Anime & Manga > Prince of Tennis
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Autore: Sanako_Shiotani    15/05/2011    0 recensioni
Prince of Tennis, un manga/anime che tratta di ragazzi che giocano a tennis (oviamente), ma questi ragazzi non si dedicheranno solo al tennis...che succede se due perfette sconosciute (non che fan di loro) piombassero all'improviso nel loro mondo, sconvolgendo le vite dei ragazzi? Questa FanFiction nasce proprio con l'intento di far capire che per questi ragazzi c'è altro oltre al tennis!
Genere: Comico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Perse per la città….un momento ma questa è Tokyo!


Miki's POV


Non sapevo da quanto stavamo correndo, ma ancora non mi azzardavo a fermarmi.

Ero terrorizzata all’idea che quei cani ci avessero seguiti. Ma quale pazzo mette tre dobermann a guardia della casa? E senza museruola!.

Alla fine fui costretta a fermarmi anche perché le mie gambe sembravano imbottite di piombo.

-basta…non ce la faccio più a correre, sono sfinita…- ansimai gettandomi a terra tra l’erba, se non avevo mai sofferto d’asma quello era il momento giusto per iniziare.

Non avevo mai corso cosi tanto in vita mia!. Anzi di solito io non corro!

-va bene fermiamoci…- la voce di Stefania mi arrivò ovattata alle orecchie come se non avesse la forza di parlare.

Tenevo gli occhi chiusi ma sentii chiaramente Stefania stendersi vicino a me.

Non sapevamo dove ci trovavamo ma in quel momento l’unica cosa che ci interessava era riprenderci.

-Dove credi che siamo?- chiese Stefania rompendo il silenzio.

-Non lo so, sembra un prato…- risposi dato che eravamo sdraiate sull’erba.

Mi tirai su e mi guardai attorno. Notai che c’erano altre persone oltre a noi, un tipo in tuta da jogging ci passò davanti e poco dopo anche una ragazza con un cane.

-affollato come prato- disse Stefania

Dopo una più attenta osservazione ci accorgemmo che era un parco pubblico.

Ma dopotutto ancora non sapevamo dove ci trovavamo. Eravamo perse chissà dove.

La gente che passava continuava a fissarci e la cosa iniziava ad infastidirmi.

-ma che hanno da guardare tutti!- sbottai alzando le braccia al cielo.

-credo sia perché indossiamo abiti da uomo-

Già lo avevo dimenticato, beh sempre meglio di portare ancora il pigiama.

Mi alzai per sgranchire le gambe.

Era inutile restare li, non avremo risolto nulla a starcene in quel parco.

-dobbiamo chiedere informazioni-

-e a chi?- chiese Stefania.

-a chiunque! Io devo sapere dove sono! E penso anche te no?-

Stefania annuì alzandosi.

-potremo chiedere a quel signore…- disse indicando un tipo sulla quarantina seduto a leggere un giornale.

Annuii e mi avvicinai all’uomo.

-mi scusi signore…- lo chiamai mettendomi davanti a lui.

-le serve qualcosa?- chiese quello alzando lo sguardo dal giornale.

-si, vorrei farle una domanda…dove siamo?- la domanda suonava strana anche a me, figuriamoci al signore, che infatti mi fissò strano per qualche secondo.

-siamo a Tokyo signorina non lo sa?- chiese come se fossi pazza.

Felice di aver ottenuto la risposta che desideravo tornai da Stefania.

-allora che ti ha detto?- chiese impaziente.

-siamo a Tokyo- risposi sorridendo.

-ah perfetto!- esclamo Stefania sorridendo anche lei.

All’improvviso però il significato di quella parola ci colpì in pieno.

Ci fissammo senza dire nulla per qualche secondo, quasi non respiravamo.

Poi entrambe urlammo -SIAMO A TOKYOOOOO?!-

Quelle parole sembrarono aleggiare nell’aria sopra di noi,

quasi senza accorgercene stavamo di nuovo correndo.

-Non possiamo correre per qualsiasi cosa assurda ci succede!-

esclamai mentre Stefania mi faceva segno di entrare dentro un bar

-entriamo, parleremo con più calma sedute-

Entrammo nel bar, c’era parecchia gente ma riuscimmo comunque a trovare un tavolo libero.

Ci eravamo appena sedute quando una ragazza con l’uniforme da cameriera si avvicinò lasciandoci il menù.

Stefania mi stava parlando ma io ero troppo presa ad ammirare la loro divisa per ascoltarla.

-ma io sto parlando da sola?-

-che?...a no scusa, ero distratta-

-e da cosa?- mi chiese Stefania.

-non trovi che le loro divise siano adorabili? Chissà come ci starei bene adesso che ho questo seno prosperoso!- risposi sognante.

Stefania sospirò scuotendo la testa.

La cameriera di prima tornò per chiedere se volevamo ordinare qualcosa.

Fissai per un po’ il menù

-per me un tè alla pesca- risposi alla fine.

-per me un bicchiere d’acqua…- disse Stefania.

La cameriera annuì e si allontanò.

-dimmi Michela…paghi tu?-

All’inizio non capii cosa volesse dire, poco dopo però realizzai, non avevamo soldi.

Forse se ci saremo alzate senza fare rumore e fossimo uscite velocemente dal bar nessuno ci avrebbe fatto caso.

- c’è qualcosa che mi da fastidio…- mi lamentai agitandomi sulla sedia

Infilai una mano nella tasca posteriore dei pantaloni,

quando tirai fuori la mano tenevo tra le dita un portafoglio scuro di forma rettangolare.

Spaventata lo lanciai sul tavolino come se mi fossi bruciata.

-che ci fa un portafoglio nei tuoi pantaloni?- chiese Stefania con gli occhi spalancati

-e io che ne so! Magari qui non si usa controllare le tasche prima di riporre gli abiti nell’armadio!-

Anche se la cosa mi spaventava, allo stesso tempo mi incuriosiva.

Afferrai il portafoglio e con le mani che un po’ mi tremavano lo aprii.

Dentro c’erano tanti soldi come non ne avevo mai visti in vita mia.

-guarda quanti soldi!- dissi passandolo a Stefania.

-sono veramente tanti! Ehi aspetta, ma c’è anche qualcos’altro-

infilò le dita tra le banconote e tirò fuori quello che sembrava essere un documento.

-ah perfetto ci mancava pure questo!- esclamai alzando gli occhi al cielo.

-Michela…credo tu debba vedere una cosa…-

Girò il documento verso di me.

C’era la foto di una ragazza, ma gli unici campi riempiti erano quelli della data di nascita e dell’altezza. Non c’erano ne il nome ne il cognome.

-che ci fa il portafoglio di una ragazza nei pantaloni di un uomo?-

-non credo sia questo il problema…la ragazza nella foto…sei tu-

Stefania lo disse seriamente ma io scoppiai comunque a ridere.

-ma dai! È assurdo!-

Stefania mi mise il porta salviette davanti, mi ci specchiai e quella che vidi effettivamente non ero io, almeno non la solita, tuttavia ero uguale alla ragazza nella foto.

I capelli erano leggermente più lunghi di come li ricordavo, ma sempre lisci e scalati, anche il colore era rimasto lo stesso, castano scuro. Avevo la frangia laterale che mi ricadeva lungo un lato del viso.

Ma la cosa che mi colpì più di tutte furono gli occhi, erano grandi e dalla forma mi ricordavano vagamente lo stile dei cartoni.

Posai il porta salviette e fissai Stefania, per qualche ragione lei non era cambiata.

Le cose strane tutte a me!.

Stefania mi passò il documento. Non capivo perché non ci fosse scritto niente.

-questo dovrebbe essere il documento che ogni studente giapponese dovrebbe avere con se- disse Stefania

-cioè una specie di tesserino scolastico?-

-si, infatti qui in basso c’è scritto scuola di appartenenza, anche se è vuoto-

disse indicandomi uno spazio libero sul documento.

Fissai quei puntini neri

-Già peccato che io non vado più a scuola!- esclamai ridendo.

Alcune ragazze con la divisa scolastica si erano girate a guardarci, ne approfittai per pronunciare una domanda fatidica.

-scusate, sapete in che anno siamo?-

Quelle ci fissarono strano, poi indicarono un calendario appeso al muro.

Lessi la scritta in cima “Agosto 2007”

Eravamo ad agosto, c’ho significava che non avevo ancora fatto diciassette anni, quando nella realtà ne avevo già diciannove!.

Sbattei la testa sul tavolo. Avevo sopportato di essere in una città che non conoscevamo, avevo anche sopportato di trovarmi a Tokyo, il che non mi dispiaceva in fondo, ma quello, quello era davvero troppo!.


  
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