I want to break Free
They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.
12.
The essence of the paintings
“I miei quadri non vengono fuori mai
come me li aspettavo,
ma di questo, non sono mai sorpreso"
È
proprio
vero che tenere la mente occupata aiuta a non pensare a ciò
che affligge.
Stamattina,
appena sveglia, sono fuggita a passo felpato dalla stanza di Alec, come
se
fossi stata un ladro, ho rimesso tutto come avevo trovato con la
differenza che
gli ho rifatto il letto per lasciare un piccolo segno della mia
presenza
notturna e poi, sono fuggita. Da quando ho aperto gli occhi
è come se vedessi
due cose contemporaneamente, riesco ad osservare quello che mi circonda
ma,
nella mia mente, è stampata l’immagine vivida di
Alec e la bionda che si
baciano, quasi fosse successo veramente dinanzi a me.
Il
tenermi
impegnata è l’unica cosa che mi permette di
offuscare questo pensiero.
Fortunatamente Logan ha passato tutta la mattinata con me a cercare di
tradurre
le solite scritte, mi ha sottoposto nuove foto delle incisioni
modificate,
apparse da poco sul corpo di Max, ed il preoccuparmi della transgenica
mi ha
fatto evitare di preoccuparmi per me stessa.
So
che non
dovrei preoccuparmi, che il mio è un pensiero infondato,
dettato dalle mie sole
paure infondate ma è come se la mia mente avesse tramutato
quell’immagine del
bacio sognato in realtà. Sono certa che da un momento
all’altro mi ritroverò ad
affrontare questa situazione. E ne sono terrorizzata.
Prima
di
andare via, insieme a Max, Logan deve aver notato qualcosa in me.
-Tutto
bene, Annie? Sei un po’ troppo taciturna.- Ha sondato il mio
volto alla ricerca
della risposta che, sapeva, non gli avrei dato.
-Niente
di
particolare, sono un po’ preoccupata per tutto questo.-
Risposta in parte vera.
È impossibile non preoccuparsi della situazione
“the freak” quando nello
schermo della televisione si vedono notiziari che lasciano parlare
cittadini,
offuscati dall’odio per noi mutanti. Ma questa è
una preoccupazione con cui,
tutti, viviamo costantemente.
Nonostante
ciò Logan ha lasciato cadere il discorso con uno sguardo
apprensivo che mi ha fatta
imbestialire con me stessa. Già io non riesco ad essere
rilassata, perché farsì
che anche gli altri si debbano preoccupare, quando hanno tanti altri
problemi
di cui occuparsi? E i sensi di colpa continuano a sommergermi tanto
che, quando
Logan è andato via dal quartiere generale dove stavamo
lavorando, sono andata a
cercare un posto isolato dove poter continuare a tenere la mente
occupata con
intricati schermi in lingua arcaica. Ma soprattutto dove nessuno
può trovarmi.
Dopo
diverse ore di traduzione, senza pause o interruzioni, non ne posso
più, sono
stanca e annoiata da questa roba. Ormai è diventata una
sfida riuscire a capire
il significato di questi simboli, ma per il momento sono loro a vincere
contro
la mia mente transgenica. Certo che Sandeman avrebbe potuto creare una
traccia
genetica nel DNA di qualcuno dei suoi prodotti di laboratorio, cosi
avrebbe
evitato che noi facessimo tutta questa faticaccia.
Inoltre,
in
questa stanza buia e con l’unica finestra murata, fa
decisamente freddo e la
mia povera mano, intenta a scarabocchiare appunti su di un blocco, si
è
completamente congelata. Oggi non mi va bene nulla. Forse è
meglio cercare un
altro posto dopo potermi rifugiare.
In
questa
zona di Terminal City sembra che non ci sia nessuno, quasi tutti gli
altri
transgenici hanno optato per edifici più vicini al centro
operativo per poter
collaborare o sentirsi parte attiva della resistenza, lasciando liberi
alcuni
dei palazzi più vecchi e, sinceramente, messi peggio. A
parte il pregnante
odore di umidità che sprigiona l‘edificio, tutto
sembra ancora più disastrato,
molti muri se ne cadono a pezzi e molte finestre sono state chiuse,
murate
dall’interno. Chissà per quale motivo. Magari in
questo palazzo ,gli scienziati
che lavoravano a Terminal City prima che divenisse una zona
biologicamente
pericolosa per la salute umana, facevano esperimenti dannosi. Mi
ricorda
vagamente l’oscurità di Manticore.
Oltre
ai
miei passi l’unico rumore che riesco a sentire è
la pioggia battente che si
infrange su gli unici vetri lasciati liberi nel corridoio. È
un rumore
rassicurante quanto snervante. Mi appoggio ad una finestra non murata,
ma usurata
dal tempo, osservando il cielo grigio da cui pesati gocce di acqua
continuano a
cadere insistenti verso terra sprigionando umidità. Sembra
quasi che la natura
si senta come me oggi. Triste e abbattuta. E voglia sfogarsi facendo
divenire
malinconico il paesaggio, già devastato, abbattendo
l’animo umano. Si, oggi
sono decisamente in sintonia con il tempo. Mi viene in mente il giorno
in cui
sono arrivata a Seattle, quando mi sono rifugiata in quel palazzo
disabitato
attendendo che la pioggia terminasse per poter raggiungere i miei
simili a
Terminal City. Chi avrebbe mai pensato che mi sarei sentita cosi
terribilmente
gelosa e irritata per una situazione inesistente?! Per un ragazzo poi!
Un
rumore
offuscato mi distoglie dai miei sciocchi pensieri. Proviene dal piano
sopra da
dove, sembra, sia caduto qualcosa. Meglio andare a controllare. Con
passo
felino faccio i ventidue gradini che mi permettono di arrivare al
4° piano, su
una porta c’è un cartellino metallico sporco e
ingiallito: Zona Laboratorio C5.
Questo posto mi piace sempre meno e mi ricorda sempre di più
Manticore.
C’è
sicuramente qualcuno che si muove credendosi solo, potrebbe essere un
transgenico o , nelle più tremende ipotesi, un uomo di
White, quindi è meglio
essere cauti e avvicinarci con prudenza. La porta della stanza da dove
provengono i rumori è spalancata, come un soldato mi ci
avvicino e sbircio
dentro. La camera sembra tinteggiata da poco ma irrimediabilmente
sporca,
strapiena di strani quadri e con grosse chiazze di vari colori sparsi
ovunque.
Mi sporgo un po’ di più e mi trovo davanti gli
occhi una scena che mi fa
sorridere: Joshua tutto imbrattato di vernice colorata, perfino nei
capelli,
balla sculettando al ritmo di musica grazie a delle cuffiette e, a
ritmo, continua
a disegnare su una tela oscurandomi, però, la vista del
futuro quadro.
Pericolo
scampato. È solo il cucciolone che si diletta nella sua
arte. Con calmi mi ci
avvicino, per non farlo spaventare, osservando la miriade di quadri
terminati.
La sua sembra arte surrealista, in alcune tele lascia delle grandi
macchie di
colore nero al centro per utilizzare dei colori sgargianti verso
l’esterno, in
altre, i colori sono mischiati e amalgamati mentre quelli alla mia
destra
sembrano ritratti un po’ contorti.
Mi
avvicino
ad uno in particolare, è una donna di colore con i capelli
mossi legati in una
coda fluente, il viso è rilassato e dolcissimo, mi infonde
una certa pace e
tranquillità. Joshua è davvero un grande artista!
Il
transgenico si accorge della mia presenza con la coda
dell’occhio e
inevitabilmente sobbalza sorpreso, rovesciando un barattolo di vernice
rosso
che finisce in parte sul mio pantalone lasciando una bella chiazza. Io
non mi
scompongo più di tanto e abbandono la vista del quadro per
prestare attenzione
al mio amico.
-Ah
sei tu,
piccolina. Non ti ho sentito arrivare, pensavo di essere solo.- Urla un
po’ più
del dovuto, imbarazzato per aver combinato un mezzo danno. Non capisco
perché
tutti o quasi continuano a considerarmi piccolina, non sono poi cosi
giovane,
anzi ho appena un anno in meno al capo della nostra resistenza.
Nonostante
questo pensiero sorrido al transgenico allontanando le cuffie dalle sue
orecchie.
-Scusami
Josh, non volevo disturbarti.- Mi sento quasi in colpa per averlo
interrotto.
-Non
preoccuparti. Cosa ci fai qui tutta sola?- Ammettere che volevo stare
da sola
per non dover incontrare Alec non mi sembra proprio la risposta
più adatta.
-Mi
serviva
un posto tranquillo dove potermi dedicare alla traduzione delle scritte
di
Sandeman.- Una mezza verità è più
accettabile. Joshua posa su un ripiano i
mezzi della sua arte e si avvicina a me e al quadro che stavo
osservando
fissandolo in maniera strana.
-Sei
davvero un artista nato Josh!- Anche io riposo gli occhi su quella
donna
sconosciuta che acquieta il mio animo. Lui sospira guardandola per poi
rivolgersi a me con sguardo triste. In realtà non mi vede,
è come se stesse
facendo un tuffo nei ricordo, ricordi non piacevoli
dall’espressione del suo
viso.
-Questa
è
Annie Fisher. Era Annie Fisher. Una mia amica, l’unica umana
che mi ha fatto
sentire accettato per quello che sono. Era cieca e White l’ha
uccisa.- Un nodo
mi sale alla gola impedendomi di respirare mentre un senso di malessere
mi
invade. È triste, troppo triste quello che ho sentito, in un
attimo la mia mano
si posa lieve sulla spalla enorme di Joshua, in segno di dispiacere.
Non è
compassione la mia. Tutt’altro. So fin troppo bene cosa si
provi a non essere
accettati, in fondo è per questo che stiamo combattendo, ma
perdere l’unica
ancora di redenzione, in questo mondo di perdizione, deve essere
straziante. La
mia è solidarietà.
-Mi
dispiace!- Frase stupida e pronunciata con voce quasi rotta, ma lui
sembra
capirmi e torna a fissare le mie iridi accennando un lieve sorriso,
quasi debba
essere lui a consolare me.
-Ho
avuto
l’occasione di rifarmi su White, di ucciderlo e vendicare la
povera Annie che
non centrava assolutamente nulla in tutto questa, vittima solo di
essere amica
di un’esemplare da laboratorio, ma non l’ho fatto.
Max ha placato il mio odio
prima che dimostrassi di essere quello che tutti si aspettano dai
mostri.- La
rabbia che scaturisce dalle due parole è grande eppure non
mostra alcun
pentimento per quello che non ha fatto. Uccidere quel maledetto di
White.
-Sei
stato
incredibile Joshua. Io al tuo posto non credo sarei riuscita a
trattenermi.-
Chi se ne importava di quello se eravamo noi ad uccidere un umano, per
tutti
quei transgenici che hanno ucciso loro, un semplice umano non fa la
differenza.
Se poi quell’umano mi ha ucciso la cosa più cara
che ho... Per un attimo mi
passa per la testa l’immagine del corpo di Alec senza vita,
per terra, senza
che i suoi occhi verdi possano di nuovo illuminare il mondo e prendermi
in
giro. Una dolorosa stretta al cuore mi impedisce di continuare il mio
orrendo
pensiero. Perché la vita è cosi ingiusta da
doverci far vivere con questa
angoscia perenne?
-Non
è
vero, piccola. Anche tu avresti fatto come me. È per il bene
di tutti i nostri
fratelli.- Rassegnazione. Ecco cosa sento nella sua voce. Eppure ha
ragione.
Noi non siamo come quei luridi che ci danno la caccia, noi siamo
migliori e
quello che ha fatto Joshua è stato un modo per dimostrarlo.
Anche se la voglia
di vendetta era immensa, lui ha saputo mettere il benessere della massa
davanti
al suo. Solo ora comincio a capire il perché della costante
e forte
preoccupazione di quel transgenico in ogni vicissitudine. Ha fatto
un’enorme
sacrificio e non deve essere sprecato.
Con
slancio
mi avvicino e lo abbraccio per quello che riesco. Sento la sua
malinconia
scorrermi dentro ed è quasi insopportabile. Restiamo in
silenzio per un po’,
finche riesco a impedire a quelle due dannate lacrimuccia salate di
venir fuori
e far sentire ancora più male il mio amico. Quando ci
allontaniamo sembra che
il momento triste sia passato. È riuscito, ancora una volta,
ad andare avanti.
-Mi
fai
vedere i tuoi altri quadri?- Glielo chiedo quasi timorosa ma lui
sorride alla
mia richiesta. Non comprendo come la gente normale non riesca a capire
la
bellezza di quel sorriso ma ne abbia paura.
In
un’ora
Joshua mi ha mostrato molte delle sue tele, raccontandomi aneddoti
interessanti
come il suo breve tuffo nel mondo della vendita dell’arte
grazie al mio
transgenico preferito, la nascita dell’idea della nostra
bandiera e il ritratto
di come lui vede Max.
La
mia
curiosità è stuzzicata da due tele quasi
sovrapposte di natura completamente
diversa. Il metodo è lo stesso, grandi chiazze di vernice
che si mescolano con
vari materiali come carta. Se li si osserva bene sembrano simili ma a
prima vista
sono completamente diversi. Uno cosi cupo e scuro, l’altro
più luminoso e
gioioso. Non c’è bisogno di chiedergli cosa
rappresentino, Joshua mi affianca e
comincia a spiegarmi il significato.
-È
Alec
questo.- E ti voleva parere che io non beccavo giusto il quadro che
ritrae la
sua essenza! Non rispondo e continuo a sentire le parole del
transgenico. -Il
primo quadro l’ho fatto parecchio tempo fa.- E mi indica la
tela scura.
-Alec
è
stato sempre un ragazzo strano. Tiene tutti i suoi sentimenti e
pensieri per
se. Non gli piace mostrare le sue debolezze e si nasconde dietro il suo
sorriso. Vedi questa parte scura? L’abbiamo tutti noi.
È quello che ci portiamo
dentro da Manticore perché ci segnato tutti, chi
più come lui, chi meno. Lui si
sentiva in colpa per aver impedito a Max e Logan di vivere la loro vita
a causa
del virus e per tutte le cose sbagliate che ha fatto ed è
stato costretto a
fare quando era lì.
-Quando
siamo fuggiti abbiamo cercati di rimediare agli errori e alleviare
l’oscurità
del nostro cuore, ma lui ha avuto più difficoltà
nel farlo. Se la portava
dentro gelosamente mascherando il tutto con la sua aria spavalda e
allegra. I
colori brillanti indicano proprio questa sua apparenza.- Era un Alec
che io non
conoscevo quello che Joshua descrive. L’ho intravisto una
sola volta, quando
ferito lo portavo nell’infermeria per curarlo dopo
l’incursione di quella banda
di umani a Terminal City. Quando si era aperto accusando se stesso di
troppe
cose sbagliate. Eppure io non riesco a vederlo cosi. Osservo il secondo
quadro,
più luminoso, forse più Alec come lo conosco io.
-Quest’altro
invece è Alec da quando è riuscito ad alleviare
il suo peso. Da poco tempo. Ha
permesso a Max di liberarsi di quel virus e si è dedicato
anima e corpo alla
resistenza essendo presente in ogni occasione. Anche in quelle
più pericolose.
E con il tempo si è aperto, ha fatto uscire
l’oscurità dimostrandosi per quello
che è veramente, un gran bravo ragazzo.- Prende un profondo
respiro
sorridendomi e continuando.
-Quando
ti
fa arrabbiare, Annie, è più forte di lui. Tu gli
piaci e quello è l’unico modo
per starti vicino che conosce, si diverte con te. Non l’ho
mai visto
comportarsi cosi con nessuno. E, bhè ad essere sincero...
non ho visto nessuno
rispondergli a tono come fai tu. Lo fai divertire e stare bene.- Non
riesco a
trattenere l’imbarazzo e so per certo che sono arrossita.
Spero che lui intenda
“piacere” per qualcosa di fraterno, come se mi
preferisse agli altri
transgenici come una sorellina ma non ne sono certa. Sono
così palesi i suoi
sentimenti? Oddio che confusione!!
-Anche
io
lo apprezzo nonostante sia uno sbruffone so-tutto-io.-
Sorrido un po’ sforzata cercando qualcosa per cambiare
discorso. Joshua non
aggiunge altro lasciandomi ancora più imbarazzata e
consapevole di quanto io
adori quel maledetto sbruffone.
Fortunatamente
il transgenico riprende il giro delle spiegazioni passando ad altri
quadri. Uno
dei più interessanti è quelli di Max. Loro due si
conoscono da tempo e il
rapporto che li lega è più profondo di quanto
pare, a Joshua brillano gli occhi
quando parla di lei. È possibile sentire palesemente dalla
sua voce il bene che
prova per la transgenica, la sua cucciolina come gli piace chiamarla.
Improvvisamente
un fastidioso rumore elettronico ci distrae dalla nostra chiacchierata,
Joshua
afferra il suo cercapersone attaccato alla cintura del pantaloni
annunciando
che Max lo sta cercando, quell’affare lo hanno tutti,
è arrivato il momento di
recuperarne uno anche per me.
Insieme
usciamo dalla stanza lasciandola aperta e ci avviamo verso la sede
principale
di Terminal City continuando a parlare. È davvero bello
stare con Joshua, mi
piace molto il suo modo di pensare e molto spesso mi scopro a
condividere le
sue idee. Dobbiamo chiacchierare più spesso. Mi piace
sentire quello che è
successo quando io non c’ero e lui non mi spinge mai a
raccontare del mio
passato, anche se magari ne è curioso.
Max
è
insieme a Logan, Original Cindy, Mole e Damon, il ragazzino che
purtroppo
venerava Alec, intorno al tavolo carico di munizioni e altri oggetti,
intenti a
parlare magari organizzare un’altra spedizione notturna. Mi
farebbe bene uscire
da Terminal City e mettermi sotto pressione. Quando io e Joshua
entriamo i loro
volti si girano verso di noi rendendoci partecipi di quella riunione
improvvisata finche Max non mi chiama in disparte.
-Ehi
Annie
mi accompagni ad interrogare le nuova arrivata?- Avrebbe potuto
ordinarmelo ma
non lo ha fatto, mi ha lasciato libera scelta. Se accetto,
però, sarò costretta
a vedere quella biondina vicino Alec, insieme nella stessa stanza, e la
cosa mi
terrorizza.
-Perché
io?
Non ho molta esperienza.- Complimenti Annie, scusa più
idiota non la potevo
trovare. Tutta colpa di quel transgenico che si è insidiato
nella mia mente e
riesce a scombussolarmi con uno stupido sogno.
Lei
mi
osserva un po’ scettica, sta pensando la stessa cosa ma non
mi dice nulla e
risponde alla mia domanda come se fosse lecita. –Quando ci
sei tu in giro Alec
si comporta meno da idiota o per lo meno, concentra la sua idiozia su
di te.
Non ho alcuna voglia di destreggiarmi tra le sue battutine, ho bisogno
da una
spalla.-
Che
abbia
capito tutto?! Ho il lieve sensore che Max abbia annusato qualcosa su
di me e
Alec... sempre che questo qualcosa
esista davvero e non sia solo un mio bel film. D'altronde tra noi ci
sono stati
solo... tre baci di cui due quando non ero completamente lucida. Magari
sono
stati solo degli attimi di debolezza, la necessità di
sentirsi vicino a
qualcuno...
Grandissima cazzata e lo sai bene.
Maledetta
coscienza. Ok, lo odio ammettere, ma forse Alec mi piace più
di come un
semplice amico e forse, dico forse, il sogno ne è stato una
conferma, ma questo
non significa nulla. Tra me e Alec non c’è nulla,
non ne abbiamo mai parlato e
non ne sento il bisogno di farlo, punto.
-Certo puoi
contare su di me.- Prima o poi dovrò affrontare questa
stupida fantasia.
--- Autrice ---
Dovete scusare il capitolo di "passaggio" ma ci tenevo a dedicarlo ad uno dei personaggi che mi ha fatto emozionare.
Inoltre voglio rigraziare Aia Cullen che, in ogni recensione, riesce a mettere di buon umore e trovare la voglia per continuare a scrivere questa storia.
Infine, grazie a chiunque continui a legge i miei capitoli.
Cartina di Seattle -> qui.