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Autore: velocity girl    10/05/2011    8 recensioni
In un mondo tutto suo, dove le parole non possono turbarlo. E se adesso non vede i mille difetti che questa caratteristica può portare - e porterà sicuramente - è solo perché infatuato.
Tanto vale approfittare di questa predisposizione, si dice, mentre negli occhi dell'altro passa un pensiero - gli scurisce le iridi, le illumina di un sentimento - ed accetta ugualmente. Come se niente fosse.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Primo capitolo:
Sometimes.


Uno dei clienti si alza, quindi Robert ne approfitta per avvicinarsi al tavolo e pulire velocemente. In questi momenti si sente una macchina: non importa che filo stiano seguendo i suoi pensieri, deve abbandonare tutto per riordinare in fretta.
Ed è una stupidaggine, perché effettivamente l'affluenza non è molta. Affatto, c'è spazio per tutti, non deve mica sparecchiare immediatamente... forse oggi non lo farebbe nemmeno, se non fosse per Jimmy appostato al bancone.

E quando c'è lui significa che si deve fare secondo le regole: lavorare e basta, anche quando questo vuol dire eliminare le briciole.
Ma va bene così, non si lamenta nemmeno: dal momento che fare il cameriere e l'inserviente - ma più inserviente che cameriere - è il suo unico lavoro, può accettarlo con umiltà. Almeno lo tiene lontano da casa sua, il ché non fa assolutamente male.

Poi, considerando che si trova a Redland - che come borgo non offre chissà quanti posti dove adoperarsi, anzi - deve ammettere che è stato fortunato a trovarlo.

In realtà Bristol è una città molto grande, diversissima dai villaggi che la circondano: è stato lui a volere un lavoro a Redland, fra i tanti quartieri, impuntato per stare proprio in quel posto così universitario e studentesco, diverso dal nulla che sopporta stando in Inghilterra da troppo tempo.

Sistemate le cose esce fuori dalla porta del piccolo Fish and Chips. Si guarda intorno con un movimento un po' distratto, giusto per rendersi conto che il centro è sgombro: pochissime persone, per lo più dirette nei vari negozi intorno.
La libreria, la lavanderia, la videoteca, i pub chiusi; persino loro hanno più attrattiva del ristorantino, nonostante siano spenti e vuoti.

Accende una sigaretta e, una volta aspirato il primo tiro, si rende conto che qualcuno c'è e sta suonando proprio lì vicino: sente le note fuse nell'aria, ben sistemate, di un genere che non ascolta e di uno strumento che, dal vivo, non ha mai visto.
Questi particolari attirano la sua attenzione, perché si ritrova a guardare, senza essere davvero curioso sull'esibizione - non una delle poche, considerando che l'indirizzo musicale dell'Università non è distante da lì: sono molti gli studenti che adorano farsi vedere ed ascoltare, solitamente in quest'ordine - pubblicamente.

Perché alcuni si reinventano quando hanno chi li guarda.
Altri semplicemente smettono di essere loro stessi.

E questo qui, che di certo deve essere uno di loro, ha con sé una tromba, Regina d'ottone dal suono non troppo simpatico. Robert non ne capisce molto, ma ad orecchio inesperto pare anche abbastanza bravo, strano che ai suoi piedi la custodia dello strumento non sia aperta: potrebbe ricevere non pochi soldi.

Preso da questi pensieri, non si accorge che il musicista ha intercettato il suo sguardo, smettendo di suonare per accettarsi che stesse guardando proprio lui; il riscontro è positivo, non vale la pena negare.

«Ciao!» Lo saluta cordiale, allontanando il bocchino della tromba dalla sua bocca.
«Ciao...» Borbotta Robert in risposta, imbarazzatissimo. Di tutte le figure che poteva fare, questa suona come una delle peggiori...

«Sei uno dei pochi che oggi si è accorto di me.»
«Sì?» Tenta. Si sente un po' in soggezione, lì fuori, a parlare con uno sconosciuto che probabilmente vuole pure qualcosa.

Ma l'altro ha l'aria simpatica - lo deve ammettere - e subito prende a parlare, quasi a spiegarsi: «È strano: suono nel Jazz Club ogni venerdì e qualche volta il sabato, riuscendo a riempire il locale,» sorride mentre lo dice, segno che è davvero molto socievole come sembra, per niente spocchioso in confronto a quello che ci si immagina da un tipo che suona la tromba e suona jazz: il suo modo di fare sembra stranamente vero, «invece di giorno nessuno mi riconosce. E sì, sono le stesse persone, te lo posso garantire...»
«Che peccato.»

A dispetto dalle prime impressioni, si può dire che Robert non è né timido né troppo riservato; il suo unico problema è quello di non riuscire a dare troppa confidenza alle persone che non conosce molto ma, passati quei primi passaggi, si scopre davvero diverso. Molto più sereno di quello che appare all'esterno.
Il problema sta appunto nell'arrivare a capirlo.

«Ti sono piaciuto?»
«Come?»
«La musica. Ti piace?»
«Beh, cred-»
«Molti mi criticano perché tendo ad essere piuttosto leggero, un po' alla Terence Blanchard, quando invece dovrei ispirarmi-» continua a parlare mentre, naturalmente, il suo interlocutore non ha la minima idea di che cosa stia dicendo; si sente anche tremendamente ignorante al confronto, non conosce nessuno di quei nomi, e non saprebbe nemmeno capire la differenza tra Cool Jazz e Smooth Jazz o via così.

Lo interrompe, preso - ed anche un po' bruciato - da questa considerazione, «Non lo so... sono più per il rock. Anni ottanta. Mi piacciono gli anni ottanta.»
«Aaaah, quindi sai davvero apprezzare la buona musica!»

Lo sa fare? Magari ha dei bei gusti, ma è diverso da intendersene.

«Non saprei.»
«Beh,» si avvicina finalmente l'altro, tendendogli la mano che non tiene la tromba, «io sono Val. Piacere.»
Stringergli la mano, stringergli la mano, stringergli la - «Robert.» - e naturalmente non si muove di un passo, visto che il suo scheletro non collabora con i nervi e con la carne, impedendogli di eseguire un semplice comando dettato per il codice sociale.
Si domanda quanto possa sembrare imbecille in questo momento, quanto disadattato può apparire agli occhi del ragazzo che ora sta abbassando il braccio che aveva teso.

«Quiiindi... lavori qui?»
«Purtroppo.»
«Non mi sembra molto frequentato...»
«No, infatti,» e si concede di ridacchiare, finalmente un po' sciolto, «anzi è praticamente vuoto.»
«Bene, allora: sembra che avete un nuovo cliente.»

Sorride, mentre lo dice, perché non fa altro.


*


E cliente è stato: ha voluto pagare anche le poche cose che ha preso, rifiutando qualsiasi tipo di offerta da parte del cameriere - per fortuna sua, visto che non può fare una cosa del genere, soprattutto se c'è Jimmy intento a controllare la situazione.
Già tanto che gli ha concesso una breve pausa!

Hanno parlato seduti ad uno dei tanti tavoli, nonostante non si conoscano proprio, e scoperto di avere qualche punto in comune. Potrebbero diventare amici e almeno il trombettista sembra deciso ad arrivare a questa conclusione.
Chissà perché ci tiene così tanto, poi.

«Studi musica?» Gli chiede Robert, quando sono arrivati ad aver finito un intero cartoccio di patatine, decisamente più a suo agio nel porre con le domande e varie curiosità.
«No,» risponde prontamente l'altro, smontando per un secondo la sua espressione contenta, «Economia.»
«Economia?» E questo fa davvero ridere, non riesce ad immaginare un indirizzo più sbagliato per la persona che ha di fronte.
«Mio padre ha scelto per me e mi stava bene, credimi, fino a quando lei mi ha detto che non potevo lasciar correre via il mio talento...»
«Lei? La tua tromba?» Ed ovviamente la sua espressione è ridicola per quanto è perplesso, «parli con una tromba?»

Val torna a ridere, «No, Joanne è una ragazza normale.»
«La tua fidanzata ti preferisce musicista, quindi?»
«Non è la mia fidanzata!» Replica, questa volta imbarazzato - ed è bello vedere che non è il solo a star facendo figure orribili - e un po' turbato. Dirlo sembra costargli molto, non perché riservato - anzi, sembra proprio quel genere di persona che da' confidenza a tutti - ma perché probabilmente infatuato di questa ragazza.

«Scusa.» Risponde solo, rendendosi conto di aver toccato una ferita. Forse doveva aspettarsene una così esposta, visto che gli artisti ne hanno sempre, ma comunque gli spiace di esser stato indiscreto.

«Suona il pianoforte al Jazz Club. Io la accompagno, diciamo che faccio parte del suo "gruppo"...» pare rifletterci sopra per qualche secondo, poi calca: «somiglia un po' a Diana Krall quando suona, mi piace molto.»
«Ma ha un fidanzato, vero?»
«Non che io sappia!» Esclama con un tono piuttosto stizzito, ma ride pochi secondi dopo.

Ridono insieme, in effetti. Cosa strana: pare quasi che Robert si sia dimenticato quanto è difficile sorridere.
E ha scordato anche perché era arrivato a questa conclusione.

«E tu? Qualche paranoia amorosa da condividere?»
«Mh, nessuna al momento.» Ci pensa, perché teme di esser stato un po' troppo brusco, «comunque è un discorso un po' complicato»

Dove complicato vuol dire che non si conoscono abbastanza per sapere che i suoi segreti restano tali a lungo.

Il suo problema è che non fa caso alle persone come dovrebbe: quando mette di mezzo i sentimenti, perde le cognizioni. Non si interessa di età, sesso, colori, passioni o qualsiasi altra caratteristica: si innamora perdutamente per le ragioni più varie, ne soffre come soffre per poche cose, e finisce per scordarsene.
Non c'è neanche una via di mezzo.

La cosa strana è che adesso il ciclo sembra essere fermo: non c'è nessuno che attiri la sua attenzione o che lo spinga a notti insonni. Quindi sì: non ha paranoie amorose da condividere, ma come spiegare la sua situazione al musicista appena incontrato?
Sono bisessuale ma romantico, anche se i miei amori non vanno mai a buon fine perché a stento iniziano, quindi escludo che possano andare bene, quindi sono cinico. Non funzionerebbe.
E correrebbe il rischio di inquietarlo.

Val sembra leggere fra le righe e lo comprende anche se forse fa un po' male.

«Me lo dirai un'altra volta, allora.» Si limita a fare, accondiscendente.
«Hai intenzione di tornare?»
«Voglio farmi notare da questi ascoltatori distratti... quindi sì, sarò in zona. E tu sei il mio primo vero fan.»
«Ma non avevi detto che la sera riempivi locali?»
«Se non mi riconoscono di giorno, che razza di fan sono?» Domanda per risposta, poi aggiunge: «Sei l'unico che si è interessato a me come persona, sei un po' importante.»

«E già ti stai montando la testa.» Scherza, per nascondere quanto in realtà contino quelle parole. Un po' ne ha bisogno: sentire che la propria esistenza inizia ad avere un peso per quella di un'altra.
Pare che siano le situazioni di questo genere a nutrire l'anima.

Val si alza, prende la custodia dove aveva riposto la tromba, e mormora: «Lo so, è vero.»

Fa finta di non aver sentito: è troppo presto per ascoltare le ansie di un musicista demoralizzato, non è attirato dall'idea di consolarlo proprio oggi che lo ha conosciuto - ed è anche certo che non è questo che l'altro sta cercando.
Si sforza di fare l'indifferente e lo accompagna alla porta - un gesto grottesco: con questo atteggiamento pare quasi che il posto dove lavora e casa sua coincidano.

Il senso di oppressione è più o meno lo stesso.

Per eliminare questa sensazione esce fuori con lui, «Visto che sono il tuo unico vero fan, fammi sentire qualcos'altro.» Mente, per poi accendersi una sigaretta e fingersi disinteressato.

«Non dovresti,» lo riprende invece l'altro, senza fare ciò che gli ha chiesto, «fa male.»
«Sì.» Replica semplicemente; non è infastidito dalla rimbeccata, anzi, quasi gli fa piacere: si rende conto che non è un musicista e che se glielo dice è perché deve preservare il fiato, ma la sensazione istintiva che prova è quella di essersi fatto un amico nella troppo pallida Redland.

«Perché non smetti quindi?»
«Ci penserò,» ridacchia, sentendo che ha di fronte a sé una grande possibilità, «lo farò sicuramente se tu... ti dichiari a quella tipa.»
«Scordatelo.»
«Oh, ma per favore!»

Val lo osserva, mentre chiaramente sta meditando sul da farsi, poi sembra avere un'idea particolarmente brillante: «Va bene, ci proverò. Se in cambio tu, oh Cameriere del centro, ti dichiarerai alla prima persona che anche solo sarà capace di affascinarti.»
«È una cosa troppo stupida.»
«E dovrai anche smettere con quella roba.» Aggiunge, guardando la mano che stringe la sigaretta.
«Persino pretestuoso.»

Nonostante tutto si stanno divertendo entrambi, come se si conoscessero da anni, rendendosi conto di non star facendo altro da quando hanno preso a parlarsi.
Alla fine, pensa Robert, non ho proprio nulla da perdere.

Sa che tende ad innamorarsi in fretta, cosa che in una situazione del genere va incredibilmente a svantaggio, ma il fatto che il musicista abbia detto "Persona" e non "Donna" lo stuzzica; gli viene istintivo chiedersi fin quanto l'altro ha capito del discorso che non ha fatto.

«Va bene, Trombettista,» acconsente, senza rinunciare a stuzzicarlo, «accetto. Ma voglio prove e sviluppi delle tue azioni.»
«Lo stesso vale per me. E, visto che mi troverai qui quattro pomeriggi a settimana, credo che avrai tutti gli aggiornamenti che desideri.»
«Perfetto. Non so nemmeno perché mi fido.»

E Val ride forte, mostrando tutti i denti, «Pare che io sia una persona piuttosto carismatica ed affidabile,» spiega.
Non sa se può credere in quell'affidabile, ma di certo è carismatico quanto dice, visto che è riuscito a "conquistarlo" in un solo pomeriggio, facendo praticamente niente. Gli è bastato aprirsi un po' e subito lo ha convinto.

Robert guarda il cielo - mentre pensa che una parte di sé vorrebbe avere la stessa scioltezza - e nota che si sta oscurando. Dentro sente che sta andando tutto bene e che, fin quando riesce ad aiutare un semi-sconosciuto nel conquistare la ragazza che pare amare tutto va perfettamente: le conseguenze possono anche aspettare, non hanno importanza.

Loro non contano quando appaiono le nuvole e scivolano sulla pelle.





Note:
Strappo immediatamente il cerotto: non ne capisco molto di Jazz né soprattutto ho idea di come si suoni una tromba. Se Val - che ovviamente è Val Kilmer - suona questo strumento è solo perché lo faceva un suo personaggio in The Salton Sea. Se il suo modo di suonare somiglia a quello di Terence Blanchard, invece, è perché era il vero compositore/musicista nascosto dietro il personaggio.
Perché Val? Perché io e Manu siamo due fangirl della peggiore specie, non avete idea di quanti film abbiamo visto insieme solo per la sua presenza. TROPPI, anche certe schifezze innominabili (che appunto non nominerò qui).

Joanne è Joanne Whalley. E il suo modo di suonare ricorda Diana Krall perché Diana Krall è una jazzista che adoro (e che stava anche in At First Sight, altro film con Val)~

Val studia Economics, Finance and Management (che ho tradotto in Economia, visto che suona meglio) ed è davvero uno degli indirizzi dell'Università di Bristol, così come Musica.
...Lo so perché ho passato più di mezzora sul sito dell'Università xD
Sì, sono praticamente pazza.

Vi informo solo che questo è l'ultimo dei capitoli corti. Dal prossimo in poi saranno molto più corposi, comunque lo scoprirete fra cinque giorni. E questo è quanto ♥
  
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