3. E’
cambiato il
vento
Il vento tirava
forte sugli infissi delle finestre in Grimmauld Place. Non avrei mai
considerato quel numero dodici come una casa vera e propria, ma
sicuramente in
quel momento sembrava molto più accogliente e sicura di
Londra e della sua
infernale bufera.
“Bel
tempaccio, non
trovi?” La voce di Harry mi riscosse dalla mia contemplazione
degli schizzi
della pioggia sulla finestra – creava degli strani arazzi.
Stavamo analizzando
insieme il fascicolo aggiornato su
Alexius Tiger– Harry era finalmente riuscito a
rinchiuderlo ad Azkaban e
io dovevo fare in modo che ci restasse per
l’eternità. Era appena rientrato in
salotto per una capatina verso il bollitore del tè.
“Tieni.” Mi offrì una tazza,
riprendendo la sua posizione accanto a me. Mi bastò un sorso
per riconoscere
l’ormai classico ‘rimedio segreto’ di
Madama Chips.
“Cannella,
miele,
camomilla, fiori di mimosa, ed essenza di elleboro. Questo non
è tè, Harry.”
“Certo
che non …”
lasciò la enne a metà “Tu lo
sapevi!” Mi accusò. In effetti, era vero.
“Hai
sempre saputo quali fossero gli ingredienti,” non riuscii a
trattenere un
risolino compiaciuto alla sua espressione assolutamente stupita,
leggermente
delusa, e pure un po’ buffa. “Mi hai fatto pregare
Madama Chips in ogni
corridoio di Hogwarts per sei lunghissimi anni, e per gli altri
quattro, mi hai
fatto assaggiare quella cosa appiccicosa giallastra e
stomachevole.” Nel
linguaggio criptato di Harry Potter: il miele.
“Mi
dispiace?”
Chiesi, non proprio seriamente dispiaciuta. Avevo scoperto gli
ingredienti
della tisana di Madama Chips per caso leggiucchiando in biblioteca
durante il
quarto anno. Non gliel’avevo mai detto perché,
beh, era più divertente così.
“No,
che non ti
dispiace. Approfittatrice!” Mi strappò la tazza
dalle mani, e con una rapidità
che posso concedere fosse dovuta al suo addestramento da Auror,
incominciò a
solleticare, leggermente ma inesorabilmente, ogni più
piccola parte del mio
corpo che riusciva a raggiungere. Era un mostro. Il mostro del
solletico. Le
mie proteste risultarono assolutamente inutili.
“Neanche
a te
sembrava dispiacesse.” Brontolai tra una risata e
l’altra. Si fermò. Una mano
sul mio fianco destro, l’altra dietro la nuca. Il suo corpo
pigiato sul mio,
contro il divano. Una posizione decisamente compromettente, ed
estremamente
confortevole.
“Certo
che non mi
spiace. Non mi è mai dispiaciuto.”
Sussurrò, prima di tirarci su entrambi. “Tu
ci sei sempre stata per me. Volevo riuscire a ricambiare il favore,
almeno per
un po’. Amo prendermi cura di te.” Aveva abbassato
lo sguardo, e stava
guardando le nostre dita giocare come avessero una vita propria. Le
intrecciai.
“Sì,
lo so.” Non
c’era davvero bisogno di tante altre parole.
“Harry.
Me la dici
una cosa? Come fai ad accorgertene? Non mi sbircerai mica
l’agenda?”
“Ah.
Quei puntini
stanno per quello?!” Gli tirai un buffetto sul viso.
“Ahi!” Non
gli avevo fatto minimamente male, ma gli
era sempre piaciuto lamentarsi dei miei schiaffetti senza conseguenze.
Erano
sempre meno pericolosi di quando usavo le unghie. “Non me ne
accorgo sempre.”
Continuò.
“Spesso.”
Risposi,
sicura.
“Beh,
ti conosco da
più di dieci anni.”
“Anche
Ron mi
conosce da più di dieci anni, siamo stati insieme un anno e
mezzo, e non se ne
mai, e sottolineo mai, accorto da solo.” Meglio non rivangare
quell’esercito di
momenti imbarazzanti con Ronald, dovuti alla nostra
incapacità di parlare
chiaro. Per fortuna era finita, con buona pace di entrambi. Con Harry
non era
mai stato imbarazzante parlare del mio ciclo, tranne quella prima
volta, o
forse proprio grazie a quella prima volta. Con Harry era tutto
più semplice.
“Quando
stavate
insieme Ron diceva sempre che non riusciva a capirti fino in fondo.
E’ perché non
ha mai fatto lo sforzo di osservarti. Non
si è mai accorto che una volta al mese, per quattro o cinque
giorni, sei più
tesa e suscettibile del solito, diventi indistintamente incline alle
urla o al
pianto. Sei più stanca, sembri più fragile. Ti
accucci in continuazione attorno
uno a caso dei tuoi cuscini preferiti, ti massaggi distrattamente le
tempie e
gli occhi,” chissà perché mentre mi
elencava i miei piccoli mutamenti mensili,
sembrava trovar divertente far vagare le sue enormi mani sul mio viso,
sul
braccio, sulla schiena … “e la schiena. Non
dimentichiamo le continue lamentele
sulla tua povera schiena! E poi vai sempre in bagno.” Ecco.
‘Come uccidere
l’atmosfera’ di Harry J. Potter.
“Vai
al diavolo,
Potter.” Ed era il secondo scappellotto in dieci minuti.
“Ti
amo anch’io,
Granger.” Rideva. Ridevamo insieme. Correvamo come sempre sul
filo
dell’equilibrista, al confine tra quello che eravamo, e
quello che saremmo
potuti essere. Ti amo. La bufera si
era
calmata.“E’ cambiato il vento.”
“Sì, lo so.” Non c’era davvero bisogno di tante parole. Potevo affondare il volto nel suo collo. Era abbastanza. Poteva cingermi possessivamente la vita. Era dovuto. Potevamo addormentarci abbracciati insieme, sul divanetto al secondo piano del numero dodici di Grimmauld Place. Era perfetto.
Giudizio di
Erigre,
per il Principesse Disney Contest
Settima
classificata: jaybree88
Parametri di giudizio
- Grammatica e Forma: 9 /10
- Originalità: 14/15
- Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
-Punti Bonus: 2/5
- Gradimento personale 4/5
Totale: 39/45
Devo essere sincera, appena ho letto “una fluffata
Harry/Hermione”,
l’espressione del mio viso è
cambiata…in peggio. Ho sempre odiato le storie su
questa coppia! Loro due non possono stare insieme, sono amici, migliori
amici e
basta… è una cosa innaturale, ho pensato; ma
andando avanti con la lettura sono
rimasta piacevolmente sorpresa (nota il voto del gradimento
personale).
Credevo fosse la solita storia dove Hermione da un momento
all’altro si scopre
innamorata di Harry, che, ovviamente, l’ha sempre amata, ma
per rispetto di Ron
non si è mai fatto avanti; ma mi sono dovuta ricredere (mai
giudicare un libro
dalla copertina xD)
Gli errori presenti nella storia sono veramente pochi ( qualche virgola
non
inserita, per esempio qui “Quando mi ritrovai seduta alla mia
consueta
scrivania in biblioteca mi accorsi che della mia ordinatissima ricerca
sugli
incantesimi libranti non era rimasto null’altro che un
fogliettino spiegazzato
e martoriato dalle dita di una ragazzina ansiosa” e
“mi infilò” che è
preferibile apostrofare.
La caratterizzazione dei personaggi mi è piaciuta: sono
Harry e Hermione, senza
dubbio. Nonostante la loro “amicizia speciale”, sei
riuscita a non sconvolgere
i veri loro caratteri e a mantenerli IC.
La cosa che mi è piaciuta di meno è stato
l’inserimento della frase: non che
non sia adatta al contesto, ma mi sembri stoni un po’ con il
resto della
storia.
NdA:
Eccoci, giunti alla fine. Il mio primo lieto fine, senza tradimenti,
senza
morti, senza figli illegittimi e drammi da telenovelas brasiliane.
Questa volta
ho giocato sulla quotidianità, sul detto-non detto,
sull’ ‘amici e basta?’, su
quelle parole che ‘tanto non c’è bisogno
di dirle’. Spero possiate apprezzare
anche quest’altro pezzettino. Grazie mille a tutti, in ogni
caso.
Avviso
per i lettori
di Mai Nata:
sia chiaro. Non ho mollato la storia, ho solo perso il ritmo. Presto
avrete i
vostri nuovi capitoli. Nel frattempo ho un’idea da sottoporre
al vostro
giudizio: pensavo di iniziare una serie, intitolata Chriseys’
Tales; sarebbe
una serie di song-fic o simili con svariati protagonisti dal
‘universo’ di Mai
Nata (Ted, James, Hermione, Harry, Macdonald, Rosie, e tutti gli
altri), con un
minimo comun denominatore: la musica di Chris. Idea stupida?