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Autore: Driz    13/05/2011    5 recensioni
finalmente sono riuscita a scrivere una ff!!! sempre klaine perchè di quei due non ne avrò mai abbastanza. Una mia cara amica mi ha aiutato moltissimo a scriverla e a revisionarla ed è diventata un pò la mia musa ispiratrice. Comunque.... parla di Kurt e Blaine alle prese con la chimica !
P.S.: ogni riferimento alla mia prof di scienze è puramente casuale :)
besos, Gio
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Il nucleo atomico è costituito dalla parte centrale dell’atomo dove è concentrata quasi tutta la sua massa. Il nucleo dell’atomo è costituito da un certo numero A di particelle chiamate nucleoni. Queste particelle compaiono sotto due forme distinte: protoni e neuroni- ripeté Blaine almeno per la settima volta e Kurt strabuzzò gli occhi confuso.

Erano seduti alla scrivania l’uno di fianco all’altro nella camera di Kurt. Inizialmente i due non si erano trovati per passare uno spassoso pomeriggio a studiare chimica ma i loro piani dovettero cambiare radicalmente quando il ragazzo si ricordò improvvisamente che il giorno seguente sarebbe stato interrogato in scienze. Scienze non era di certo la sua materia preferita ma bene o male aveva una buona media e non voleva assolutamente rovinare quella B che aveva tanto sudato a ottenere. Biologia non gli dispiaceva affatto ma chimica riusciva a rendergli le idee poco chiare più di qualsiasi altra cosa. Com’era possibile che esistessero delle microscopiche palline blu, bianche e arancioni che ruotavano vorticosamente in tutte le direzioni? Era impossibile da immaginare e allo stesso tempo inquietante se ci pensava bene. In quel momento si sentiva più tonto di Britt dato che Blaine riusciva a raccontargli con così tanta scioltezza e facilità di protoni e neutroni che faceva sembrare la materia una figata assurda. UNA FIGATA ASSURDA.

Kurt non riusciva a capire come i nerd del club di chimica del McKinley potessero trovare divertenti quelle cose. Interessanti o affascinati magari. Ma tutt’altro che divertenti!

- Dai, non fare quella faccia. Questa non è ancora la parte difficile -

- Stai scherzando, vero?-

- No… comunque penso che il prossimo capitolo, quello sulle reazioni nucleari, sia un po’ complicato ma dato che sei un ragazzo intelligente non avrai problemi. Poi vedo che stai cominciando ad appassionarti e questo renderà tutto più semplice- disse ridacchiando e poi si alzò dalla sedia.

- Direi di no secchione-

- Ma come siamo simpatici oggi mr. Hummel- gli rispose spavaldo avvicinandosi sempre di più al viso del suo ragazzo fino a sfiorargli le labbra – ammettilo, il secchione ha il suo fascino- ammiccò Blaine azzardando un’espressione tremendamente sexy che solo con ore e ore di pratica allo specchio si può ottenere. Il giovane Kurt, preso un po’ alla sprovvista, iniziò a balbettare: tutti quei pochi sani neuroni che gli erano rimasti erano andati in vacanza.

- Su, ritorniamo alla fisica-

- Stiamo studiando chimica- lo corresse il moro divertito

- Eh, appunto, quello che ho detto io. Sto cominciando a capire qualcosa, nulla è perduto- mentì il ragazzo già preoccupato per l’esito della sua interrogazione. Vedeva una D impressa sul registro, gli facevano persino male le orecchie solo a immaginare la sfuriata post-interrogazione della prof e si sentiva addosso lo sguardo inceneritore dei compagni costretti a fare una verifica a sorpresa. Forse era meglio non pensarci; bisognava solo concentrarsi sull’argomento di studio e no lasciarsi distrarre dal proprio ragazzo che intanto aveva iniziato a gironzolare per la camera guardando nei cassetti e nell’armadio. Kurt non era infastidito dalla sua presenza anzi, era felice che Blaine si stesse impegnando ad aiutarlo. Non voleva inaugurare il suo ritorno a scuola con un insufficienza.

 

***

 

Ci teneva molto alla sua media scolastica: con una bella A in una materia per lui difficile riusciva a sentirsi fiero di sé stesso e i suoi ottimi voti gli avrebbero garantito una borsa di studio per il college o un buon posto di lavoro se fosse andata a monte la sua carriera come cantante nei musical di Broadway. Aveva il massimo dei voti in quasi tutte le materie eccetto scienze e una B stiracchiata in educazione fisica. Non voleva essere un perdente provinciale costretto a vivere in quella città demotivante che era Lima.

 

Inoltre non era nelle grazie della prof di scienze e questo giocava a suo sfavore. L’insegnante aveva circa sessant’anni e bisognava ammettere che li portava abbastanza bene. Forse era merito della tinta biondo platino o di tonnellate di creme anti-rughe effetto lifting ma aveva un aspetto piuttosto giovanile. Il suo guardaroba era ricco di capi neri di dubbio gusto che amava coordinare con ballerine, anch’esse nere. Da come si vestiva poteva ricordare un mangiamorte: indossava magliette (nere) di tre taglie più grandi e pantaloni a zampa di elefante (sempre neri). Ovviamente l’ombretto nero, o marrone salvo rare eccezioni, non poteva mancare. Ne applicava parecchio evidentemente era disperata per le occhiaie che aveva. Ogni giorno veniva a scuola con una borsa di Louis Vuitton, Gucci o Prada e si vantava sempre della loro autenticità. Il che faceva riflettere dato che si lamentava spessissimo del suo stipendio ma alla fine poteva anche permettersi dozzine di bracciali di Tiffany e le borse più in voga.

Secondo voci di corridoio, mai smentite o confermate, suo marito era una specie di fruttivendolo-pescatore che aveva un negozio di alimentari in centro. Magari aveva vinto alla lotteria ma era piuttosto improbabile dato che viveva ancora a Lima e non alle Bahamas. Inoltre, era nota in tutta la scuola come la prof isterica e logorroica che amava raccontare agli studenti come metteva l’eyeliner prima di venire al lavoro e poi si metteva a strillare come un’aquila quando si accorgeva che qualcuno non era per niente interessato a quello che diceva . Aveva anche una strana passione per la bigiotteria e per i turbanti da beduino arabo che portava come scialle sulle spalle. A volte poteva anche essere simpatica quando raccontava della sua vita ma finiva sempre per stordirti con tutte le cagate che diceva.

 

***

 

- Ehi Kurt, ci sei ?- chiese Blaine notando che aveva alzato lo sguardo dal libro e stava fissando il vuoto perso nei suoi pensieri. Quando la mano del moro gli toccò la spalla e si risvegliò finalmente dalla catalessi che lo aveva colto. Si accasciò sulla scrivania e iniziò a sbattere la testa contro il libro.

- Forse così imparerò qualcosa- sospirò scoraggiato aumentando intensità e forza del movimento.

- Che stai facendo? Aspetta, aspetta mi unisco anch’io!- esclamò Blaine imitandolo.

- Lo trovi divertente?- domandò mettendo il broncio e fissandolo con aria critica.

- Dai, non fare drammi. Adesso ci concentriamo e iniziamo a studiare seriamente. Ti aiuto io. Sono le cinque in punto e per le sette devo essere a casa. Ce la possiamo fare. Io inizio a leggere un paio di volte il paragrafo, poi ti dico la prima parte della definizione e tu la concludi. Ripeteremo tutto finché non la saprai benissimo. Vedrai che è più facile a farsi che a dirsi-

- Mi fido di te- concluse Kurt sedendosi composto sulla sedia incrociando le gambe e porgendo il mattone di scienza a Blaine.

 

***

 

- Ok, basta. Sai tutto! Prenderai A !!- 

- No, non sono ancora sicuro. Allora, il numero atomico è-

- Basta, sai tutto alla perfezione. Fidati di me. Se non prendi A ti prometto che ti porto fuori a cena!-

- Hmm, a questo punto potrei fare apposta a prendere una B-

- Non ne saresti capace-

 

***

 

La sveglia suonò puntuale alle sette meno cinque, Kurt si alzò raggiante dal letto: era pronto a prendere la sua prima A in chimica. Non era mai stato così felice in tutta la sua vita di andare a scuola, era in fibrillazione, non aspettava altro che essere interrogato in chimica. Era dalla prima ora che scalpitava come un cavallo irrequieto e finalmente arrivò l’attesissima ora di scienze.

Seduto al primo banco, di fronte alla cattedra fu il primo a salutare la prof che aveva appena varcato la soglia della porta. Non era tanto in ansia, in fondo era come cantare alle regionali e Blaine gli aveva dato tutti i consigli che servivano.

- Buongiorno!- esclamò sorridendo.

- Cos’è tutta questa gioia Hummel? Spero sia per l’interrogazione. Vieni alla cattedra.-

Kurt non se lo fece ripetere due volte e schizzò veloce come un razzo verso l’insegnante. Doveva rilassarsi e ascoltare il suo ragazzo. Doveva sole essere logorroico, tremendamente logorroico. Doveva parlare così tanto da farle venire l’emicrania. Quello era l’unico modo per sorprendere l’insegnante e allo stesso tempo infastidirla. Alla prima domanda rispose calmo e posato poi iniziò a dire tutto quello che sapeva dando anche esempi coerenti. La prof era meravigliata ma già dopo due minuti che parlava iniziò a storcere il naso e a massaggiarsi le tempie.

- Ok, a posto – disse seccata.

- Aspetti, non ho ancora-

- Hummel a posto o mi farai rimpiangere di averti messo A+ -

 

Suonò la campanella e non appena l’insegnate uscì dalla classe, Kurt prese l’Iphone e scrisse un messaggio a Blaine.

“ Ho preso A+. Non smetterò mai di ringraziarti. Ti adoro.”

Blaine, siccome aveva in serbo una sorpresa per lui, decise di non rispondergli.

Il ragazzo passò tutto il pomeriggio in giardino sorseggiando una bibita fresca e pensando alla sua gratificante interrogazione. Passarono le ore ma non arrivò nessuna risposta. Molto probabilmente era rimasto senza credito o non aveva il cellulare a portata di mano. Era ora di cena e andò in cucina per unirsi alla sua famiglia che intanto aveva iniziato a mangiare.

- Potevate almeno aspettarmi o preparare anche per me!- esclamò irritato avvicinandosi al tavolo al centro della stanza.

- Ma stai zitto Kurt!- gli rispose il fratello Finn in un tono abbastanza maleducato mentre si stava abbuffando di maccheroni. Il ragazzo stava per rispondergli per le rime ma suonò il campanello. Raggiunse la porta e l’aprì.

- Bonne soir, mon cherì!- esordì Blaine con un sorriso raggiante e poi lo abbracciò affettuosamente- ho un tavolo per due prenotato al ristorante francese che ti piace tanto. Muoviti, non vorrai mica fare tardi!- lo strattonò per un braccio e lo trascinò fuori.

- Bon appetit ragazzi! E non fate tardi- li salutò Carole con la mano dopo aver chiuso a chiave la porta.

 

  
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