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Autore: Silvar tales    12/05/2011    6 recensioni
Una raccolta di 7 flash-fic 500 parole/disomogenee dedicate all'Artista.
♠ ~ L'Irreale
♠ ~ Il Contagocce
♠ ~ Le Stelle
♠ ~ La Scorciatoia
♠ ~ La Civetta
♠ ~ L'Armadio
♠ ~ La Pellicola
[Questa raccolta di flashfic si è classificata quarta al "Seven Weeks Contest" indetto da Shark Attack]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Deidara, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Più contesti
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Il Contagocce

Con questa flashfic ho ottenuto [6] punti per un totale di [11] punti nella sfida
- Partecipante al Contest "Seven Weeks - Tutti contro Tutti" indetto da Shark Attack sul forum di efp -


turno: 2
personaggio base: Deidara
personaggio aggiunto: Kisame
prompt: Onore


Nick autrice: Silvar tales (Deidaradanna93)
Titolo: Il Contagocce
Introduzione: Combattere per ammazzare, deridendo gli impotenti bersagli dal suo gradino.

Era come divertirsi a pestare gli insetti.
In fondo siamo solo mercenari. Cosa te ne frega?”

Quella sarebbe sempre stata una spina nel fianco del suo orgoglio.
Genere: introspettivo.
Personaggi: Deidara; Kisame.
Contesto: Shippūden
Rating: giallo
Avvertimenti: flashfic



*

Deidara appoggiò i palmi sul lavandino scheggiato, guardando nello specchio un ragazzo sulla ventina, piuttosto bruttino a dire il vero, con i capelli sporchi e la barba da rifare.
Cominciò a lanciare insulti di ogni genere, mentre cercava un rasoio e un colirio nella borsa.
“Proprio in quest'albergo di merda dovevamo capitare” la congiuntivite lo stava devastando.
Quel giorno gli era risultato praticamente impossibile sostenere lo scontro. Se non ci fosse stato Kisame al suo fianco, con quegli attacchi devastanti che gli davano il tempo di fuggire, probabilmente ora non si troverebbe nemmeno in quel buco polveroso, come malamente definiva la locanda.
“Lamentati di meno, Deidara” affermò l'Hoshigaki, seduto sul letto, con la sua voce gracchiante.
“Sembravo un genin alle prime armi” ringhiò frustato il biondo mentre, piegando la testa all'indietro, rivestiva le sue iridi azzurre con l'acquosa pellicola del farmaco. “Che condizione disonorevole...” Aggiunse poi, maledicendo l'infiammazione che lo limitava.
“Se tutte quelle gocce con cui ti stai impastricciando gli occhi corrispondessero a quelli che hai ammazzato, saresti un uomo d'onore” disse saggiamente Kisame.
“Davvero?” Ribatté ironico il dinamitardo, voltandosi con lo sguardo ad incontrare gli orrendi e minuti occhi bianchi dell'altro.
Ne aveva ammazzata parecchia, di gente. Molta più di quanta ne fosse contenuta in una decina di quelle fiale. Ma poco contava, il numero.
“Ragazzine neanche adolescenti, donne, anziani. E ancora bambini di prestigio, di casate importanti. Tutti su mandato”.
Terminò quell'elenco, osservando circospetto la reazione del compagno.
Quest'ultimo gli rispose con un ghigno, abbassando le palpebre azzurre su quegli occhi inesistenti, soffiando divertito.
“Vuoi dire che il compito di un sicario non è dignitoso? Forse hai ragione...” Concluse, allargandosi in un riso sgraziato.
Deidara osservò con un certo disgusto la fila aguzza di denti che sporgeva dalle labbra sottili, che si muoveva come una tenaglia pronta ad azzannare.
Strinse gli occhi infastidito, cercando di mettere meglio a fuoco gli spazi. Ma non c'era nulla da fare, non si aprivano più di quel misero spiraglio.
“E come combatti?” Domandò l'Hoshigaki, volendo infierire.
Il ragazzo sentì l'ira montare nel petto, ma anche la veridicità della risposta spingere sulla gola, richiedendo di essere vomitata.
“Li ammazzo dall'alto, come mucchi di topi da disinfestare. Non devo neanche guardarli negli occhi. Non li vedo, semplicemente lascio cadere. Veloce e miciadiale, ma impari”.
Impari.
“Sei un vero codardo!” Esclamò Kisame, ascoltando con finta serietà. “Atterrare una persona senza nemmeno poterle sputare in faccia...”
Deidara rise, tormentato.
“Già, dovrei almeno poter finire col culo a terra” disse, avvertendo le pupille restringersi, ferite dalla luce del lampadario.
Era sempre stato cieco di fronte alla sua celata vigliaccheria, non c'era bisogno di trovarsi croste e ciglia incastrate, che gli impedivano di aprire gli occhi.
Combattere per ammazzare, deridendo gli impotenti bersagli dal suo gradino.
Era come divertirsi a pestare gli insetti.
“In fondo siamo solo mercenari. Cosa te ne frega?”
Quella sarebbe sempre stata una spina nel fianco del suo orgoglio.

~


Deidaradanna93 con “Il contagocce”

☑ Originalità
☑ Grammatica
(due errori di battitura)
IC Personaggio Base
☑ IC Personaggio Aggiunto
☑ Plausibilità flashfic
☑ Uso del Prompt
☐ Bonus/Malus
(neutro)
Totale: 6 punti

   
 
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