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Autore: Stephanie86    12/05/2011    5 recensioni
Manca poco al matrimonio fra Bella ed Edward. Ma la ragazza ha altro per la testa. Un segreto...
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Isabella Swan, Sorpresa
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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- Bella, vuoi che prepari io la cena, stasera? - domandò Charlie Swan, mentre apparecchiava la tavola.

- Sei sicuro, papà? Non vorrei che bruciasse qualcosa. -

Bella sapeva che suo padre non era molto bravo ai fornelli. Tuttavia, quella sera si sentiva stanca. Mancavano  due settimane al matrimonio con Edward ed Alice non faceva altro che trascinarla da un negozio all’altro, poiché cercava un vestito adatto per la cerimonia. Bella giudicava che lei stesse bene con tutto. Non c’era niente che non calzasse a pennello sul corpo da folletto di quella vampira.

Ma poi Bella non riusciva a concentrarsi su quelle cose. Non ci riusciva proprio. Aveva altro per la testa, un guazzabuglio di pensieri impossibile da districare.

- Certo, Bella. Lo faccio volentieri. - disse Charlie.

- Grazie.

Preparò un po’ di pasta con il sugo di pomodoro. Ne fece troppa, ma tutto sommato era buona.

Dopo cena, Bella si infilò sotto la doccia e vi restò per una buona mezz’ora. L’acqua calda la rilassò un po’, le distese i muscoli. Il getto d’acqua bollente non le permise di riflettere.

In camera sua, prese il lettore cd e si mise le cuffie nelle orecchie. Le note del Clair de Lune di Debussy le trasmetteva pace, tranquillità, serenità... solitamente.

Ma quella sera no. Quella sera Debussy non poteva aiutarla. Ed era un bene che Edward non venisse. Era a caccia con Jasper ed Emmett.

Pensava... Pensava a...

Non a Jacob. No. Si chiedeva dove fosse finito, perché non si decidesse a tornare... Ma non era al centro dei suoi pensieri. Pensava a...

Qualcosa di bello.

Qualcosa di pericoloso.

Qualcosa di terribile.

Qualcosa di totalmente irrazionale.

Fuori controllo. Si sentiva fuori controllo.

Paura della trasformazione? No. Magari fosse così semplice.

Paura della prima notte di nozze? No. Nemmeno.

Paura dei suoi desideri. Oh, sì. Molta. Paura dei desideri che non riusciva a spiegarsi. Paura di essere pazza, completamente folle. Paura che qualcuno capisse.

Alice. Alice poteva vedere... Com’era possibile che ancora non avesse capito? Che ancora non avesse visto?

Ad un certo punto, si assopì. Quando si destò di soprassalto erano le undici passate. Una cuffia penzolava sulla spalla destra e la musica taceva.

C’era qualcuno lì con lei.

Bella si voltò di scatto verso la finestra. Era socchiusa. Vedeva un pezzo di cielo, le fronde degli alberi mosse dalla brezza notturna.

E lei.

Era venuta anche quella sera.

Rosalie.

La bellissima sorella del suo futuro marito, l’unica componente della famiglia Cullen con la quale non aveva mai instaurato nessun tipo di rapporto, fino a poco tempo prima almeno, sedeva comodamente sul davanzale e la guardava con quei suoi incredibili occhi color ocra. I lunghi capelli biondi le ricadevano sulle spalle come tante onde e il viso angelico aveva assunto un’espressione impassibile.

- Rosalie - mormorò Bella, incapace di muoversi.

Lei abbassò lo sguardo. Entrò nella sua stanza. Alta, statuaria, perfetta.

Bella non poteva fare a meno di sentirsi inferiore.

 

 

- Rosalie... - mormorò di nuovo.

Lungo silenzio. Rosalie si sedette di fronte a lei, sul letto. Le sue narici si dilatarono, inspirando il suo profumo.

- Edward ha sempre avuto ragione... Il tuo odore... É così buono.

Bella deglutì a vuoto.

Ancora. Una rapida carezza. Un brivido lungo la schiena.

Rosalie si sporse e affondò il naso nei suoi capelli scuri e scombinati. Bella appoggiò le mani sulle spalle fredde e marmoree della vampira.

Il silenzio era assoluto, spezzato solo dal respiro di Bella e dal battito tumultuoso del suo cuore.

Rosalie.

Quel viso d’angelo. Quella bellezza devastante, innaturale, da invidiare.

Rosalie, che a sua volta invidiava lei perché era umana.

Rosalie, che aveva iniziato a venire da lei, nella sua stanza, trascinata da un desiderio intenso che aveva cercato di controllare, ma senza successo.

Rosalie che giurava che non sarebbe più venuta e invece... Tornava. Tornava sempre.

Rosalie. Bella si era resa conto di quanto le piacesse pronunciare quel nome.

Lo fece anche adesso. Le sue labbra pronunciarono il nome della sorella di Edward. La vampira rispose con un sospiro, l’alito freddo sfiorò la pelle del collo.

Il basso ventre si aggrovigliò in un nodo di piacere.

Lussuria? Era questo?

Forse.

Rosalie la baciò. Un bacio ansioso, un bacio forte, deciso, freddo ma al tempo stesso rovente. Labbra dure contro labbra morbide, umane. Un cuore lanciato al galoppo e un cuore muto da decenni. Fiato caldo e fiato ghiacciato.

Le mani di Rosalie erano sul suo viso. Quelle di Bella sul suo petto.

Il senso di colpa era bruciante, palpitava come il suo cuore, ma non poteva ascoltarlo, non aveva la forza di ascoltarlo.

La mano della vampira sotto la sua maglia, sulla pelle calda. Un ringhio che saliva alle labbra.

Non ho paura, non ho paura, si ripeteva.

Aveva paura, invece. Non che la uccidesse, ma di quello che facevano.

La sua bocca si posò sul suo collo. Bella gemette sommessamente, si avvinghiò saldamente a quel corpo duro.

Un altro bacio. Più profondo stavolta. Le lingue si cercarono, frementi d’impazienza.

Durò poco. Poi Rosalie prese la sua mano, se la portò alle labbra, scoprì il polso e baciò le vene che si intersecavano. Vene nelle quali scorreva il sangue dolce, che lei avrebbe voluto assaggiare.

Il suo viso esercitava un’attrazione irresistibile.

Bella cercò ancora le labbra fredde. Le cercò, le trovò, lei le dischiuse apposta per permetterle di gustarle meglio.

Non le bastava mai. Voleva di più. Voleva sentire le sua mani sul suo corpo. La lingua nella sua bocca, come poco prima.

Ma Rosalie si allontanò. Non poteva sopportare oltre. I suoi occhi dorati adesso erano neri come la notte. Aveva sete.

- Non posso restare... Devo andarmene. - sussurrò, con quella voce armoniosa.

- Tornerai?

Non rispose. Ma sì, sarebbe tornata. Tornava sempre.

- Cosa mi hai fatto, Isabella?

Il suo nome per intero pronunciato da Rosalie scatenò un brivido potente che la fece sospirare.

Cos’ho fatto io?, si chiese, la gola secca, incapace di emettere suoni. No. Cosa mi hai fatto tu, Rosalie...

 

***

   
 
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