fece Kokoro indicandoglielo
«Cosa cerchi?» domandò Aiba guardando i cartellini colorati e scritti fitti che indicavano i vari CD e singoli
«Ti ho detto che ho comprato un paio di singoli, vero? Voglio ascoltarne un altro, ma devi consigliarmelo tu» gli spiegò
«Cosa?» fece spaesato. «Io? Ma non sono un esperto di musica»
«Che scemo!» rise quella. «Magari non lo sei, ok, ma almeno i vostri CD li conoscerai! Mi sembrava divertente farmi consigliare da te qualcosa di tuo»
«Io? Consigliarti qualcosa degli Arashi?» si indicò da solo, puntandosi il dito contro il naso, incredulo. «Come ti vengono in mente certe idee assurde?»
«Dai, fai finta che non siano tuoi e consigliamene uno» lo incoraggiò.
Entrambi si accovacciarono davanti allo scaffale, occupato interamente dalle uscite del gruppo, ed osservarono le copertine. Nonostante in un primo momento sembrasse strano, alla fine Masaki ci prese gusto e cominciò a fingersi un grande critico di musica indicando una lunga lista di possibili pecche di ogni loro uscita. Lei lo ascoltava ridendo e cercava di elencare lati positivi, ma tutto sommato non era una grande esperta di Arashi, quindi non riusciva a ribattere con affermazioni decisive come quelle del ragazzo. «Insomma, non c'è mai niente che vada bene in questi Arashi» sospirò alla fine Kokoro. «Come faccio a scegliere cosa comprare?»
«Non comprare niente, te l'ho detto: questi cinque tizi non fanno altro che giocare tutto il tempo, come puoi chiamarli professionisti? Hanno sfondato solo per il loro aspetto» Aiba scosse il capo
«Non si salva nemmeno un piccolo singolo?»
«No, prendi qualcosa degli Hey! Say! JUMP piuttosto» ridacchiò, indicandole l'album uscito pochi mesi prima
«Sei crudele nei loro confronti! Io credo invece che siano persone che si impegnano molto. Al massimo... ecco questo qui, tra tutti» gli indicò il suo viso sulla copertina di "Happiness". «Ha proprio l’aria di uno scansafatiche» rise
«È il peggiore di tutti, credi a me» annuì Masaki con decisione, cercando di trattenere le risate
«Scusate» sentirono sussurrare alle loro spalle.
Kokoro si voltò e alzò lo sguardo trovando una cliente in piedi dietro di loro. «Ci scusi, siamo proprio in mezzo» disse alzandosi in piedi e facendosi da parte. Aiba la imitò e abbassò un poco la visiera del cappellino, girando lo sguardo dall'altra parte.
«Non siete fan degli Arashi, vero?» domandò la sconosciuta mentre prendeva una copia di "To be Free"
«Ecco» farfugliò Kokoro stringendo tra le mani la borsa bianca
«Non ho potuto fare a meno di ascoltarvi, mi dispiace» ammise quella facendo un mezzo inchino. «A me piacciono molto, li seguo dal 2004, da quando Aiba chan lesse una sua lettera al gruppo, durante un programma televisivo». Kokoro lanciò un'occhiata rapida verso il ragazzo in questione, ma lui non mosse un muscolo: teneva le mani in tasca e ascoltava con fare distratto. «Mi ha commosso molto e allora ho capito che non mi trovavo davanti a dei semplici cantanti, ma che era un gruppo di amici. Quando poi ho ascoltato con attenzione la loro musica ho capito che non erano solo dei bei ragazzi, ma che avevano anche un animo splendente e che lo mostravano proprio tramite le canzoni» spiegava quella, a mezza voce, ma concitata. «Dovreste ascoltarli un po' prima di giudicare».
La giovane pasticciera la guardava con gli occhi sgranati. «Sì, certo» farfugliò passandosi le dita tra i capelli
«Mi scusi, sono proprio un impicciona» sospirò quell'altra, mortificata. «È che sono una grande fan di Aiba chan e non ho resistito quando vi ho sentito parlare di lui» spiegò. Doveva essere una studentessa universitaria: era molto giovane e per essere in giro a quell'ora sicuramente non andava a scuola, né lavorava in un ufficio. «Mi scusi moltissimo» si inchinò con un sorriso imbarazzato e si allontanò verso le casse.
Kokoro e Masaki rimasero in silenzio per qualche secondo, poi lui fece un sospiro e alzò gli occhiali da sole passandosi le dita sugli occhi lucidi. «Stai piangendo Aiba san?» domandò lei stupita
«Mi ha commosso!» spiegò tirando su con il naso. «Se fosse possibile andrei lì ad abbracciarla e a dirle quanto le sono grato» fece asciugandosi la mano sulla camicia. «È grazie a persone così che siamo arrivati fino ad oggi. Non so se siamo veramente straordinari come dice, ma facciamo sempre del nostro meglio per trasmettere qualcosa di positivo ed è grazie al supporto di tutti che questi sentimenti sono in grado di raggiungere tante persone».
Kokoro non disse niente, ma prese un'altra copia dello stesso singolo che aveva comprato la sconosciuta. «Andiamo?» domandò piano. All’improvviso sentiva dentro di sé un sentimento strano: possibile che fosse gelosa di quella ragazza?
Una volta fuori, serrò tra loro le dita delle mani guardando distrattamente le vetrine dei tanti negozi di Shibuya: non poteva capire il discorso di quella fan, quella ragazza conosceva un lato di Aiba che le era totalmente estraneo -quello lavorativo, impegnato, pubblico- e inoltre erano anni che lo seguiva, lo guardava e magari fantasticava su di lui! Le sue parole avevano commosso il suo ragazzo al punto che l'avrebbe addirittura abbracciata, ma Kokoro non poteva nemmeno tenerlo per mano. Mentre pensava a tutto questo tornarono davanti allo Tsutaya vicino alla stazione e presero la strada per andare al locale di dolci. Passarono vicini ad un negozio con in vetrina un cartonato degli Arashi: era chiaro e colorato e vi campeggiava il titolo del nuovo album. Lo sguardo serio di Aiba catturò per primo la sua attenzione.
«Tutto bene?» domandò spensierato lui, piegandosi appena a guardarla
«Sì. Ero soprappensiero, scusa» rispose lei, ma aveva mentito. Guardando quel cartonato ancora una volta deglutì a fatica: stava facendo la cosa giusta? Conosceva veramente la persona con cui era uscita? Aveva sempre pensato di sì, ma se non fosse stato vero? «Facciamo a gara a chi mangia più dolci?» propose cercando di scacciare dalla sua mente quelle domande
«Sicura? Guarda che mangio tanto io» fece Masaki con un sorrisino di sfida
«Infatti ho detto "più dolci", non "più dolce". Non bisogna mangiarne per forza in grande quantità, ma tipi diversi» rispose piccata, alzando un dito in aria. «Per quanto possano piacerti i dolci scommetto che tu non sei abituato a mescolare tanti gusti» lo sbeffeggiò prima di entrare nell'edificio che ospitava lo Sweets paradise.
Aiba scelse il tavolo dove sedersi, vicini alla finestra, con un posto che dava le spalle al resto della sala. Kokoro si sedette nervosamente. «Allora facciamo così, il primo giro lo scelgo io per entrambi» propose il ragazzo mettendo la giacca sulla sedia. «Tu aspettami qui, ok?»
«Va bene. Cominciamo con cinque dolci?» domandò lei appoggiando i gomiti sul tavolo, aprendo il menù delle bevande
«Bene! Vado e torno» annuì tutto sorridente prima di avviarsi verso il buffet.
La ragazza appoggiò il mento alla mano destra e seguì Masaki con lo sguardo, girando le pagine del menù senza nemmeno leggerlo. Lei conosceva un giovane sincero e spontaneo e si era innamorata di lui per quello, perché reagiva con naturalezza, non era costruito e non nascondeva i suoi pensieri e le sue emozioni dietro una maschera. Era trasparente nonostante fosse un idol, ossia parte di un mondo basato su finzione e teatralità. Eppure fu proprio quell’elemento a spaventarla improvvisamente: conosceva veramente la persona che aveva davanti? E se fossero stati pizzicati insieme cosa sarebbe successo? Avrebbe perso la sua popolarità? Avrebbero chiesto loro di lasciarsi? Avrebbero dovuto smentire? E se fosse stata riconosciuta e qualche fan gelosa le avesse fatto qualche dispetto?
«Fatto!» annunciò Aiba tornando al tavolo e interrompendo il flusso di pensieri di Kokoro. Il ragazzo appoggiò i piattini al tavolo. «Che faccia. Dalla tua espressione si direbbe che le bevande facciano schifo» ridacchiò sedendosi al suo posto. Aveva tolto gli occhiali da sole, ma teneva il cappello.
«No, ho scelto cosa bere» rispose con un sorriso tirato. Richiamò la cameriera e ordinò. Imponendosi di stare calma, respirò profondamente è affondò la forchetta nella prima torta. «Pistacchio!» esclamò dopo il primo assaggio. «È buonissima!»
«Vero? Ho scelto per dieci minuti cosa mangiare per primo» spiegò tutto contento. «Assaggia quella bianca, quella con le striature gialle»
«Che fai, mi usi come cavia?» domandò aggrottando le sopracciglia, tornando poi a sorridere. «Tu intanto assaggia quella lì, quella verde scuro. Come ti è venuto in mente di prendere delle torte così buffe?» ridacchiò
«Ma come, non ci hai fatto caso?» domandò indicandole una ad una le fette messe in fila nel piatto. «Le ho scelte apposta, le ho messe in ordine cromatico dalla più scura alla più chiara». Kokoro guardò attentamente il piatto: effettivamente Masaki le aveva posizionate apposta per far risaltare la sfumatura. Farfugliò qualcosa mentre rideva, metà divertita e metà intenerita da quella scelta.
«Quella bianca con le striature gialle è un suggerimento per quando andrai tu a scegliere cosa assaggiare» le spiegò divertito lui.

C'erano molte cose che Masaki avrebbe avrebbe voluto fare, ma non poteva: prendere Kokoro per mano, camminarle più vicino, tenerle la borsa; ma era felice lo stesso. La osservava mentre assaggiava i dolci scelti: adorava vederla spalancare gli occhi ogni volta che sentiva un nuovo sapore, guardare come le si illuminava il viso ed esclamava l'ingrediente principale. Gli veniva da ridere, ma si tratteneva perché era troppo carina e non voleva farle pensare che la stesse deridendo.
Quando lei tornò dalla sua scelta portò cinque fette sulle tonalità del giallo, dalla più chiara alla più scura che aveva anche delle fragole. «Quindi devo scegliere qualcosa di rosso dopo?» rise Aiba.
Si misero a mangiare i nuovi dolci e, dopo la prima forchettata, lanciò un'occhiata generale al locale. Constatò che era tutto tranquillo, nessuno guardava dalla loro parte, anche perché a quell'ora del mattino il locale era semideserto. Quando tornò a prestare attenzione a Kokoro si rese conto che era improvvisamente calato il silenzio. «Oh scusa, sono buone!» disse annuendo.
La giovane si passò il tovagliolo sulle labbra e smise di mangiare. «In realtà, c'era qualcosa di cui volevo parlarti» esordì, improvvisamente seria. Aiba aveva notato qualche attimo di smarrimento da parte sua mentre erano in giro e non vi aveva dato peso, ma in quel momento Kokoro aveva la stessa espressione seria, quasi irrigidita. «Sono stata molto felice di averti visto spesso la settimana del concerto. Non ci siamo proprio “visti”, ma era bello vederti arrivare ogni sera, svegliarmi al mattino e ritrovare le lenzuola piegate e la colazione scomparsa, sapendo che l'avevi presa con te» spiegò abbassando gli occhi e arrossendo leggermente.
«Forse sei portata per fare la moglie se ti piacciono queste cose» cercò di scherzare dopo aver deglutito una forchettata di torta al limone. La vide alzare gli occhi, stupita, e arrossire ancora di più. «Voglio dire che, insomma, intendo in futuro, no? E poi l'avevo già capito che sai prenderti cura delle persone» spiegò balbettando
«Sono stata felice, perché sembravi contare su di me. Però …»
«A proposito!» la interruppe. Sapeva perfettamente cosa stava per dirgli, ma non aveva intenzione di affrontare quell’argomento, non in quel momento in cui tutto stava andando bene. «Ho detto agli altri che stiamo insieme» annunciò sforzandosi di sorridere
«Cosa?» domandò Kokoro spalancando la bocca
«Sì, la mia famiglia ancora non lo sa. Effettivamente sembra strano che lo dica prima ai ragazzi piuttosto che a mia madre, vero?» domandò ridacchiando. «Ma credo che qualcuno in casa già lo sospetti. Comunque parlerò anche con loro» continuò a spiegare, pur di non fermarsi e di sviare il discorso cominciò a raccontare delle reazioni di ognuno dei ragazzi, lasciandole poco spazio per replicare qualcosa. Avrebbero parlato solo di cose piacevoli e lei avrebbe continuato a sorridere. In futuro si sarebbe inventato qualche gesto carino per farsi perdonare.
«Aiba san» lo interruppe lei
«Aspetta, aspetta! Questa devo raccontartela»
«Aiba san, seriamente!» gli disse facendosi avanti sul tavolo e guardandolo, quasi arrabbiata.
Masaki si zittì e deglutì a fatica. «Cosa?» domandò
«Sono due minuti che le ragazze del tavolo infondo a destra ci fissano» spiegò Kokoro abbassando la voce. «All'inizio mi dava solo fastidio e non capivo, poi ho realizzato che forse stanno guardando te»
«Capisco» farfugliò sollevato. «Cosa?!» fece il secondo dopo lanciando un'occhiata al tavolo indicato. «Accidenti» sospirò rimettendosi gli occhiali da sole e alzandosi dal tavolo
«Dove vai?» chiese Kokoro seguendo i suoi movimenti
«Adesso inchinati e ringraziami» le disse a bassa voce inchinandosi educatamente a sua volta. «Io esco, ti aspetto vicino all'ascensore entro due minuti»
«Come?» era incredula
«Fai come ti dico. Se andiamo via insieme penseranno a qualcosa, a una cosa che è meglio non pensino» si mise la giacca, la ringraziò a voce alta e lasciò la sua parte di soldi sul tavolo, quindi si allontanò uscendo dal locale. Trottò lungo il corridoio e raggiunse l'ascensore rapidamente. In quel modo, se pure avessero capito che era qualcuno di famoso, non avrebbero pensato che stesse uscendo con una donna. Dipendeva anche quando avevano cominciato a guardarlo, perché era poco credibile che ridesse tanto con una persona con cui doveva organizzare un lavoro.
Si appoggiò al muro con un sospiro: era stato sfortunato che fosse accaduta una cosa simile proprio al primo appuntamento. Kokoro gli era sembrata totalmente spaesata e forse si era spaventata vedendolo andare via. Cinque minuti dopo la vide arrivare, ma si era preoccupato non vedendola dopo i due minuti concordati. Lo raggiunse trafelata, toccando i capelli con aria preoccupata. «Che cosa è successo?» domandò
«Niente, tutto a posto» rispose lei, freddamente
«Dimmi cosa è successo» insistette prendendola per il polso.
La vide abbassare lo sguardo sulla sua presa. «Mi hanno solo avvicinato chiedendomi se tu fossi qualcuno di famoso» spiegò
«Cosa hai detto?» chiese lasciandola andare, sembrava un po' spaventata
«Che sei un attore e io il tuo manager. Ma sei un talento emergente un po' fissato con l'idea che tutti ti riconoscano dopo poche apparizioni in tv, quindi hai esagerato con la reazione» spiegò la ragazza chiamando l'ascensore.
Aiba tirò un sospiro di sollievo. «Accidenti, te la sei cavata bene. Io cominciavo a spaventarmi. Non avevamo detto due minuti?»
«Mi hanno bloccato, dovevo allontanarmi senza far pensare che ti stessi seguendo, no?» domandò freddamente lei.
Il giovane cominciò a preoccuparsi: stava uscendo con una ragazza del tutto normale, non con una modella o simili, non aveva idea di cosa significasse essere famosi e andare in giro in mezzo alla gente, non aveva idea della sua vita quotidiana a Tōkyō e di come comportarsi; eppure si era ritrovata improvvisamente davanti ad una situazione difficile e strana per lei.
In ascensore calò il silenzio, e sempre senza dire niente uscirono in strada, ritrovandosi di nuovo nella piazza di Shibuya, ora decisamente più trafficata essendo vicina l'ora di pranzo: gli impiegati part time lasciavano il lavoro, alcune scuole finivano le lezioni, i lavoratori uscivano in pausa pranzo. «Torno a casa» annunciò Kokoro
«Ti cerco un taxi» propose Masaki. Il silenzio tra loro era spaventoso. Conosceva la rabbia di quella ragazza: di solito era una dolce, tenera, sempre disponibile, paziente e accondiscendente, ma quando si sentiva ferita e arrabbiata mostrava un orgoglio ben saldo e si difendeva con prepotenza. Quando aveva creduto in una storia tra lui ed Erina, infatti, era stata quasi spietata.
«No, torno con il treno» rispose lei
«Ma potremmo fare un po' di strada insieme» spiegò impacciato
«Come puoi pensare a una cosa simile?» domandò guardandolo negli occhi. «Dopo che ti sei, anzi, che ci siamo tanto adoperati per comportarci come se non stessimo uscendo insieme. Adesso vorresti salire su un taxi con me, rendendo palese che stai accompagnando una ragazza?» scosse il capo. «Salutiamoci e lascia che prenda il treno, come faresti con qualsiasi amica» concluse inchinandosi.
Prima che si voltasse per andarsene Aiba la bloccò prendendola per mano. «Aspetta, non posso nemmeno salutarti?» domandò, ma gli morirono le parole in bocca quando Kokoro si ritirò di scatto e sentì le sue dita sfuggire facilmente alla sua presa. Si guardarono in faccia. «Stai...» fece per dirle, ma la vide voltarsi e andarsene a passi rapidi approfittando del verde del semaforo che stava per spegnersi. «... piangendo?».
Rimase impalato al centro del marciapiede, osservando l'esile figura della ragazza vestita di chiaro che si confondeva tra la folla man mano che si allontanava.

«Pronto? Sono Sheridan» sentì rispondere dopo i primi due squilli
«Erina san!» esclamò con voce strozzata
«Chi è?» fece quella stranita
«Hanayaka Kokoro» le spiegò trattenendo a stento un singhiozzo
«Hanayaka san! Non avevo ancora salvato il tuo numero sulla rubrica. Cioè avevo la tua chiamata, dovevo salvarlo da lì, ma me ne sono dimenticata e le chiamate dopo hanno cancellato la tua dallo storico delle attività, quindi... stai piangendo?»
«Sì» ammise tirando su con il naso, la voce spezzata dalle lacrime
«Cos'è successo?»
«Aiba san. Credo di averlo ferito. Non volevo, ma mi sono spaventata. Avevo già tanti pensieri e poi non mi ha lasciato spiegare, mi sono spaventata e l'ho trattato male»
«Eh? Aiba chan cosa? Un attimo, un attimo. Respira e spiegami lentamente cos'è successo».
Le raccontò dell'appuntamento con il ragazzo e dell'improvviso panico che l'aveva assalita mentre erano in giro, dopo aver parlato con la fan al negozio di dischi. «Non pensavo potesse accadermi. Ci ho pensato a lungo sai? Quando ho passato due settimane in Francia mi ero imposta di riflettere attentamente sulla mia scelta. Cioè, avevo già riflettuto prima di dichiararmi e già al tempo non era stato facile, ma forse l'avevo fatto con troppa leggerezza: all’epoca non pensavo che avrebbe accettato i miei sentimenti, forse per quello in un primo momento non ci avevo pensato seriamente»
«Quindi la prima volta ci hai riflettuto, ma ti sei detta: "vabbè, tanto dirà di no"»
«Precisamente. Poi prima di partire si è dichiarato a sua volta e allora le cose dovevano cambiare: dovevo riflettere davvero e così ho fatto. Credevo di aver sviscerato la situazione con obiettività dato che ero lontana e sono ancora convinta di averlo fatto, ma trovarsi davanti alla realtà è stato diverso»
«Sì, posso immaginare. Mi sembra di capire che sei entrata un po' nel panico».
Le raccontò dell'accaduto alla caffetteria, di come si fosse improvvisamente trovata davanti ad una situazione che non si era mai nemmeno immaginata, che non aveva saputo gestire e che l'aveva spaventata sbattendole in faccia la realtà: stava con un ragazzo stupendo, ma nessuno doveva saperlo, non doveva nemmeno diventare un sospetto, quindi il loro rapporto non sarebbe mai stato normale. Immaginare e accettare una situazione simile era diverso che ritrovarsi davanti ad una circostanza reale in cui Aiba era dovuto fuggire e lei aveva dovuto mentire.
«Probabilmente sarei entrata nel panico anche io. Una volta siamo usciti a cena e alcuni ad un tavolo credo l’abbiano riconosciuto. Ma è diverso, sicuramente sia io che lui ci siamo fatti meno problemi perché siamo solo amici e ammettere che non eravamo lì per un'uscita romantica avrebbe significato solo dire la verità. Con te no, mentire e non poter dire: "Sì, sono con il mio ragazzo che mi ha invitato ad un appuntamento"; dev'essere doloroso»
«Vorrei urlarlo al mondo intero» ammise Kokoro che si era un po' calmata. «Vorrei dirlo ad ogni persona che incontro: "Lo vede quel ragazzo sul poster? È il mio ragazzo! Mi piace un sacco!". E vorrei dirlo a tutte le ragazze e le donne come quella di oggi che diceva di essere una sua fan: "Lo so anche io che è fantastico, ma no: non può piacerti perché adesso è mio"».
Erina ridacchiò dall'altra parte della cornetta. «Correggimi se sbaglio, Hanayaka san, ma mi sembri un po' possessiva» le disse. «Sei stata subito gelosa di me ed Aiba chan e hai preferito trarre le tue conclusioni e farti divorare dalla rabbia invece che controllare quale fosse la verità. Hai guardato storto anche Ahn san, no? E adesso vorresti dire a tutte che sta con te nella speranza che smettano di farselo piacere? Che smettano magari di farsi delle fantasie su di lui?»
«Detto così suona strano» fece Kokoro, imbronciata. «Ma al diavolo: sì, è così! Non dirmi che tu non ti sentiresti nemmeno un po' gelosa se delle ragazze guardassero il tuo Shō facendo certi pensieri»
«Non è "il mio Shō"» puntualizzò la rossa. «E no, non sarei gelosa. Penserei "Fatevi tutte le fantasie che volete, tanto io sono l'unica che può trasformare tutti quei pensieri in meravigliosa realtà". Sì, qualsiasi, anche la più estrema. E me la riderei sotto i baffi».
L'altra rimase in silenzio. «Sei inquietante» mormorò infine
«Non dire così!» rise Erina. «Mi dicevi di un altro problema?»
«Sì, più o meno. Ti ho detto che è stato da me la settimana del concerto»
«Che andava e veniva, sì»
«Ma la settimana dopo non ha scritto e non si è fatto vedere. Mi bastava una mail che dicesse: "Tutto bene il concerto, ci sentiamo nei prossimi giorni". Non mi sembra di chiedere la luna! Un minimo di riguardo»
«Effettivamente si direbbe quasi che ti abbia usata come albergo. Anzi, come Bed&Breakfast!» tentò di sdrammatizzare. «Gliel'hai fatto presente?»
«Volevo farlo, ma mi ha interrotto e si è messo a parlare. Era così allegro che non ho più avuto il coraggio di dire niente»
«Ma se ti tieni tutto dentro prima o poi esplodi, come è già successo» disse Erina, come se la sgridasse. «Ascolta, ho qualcosa che può aiutarti a risolvere la questione»
«Sarebbe?»
«Il 31 esco con Shō»
«Esci con Sakurai san?!» esclamò sorpresa. «Me lo dici così?»
«Non è un appuntamento» specificò. «O meglio, sì lo è, ma non per uscire noi due. Ha detto di voler portare fuori Matsujun per tirarlo su di morale e vorrebbe uscissi con loro perché sono un pagliaccio e quindi lo tirerei sicuramente su di morale»
«Ti ha detto così?» domandò allibita
«No, ma riassumendo direi che il significato è quello. Non mi ha chiesto di uscire perché voleva me, ma solo perché non voleva gente del loro ambiente: preferiva portare qualcuno di esterno per fare un'uscita leggera. Ho detto che era meglio se mi fossi fatta accompagnare da un'altra persona. Ti pare? Uscire da sola con loro sarebbe pericolosissimo. Quindi, non siamo soli e non mi ha invitato perché voleva uscire con me, però è sempre un appuntamento con lui, no?»
«Erina san, non devi giustificarti con me se sei eccitata all'idea di passare una serata in sua compagnia, anche se sarete in compagnia» spiegò Kokoro. «Ma che c'entra con il mio problema?»
«Pensavo di far venire te. Shō kun voleva qualcuno che non impazzisse all'uscire con due personaggi famosi e che si comportasse con discrezione. Sarebbe un buon modo per imparare a capire come si esce con persone come loro senza che ti venga l'ansia come con Aiba chan. Inoltre penso che se tu uscissi a conoscere i suoi amici, che lui ha persino avvisato prima della sua stessa famiglia, sarebbe un segno più che significativo da parte tua: con il tuo atteggiamento di oggi non stai pensando di lasciarlo, ti sei solo spaventata. Sbaglio?»
«È con questa parlantina che strappi accordi vantaggiosi?» domandò allibita Kokoro. «Aiba san mi aveva accennato qualcosa del tuo lavoro, che sei brava, che ottieni quello che vuoi, ma... caspita!»
«Sì, sono un genio lo so. Allora ci stai?» domandò divertita Erina
«No» rispose prontamente
«Come "no"?» esclamò. «Perché?»
«Non posso. Forse incontrare loro mi spaventa ancora di più: sarebbe come ufficializzare tutto. Mi sento insicura adesso, non so»
«Stai pensando di lasciarlo?» chiese a mezza voce, lentamente
«No!» esclamò, per poi ritrattare abbassando il tono. «Non lo so. Ho bisogno di riflettere. Mi dispiace di non poterti aiutare, dovrai cercare qualcun'altra». Rimasero in silenzio per un minuto buono, ognuna persa nei suoi pensieri. «Grazie per avermi ascoltato. Non sapevo chi chiamare, nessuna delle mie amiche è al corrente della cosa e ovviamente non posso raccontare niente»
«Sì, lo capisco» fece Erina dall'altro capo del telefono. «Mi ha fatto piacere parlare con te e anche ascoltarti. Infondo è così anche per me, no? Sei l'unica con cui posso parlare della mia situazione senza usare nomi in codice»
«Hai ragione. Possiamo solo sostenerci fra di noi, non c'è nessun altro» annuì Kokoro mentre il timer del forno suonava
«Posso chiamarti “Kokoro”?» domandò la rossa. «Puoi chiamarmi per nome anche tu»
«Io ti chiamo già per nome. Me l'hai chiesto tu, ricordi? Perché non ti piace il tuo cognome» le rispose l'altra, ridendo
«Sì, ma dici "Erina san", è formale. Chiamami come fanno le mie amiche»
«Kōmō?» rise ancora più forte
«"Eri chan", va benissimo» borbottò indispettita
«Va bene: allora grazie per avermi ascoltato, Eri chan» ripeté, in tono un po' ossequioso
«Così sembra che tu mi stia prendendo in giro».
Avevano dei problemi, tutti per colpa di ragazzi troppo belli e troppo famosi, ma l'aver trovato una sorta di alleata ed il poter contare l'una sull'altra rincuorava entrambe al punto che, nonostante le preoccupazioni, potevano ancora ridere di gusto.


Gli esami non aiutano la rapidità nella stesura dei capitoli. Maledizione.
In realtà, in parte, la lentezza con cui ho scritto questo capitolo è dovuta anche a un senso di sfiducia. Scrivo fic het in un fandom in cui lo yaoi è prediletto, quindi già di mio so che non sarò seguitissima, e... sì, l'ho sempre detto che scrivo prima di tutto per me stessa. Ma è pure vero che non ha senso scrivere se non c'è chi legge. Se veramente non mi importasse proprio nulla allora non scriverei: mi farei i viaggi mentali nella mia testa e sarebbe morta lì.
Comunque sono pronta e so che l'attenzione per fic simili non avranno mai quella dedicata ad altri generi. Eppure, permetterete anche a me ogni tanto di abbattermi? In realtà negli ultimi giorni di meno, ma le settimane scorse ero parecchio, parecchio scoraggiata, ecco perchè non ho praticamente scritto. Dato che ora mi è passata invece ho ripreso e ho concluso, ma ero talmente giù che ho seriamente pensato di mollare tutto e vaffambagno: cancellare la fic, abbandonarla e tanti saluti.
Ah vabbè... il prossimo capitolo è tutto per Jun, ve l'avevo detto che non sarebbe rimasto in disparte in questa fic! Anche perchè arriva il 31, il giorno dell'appuntamento ShoxErina. Uuuh.. cosa mai succederà?
Miau! (??)

  
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