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Autore: _Calypso_    15/05/2011    2 recensioni
Remus e Sirius hanno una relazione che devono nascondere agli altri Malandrini, nonché alla famiglia di Sirius: tuttavia, quest'ultimo, per non far insospettire nessuno, continua a far finta di interessarsi alle ragazze. Dopo un po', Remus si infastidisce e inizia a giocare al suo gioco, facendo ingelosire il suo Felpato. Cosa accadrà?
[Prima classificata al contest "One quote for..." di Tannie]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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lord marmalade

Dedicata al mio meravigliosissimo Alexi_Black, 

per essere l'Otone migliore del mondo.

Lord Marmalade

Era una tranquilla mattinata di settembre e fuori dalle finestre della Sala Grande di Hogwarts brillava un sole splendente, anche se non troppo caldo. Le prime avvisaglie dell’autunno avevano cominciato a mostrarsi: le foglie dei grandi alberi che delimitavano la Foresta Proibita stavano iniziando ad ingiallire e, prima del sole che illuminava quel lunedì mattina, alcune nubi isolate non avevano evitato di deliziare la Scuola di Magia e Stregoneria della loro presenza.

Una nube ben peggiore, tuttavia, si stava avvicinando al tavolo di Grifondoro. I nembi preannuncianti tempesta, in quel caso, erano limitati dalla severa crocchia di Minerva McGrannitt, responsabile della casa di Grifondoro, che non aveva perso occasione per urlare contro un ragazzo verso il quale gli occhi dell’intera casa rosso-oro erano rivolti. Il fanciullo in questione era ovviamente James Potter, che insieme al fido Sirius Black aveva tentato un’impresa degna delle fatiche di Eracle, ovvero un incantesimo che avrebbe mostrato all’universo cosa si celava sotto l’uniforme di Lily Evans, la ragazza da lui amata. Quest’ultima aveva cacciato uno strillo spacca-timpani che aveva attirato l’attenzione della Capocasa, impegnata nella distribuzione degli orari del sesto anno. Dopo aver placato l’ira di Minerva, più temibile di quella che aveva addotto infiniti lutti agli Achei, James e Sirius si rivolsero agli altri Malandrini.

«Che palle» sbottò il primo «due ore di Incantesimi con i Corvonero!»

«Proprio Corvonero, eh?» bofonchiò Sirius, «non vedo l’ora di passare due ore con quelle… insomma, avete capito, no?»

Remus, che finora aveva mangiato pane tostato con marmellata all’arancia leggendo La Gazzetta del Profeta, si sporse verso l’amico con un sorriso da Malandrino.

«Che cos’hanno le Corvonero che non va, Felpato?» mormorò, trattenendo un attacco di risate, pienamente consapevole riguardo dove stesse andando a parare l’amico.

«Beh, insomma…ecco… vedi la tua marmellata, Lunastorta? Ci hai messo tanto ad aprire il vasetto, vero? Loro sono così. Ci metti tanto ad aprire il vasetto, e poi la marmellata non è deliziosa come quella che ti piace tanto, d’arancia, ma è… alle more. Amara. Insopportabile» tuonò altezzoso, concludendo con aria teatrale, mentre gli altri si spanciavano dalle risate per l’arguta metafora.

«Sempre meglio che con i Serpeverde, no?» proruppe Peter, eccitato all’idea di avere qualcosa da dire. «Chi lo sopporta, quel Mocciosus?» disse, in riferimento a Severus Piton, a cui solo le ragazze di Corvonero erano seconde nell’indice di gradimento di Sirius. Remus annuì in modo distratto, mentre gli altri due non degnarono Codaliscia nemmeno di uno sguardo, essendo James troppo impegnato ad affondare il suo dolore in una fetta di plumcake e Sirius a difendersi dalle occhiate in tralice che gli rivolgeva il suo ragazzo. Gli opposti si attraggono, recitava un antico proverbio Babbano, ma nel caso dei due Grifondoro una forte attrazione era spesso accompagnata da una quasi innaturale tendenza al litigio, spesso per i motivi più futili.

Remus e Sirius, continuando a battibeccare, si rifiutavano di ascoltare Peter e le sue ulteriori moine nei confronti di James. La loro relazione era iniziata due anni prima, sebbene tra segretezze e baci rubati, in quanto sarebbe stato un vero scandalo per la famiglia ultraconservatrice di Sirius, che non solo avrebbe aborrito l’idea di un figlio omosessuale, ma l’avrebbe scuoiato vivo a suon di Cruciatus se l’avesse trovato in compagnia di un Mezzosangue, per giunta Lupo Mannaro. Una certa discrezione era necessaria anche in presenza di James e Peter, i quali indubbiamente avrebbero pensato ad una possibile disgregazione dei Malandrini e – benché Sirius suggerisse spesso con una certa malizia che a Peter non sarebbe affatto dispiaciuto avere con James il rapporto che lui aveva con Remus – sicuramente le cose non sarebbero più state le stesse per l’inseparabile quartetto.

I Malandrini iniziarono a dirigersi controvoglia verso l’aula in cui il piccolo professor Vitious, insegnante di Incantesimi, teneva le sue lezioni, disponendosi a raggiera intorno all’unico tavolo privo di ragazzine sghignazzanti che occhieggiavano Sirius. Guardare, non toccare era il loro imperativo comune, come il primogenito Black non aveva tardato a riassumere a Remus. Sarebbero stati soltanto loro quattro, se non fosse stato per un ragazzo biondo che ripassava freneticamente sulla sua Teoria avanzata degli Incantesimi, sussurrando incanti a mezza voce e gesticolando furiosamente con la bacchetta.

«La tua anima gemella, Lunastorta» aveva ghignato Sirius, indicandolo all’amico da lontano. Il ragazzo, pur impegnato nello studio, si rivolse a loro con un sorriso che schiudeva denti bianchissimi, incorniciato da labbra piene e carnose. La sua voce era roca e sensuale, decisamente profonda per un ragazzo di sedici anni.

«Venite, venite pure» aveva detto, mormorando «qui c’è posto per tutti!». E così parlando fece l’occhiolino a Remus. I cinque si sistemarono: quel giorno, l’incantesimo che avrebbero dovuto affrontare riguardava il modo più semplice per far uscire acqua e vino dalla bacchetta.

«Ripetete tutti insieme con me: Aguamenti!» trillò Vitious. «Senza bacchette!» squittì, rivolti ad alcuni ottusi Serpeverde che avevano completamente bagnato un tavolo di legno massiccio.

«Aguamenti!» pronunciarono gli altri in coro, per la seconda volta.

«Molto bene, ragazzi. Ora osservate con attenzione il movimento della bacchetta e, solo quando ho finito, provate ad eseguire l’incantesimo!» E così dicendo fece spillare dal bastoncino di salice un elegante rivolo d’acqua.

Sirius sbuffò, sprezzante. Non aveva il minimo dubbio sul fatto che quell’incantesimo gli sarebbe riuscito al primo tentativo, come tutti gli altri fino a quel giorno. Inoltre, voleva dare una lezione a quel bamboccio che aveva guardato le natiche di Remus con così tanta attenzione.

«Ma che diavolo… per tutti i Mangiamorte… Aguamenti!» ringhiò Sirius, che pur travolgendo Peter con un getto decisamente troppo potente era riuscito a padroneggiare l’incanto. Dalla bacchetta di James, invece, non uscirono che poche gocce, mentre il ragazzo biondo al loro tavolo bagnò l’addome di Remus con un getto simile a quello prodotto dalla bacchetta di Vitious.

«Oh, scusami! Sai, a volte non riesco a controllare il mio getto: ho la ferma impressione che la mia bacchetta sia davvero troppo grande! Ah, a proposito: mi chiamo Ivan, Ivan Hansie» disse, tendendo la mano a Remus con il solito sorriso troppo largo.

Sirius, per tutta risposta, scoppiò nella sua risata simile ad un latrato. «È impossibile» cantilenò «Olivander ci azzecca sempre, con le bacchette. Forse sei tu che non la sai usare» aggiunse ilare, con allusività. Remus gli lanciò un’occhiataccia, concentrandosi su Ivan e mentre gli parlava con voce molto gentile, riuscì a rassicurarlo.

«Per quanto riguarda la bacchetta, non ho dubbi sul fatto che tu la sappia usare. Il punto è che… in questo caso, devi anche saper direzionare il getto» replicò con un sorriso, mostrandogli il corretto movimento e la giusta dizione. L’incantesimo ebbe buon fine, infatti dalla bacchetta di Remus uscì un perfetto zampillo d’acqua, che si spense nella bacinella posta al centro del tavolo intorno al quale si trovavano i cinque ragazzi.

«Ti invidio, sei così bravo! Ehm… ora che ci penso, non mi hai detto come ti chiami» mormorò il biondo, con aria sfacciatamente maliziosa.

«Remus Lupin» disse l’altro, con un ghigno particolarmente – per lui – malandrinico. «Se proprio devo essere sincero, mi ero già esercitato su questo incantesimo.»

«Oh, non lo metto in dubbio, Lunastorta. Il tuo getto è sempre molto preciso» borbottò Sirius a voce più bassa, per non farsi sentire dagli altri Malandrini. Per sua fortuna, l’epifania di Lily Evans, agli occhi di James infinitamente più affascinante di una Veela, attirò l’attenzione del giovane Potter e di Peter Minus, che allontanandosi dal tavolo con l’amico gli faceva domande sulla strategia che aveva intenzione di usare con la rossa, fuggitiva Grifondoro, dopo il fallimento al tavolo della colazione. Durante le ore di Vitious, gli studenti avevano la massima libertà di muoversi all’interno dell’aula, a causa del trambusto causato dai vari incantesimi.

Ivan, nel frattempo, si era avvicinato alla coppia, rivolgendo a Sirius uno sguardo intriso del più profondo disprezzo. Le sue intenzioni, infatti, erano tanto evidenti quanto poteva esserlo la notevole assenza in lui di elementi prettamente maschili: se non fosse stato per i pantaloni al posto della minigonna a pieghe che contraddistingueva le studentesse di Hogwarts, per l’appunto, Sirius avrebbe pensato all’ennesima fanciulla blu e bronzo con il vasetto difficile da aprire, e quindi, in quanto tale, degna del suo odio imperituro. Ma di bronzo, in quel momento, c’era soltanto la sua faccia o, almeno, quella che voleva mostrare. A che diavolo di gioco sta giocando Remus, flirtando con quell’imbecille dai riccioli d’oro? si chiedeva. Non vedeva l’ora di parlargli in privato, almeno per dissipare i dubbi che provava in quel momento riguardo la loro relazione. Insomma, pensò, ho una certa fama da sciupafemmine da mantenere, altrimenti va tutto all’aria!

Tuttavia la loro relazione non era affatto aperta: Sirius non avrebbe mai tradito il suo Lunastorta e tantomeno lo avrebbe fatto Remus. Come diceva sempre Felpato, non flirtare con le ragazze li avrebbe fatti sgamare, con quel termine che divertiva tanto il suo ragazzo. E Merlino solo sapeva quanto Sirius amasse la sua risata: veder sorridere Remus significava che in quel momento tutte le sue preoccupazioni svanivano, e soprattutto che la bestia dentro di lui era messa a tacere dal trillo argentino della sua risata.

Dannato lupastro, bofonchiò Sirius tra sé e sé, come diavolo… «insomma, è proprio il primo che passa!» ringhiò, aumentando il volume della sua voce. Ad infastidirlo era la presenza, insieme alla piacevole risata di Remus, di un’altra, ben più sgradevole e sgradita: Ivan si era pericolosamente avvicinato al suo Lupo Mannaro, con un linguaggio del corpo fin troppo eloquente anche per Sirius, la cui eloquenza era spesso contenuta in un uso della lingua decisamente più fisico.

«Potremmo ripassare l’Aguamenti ed impostare il Vinum insieme in biblioteca, così saremo i primi a riuscirci e supereremo tutti gli altri» disse con voce suadente.

Ecco l’istinto da Corvonero so-tutto-io che esce fuori, pensò Sirius, facendo seguire alle sue riflessioni un’altra occhiata in tralice al biondo. Se Lunastorta accetta di andare in biblioteca con quell’idiota, io…io… Il ragazzo era decisamente furioso, e nonostante non stesse pronunciando quelle parole riuscì ugualmente ad infondervi il più profondo disgusto. E tutto questo lo fece reagire nell’unico modo che conosceva.

«Ehi, Emmeline!» gridò «verresti a Hogsmeade con me?» tuonò, rivolgendosi ad un’affascinante strega che parlava con le amiche dall’altro capo dell’aula. La ragazza gli si avvicinò a grandi passi, avanzando come un centauro. Con un cipiglio incredibilmente feroce fissò il suo sguardo dardeggiante – e Sirius pensò che in quel momento avrebbe preferito trovarsi nella Foresta Proibita al cospetto di un centauro vero, mentre si pentiva immediatamente dell’idea avuta pochi secondi prima – e gli disse:

«No, assolutamente no, Black. Me l’hai già chiesto il mese scorso, e due mesi fa l’hai chiesto a Dorcas» ringhiò, alludendo ad una delle amiche ridacchianti «ed entrambe ti abbiamo rifiutato. Insomma, fatti-delle-domande» scandì, lasciandolo a bocca aperta.

Mentre Emmeline Vance e le sue amiche se ne andavano sdegnate e incredibilmente furenti, come se avessero subito un terribile oltraggio, Sirius udì una risata decisamente troppo familiare alle spalle.

«Due di picche, Felpato? Era un segno delle stelle, la disposizione di Marte, in congiunzione con Giove…» continuò James, il cui riso non accennava ad estinguersi.

«L’unico pianeta di cui cambierà la disposizione è Urano, mio caro» ringhiò Black, con uno scappellotto all’amico e uno sguardo minaccioso a Peter.

«Perché quel cretino sta così addosso a Remus?» borbottò James, massaggiandosi la nuca «l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un altro secchione» aggiunse con convinzione.

«Già, è proprio quello che vorrei sapere anch’io» replicò Sirius, guardando torvo verso il basso. «Davvero… non capisco che cosa ci trovi la gente a studiare insieme. Io preferisco andare a caccia, se capisci quello che intendo, Ramoso» continuò, pronunciando l’ultima frase a voce molto alta, in modo da farsi sentire anche da Remus, impegnato con Ivan in una fitta conversazione sui Patroni. Con molta nonchalance, Sirius si avvicinò ad un gruppetto di ragazze Tassorosso, e iniziò ad intrattenerle con le sue migliori barzellette. Tutto quello che faceva, quando si sentiva triste, arrabbiato o deluso con qualcuno dei suoi amici, infatti, era trasformare la propria tensione in risate, urla e strepiti. I Malandrini erano abituati a questo suo atteggiamento, ma mentre James si limitava a buttarsi a capofitto in qualsiasi cosa potesse far star meglio Sirius, con Peter che gli dava man forte, soltanto Remus era in grado di scandagliare nel profondo fino a giungere a scoprire le cause del malessere del suo ragazzo. Per quel motivo, non appena udì l’amico schiamazzare e rumoreggiare, capì all’istante che c’era qualcosa che non andava.

«Va bene, Ivan» disse allegramente, congedando il biondo Corvonero «ci vediamo oggi pomeriggio davanti al Reparto Proibito» aggiunse allusivo. Quelle ultime parole furono la goccia che fece traboccare il vaso per Sirius, il quale smise improvvisamente di raccontare uno spassoso aneddoto su una megera e una banshee ben più che amiche e si precipitò in un’aula vuota, dove Remus non fece fatica a trovarlo e a raggiungerlo.

«Che cosa ti sta succedendo, Felpato?» sbottò, sedendosi su un banco al centro della stanza.

«Chiedilo al tuo amico, cosa succede. Anzi» ringhiò con tono accusatorio «vai pure ad aggiustare la sua bacchetta» continuò rancoroso. Sirius, dopo aver proferito parola, iniziò a misurare l’aula a grandi passi, gettando a terra occasionalmente una sedia o un banco, mentre Remus, con grande pazienza, li ridisponeva alla loro posizione originaria attraverso semplici e precisi Incantesimi di Levitazione.

«Ivan è un ragazzo molto timido. In cambio del mio aiuto in Incantesimi, lui mi aiuterà a perfezionare quell’incantesimo che non mi riesce bene in Trasfigurazione» rispose il giovane Lupin con molta tranquillità. Ben presto si rese conto di aver commesso un errore decisamente madornale, quando si trattava di parlare con Sirius: infatti, quando quest’ultimo era fuori di sé, se c’era una cosa che lo faceva mandare ancora più in bestia era la calma di chi lo circondava.

«Io» esplose «ho preso Eccezionale l’anno scorso, al G.U.F.O. di Trasfigurazione. Andiamo, che cosa ti ho fatto? Anzi, so di averti fatto qualcosa, ma cosa? Cosa?» abbaiò, tirando un calcio ad un armadio in un angolo della stanza, da cui cadde un elegante modellino del Sistema Solare.

«Mi mostrerà la sua colomba» gli replicò Remus, dando le spalle all’amico, questa volta senza riparare il danno che aveva commesso. «Vedi, Felpato» aggiunse pacatamente «la colomba è un simbolo di pace. E io, a volte, ho bisogno di un po’ di calma, tranquillità e pace. Tu sei tutto l’opposto» concluse, arrossendo lievemente.

«Scommetto dieci Galeoni che lui non vuole farti vedere la sua colomba, ma un’altra cosa» latrò Sirius, spalancando l’anta dell’armadio che aveva colpito in precedenza, la quale, con enorme sorpresa dei due ragazzi, conteneva una serie di vasetti di marmellata di arance elegantemente disposti l’uno accanto all’altro.

Remus si avvicinò all’amante con molta rapidità, nel tentativo di sorprenderlo.

«Non è proprio così. In realtà, è solo quello che volevo farti pensare. Volevo farti capire come mi sento io quando passi delle ore a parlare di ragazze e quando ti metti a fare il cretino con loro. Lo so che non dovrei essere geloso, ma mi dà fastidio, molto fastidio» sussurrò, cingendo la vita di Sirius, il quale si quietò con estrema velocità. Quando si voltò per guardare Remus negli occhi, il suo viso si era tinto di una sfumatura color porpora.

«Allora non… non ti piace?» mormorò, soppesando uno dei vasetti contenuti nell’armadio e guardandolo come se avesse una grande importanza.

«No. Mi piacciono i ragazzi con i capelli scuri e gli occhi grigi» decretò con serietà, avvicinandosi all’amico così tanto da far sfiorare le punte dei loro nasi. «A proposito, secondo te cosa ci fanno questi vasetti?» aggiunse, prendendo il barattolo dalle mani di Sirius e aprendolo con un leggero movimento della bacchetta.

«Non lo so» replicò il moro, ancora imbarazzato «Magari qualcuno viene ad abbuffarsi qui in segreto» continuò, appoggiando la testa sulla spalla di Remus.

«Beh, c’è una cosa di cui sono sicuro, Felpato. Questo è stato molto, molto facile da aprire» ghignò, intingendo un dito nella marmellata e appoggiandolo sulle labbra di Sirius. «Mi ricorda qualcuno, sai?» concluse, posando il vasetto su un banco e succhiandogli gentilmente il labbro inferiore. Sirius non tardò a rispondere al suo bacio, prima con delicatezza, poi con irruenza e passione, tornando a ricoprire il suo ruolo abituale di imperterrito, chiassoso casinista, come amava definirsi, in un modo che strappava sempre la risata di Remus. Anche in quel caso il sorriso si presentò sulle labbra del Lupo Mannaro, ad illuminare il suo pallido volto di una luce così diversa da quella che per gli altri era la più splendente, ma che per lui era una vera e propria condanna. A rendere Remus felice, infatti, era una luce fatta di onice e ossidiana, che agli altri appariva scura e portatrice di tenebre.

Pose un bacio rapido sulla fronte di Sirius mentre lo stringeva a sé con così tanta forza da far pensare che non l’avrebbe mai lasciato andare. «Scusami» gli sussurrò l’amico «Lunastorta, tu sei così… tu. Non so come tu faccia a sopportarmi» aggiunse con candore.

«Lo so io come faccio, Sirius. Perché io ti amo» gli mormorò con affetto, passandogli una mano sulla schiena e posandogli un delicato bacio sul collo. «Ed è vero, tu sei insopportabile e molto più lunatico di quanto lo sia io. Ma amare non significa trovare la perfezione, ma perdonare terribili difetti.»

Per tutta risposta, Sirius scoppiò in una delle sue abituali risate canine, seguita da un morso sul collo di Remus che lasciò al ragazzo un segno rosso decisamente difficile da nascondere.

«Ti amo anche io, Lunastorta» gli disse, prendendo il viso di Remus tra le mani e stampandogli un bacio appassionato sulle labbra.

 

Note:

Il titolo viene dalla canzone di Patti LaBelle, "Lady Marmalade".

L’ira di Achille ovviamente fa parte dell’Iliade, “amare non significa trovare la perfezione, ma perdonare terribili difetti” è una frase della scrittrice Rosamunde Pilcher.

Giudizio di Tannie:


1* classificata:
Lord Marmelade- _Calypso_

Grammatica e sintassi: 9.50/10
Stile: 10/10
Originalità 10/10
Caratterizzazione personaggio: 14.75/15
Attinenza al contest e sviluppo: 15/15
Gradimento Personale: 10/10
Giudizio totale: 69.25/70

Grammaticalmente quasi perfetta anche se la struttura alcune frasi mi ha lasciata un po' perplessa.
Il tuo stile mi è piaciuto, infatti ha influenzato anche il gradimento personale (comunque alto perché la fic mi piaceva di per se'). Ho tolto qualcosina alla caratterizzazione dei personaggi
poiché Remus in alcuni passaggi ma lasciava un po' stupita (un po' troppo sicuro!) benché Sirius sia perfettamente IC (e l'ho adorato …. *-*)
Originale davvero, intrigante! Ogni tanto la rileggevo e mi piaceva sempre.
Non ho nient'altro da dire mi sembra, i punteggi parlano da se' ^_^

   
 
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