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Autore: Jazz Hyaenidae    11/05/2011    1 recensioni
Aggiornata sino al quindicesimo capitolo. [Siamo arrivati al delirio della storia. Le città finalmente in fiamme; scontri, violenza, la calma riappacificatrice che contrassegna le ore prima di una guerriglia. La Linea Gotica vuol richiamare l'enfasi disperata del periodo Nazifascista che come sappiamo sprofondò in una disfatta drammatica per i tedeschi e anche per il popolo italiano che ne usciva sì liberato ma al contempo sconfitto. ] È la storia avvincente di due giovani amici Heléna e Ludovich nel bel mezzo di una rivoluzione sovietica ambientata nel XXI secolo. Partecipi come killers mercenari ingaggiati dalla Maskhadov, un'associazione di stampo terrorista, si troveranno a disertare la causa sovietica. Se vi piace il sangue, la collera spietata o l'amore senza vincoli di ogni sorta questo è il racconto che fa per voi.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV
"Nelle tasche"
Parigi 
parte prima



 

-Mademoiselle Lang, svegliatevi! -Lo disse mischiando un po' di tutto, ma Heléna capì benissimo.
La stanza era totalmente buia; l'orologio segnava in un ticchettio che faceva solo da sfondo ai rumori della strada; subito fuori dalla finestra, rumori ovattati dalle mura ma che comunque pian piano riuscirono ad interrompere quel beato sonno del primo giorno a Parigi.
Pauline entrò correndo verso le finestre,la porta della stanza fece un rumore tale che sì udì anche per strada. Spalancò le serrande in un baleno, uscì dalla stanza, vi tornò in pochissimi secondi mettendo sul comodino un vassoio con della marmellata, due croissant e del latte. Corse ancora fuori, prese un secchio ed un manico di scopa.
-Oddio no, quella finestra no!-Disse Linda Lang in un inglese perfetto ed una pronuncia che non lasciava intendere alcuna provenienza.
-Sono spiacente mademoiselle Linda, ma devo informarti che è mezzogiorno, sarà meglio uscire per pranzare non credi?
-Mademoiselle? Ma che razza di appellativo orrendo è mai questo? Per favore, mi chiamo Linda... Linda e niente altro, ok?-

Heléna osservò bene la stanza, non aveva avuto tempo per osservarla nella notte trascorsa. Era arrivata molto stanca da quel viaggio. Le pareti erano bucherellate un po' ovunque, color   giallo ocra. Vi erano evidenti segni di usura del tempo, scheggiature, graffi; questo le balzò in testa all'istante. C'era un comodino di fianco a lei. Scassato ma di un qualche legno pregiato,doveva essere in noce per quelle che un tempo erano state le eleganti venature. Una cassapanca poco distante era l'oggetto fondamentale della stanza,lì Heléna aveva posato il suo vestiario.
Quando Pauline andò per sistemarglielo, Helèna saltò dal letto facendosi cadere il croissant dalla bocca.
In mente aveva dei familiari flashback di quando aveva poco più di diciassette anni.Sua madre apriva la finestre ogni mattino, ed ogni mattino il timore era sempre lo stesso: il rumore metallico dei proiettili che cadendo dalle tasche danzavano colpevoli sul pavimento.

-No ferma! Lascia lì quella roba!
Pauline si sentì non poco imbarazzata, cercò di far finta di niente e depose i vestiti là dove erano.
-Sì hai ragione Pauline e ti ringrazio per il favore, ma delle mie parti ci infastidisce che qualcuno sistemi i nostri vestiti. Sia chiaro, non ho nulla da nascondere, ma è un'abitudine a mio modo sbagliata che aveva anche mia madre quella di toccare i miei pantaloni; ed io ad ogni mio risveglio avevo il timore di aver lasciato nelle tasche degli oggetti compromettenti. Sai quelle cose imbarazzanti per ogni adolescente Pauline...-

Linda Lang accennò ad un fantomatico elenco che di bocca non le venne mai. Cosa poteva saperne lei di una normale adolescenza? Viveva con il terrore che qualche macchia di sangue le fosse rimasta sulla maglietta o sulla cintura dei pantaloni; era quello il timore con cui  prima di andarsene via di casa aveva guardato la madre ad ogni risveglio, era quello il timore con il quale ora faceva cenno a Pauline di allontanarsi dai suoi vestiti.
Pauline non capì, ma continuò a pulire la stanza facendo finta di nulla.
Pauline passava velocemente uno straccio per terra.
-Ah sì, Pauline devo aver versato della birra sul tuo pavimento... mi spiace.-
Pauline sorrise e andò avanti frettolosamente proprio come era entrata. Il suo sorriso era particolarmente bello, Heléna non poté fare a meno di notarlo e sarebbe anche meglio dire che una persona quasi sempre imbronciata come Heléna, era particolarmente attenta nel notare certe bellezze. Pauline portava in volto delle vistose fossette quando rideva, era bionda e molto magra, “un volto pulito”,pensò Heléna,come mediamente sono le parigine che incontri per il lungofiume.

L'aveva conosciuta all'aeroporto Charles de Gaulle, quando Pauline era appena tornata dal suo viaggio in Italia per far visita ad una cugina di Torino. Linda Lang le si era avvicinata per chiedere informazioni su come raggiungere nel minor tempo possibile il centro di Parigi.
Pauline, ben disposta alla conversazione e visibilmente simpatizzante per gli occhi a mandorla che Heléna portava con altezzosa diffidenza, le offrì ospitalità per la notte.
-Pauline, spero che il resto dei francesi non siano così ospitali come sei tu. - Disse Linda Lang posando delicatamente le labbra su un croissant.
Pauline le mostrò ancora una volta quel suo volto solare e pieno di gioia quando le disse:
-Spero tu voglia scusarmi ma continuo a non capire molto di quello che tu dici, eppure il tuo inglese mi sembra scandito bene.. -
E qui aggiungeremo che anche l'inglese di Pauline era a dir poco perfetto, anche se il dettaglio avrà poca rilevanza.
-Ok Pauline lasciamo stare. Dove mi porti a mangiare?
-Le Baba Bourgeois! É un piccolo locale molto carino che dà sulla Senna, è poco distante da qu.
Heléna scese dal letto con addosso solo un paio di mutande molto strette diremo quasi essenziali che Pauline guardò palesando un certo disagio. Heléna si fermò sulla porta del bagno.
-Ti indigni per le mie mutande o per il mio seno?
-Non avevo mai visto così da vicino il corpo di un' americana.- Disse Pauline.
-Non ricordo di averti detto la mia provenienza..- Pauline allora tirò dalla tasca il suo passaporto.
-Me ne stavo quasi per dimenticare, deve esserti caduto in macchina ieri notte, è lì che l'ho trovato questa mattina. Spero mi perdonerai la curiosità di aver letto che sei una giornalista.
-Sono una fotoreportert per la precisione, mi occupo di fotografia.
-E hai lasciato il tuo strumento nella valigia? Che sfortuna...avresti fatto delle foto bellissime questa mattina, è una giornata stupenda fuori.
-Che peccato!- E l'ironia di Linda Lang era comprensibile solo a Linda Lang mentre raccoglieva delle ciocche di capelli con piccole mollette colorate. Si era tolta anche le mutande ed era nuda dinanzi allo specchio. Notò come la sconosciuta stesse a fissarla sulla porta.
Allora Linda Lang chiese:
-Senti Pauline, non sei lesbica giust?
Le fossette di Pauline risposero:
-No che non lo sono e se lo fossi non potrei guardarti?
-Potresti, certo.
-Immagino che te lo dicano in molti.
-Cosa?
-Sei una bellissima ragazza.
-Grazie, ma non sono americana come c'è scritto sul mio passaporto. Mio padre è cinese, mia madre ha origini inglesi ma ha vissuto maggior parte della sua vita a Singapore.
-Bellissimo, avrai già visto mezzo mondo.
-L'ho già visto tutto a dire il vero.
-Ho capito subito con chi avevo a che fare. Devi essere una fotoreporter di gran carriera quindi.
Heléna storse il muso, poi inclinò una mano quasi spazientita.
-Sì sì, in certi ambienti mi conoscono sin troppo bene, ma per favore non parliamo del mio lavoro. Sono tua ospite no? Cerca di farmi divertire almeno per le prossime ore.
-Hai ragione scusami, a chi piace parlare del proprio lavoro?
-Da brava passami l'accappatoio... smettila di guardarmi il seno! E smettila di arrossire!
-Ok, ok... la smetto!- Rispondeva Pauline.
-Tu invece Pauline? Cosa fai nella vita?
-Io sono una studentessa...studio lingue straniere nell'ambito della traduzione e dei rapporti politici ed economici esteri, alla Sorbonne Nouvelle.
-Un percorso quanto meno impegnativo per un volto rilassato e sereno come il tuo...
-É qualcosa che mi piace...a te non piace fare la fotoreporter?
-Inizialmente a me piacciono molte cose, quando una cosa però inizia a diventare forzata, come nel caso di un lavoro, inizio a provare una forte negazione autonoma ed involontaria.
-Immagino che una persona come te possa fare tante altre cose allora.
-Hai detto bene. Fossi stata più prudente anni fa avrei anche evitato di sentire l'odore della carcassa umana in putrefazione... e credimi, sono cose che chiunque di noi eviterebbe di provare.- E mentre parlava intanto cercava i vestiti che non aveva, poi si rese conto-Emh... Pauline, dovresti prestarmi dei vestiti.
-Nessun problema!- Rispose Pauline mentre consegnava alla ragazza asiatica un golfino e un paio di pantaloni scamosciati dal color violetto.


   
 
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