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Autore: Defyingravity    10/05/2011    7 recensioni
E se Kurt non fosse disposto ad aspettare Blaine per sempre?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! *w*
Qui è Saccy che vi parla, l'autrice di questa Fanfic =)
Ebbene sì, dopo circa un mese sono riuscita a postare questo capitolo... mi scuso per questa lunga attesa, ma vari impegni non mi hanno lasciato continuare a scrivere.
Vi chiedo davvero perdono.
Comunque, grazie per chi legge questa storia, sono davvero contenta che abbiate iniziato, spero che non vi stanchiate e continuiate a leggerla =)
Ringrazio nuovamente di cuore la mia collaboratrice, per avermi accompagnato anche in questo capitolo, ed ovviamente voi lettori!=)
E con questo vi lascio,
Spero avrete una buona lettura ;)
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Chapter 2: Yesterday, Today, Tomorrow
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Un sonoro rumore di fogli sbattuti contro il tavolo si fece largo nella stanza della presidenza, ma questo non interruppe la donna bionda dal proprio lavoro.
«Devi smetterla di lanciare i documenti, Elizabeth. Si sciuperanno.» disse, senza sollevare la testa dal foglio su cui stava scrivendo.
«Sono in perfette condizioni.» rispose secca l'altra, incrociando le braccia davanti al petto. La donna seduta smise di scrivere per sollevare lo sguardo sull'altra, portandosi la penna alle labbra sottili. «Tu dici? A giudicare da quello stropicciato che mi è arrivato la scorsa settimana, non si direbbe.»
Margaret Hoover era una donna tremendamente attraente ed apparentemente perfetta.
Fisico affusolato, viso dai lineamenti delicati, ma decisi, occhi sottili e verdi, capelli raccolti in un perfetta crocchia biondo scura.
Elizabeth ignorò l'ultima affermazione, indicando i moduli appena portati.
«C'è un nuovo arrivato, Kurt Hummel. Viene dal McKinley di Lima. Inizierà a seguire le lezioni oggi.»
«Perfetto. La retta l'ha pagata?» chiese iniziando a leggere il tutto.
«Sì.»
«Gli hai detto di passare da me dopo?»
«Sì.»
«Bene.» posò i fogli sul bordo dell'ampia scrivania «Questi portali al solito armadietto» e senza aggiungere parola si rimise a scrivere.
Elizabeth, come di norma, prese i fogli e uscì dalla stanza, senza degnare di un saluto sua sorella gemella.

*****


«Buongiorno Blaine!» Wes sbucò dal nulla accanto al suo amico, si sistemò la borsa in spalla e dipinse un largo sorriso sul viso.
«Buongiorno.» rispose l'altro con un leggero sorriso.
«Allora, bel signorino? Come si è alzato questa mattina?» dall'altro lato di Blaine sbucò David, posando la mano sulla spalla del cantante moro.
«Sarai emozionato, Romeo!» sghignazzarono Al e Riker dietro, per poi darsi un batti-cinque.
«Ragazzi, ancora con questa storia?»
«Che ci possiamo fare?» rispose Nick, facendo spallucce «è troppo divertente! E poi è l'unica occasione in cui ti vediamo arrossire, non possiamo rinunciare ad un evento del genere!»
«Cosa!? Ehi, io non sono rosso in faccia!» proprio in quel momento passarono davanti ad una vetrata di un antico armadio, in cui il ragazzo si specchiò. Anche se Blaine lo negava a sé stesso, sulle sue gote effettivamente c'era una traccia di arrossamento.
Gli altri Warbles si guardarono in faccia per un attimo, e senza aggiungere una parola, iniziarono a ridacchiare.
Blaine scosse la testa con esasperazione, nel momento in cui cercò di allungare il passo fu però bloccato da una presa alla spalla da Francis.
«Dove pensi di scappare? Dai, stiamo solo scherzando, lo sai bene.» Nick e Riker si scambiarono uno sguardo con le sopracciglia alzate «Però, parlando di cose serie ieri se non sbaglio si è messo a cantare, giusto?»
Blaine annuì.
«Io e Nelson ci stavamo chiedendo se avesse almeno un'idea di unirsi a noi.» Il ragazzo color cioccolata, che stava dietro Francis, annuì aggiungendo: «Una voce in più ci può sempre far comodo.»
«Oh.» Blaine rimase in silenzio per qualche attimo, a testa leggermente china, continuando a camminare «Mi spiace, ragazzi, ma per quello che ricordi non mi ha mai accennato ad una cosa del genere; di solito non parliamo di queste cose.» A quell'affermazione per Nick e Riker fu inevitabile non scambiarsi un altro sguardo con un lungo ghigno sulle labbra.
«E neanche di quello, pervertiti!» rispose Blaine a tono, senza neanche il bisogno di voltarsi verso di loro.
«E dai!» urlò Riker, alzando le braccia al cielo.
«Anche tu ce le metti in testa, scusa!» ribattè Nick, scoppiando a ridere con tutto il gruppo. «Siete incredibili.» disse esasperato il cantante, prendendo il cellulare dalla sua tasca. «Sì, lo sappiamo» ed i due ragazzi si scambiarono un pugno.
Blaine lesse il messaggio ricevuto, sorrise e si voltò:
«Dove stai andando?» chiese David.
«Kurt è arrivato, gli vado incontro.» rispose dando una veloce occhiata al gruppo di ragazzi, i quali si scambiarono uno sguardo e scossero la testa.

*****

Kurt si guardò attorno con aria assolutamente spaesata quando si trovò nello spazioso ingresso della Dalton: in vita sua non aveva mai sperato così tanto che qualcuno di sua conoscenza sbucasse dal nulla.
Si strinse la tracolla a sé, sistemandola bene sulla spalla.
In quel momento sentì il cellulare vibrargli in tasca, lo prese e con un sorriso lesse il messaggio da parte di Blaine:
“Sto arrivando, aspettami lì”
Inspirò, dondolandosi sui piedi, incapace di nascondere la felicità che provava in quel momento. Si guardò di nuovo intorno nella speranza di vedere il ragazzo moro sbucare da uno dei tanti corridoi. Dopo qualche attimo però, non vedendo arrivare nessuno, si mise a sedere su una panchina di marmo lì vicino.
Posò la borsa sulle ginocchia, continuando speranzoso a guardarsi intorno.
«Eh dai, King! Leggimelo un attimo, voglio capire come lo devo chiamare! Non posso chiamarlo con l'accento sbagliato: questo personaggio è troppo figo!» una voce maschile dall'accento messicano rimbombò da uno dei corrioi che si collegavano all'ingresso a forma di cerchio.
«Me lo dici ogni volta, Pedro! Ogni volta la stessa storia. No, non ho intezione di leggerlo. E muoviti.» Kurt vide un ragazzo castano dai lineamenti asiatici entrare nella stanza voltandosi dietro di sé per prendere il braccio del suo amico «Siamo in ritardo per la lezione, di nuovo! Poi ci parli te con il professor Peterson!»
«Che palla che sei! Sempre a rovinare tutto, poi non osare arrabbiarti con me se sbaglio l'accento di questo Kotàro.»
«Kòtaro!»
«Ah, beccato!» L'altro ragazzo era magro, più alto del suo compagno, di pelle leggermente olivastra ed i capelli neri lisci in un acconciatura piuttosto eccentrica. Fiero di sé stesso, l'alunno dall'accento messicano allungò il passo, sorpassando quello asiatico. Quest'ultimo a sua volta sollevò gli occhi al cielo, tornando sul suo percorso. Nessuno dei due aveva notato il ragazzo castano seduto sulla panchina con le gambe accavallate, il quale aveva osservato tutta la scena con un leggero sorriso.
«Ehi.» Kurt sussultò. Non aveva sentito Blaine arrivargli accanto, tanto che era stato preso dalla scena degli altri due ragazzi.
«Ehi.» rispose con un sorriso, tornando in piedi. «Pronto per il primo giorno?»
«Ehm... sì, credo di sì.» Kurt annuì, sospirando. Anche se cercava di evitarle, dentro di sé stava vivendo le sensazioni del classico primo giorno di scuola: stomaco chiuso, paura, ansia, e l'idea di avere Blaine accanto non capiva se stesse peggiorando o migliorando le cose.
«Dai, stai tranquillo. Andrà benone.» lo incoraggiò il ragazzo, dandogli una leggera pacca sulla spalla.
«Lo spero.» rispose l'altro con una debole risata. «Comunque mi hanno detto che devo passare dalla presidenza. Credo per la tabella degli orari.»
«Oh, ancora non ce l'hai? Beh, ti accompagno fino in presidenza se vuoi, ho ancora un po' di tempo prima dell'inizio della lezione.» Blaine sorrise con aria innocente. Quella risposta catturò l'attenzione di Kurt, al quale tornò in mente il ragazzo asiatico che sgridava il suo amico, sbagliava o aveva detto che la lezione stava per iniziare?
«Grazie.» rispose dopo qualche attimo.
Poteva forse esistere un inizio migliore?
«Kurt?» Dopo un momento di silenzio che era calato tra loro due, Blaine aveva richiamato l'attenzione dell'altro ragazzo per fargli una domanda. Quest'ultimo si voltò verso di lui con aria interrogativa.
«Sì?»
«Senti...» nel corridoio vuoto, illuminato da alte finestre, si sentivano solo i passi dei due alunni che camminavano fianco a fianco. Kurt non sapeva se era solo la sua immaginazione, ma sentiva una certa aria di tensione ed imbarazzo nell'aria. Sospirò, attendendo con ansia e speranza cosa l'altro avesse da dirgli. «Tu... Tu hai sempre intenzione di far parte di un Glee club?»
Avrebbe dovuto aspettarsi una domanda del genere da Blaine, perchè aveva sperato in altro? «Sì, sì certo... perchè?»
«Beh, ieri gli altri ragazzi hanno visto che ti sei unito a noi durante l'esibizione e si chiedevano se potevi essere interessato a diventare un Warbles.»
«Certo, non posso dire di no al palcoscenico.» rispose con un sorriso. Anche se si sarebbe trovato contro i suoi amici più cari, il richiamo del mondo dello spettacolo non poteva assolutamente ignorarlo. Il canto, la performance, la sua vera passione, non poteva negarla a nessuno, soprattutto a sé stesso.
Blaine sorrise, intenerito dalla risposta del suo amico. «Bene.» disse fermandosi nel mezzo del corridoio «Allora oggi, dopo le lezioni, troviamoci all'ingresso--»
In quel momento l'attenzione di Kurt fu catturata da un rumore di tacchi del corridoio. «ANDERSON! Cosa fai qui? Non hai lezione?» una voce gelida, proveniente dalla figura della signorina Hoover, rimbombò nel corridoio.
«Mi scusi, signora Hoover! Corro subito a lezione, ero venuto ad accompagnare il nuovo alunno.» rispose Blaine, che non parve assolutamente scomporsi alla voce severa della donna.
«Oh.» disse sorpresa questa, fermandosi di fronte ai due ragazzi «Allora credo che tu sia qui per venire nel mio uffico, signorino Hummel.»
Kurt, invece, era completamente confuso, perchè doveva tornare in segreteria? Non doveva andare in presidenza? E perchè improvvisamente la signorina... sbagliava o Blaine l'aveva chiamata signora? Rivolse uno sguardo tra il ragazzo e la donna, sempre più confuso.
«Ehm... sì» disse infine.
In ragazzo moro sorrise con tutto il suo charme, tanto che in quel momento Kurt pensò di potersi sciogliere.
«Grazie per averlo accompagnato, Anderson.» disse la bionda.
«Ora vedi di andare a lezione però.» Blaine annuì.
«Certo. Arrivederci, signora Hoover.» si voltò verso il ragazzo con un largo sorriso «Ci vediamo dopo, Kurt.» e con un ultimo sguardo, si voltò, iniziando ad allontarsi dagli altri due.
«Andiamo.» disse la donna, voltandosi. Senza dire una parola, Kurt la seguì, il silenzio fra loro due era colmato solamente dal rumore di passi che rimbombavano nel corridoio vuoto.
Dopo qualche minuto la donna aprì una grande porta di legno scuro, il ragazzo la seguì, ma a differenza di quanto si aspettava non entrò in segreteria. Nonostante la somiglianza della struttura della stanza, il suo interno era del tutto differente. Anziché essere illuminata da una sola larga finestra, questa aveva due alte finestre; al centro stava una grandissima scrivania scura, su cui poggiavano libri, quaderni, raccoglitori e varie pile di fogli. Lungo le due pareti laterali stavano disposti quattro armadi, divisi due a due, tutti pieni di vari fogli e raccoglitori.
La donna si sedette sulla sedia che dava le spalle alle due finestre.«Siediti.» lo invitò, indicandogli una delle due sedie di fronte a sé. Kurt fece come detto, posando la sua borsa sulle ginocchia. «Bene, prima che ti dia l'orario delle tue lezioni, devo dirti, come mia consetudine, alcune regole scolastiche.»
Kurt, indeciso sul come comportarsi, annuì, guardando gli occhi verdi della donna, che erano apparentemente uguali a quelli del giorno prima, ma notò qualcosa di diverso, qualcosa nel suo sguardo era differente.
«Qui alla Dalton esigiamo un certo tipo di comportamento, maturo, educato e non ammettiamo alcun tipo di trasgressione, un massimo di tre e discuteremo di una possibile sospensione. Ci aspettiamo un comportamente adatto a questa struttura scolastica, signorino Hummel.»
Kurt a quelle parole non sapeva se rimanere spaventato o altro, deglutì per poi annuire. Perchè la signorina Hoover si stava rivolgendo a lui con quel tono gelido e formale?
Proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta.
«Avanti.» disse la donna seduta. Nella stanza entrò una donna, copia esatta di quella che Kurt aveva seduta di fronte a sé. L'unica differenza era che una aveva la crocchia, mentre l'altra i capelli sciolti lungo le spalle. Il ragazzo confuso spostò varie volte lo sguardo su entrambi i volti delle donne: erano identiche.
«Ciao Kurt.» salutò quella appena entrata con un radioso sorriso.
«Sa-salve.» rispose a sua volta il ragazzo. Perchè nessuno gli aveva dettto che la signorina Hoover aveva una sorella gemella?
Solo in quell'attimo Kurt si rese conto che la donna seduta di fronte a lui, ovvero la signora Hoover, era la preside della Dalton, non la segretaria. Questa, senza aver rivolto una parola all'altra, iniziò a scrivere su un foglio di fronte a sé.
«Come vede, signorino Hummel.» disse poi «La signorina Hoover ha con sé la tabella degli orari.»
La segretaria glieli porse. «Alla prima ora hai storia on il professor Johnson.»
«Oh, ehm.. grazie.» confuso, il ragazzo prese il foglio plastificato e lo mise nella borsa. «Bene.» disse la preside posando la penna «Con questo ho concluso. La mia collega ti accompagnerà fino alla classe. Lieta di averti conosciuto.» salutò questa, formando un leggero sorriso, che a Kurt, sembrò completamente forzato.
«Grazie, arrivederci.» Il ragazzo chinò leggermente la testa, indeciso sul come salutare a tanta freddezza.
«Vieni, Kurt.» disse cortesemente la signorina Hoover alle sue spalle «Ti accompagno.» Questo uscì dalla porta tenuta dalla segretaria, ma non fece caso allo sguardo di odio e sfida che si lanciarono le due donne.

*****

Il tragitto dalla presidenza alla classe di storia fu piuttosto breve, ma nonostante ciò, la donna bionda portò la sua solarità.
«Non essere nervoso, vedrai che questa giornata andrà bene.» cercò di rassicurare Kurt, il quale in risposta abbozzò solamente un sorriso. Non era nervoso, almeno non quanto alcune sue esperienze passate; quello che gli interessava di più al momento era sapere perchè c'era stata quell'aria di totale ansia tra le due sorelle Hoover.
C'era qualcosa tra le due donne che non funzionava, qualcosa nel loro comportamento che lo aveva lasciato senza parole, né tanto meno spiegazioni.
«Eccoci qua.» disse con un sorriso la donna, fermandosi davanti ad un'altra porta, questa volta però di legno più chiaro. In quel momento Kurt si chiese come avrebbe fatto a ricordarsi tutte le aule, nonostante il cartello attaccato alla porta con su scritto “Johnson – Storia”. Il ragazzo era convinto che si sarebbe confuso con tutte le altre stanze.
La Hoover bussò, poi abbassò la maniglia e diede un veloce sguardo di incoraggiamento per invitarlo ad entrare.
«Buongiorno, signor Johnson.» entrò in classe, seguita a ruota dal ragazzo, il quale lanciò un veloce sguardo verso gli alunni nella speranza di intravedere Blaine.
«Oh, buongiorno Elizabeth.» salutò sorpreso l'uomo seduto alla cattedra. «Come mai da queste parti?»
La donna sorrise cordialmente, facendosi poi da parte per far notare il ragazzo che era stato dietro di lei fino a quel momento.
«Ero venuta ad accompagnare il suo nuovo alunno.»
Kurt sollevò lo sguardo sul professore, un uomo sulla sessantina d'anni con i capelli grigi perfettamente pettinati, separati in una riga ben visibile sulla sinistra. Il panciotto dell'uomo gli ricordò il coniglio bianco di “Alice nel paese delle meraviglie”, cosa che lo fece sorridere al pensiero.
I grandi occhi azzurri osservarono Kurt da dietro gli spessi occhiali rettangolari, per poi tornare alla donna bionda.
«Grazie Elizabeth.» sul suo viso si dispinse un leggero sorriso. «Credo che da qui in poi possa fare io.» disse cordialmente.
La signorina Hoover annuì e, salutando con un sorriso Kurt, uscì dalla classe con un caldo Arrivederci rivolto a tutti i presenti.
«Benvenuto allora.... perdonami, credo di non sapere il tuo nome.»
«Oh, Kurt, Kurt Hummel.» disse con un leggero sorriso il ragazzo e il professore sorrise di rimando.
«Allora Kurt, ti prego di sederti accanto a Nick, il quale spero non ne approfitti per chiacchierare.» aggiunse in tono ironico, indicando il posto libero accanto al ragazzo dalla falda mora.
«Prof, non si preoccupi!» rispose questo, alzando entrambe le braccia al cielo. Kurt nel frattempo si avvicinò al banco accanto al suo, che si trovava esattamente in mezzo della fila destra, e con un sorriso insicuro rivolto al professore si sedette.
«Non so a che punto tu sia arrivato con il programma di storia, Kurt ma noi...»
«Ciao» mentre il signor Johnson continuava nella sua spiegazione, Nick catturò l'attenzione del suo nuovo compagno di banco «Nick, ricordi?» chiese con un sorriso raggiante.
«Sì, sì, certo.» rispose l'altro «Anche tu degli Warbles, giusto?»
«Esattamente.» dise con un'aria di scherzosa fierezza.
Kurt sorrise e posò sul banco il quaderno, iniziando ad ascoltare il professore, ma la stessa voce interruppe nuovamente il suo intento:
«Sei stato fortunato ad avere il professor Johnson, è un bel tipo.»
«Davvero?» l'unico professore di storia decente che avesse mai varcato la soglia del McKinley sembrava essere la signorina Holiday, che oltretutto non aveva mai avuto come insegnante di quella materia, ma aveva sentito, attraverso voci di corridoio, che era un tipa in gamba anche in quel campo.
«Oh sì, è un tipo tosto, anche se non può sembrare, non farti ingannare dall'età perchè ci sa fare nel suo lavoro.»
«Nick! Nick!» una voce alle loro spalle sussurrava il nome del moro con insistenza. Questo fece appena in tempo a voltarsi, che gli arrivò una pallina di carta dritta in un occhio.
«Ahi!» urlò, tappandosi la parte colpita.
«Tutto bene?» chiese subito il professore, separandosi dalla lavagna. Una serie di sghignazzi si sollevarono alla spalle di Kurt, il quale cercò di non scoppiare a ridere in faccia all'insegnante, nascondendo il sorriso con la testa china.
«Sì, prof... Ho... sbattuto il piede contro la gamba del banco.»
Qualcuno alle spalle di Kurt strozzò una risata.
Il Signor Johson guardò la classe da sopra gli occhiali leggermente calati sul naso senza dire una parola.
«Comunque....» disse con un ultimo sguardo, per poi tornare alla lavagna e spiegare «Dicevo che....»
«Non ho sentito scusa peggiore in vita mia.» disse una voce alle spalle di Nick.
«Avrei voluto vedere cosa avresti fatto te.» disse questo, voltandosi leggermente verso il ragazzo dalla falda bionda.
«Sicuramente avrei trovato una scusa migliore.»
«Sì, un alieno mi ha colpito la testa, magari.»
«Almeno sarebbe stato originale.»
«Smettetela voi due, finisce che il prof ci ribecca.» li interruppe Nelson che stava seduto a fianco di Riker.
«Che cosa volevi?» chiese Nick, dopo aver rivolto un veloce sguardo al ragazzo color cioccolato.
«Volevo salutare il nuovo arrivato.» rispose il biondo, scrollando le spalle innocentemente. Kurt, che aveva ascoltato la conversazione fino a quel momento si voltò, alzando di poco la mano in segno di saluto.
«Ehi Kurt, stamattina Blaine ti ha trovato?»
Al ragazzo castano si mozzò il fiato a quella domanda, arrossì leggermente, evitando il contatto visivo con i ragazzi. Che già sapessero della sua cotta per Blaine? Era così evidente?
«Sì, mi ha... mi ha accompagnato fino alla presidenza.» rispose senza notare il leggero risolino che si dipinse sul viso di Nick e Riker.
«Ehi, ehi, Kurt!»un ragazzo dietro il biondo lo chiamò iniziando a sbracciare. Era Al che si alzò dalla sedia, stendendosi sul banco «Vieni oggi in aula di canto?»
«Cosa!? Allora vieni!?» chiese Nelson, sollevando la testa dal quaderno.
«Vuoi far parte degli Warbles!?» chiese a sua volta Riker.
«RAGAZZI!!» richiamò a gran voce il professore «Posso capire l'eccitazione di avere un nuovo compagno ma vi prego, fate attenzione alla lezione!»
«Scusi.» dissero in coro gli alunni, tornando composti.
«Bene.» e detto questo, tornò a spiegare la lezione. Gli Warbles alle sue spalle si lanciarono qualche sguardo pieno di allegria, cercando di non scoppiare a ridere per l'ennesima volta.

*****

La mattinata proseguì come un normale primo giorno di scuola: presentazione agli alunni dal nuovo professore, assegnazione di un nuovo posto, nuovi compagni di classe, lo sfogliare i nuovi libri, l'odore, la sensazione del nuovo ambiente.
Finalmente le lezioni terminarono con l'ultimo suono della campanella. Kurt uscì frettolosamente dall'aula, incapace di contenere un sorriso all'idea che da lì a poco avrebbe rivisto Blaine: se c'era un altro lato positivo dello stare alla Dalton, oltre la vita più pacifica, era il fatto che potesse vedere quel ragazzo più spesso.
Mentre attraversava il lungo corridoio schivò diversi ragazzi, che camminavano con i libri sotto mano, parlottando tra loro.
Pochi minuti dopo arrivò alla sala circolare e Kurt si guardò diverse volte attorno, finchè vide in piedi, intento a sfogliare qualche spartito, Blaine. Il ragazzo castano inspirò profondamente, dondolandosi sul posto, per poi avvicinarsi all'altro. «Ehi.» salutò, chinandosi leggermente verso il suo viso. Il moro sollevò la testa di scatto, sorridendo al ragazzo davanti a sé.
«Ciao!»
«Stai aspettando da molto?» chiese portandosi entrambe le mani alla cinghia della borsa. «Cosa? No, no tranquillo, sei in perfetto orario.» lo rassicurò, riponendo nella borsa i fogli «Allora sei pronto? Gli Warbles ti aspettano!» esclamò, invitando il suo amico a seguirlo con un cenno della testa.
Kurt inspirò nuovamente, mettendosi al fianco dell'altro.
«Com'è andato il tuo giorno, allora?» chiese Blaine dopo qualche attimo di silenzio. «Oh bene, sai.... sono capitato nello stesso corso con alcuni Warbles.» raccontò.
«Ah, sì?» domandò, sorridendo leggeremente quando poi sembrò ripensarci. Kurt lo osservò un po' sorpreso da quella reazione.
«Che c'è?»
«No, niente.» mentì questo, scuotendo le mani.
«Non è vero, dimmi la verità. Sembrava quasi tu non fossi cotento che li avessi in classe.» replicò Kurt, mantenendo una certa calma, ma odiava quando qualcuno gli nascondenva le cose.
«No, è che...» Blaine si guardò attorno, sospirò voltandosi verso l'altro ragazzo «Conoscendoli, non vorrei che ti facessero finire nei guai.» Fu impossibile per Kurt non sentire le farfalle volargli nello stomaco a quell'affermazione, così inspirò, abbozzando un sorriso timido.
«Non preoccuparti, non succederà.» rispose.
Blaine sorrise teneramente, per poi tornare a guardare davanti a sé, dopo un veloce battito di mani chiese: «Hai già la canzone in mente?»
«Certo, che domande fai?» entrambi sorrisero.
«Volevo solo accertami che fossi pronto.»
«Sembra quasi tu non mi conosca. Io sono sempre pronto quando si tratta di esibirsi, dovresti saperlo bene.» un altro sorriso intenerito si dipinse sul viso del moro, il quale, dopo pochi passi aprì la porta dell'aula di canto.
«Prego.» disse, invitando il suo amico ad entrare con un gesto galante del braccio. Kurt chinò leggermente la testa con un sorriso, varcando poi la soglia.

*****


«Allora, alla fine hai parlato di “queste cose” con Kurt.» disse Nick, che era sbucato dal nulla accanto a Blaine.
«Francis e Nelson mi avevano chiesto di proporglielo.»
«Ti stai per sposare!?» domandò improvvisamente Al. Blaine, con un sopracciglio incarcato, si voltò verso quest'ultimo.
«Cosa!? Ma che dici Al, no! Come ti è venuta una cosa del genere in mente?»
«Avevo sentito “proporre” ed avevo pensato...»
«Al, ti do un consiglio: ascolta tutto il discorso la prossima volta.» intervenne Nick, sollevando di poco le spalle.
Tutti e tre stavano in piedi, poggiati al tavolo posto sul lato opposto alla porta di ingresso, in attesa dei restanti Warbles che si erano messi a chiacchierare tra loro.
«A proposito di Kurt, dov'è?» domandò Nick, guardandosi attorno.
«Lì, a parlare con Francis.» il ragazzo castano stava in piedi, poco lontano dai tre, a parlare con l'alto ragazzo biondo.
«Starei attento fossi in te.» sbucò davanti a loro Riker, il quale bevve un sorso d'acqua dalla sua bottiglietta. «Potresti avere concorrenza.» continuò, indicando Francis. Blaine roteò gli occhi.
«Prima di tutto, Fran è etero, e voi due smettetela con questa storia.»
Il ragazzo dalla falda bionda scrollò le spalle.
«Era solo per dire. Uomo avvisato mezzo salvato, amico.» e così se ne andò, avvicinandosi ad altri ragazzi.
«Blaine, Blaine!» Wes tra un salto e l'altro, schivando i ragazzi, si avvicinò al trio.
«Dov'è Kurt? È il turno della sua audizione. David lo sta cercando da un po', è meglio che si faccia trovare subito.»
«Oh perfetto.» il moro si separò dal tavolo «Vado a chiamarlo.» Raggiunse Kurt, il quale stava ancora parlando con Francis, chiedendosi cosa avesse tanto da dire con lui.
«Davvero sei andato ad una sfilata di Cavalli!»
«Oh sì, mia sorella ama Cavalli, mi ci ha praticamente trascinato a forza.»
«OH MIO DIO!» esclamò incredulo il castano, come mai in casa sua certe cose non accadevano mai?
«Ehi, Kurt.» Blaine si mise accanto a lui, posando una mano sulla sua spalla «David ti sta cercando, devi esibirti.» formò un leggero sorriso, che venne ricambiato allo stesso modo dall'altro.
«Ok, sono pronto.»
«Perfetto. Credo che David sia laggiù infondo, vieni.» lo incoraggiò,spingendolo con una mano sulla schiena. Kurt a quel contatto rabbrividì, e per un attimo si dimenticò completamente di salutare Francis.
«Buona fortuna, Kurt!» urlò alle sue spalle il biondo.
«G-grazie!» rispose di rimando, voltandosi velocemente.
«Oh, eccoti, Kurt! Ti stavo cercando.» disse David, il quale si voltò verso gli altri ragazzi per fare un annuncio «Ragazzi, ora sentiremo Kurt, il nostro nuovo arrivato, cantare per la sua audizione. Sedetevi, vi prego.»
«Questo suo tono formale fa sempre effetto.» sussurrò Wes a Nelson, mentre si sedevano sul divano.
«Ti ho sentito, Wes.» sbottò l'altro, per avvicinarsi poi verso Kurt che stava chiacchierando con Blaine.
«Quando sei pronto.» e con un sorriso se ne andò a sedere.
«Ok.» sul viso del ragazzo di leggeva la tensione, così Blaine cercò di rilassarlo posando una mano sulla sua spalla. Gli sorrise, guardando negli occhi il suo amico per qualche attimo, senza aggiungere una parola, e se ne andò verso i divani.
Nella confusione, nessuno aveva notato quell'attimo tra i due ragazzi, eccetto Wes e David, i quali si scambiarono uno sguardo pieno di malizia.
Kurt fece un cenno della testa al ragazzo, che fece partire la base.
La musica partì delicata, divulgandosi nella stanza. Il nuovo arrivato sospirò, chiudendo gli occhi: tutto ciò che contava adesso era la canzone, il suo testo e nient'altro.

When you ask me,
who I am
What is my vision?
And do I have a plan?

*****

«Ehi, finocchio.» Kurt si voltò di scatto, trovandosi alcuni giocatori della squadra di football del McKinley venirgli incontro lungo il parcheggio fuori dal liceo. Confronto a Puckerman che si stava avvicinando, il castano pareva la metà e del tutto indifeso. In ogni maniera, però, cercò di mantenere coraggio, si strinse con forza allo spallaccio della sua borsa, con sguardo chino.
«Cosa vuoi?» domandò freddo.
«Oh niente... solo parlarti.» Puck, mise un braccio attorno alle spalle esili del malcapitato, il quale al contatto si irrigidì. «Stai tranquillo, lo sai che non ti faremo del male... solo la solita routine mattutina, dai.»
Kurt sospirò, tenendosi stretto a sé la borsa, quanto ancora avrebbe dovuto sopportare?
Fortunatamente quel giorno non si era messo la giacca di Mark Jacobs...
«Allora, sai come funziona.» disse Puck al suo orecchio «non credo ci sia bisogno di spiegazioni.» Adesso si trovavano davanti al grande cassonetto dei rifiuti blu.
«Buongiorno, Kurt!» arrivò il professor Schuester, che salutò il gruppo con un gesto della mano. «Buenos nachos, signor Schue.» rispose Puck, mentre Kurt rimase immobile.
«Ehi, forza Titans!» disse di fretta l'uomo, alzando un braccio mentre continuava il suo tragitto. Puckerman fece un cenno della testa in risposta, mentre il professore sparì nella folla, per poi voltarsi verso l'altro ragazzo prendendogli il braccio:
«Andiamo.»
«Aspetta!» urlò Kurt, si ricompose e, senza ribadire, lancò la borsa nelle mani di uno dei cinque ragazzi, che la prese al volo, per poi lanciare uno sguardo di rabbia agli altri quattro gorilla.
«Un giorno lavorerete tutti per me.» dopo di che fu buttato nel cassonetto come un oggetto da niente, inanimato e senza vita.

*****


Where is my strength?
Have I nothing to say?
I hear the words in my head,
but I push them away.

*****

Una botta contro qualcosa di metallico, il dolore, e Kurt si ritrovò a terra sul pavimento del corridoio.
Stanco, stanco di tutto, sollevò lo sguardo lentamente, si sentiva la testa pesante, come mai prima. David Karofsky stava in piedi a pochi passi da lui con un'espressione tra la fierezza e la rabbia.
Perchè si comportava così?
Perchè proprio con lui?
Cosa aveva fatto?
Perchè continuava a tormentare la sua vita?
Kurt aprì la bocca, ma rinunciò a parlare, troppo stanco per ribattere, mentre si strigeva alle sue ginocchia aspettando che il suo incubo sparisse.

*****

Lentamente Kurt aprì gli occhi, rivolgendo il suo sguardo verso i presenti della stanza.

'Cause I stand for the power to change,

*****


Un colpo, il freddo metallo contro la sua pelle, il dolore, una risata alle sue spalle e dei passi che si allontanavano.
«Qual'è il tuo problema!?» urlò sfinito, stanco di quello che stava vivendo.
«Che cosa?» la grande figura di Karofsky si voltò verso di lui con aria furiosa.

*****


I live for the perfect day.

*****

«Scusami,» due grandi occhi verdi si posarono sui suoi chiari «Ciao. Posso farti una domanda? Sono... sono nuovo qui.»
Il ragazzo davanti a sé sorrise «Mi chiamo Blaine.» e porse la mano che fu stretta da quella dell'altro ragazzo. «Kurt.»

*****


I hope for a hero to save me.

*****

«Eccolo lì.» disse guardando gli scalini della scuola.
«Ti copro le spalle.» Il ragazzo moro salì frettolosamente le scale «Scusa?» arrivò davanti a Dave Karofsky.
«Ehi, signorine.» salutò questo con un aria di disgusto in volto «È il tuo ragazzo, Kurt?»
«Io e Kurt vorremmo parlarti di una cosa.» Blaine aveva ignorato l'affermazione dell'altro, il quale diede solo una fredda risposta.
«Devo andare in classe.» diede una spinta a Kurt, ed iniziò a scendere le scale, ma questo non fermò il moro nel suo intento.
«Kurt mi ha detto quello che hai fatto.»
«Ah sì? E cosa sarebbe?»
«Mi hai baciato.» intervenne Kurt, incredulo nel vedere il ragazzo negare tutto.
«Non so di cosa parli.» Kurt si voltò verso di Blaine esasperato.
«Mi sa che forse sei un po' confuso, ed è perfettamente normale.» disse quest'ultimo, inziando a seguire Dave, che stava riprendendo il suo tragitto lungo le scale «È una cosa difficile da accettare, però dovresti sapere che non sei solo!»
In un secondo istante, Blaine fu travolto da Karofsky, che lo spinse contro il muro metallico.
«Non scassarmi le palle.» sibilò tra le sue labbra con rabbia, prendendo per il colletto il ragazzo, il quale, d'altro canto, non mosse un muscolo e si lasciò spingere.
Kurt non poteva restare fermo, non poteva non fare niente, non poteva lasciare che facesse del male perfino a lui.
«Devi smetterla!» urlò, spingendo il bullo che, incapace di rispondere e non sapendo cosa dire, si voltò scendendo le scale, per poi sparire nella confusione della folla degli alunni.
Kurt rimase senza parole in piedi davanti a Blaine «Beh, penso non farà coming out tanto presto.» disse con vena ironica nella speranza di sdrammatizzare quella situazione, ma l'altro era sconvolto, non poteva pensare a ciò che era successo.
Karofsky era gay.
Colui che lo aveva tormentato per anni per la sua omossessualità, era gay.
E lo aveva baciato.
Con un profondo respiro si sedette su uno scalino.
«Che succede?» Blaine preoccupato si sedette accanto a lui «Perchè sei così turbato?»
«Perchè fino a ieri non ero mai stato baciato. O almeno... uno che contasse.» con voce spezzata Kurt cercò di trattenere le lacrime. Era stanco e incredulo di tutto ciò che stava vivendo.
Blaine al suo fianco annuì comprensivo, mordendosi il labbro inferiore: cosa poteva dire? Nella sua vecchia scuola non aveva mai vissuto così... tanto.
«Dai. Ti offro il pranzo.» diede una leggera pacca sulla spalla all'altro, per invitarlo ad alzarsi e seguirlo.

*****


I stand for the strange and lonely,

*****

Le lacrime iniziarono a sporgere sui suoi occhi, Kurt cercò di trattenerle, ma l'emozione era talmente forte che non ci riuscì.
«E nessuno sembra notarlo.» un sospiro strozzato dalle lacrime, sotto lo sguardo comprensivo dei due grandi occhi verdi.

*****


I believe there's a better place.

*****

«Questa non è una scuola per gay.» disse David, che stava seduto alla sinistra di Blaine «Abbiamo solo una politica di tolleranza zero in fatto di discrimazione.»
«Tutti vengono trattati allo stesso modo, non importa cosa siano. È abbastanza semplice.»
intervenne Wes, con tanta semplicità che colpì il ragazzo che stava seduto di fronte a sé.
Allora era così? Esisteva davvero un posto del genere?

*****


I don't know if the sky is heaven,
But I pray anyway.

With the slightest of breezes
We fall just like leaves
As the rain washes us from the ground
We forget who we are
We can't see in the dark
And we quickly get lost in the crowd

*****


« ...Ecco perchè è così difficile per me andarmene.» ogni parola che usciva dalla sua bocca era un colpo allo stomaco. Perchè doveva essere così doloroso?
«In che senso "andare"?» domandò confusa Quinn.
«Mi trasferisco alla Dalton Accademy... immediatamente.» disse con voce spezzata il castano, tentando in tutti i modi di non scoppiare a piangere. Si fermò guardando i ragazzi del club, sapeva che gli sarebbero mancati.
«I miei genitori usaranno i soldi della luna di miele per pagare la retta.»
«Kurt, non puoi andartene.» disse Tina.
«Che diavolo, amico?» In quel momento Finn si alzò dalla sua sedia «Perchè non ne hai parlato prima con me di questa cosa?»
Nella sua domanda si sentiva il dispiacere, il dolore, per ciò che il suo neo fratellastro aveva appena deciso.
«Mi dispiace, Finn, ma non c'è nulla di cui parlare. Karofsky tornerà domani, il che significa che non lo farò io.» Parlare stava diventando sempre più difficile, sentiva il pesante groppo che si stava creando in gola.
«Possiamo proteggerti.» propose Sam.
«Sul serio! Possiamo formare una specie di perimetro attorno a te, come i Servizi Segreti.» disse Puck. Incredibile come fosse cambiato il rapporto tra loro, l'anno prima lo buttava nei cassonetti ed ora stava proponendo di fargli da guardia del corpo.
«L'unica cosa che può davvero proteggermi è quello che c'è alla Dalton: una politica di tolleranza zero per i soprusi. Che viene applicata.» rispose, volgendo il capo verso il professor Schuester. Quel clima di armonia che era nato nel club era in parte grazie a quell'uomo, sapeva che lui teneva alla felicità del club più che mai.
«Questo significa che gareggerai contro di noi alle Provinciali?» domandò dal nulla Rachel.
«Kurt...» Nel silenzio che si era appena creato, si fece sentire fievolmente la voce di Mercedes, la quale si alzò, avvicinandosi lentamente al suo migliore amico con espressione incredula. Non poteva. Come poteva salutarla? Come poteva andarsene così?
Un abbraccio avrebbe solo reso più difficili le cose, più di quanto già fossero; non poteva sopportare di vivere in tale modo neanche un altro secondo.
«Mi dispiace.» sussurrò in lacrime «Devo andare.» Si voltò, e, senza prestare un altro sguardo i suoi amici, uscì dall'aula.
Ed era così, aveva ceduto, si stava per trasferire alla Dalton.
Come tanti si era arreso.
Come tanti altri stava scappando.


*****

Mentre cantava l'ultima parte, Kurt posò velocemente lo sguardo su Blaine, il quale sorrise con un cenno di approvazione.

'Cause I stand for the power to change,
I live for the perfect day.
I love till it hurts like crazy,
I hope for a hero to save me.
I stand for the strange and lonely,
I believe there's a better place.
I don't know if the sky is heaven,
But I pray anyway


Terminò la sua esibizione, formando un piccolo sorriso in viso, mentre gli Warbles si alzarono in piedi, applaudendo con gioia al loro nuovo membro del club.
  
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