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Autore: schwarzlight    15/05/2011    2 recensioni
Avete mai cucinato la pannacotta? Quando mettete a scaldare in un pentolino la panna e il latte, se non mescolate dopo un po' in superficie si forma una leggera pellicola traslucida, che ben presto comincerà a contrarsi e smuoversi man mano che il punto di ebollizione si avvicina. Ecco, osservandola mi è venuta in mente una persona. Una persona qualsiasi, all'apparenza perfetta, o semplicemente tranquilla, ma che nasconde dentro di sé un tumulto di emozioni che la scuotono, crescendo sempre di più fino a rompere il suo scudo, la maschera dietro la quale si era nascosta.
Sì, la pannacotta è come una persona.

Sven e Alexis, fratello e sorella quasi per caso, una madre giramondo, una cugina impicciona, gli amici idioti, l'università e... la pannacotta!
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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pannacotta 5
TELEFONO, THE', TE.





- Quand'è che comincerai a bollire tu?

- ...Eh?

Bene, per fortuna che è troppo rimbambito per comprendere la mia imbarazzantissima domanda.
Ma con che coraggio mi è venuto in mente di chiedergli una cosa simile? Ok, già una volta l'ho paragonato a una pannacotta e mi son sentita rispondere un "E quindi vorresti mangiarmi?", con evidenti allusioni erotiche.
Credo di avergli tirato un calcio sul ginocchio, non ricordo bene.
In ogni caso, non è abbastanza sveglio per formulare una risposta coerente, tantomeno io sono in grado di ripetere la performance passata.
Piccolo appunto per la prossima volta: mai, mai, mai e poi MAI più usare Sven come cuscino.
E' stata una cosa allucinante, di una scomodità assurda. O forse sarà colpa del fatto che ci siamo addormentati sul divano (a due posti)?
...Comunque, mai più.
Certo, un'altra cosa che mi piacerebbe sapere è perchè diavolo quella donna malefica è sveglia e pimpante come una rosa!
Sarà tornata alle quattro, se non dopo. In ogni caso: molto tardi.

Tornando al mio attuale problema: stiamo lì a fissarci come due idioti, senza sapere cosa dire o senza aver la forza di pronunciare una qualsivoglia risposta nel suo caso, spiegazione nel mio.
A salvarmi da quella situazione arriva il sacrosanto telefono, con il suo trillo acuto e penetrante, che nonostante le maledizioni che si è beccato tutte le volte che sono stata svegliata dal suo "drin", è ancora vivo e operante.
In realtà la situazione non cambia di molto, semplicemente il nostro sguardo occhiaiuto passa al ricevitore, senza che nessuno dei due accenni un minimo tentativo di risposta.
Anche Esther non è che faccia molti sforzi per prendere la chiamata, nonostante sia la più vicina. Semplicemente continua a sorseggiare il suo thé mattiniero, e solo dopo aver finito la sua razione di biscotti (per niente dietetici) si decide ad alzare il ricevitore.
Non so se sorprendermi più della sua calma o della perseveranza dell'interlocutore.

Io e Sven, intanto, come due automi torniamo a consumare la nostra colazione, dimentichi del resto.
Quella mia domanda non era esattamente dovuta solo all'intontimento per la mancanza di un sonno comodo e adeguato. Mi ronza in testa già da un po' di tempo - più o meno da quando lo conosco, credo - e fa naturalmente riferimento alla mia personalissima teoria sulla panncotta e le persone: io voglio solo vederlo rompere quella superficie liscia e perfettamente lustra che si è creato attorno, voglio vederlo per com'è realmente, anche nei suoi aspetti peggiori.
...No, non ditelo. So cosa può sembrare - oh, sì, vi sento perfettamente! "Ti sei infatuata di lui" e gnè gnè gnè.
Basta. Non è così.
...Ok, forse un po' sì, ma chi è la stupida che rimarrebbe indifferente, suvvia!
Si tratta solo di una più o meno vendetta. Io ho già dato il peggio di me di fronte a lui, conosce già tutti gli aspetti del mio carattere, forse più di chiunque altro. E io voglio solo vedere fin dove può arrivare con quella sua diplomatica facciata da "amico di tutti".

- Alexis.

Ci son delle volte in cui mi sembra stia quasi recitando la parte da perfetto amico, perfetto studente (no, non proprio), perfetto perfetto perfetto... Suona falso. E se l'espressione che ogni tanto mi capita di intravedere in qualche crepa di quella maschera è il vero Sven, allora voglio farlo venir fuori.
Sarò anche un'egoista, una petulante egocentrica, una rompiscatole cronica che non ha niente di meglio da fare, ma io odio, odio, odio avere a che fare con una facciata al posto di una persona.


- Alexis, cara!

Oh, sì, sono perfettamente consapevole di essere un'ipocrita, nel caso non l'avessi ancora elencato tra le mie caratteristiche: io stessa sono più che conscia del mio ricoprire un ruolo, di recitare. Anzi, più di uno. Cambio il mio atteggiamento a seconda dell'ambiente e delle persone con cui ho a che fare, come tutti d'altronde.
Quello che non posso soffrire, è che in un rapporto come quello tra me e
Svenlui non nutra ancora quel tipo di fiducia nei miei confronti che gli permetta di mostrarsi per come è davvero.
E'... frustrante.
Cocentemente frustrante.

- Alexis, il telefono!

E' per questo che continuerò ad alzare la fiamma, pian piano, gradualmente, finché non arriverò il punto di rottura.

- Allora ci vediamo al solito posto, alle cinque. D'accordo? A dopo!

Sì, a dopo.
...A dopo a chi?
Fisso stralunata la cornetta del cordless. Wow, sono un genio: ho afferrato il telefono senza nemmeno accorgermene, distratta com'ero dalle mie stupide riflessioni mattutine... L'ho sempre detto che fa male alzarsi presto.

- Mamma... chi era al telefono?

- Dal volume della voce direi che fosse Michela... - interviene Sven.

Oh, certo, ora è tutto chiaro.
Era Michela. Mia cugina Michela, che ha la strabiliante abitudine di non presentarsi mai quando chiama qualcuno al telefono. Avrei dovuto capirlo dal "solito posto". Ovvero il vecchio cinema Corso, in ristrutturazione ormai da qualche anno.

- Oh, fantastico... In effetti mi aveva già preannunciato la sua intenzione di spremermi come un pompelmo di tutti gli avvenimenti accaduti durante la festa.

- Si dice "limone", non "pompelmo".

- Eh, ma a lei i limoni non piacciono. Ha usato queste testuali parole: "ti spremerò come un pompelmo". Devo ammettere che ho avuto paura sul momento. - e così si chiude la conversazione.
La colazione è finita, ed è il caso di andare in letto a recuperare un po' di energie per questo pomeriggio.





Una ragazza dagli ondeggianti boccoli castani si avvicina trafelata alla panchina su cui mi sono appollaiata.
"Ogni riccio un capriccio", mi vien da pensare appena la vedo. E nel suo caso corrisponde al vero, anche se i suddetti ricci sono merito di una permanente.

- Scusami per il ritardo, è molto che aspetti?

- Nah, sono appena arrivata anch'io.

Eh, sì. Perché ormai ho imparato a prendere in contropiede i ritardi, a volte abissali, di mia cugina. Normalmente l'orario dell'appuntamento è da considerarsi posticipato di almeno un quarto d'ora, o si rimane immancabilmente ad aspettarla per minimo venti minuti.
Purtroppo questa abitudine mi sta trasformando in una ritardataria a mia volta, ma vabbè.

- Andiamo al solito posto?

- Sì, anche se questo vuol dire infliggere un duro colpo alla nostra originalità. - dico così, ma quel bar è il mio preferito, di gran lunga il migliore. E non ho mai tenuto in gran considerazione la mia parte "originale".
Mentre ci avviamo per il Corso dirette al "Corner", la mia personale tana per thé e aperitivi di sorta, comincia il massacro.
Ho visto dei vip? Non saprei, a meno che non conti gli esponenti di qualche casa nobiliare mai sentita prima d'ora. Come ho passato la serata? Più o meno cercando di non strozzare le vecchiette mezze sorde e impiccione che non avevano nulla di meglio da fare che infastidirmi, e sfuggendo attenzioni non molto gradite di certi personaggi. E Sven? Cosa ha combinato Sven? Quello che ho combinato io, né più né meno. Almeno prima di trascinarmi via saltando da un balcone.
A questo punto della conversazione siamo arrivate e abbiamo già preso possesso di un tavolino (quello all'angolo, perché adoro il cuscino sulla panca) e stiamo aspettando i nostri thé. Caldi, perché siamo quasi a febbraio e fa un freddo della malora.

- Siete saltati giù da un balcone?! E Esther? L'avete avvisata almeno?

- No, l'ha fatto una delle guardie per conto nostro. Ma a proposito di lei... tu lo sapevi, vero, che lavoro fa?

- Certo che sì. - mi risponde candidamente - si occupa di relazioni internazionali, o qualcosa di simile.

A malapena mi ricordo di ringraziare il cameriere per la tazza fumante che mi ha portato. Se quel "si occupa di relazioni internazionali" sta a dire che fa l'ambasciatrice... allora mi arrabbio.

- Insomma, io sono l'unica che l'ha saputo da altri o è una mia impressione?

- Può benissimo essere conoscendoti. - Ribatte Michela con un tono leggermente critico, mentre immerge nell'acqua bollente una bustina di Earl Grey. - Non ho mai capito se tu sei il tipo di persona che non s'interessa agli altri o se semplicemenhte hai paura di dare fastidio impicciandoti dei loro affari.

- Sì, ma perché lei non mi ha mai detto nulla? - la interrompo. Non ho intenzione di stare a sentire le sue teorie personali sul mio carattere, e tantomeno spiegarle il mio modo di ragionare.

- Io penso che sia uno strascico di quella sfuriata storica di tre anni fa. Sai, quando ti eri lasciata con Luca e hai sbottato come una furia alle domande di Esther.

Per un attimo ripenso a quell'episodio. Non era un bel momento per me, la scuola di stava stressando e avevo appena mandato al diavolo il mio ragazzo per una questione che ancora mi fa ribollire il sangue. 
E alla continua preoccupazione di mia madre ho reagito arrabbiandomi con lei e urlandole contro. Per un paio di settimane almeno non ci siamo rivolte la parola. Io perché mi sentivo a disagio, forse, non sapendo come scusarmi, e lei probabilmente perché aveva capito che qualcosa non andava, e ancor più probabilmente, perché l'avevo ferita, e non sapeva come rimediare a un suo possibile sbaglio.
Che non c'era.
Forse la cosa che mi faceva più male, di tutta quella faccenda, era proprio quel mio schifo di carattere aggressivo, che mi aveva portatta a sfogarmi su mia madre.
Per fortuna c'era Sven. Era con noi ancora da poco, e subito si è ritrovato a che fare con il mio stupido carattere, con le mie debolezze e con la mia testardaggine e acidità.
Ma indubbiamente è stato merito suo il nostro riavvicinamento, e il non peggiorare della situazione.
E ripensandoci ora, è proprio da quella volta che Esther ha cominciato a non andare troppo sui fatti personali, con me.
E mi dispiace. Tanto.

- Come al solito è colpa mia, pare...

- Ma no, sono cose che succedono. Tra genitori e figli è normale che ci siano delle incomprensioni... guarda me e papà: ieri mi ha di nuovo cacciata di casa!

- Avevi dimenticato di prendere il ketchup? - i litigi fra Michela e lo zio sono famosi per essere tutto fumo e niente arrosto. Nei suoi venticinque anni di vita, lei sarà stata cacciata di casa almeno una trentina di volte, tutte per motivi alquanto ridicoli e discutibili.
Inutile dire che la questione di turno si risolve sempre nell'arco di... due minuti? Quei due sono decisamente il fratello e la nipote di mia madre, senza dubbio.

- Oppure hai cambiato canale durante il telegiornale?

- Non scherzare, era una cosa quasi seria! 

Ma io la sua questione quasi seria non la sto più ascoltando.
Mi secca ammetterlo, immensamente, ma la mia attenzione verte su una persona a cui non pensavo più da tanto tempo, nonostante in qualche modo faccia parte della me di adesso.
Non posso farne a meno, c'è stato tutto un processo di associazioni mentali che mi hanno portato di nuovo alla quarta superiore, all'ultimo ragazzo serio che ho avuto (perché uscire con qualcuno è un conto, ma starci è un altro).
Mi fermo a pensare al classico "what if...": se fossimo rimasti assieme. Credo che sarei diversa, su questo non ho dubbi.
Ma non so se in meglio o in peggio. Probabilmente in peggio, almeno dal mio attuale punto di vista.
Probabilmente in meglio, dal punto di vista di mia madre e di Sven, forse, che non si sarebbero dovuti sorbire le conseguenze del mio "bollire".
In ogni caso non è importante: è stato sicuramente meglio così, o sarei potuta tranquillamente tornare indietro, volendolo.

Ma ora ho bisogno di una di quelle sfogliatine alla crema di gianduia che mi guardano da oltre il vetro del bancone, assolutamente!
Quindi mi alzo, abbandono momentaneamente il resoconto della mattinata normalmente folle di mia cugina, e aggancio il barista, ordinando il dolce.
Ovviamente non poteva andare tutto liscio, dovevo per forza combinare qualche danno.
E così, tornando al tavolo, mi ritrovo a sbattere contro un altro cliente, perché sono scema.

- Oh, mi scusi!

- ...Alex?

Mi giro a guardare la mia vittima, ed eccolo lì colui che ha scatenato quella scintilla che ha rotto la mia superficie liscia e perfetta.

Luca.
La mia fiamma a fuoco alto.








Buongiorno, vi ricordate ancora di me?°^°
Scusate.
Ora gli aggiornamenti sono fissati a uno la settimana, per recuperare il tempo perso. ^^

Passando al capitolo...
Ohohoh, ora entra in scena l'ex di Alex...cosa succederà?8D
Non ne ho ancora idea *COOOOFF*
Anzi, un'idea ce l'ho, ma non arriva tanto in là quanto previsto. Quindi mi affiderò alla stesura dei prossimi capitoli come ispirazione :3
Di sicuro a un certo punto (se non nel prossimo, in quello dopo) ci sarà un flashback sui primi giorni di Sven in casa Colonnello con una Alexis ancora liceale e incazzata XD
Ma.
Niente spoiler u_u
(a proposito...visto?svelato il mistero sul lavoro di esther X°°°D avrà un ruolo più avanti questa cosa u_u)

Per questa volta i ringraziamenti non saranno per esteso, spiacente, ma ho mal di testa e sono totalmente fusa u_u

Quindi grazie a voi che mi seguite ancora nonostante tutto, e grazie per le recensioni dello scorso capitolo <3

Alla prossima settimana, bye!=D
   
 
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