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Autore: Miki87    16/05/2011    2 recensioni
“Dimmi che cosa ti porta qui a Camelot?” “Maestà sono qui per chiedervi asilo politico” Uther a quelle parole sobbalzò, non gli era mai successo una cosa del genere, nessuno gli aveva mai chiesto asilo politico nel suo regno “Vedete re Uther colui che avete di fronte non è quel che sembra” notando l’aria spaesata e stupita del sovrano Gareth continuò “Ecco in realtà lui è una lei.. avete di fronte la Principessa Alina Vermillion figlia di Re Gregory Vermillion, la mia signora” per poco a Uther non venne un coccolone
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Terza stagione
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Altro che splendente futuro, l’unica cosa che doveva splendere in quel momento era l’armatura dell’Asino reale che per ben venti volte gli aveva ricordato quanto fosse importante che la sua figura fosse impeccabile, mentalmente Merlino imprecò contro il Drago e il fato “Credo che se continuerai a lucidarla in quel punto si bucherà” il mago fece un piccolo salto dallo spavento, davanti a se aveva Edwin intento a fissare il suo operato, era talmente concentrato che non si accorse della presenza del ragazzo “Edwin mi hai fatto prendere un colpo, che ci fai qui?” non vedendo in giro il ragazzo quella mattina aveva pensato che stesse ancora riposando e invece ora se lo trovava li davanti con un libro in mano “Stavo cercando un luogo tranquillo dove leggere, il bibliotecario russa talmente forte da farmi venire il mal di testa, ti dispiace se resto qui?” “Certo che no” Merlin tornò al suo operato mentre il ragazzo si sedette su una panca, ogni tanto il mago alzava gli occhi su Edwin che era tutto intento a leggere il tomo, poi tutto ad un tratto lo chiuse e dopo essersi stiracchiato si sedette di fianco a lui “Ti do una mano” Merlin non se lo fece ripetere e gli passò un pezzo del gambale. Mentre i due rimettevano a lustro l’armatura di Arthur parlarono del più e del meno, più che altro era Merlin che raccontava della sua vita prima di Camelot ed Edwin ascoltava tutto attento e affascinato “E tu da dove vieni?” la domanda del moro prese alla sprovvista il ragazzo, lo vide tornare a concentrarsi sull’armatura mentre rispondeva “Vengo da  Gwyned, mio padre è uno dei cavalieri del Re” “Perché siete a Camelot?” Edwin alzò le spalle “Che ne dici è abbastanza lucida per il nostro principe?”  a Merlin sembrò che tentasse si sviare il discorso, ma capì che non era il caso di indagare molto.
Sir Gareth si presentò al campo di allenamento in perfetto orario, trovò già tutti i cavalieri pronti per l’addestramento speciale che aveva indetto Re Uther con la scusa di migliorare i propri cavalieri. Arthur vide l’uomo prendere uno dei bastoni che usavano al posto delle spade per allenarsi “Vediamo chi ha il coraggio di combattere con me?” i cavalieri si guardavano a vicenda, tutti conoscevano la fama di Sir Gareth lui era l’emblema dei cavalieri, agile, forte ed astuto, da quel che si diceva in giro solo un uomo era riuscito a disarmarlo, vedendo che nessuno si candidava Arthur decise di dare il buon esempio, ci voleva ben altro per metterlo in soggezione, prese uno dei bastoni e si posizionò per attaccare. Il principe non si risparmiò, fin da subito attaccò con forza e precisione, ma ogni suo attacco veniva parato con facilità dall’avversario quando il principe credette di averlo in pugno questi fece un piccolo movimento e si ritrovò dietro di lui “ Dove state guardando?! su forza” il principe tentò ancora una volta di colpire l’uomo ma questi con un abile mossa riuscì a disarmarlo, quel movimento l’aveva visto il giorno prima da Edwin “Complimenti Maestà, dovreste  migliorare il vostro gioco di gambe” “Grazie, la fama che vi precede è del tutto veritiera, siete un grande spadaccino come vostro figlio, anche lui ieri ha usato la stessa mossa con Sir Gwaine” l’interessato fece una smorfia e borbottò qualcosa, mentre Gareth rise fortemente “Non sapete quanto ci ha messo a impararlo, dovevate vederlo come si arrabbiava ogni volta che falliva” “Vedo che vi divertite alle mie spalle, padre” nessuno si era accorto di Edwin a causa del duello, l’uomo sorrise bonariamente e mise un braccio attorno alle spalle del figlio “Suvvia Edwin non arrabbiarti, piuttosto hai trovato quello che ti interessava?” il ragazzo fece un gesto d’assenso per poi mettersi vicino alla staccionata a leggere un libro, mentre i cavalieri continuarono il loro addestramento. Arthur si chiedeva come Edwin potesse essere il figlio di Sir Gareth, non avevano nulla in comune da quel che poteva notare avendoli abbastanza vicino, il cavaliere era un uomo imponente, mentre il figlio era un ragazzo mingherlino forse era anche più magro di Merlin, gli occhi poi uno li aveva neri come la notte mentre l’altro due giade splendenti “Arthur che diavolo aspetti è il tuo turno” lo rimproverò Gwaine, il principe si avvicinò al suo sfidante e iniziò ad allenarsi.

Un altro incubo, ormai era la seconda notte consecutiva che si svegliava nel cuore della notte e non riusciva più a prendere sonno, tutte quelle immagini le rimanevano impresse nella testa, il castello in fiamme le urla e poi il viso di suo padre che pian piano spariva, Alina si portò vicino alla finestra sedendosi nella cavità del muro, appoggiò stancamente la fronte al vetro e vide l’alba sorgere.
Merlin trovò Edwin  nella medesima posizione, vedendo che era perso nei suoi pensieri attirò la sua attenzione appoggiandogli una mano sulla spalla “Tutto bene Edwin?” “Sì, mi sono solo incantato, come mai sei qui?” il mago indicò il piccolo tavolo dove vi era un vassoio con le cibarie per la colazione, Edwin mangiò piano del pane appena sfornato, mentre Merlin iniziò a rifargli il letto “Che programmi hai per oggi?” il mago fece una piccola smorfia infastidita “Caccia, Arthur e gli altri vogliono cercare della selvaggina fresca, dimmi te che divertimento c’è?!” Edwin sorrise all’amico, poi nella sua mente si formulò un’idea, caccia equivaleva uscire dal castello a cavallo “Credi che al principe dispiaccia se mi unisco anche io?” “Non credo, perché?” “Ho voglia di farmi una cavalcata e poi me ne starò buono buono” Merlin non si fece pregare molto, disse all’amico di prepararsi e di farsi trovare puntale entro la prossima veglia nel cortile, dato che il principe non ammetteva i ritardatari soprattutto per le battute di caccia.
I cavalieri si ritrovarono puntuali nel cortile, Gwaine sbadigliò senza mettersi una mano davanti alla bocca come voleva la buona educazione, ciò gli costò un’occhiataccia da parte del principe, quest’ultimo si aggiustò i guanti nervoso perché i loro cavalli non erano ancora pronti, stava per ordinare a Merlin di andare a vedere che diavolo di fine avesse fatto lo stalliere che si ritrovò gli aiutanti delle stalle che portavano i loro animali “Scusate Maestà, ma Abel ha avuto un piccolo problema con uno dei cavalli” Arthur si stupì dell’affermazione, da quanto ricordava il loro stalliere non aveva mai avuto nessuna sorta di problema con un cavallo, pochi attimi dopo l’uomo in questione che teneva le redini di un cavallo enorme. Il più grande destriero che avesse mai visto, imponente e nero come il carbone, gli zoccoli possenti sembravano pronti a schiacciare qualsiasi cosa, gli occhi poi erano vispi e luccicanti, era un cavallo bellissimo ma allo stesso tempo inquietante come se fosse pronto a prendere il galoppo “Scusatemi Sire ma questa bestiaccia mi ha fatto dannare, il maledetto non voleva farsi sellare” “Perdonate il caratteraccio del mio destriero Sir Abel, la prossima volta mi occuperò io della sellatura” tutti i cavalieri compreso anche Merlin aprirono la bocca scioccati, come poteva Edwin cavalcare un simile animale?! Il ragazzo si avvicinò all’animale e questo subito avvicinò il muso per farsi fare una carezza “Scusami amico mio se ti ho trascurato in questi giorni, tieni per farmi perdonare” dicendo ciò il ragazzo prese una mela dalla sua sacca, l’animale sembrò gradire dato che mangiò il frutto rosso in pochi minuti “Bella bestia, non se ne vedono molte in giro, deve esservi costato molto” Perceval si era avvicinato all’animale e con fare gentile gli accarezzò il collo “E’ stato un regalo per i miei dodici anni, ormai io e Goliath siamo compagni da ben tre anni” “E l’avete domato voi?” chiese il cavaliere incredulo, Edwin sembrò gonfiare il petto d’orgoglio “Certo, ben tre giorni di duro allenamento, ma come dice il detto la pazienza è la virtù dei forti” Perceval si mise a ridere di gusto, mentre Arthur riportò l’ordine dicendo che si stava facendo tardi e che se volevano almeno portare una misera lepre a casa dovevano darsi una mossa.

Goliath correva come il vento, la brezza accarezzava il volto della principessa che per la prima volta da quella sera nefasta si sentiva libera e spensierata, i suoi pensieri si annullarono totalmente, i suoi occhi si immersero nell’immenso verde e l’olfatto dei profumi del bosco. Lei e Goliath sembravano una cosa sola, ormai non vi era più bisogno di parlare, era come se bastasse pensare di andare più forte, che l’animale aumentava l’andatura, non si preoccupò neanche quando davanti al loro un tronco enorme gli sbarrò la strada, il cavallo come se avesse le ali saltò aggraziato e proseguì la corsa, senza che se ne accorgesse Alina iniziò a ridere felice e sperò che quella folle corsa non finisse mai.
I cavalieri cercarono di stare dietro al ragazzino, ma questo appena era salito in sella aveva fatto partire il cavallo al galoppo non curandosi di loro, quando poi videro l’enorme tronco a terra Arthur pensò che il giovane avrebbe fermato la bestia e invece lo fece saltare, doveva ammettere che in quel’attimo si era sentito il cuore in gola, già vedeva il poveretto a terra e invece ora ciò che sentiva era la sua risata argentina “Incosciente” pronunciò senza pensare “Per una volta tanto vi darò ragione Sire” “Ditemi come facciamo a cacciare con quello li?! Merlin pensaci tu, fermalo a costo di metterti sotto a quell’animale” il valletto sbiancò all’istante immaginandosi il suo corpo schiacciato dagli zoccoli pesanti di quella bestia immonda “Perché non lo fermate voi, dopotutto è sotto la vostra responsabilità!” “Perché tu sei il mio servo e devi fare quello che ti dico, nel frattempo noi vi aspetteremo qui!” Merlin borbottò qualcosa di incomprensibile, per poi girare la sua giumenta alla ricerca di Edwin. Lo trovò poco dopo che girovagava, dopo avergli fatto una sonora ramanzina su cosa gli aveva promesso quella mattina tornarono dagli altri “Non riesco a capire che ho fatto di male?” “C’è che sei partito come un matto e non ci hai aspettato, tu sei sotto la nostra responsabilità” senza volerlo il mago aveva usato un tono duro, ma era perché davvero si era spaventato alla vista dell’animale che saltava l’ostacolo e se Edwin avesse perso l’equilibrio e fosse caduto o ancora peggio l’animale si fosse imbizzarrito?! Vedendo l’espressione colpevole del nuovo amico, Merlin non riuscì a tenergli per molto il muso e facendogli un sorriso lo incitò ad arrivare presto dagli altri.

La caccia non era tra le attività preferite di Alina, anzi la odia, una sola volta Caleb e suo padre l’avevano portata con se e lei si era annoiata a morte, non riusciva a capire il divertimento nel catturare e uccidere delle povere bestie, senza volerlo gli uscì un altro sbuffo che provocò uno sbuffo poco carino del principe “Vi state annoiando Edwin?” gli chiese cortesemente Lancelot, senza volerlo l’interpellata arrossì leggermente per l’essere stata scoperta così palesemente e poi doveva ammetterlo quel cavaliere era davvero affascinante, le metteva una certa soggezione “Scusatemi” il cavaliere in risposta sorrise per poi chiedergli “Voi venite da , ditemi avete mai conosciuto il principe Caleb Vermillion?” a quella domanda Alina sussultò leggermente, la gola le si fece improvvisamente secca così rispose con un solo cenno d’assenso “Ditemi è davvero così valoroso come tutti dicono?” la principessa ci mise un po’ a rispondere, ponderò per bene le parole, per lei Caleb era l’essere più splendente che conoscesse, fiero e bello come il dio Apollo, aveva sempre nutrito una stima profonda per il fratello e nessuno sarebbe riuscito a intaccarla “Sì di sfuggita, però posso assicurarvi che è il cavaliere più forte che abbia mai conosciuto, non solo per la maestria per la spada, ma anche per quella della strategia, grazie a lui il regno ha sventato molte battaglie”  tranne l’ultima pensò Alina, il tutto era sfociato a causa di una grande miniera, essa si trovava nel loro regno e veniva utilizzata per estrarre il ferro utilizzato sia per le armi che per arnesi da lavoro, un giorno durante i lavori di scavo dei minatori trovarono dell’oro, ciò raggiunse alle orecchie del re vicino che decise di avvalersi come proprietario di quel pezzo di miniera dato che la zona sottoterra in cui era stato trovato il metallo prezioso era al di là del confine di Kernow, ma Re Gregory non era dello stesso avviso dopotutto la miniera intera era di proprietà del regno di Gwyned. Iniziarono degli accordi pacifici, dove Re Gregory avrebbe ceduto parte dell’oro ricavato al regno di Kernow per evitare un’inutile battaglia, peccato che il giorno prima del trattato dei cavalieri del regno avversario attaccarono il villaggio dei minatori facendo molte vittime, non potendo tollerare ciò suo padre ritirò l’offerta e chiese un risarcimento per il villaggio, il regno di Kernow invece accusò il loro regno di complotto cercando di difendersi dalle accuse, alla fine tutto sfociò nella guerra e suo fratello ora si ritrovava in mezzo ad essa a guidare il loro esercito “Nessuno di voi faccia il minimo rumore” Arthur aveva adocchiato la sua preda, un grosso cervo maschio dalle lunga corna, con movimenti lenti si avvicinò all’albero più vicino all’animale, incoccò la freccia nella balestra, prese la mira pronto ad abbattere l’animale, quando si sentì lo schiocco della freccia che partiva Alina girò la testa dell’altra parte ciò che udì fu solo il debole grido della bestia e il tonfo del corpo dell’animale che cadeva, sentì Parsifal congratularsi per la grandezza della preda, i cavalieri parlarono tra loro nonostante Alina sentisse i lamenti dell’animale non potendone più urlò verso di loro “Vi volete muovere a finirlo, non vedete quanto soffre?!” nel dirlo non poté non guardare l’animale, dal muso fuoriusciva del sangue, il respiro affannato e gli occhi che chiedevano pietà, non seppe neanche il perché ma un senso di nausea si impossessò di lei, iniziò a girarle la testa, sentì che avrebbe vomitato li a poco, ma si trattenne per non essere presa in giro dagli altri “Edwin tutto bene? sei pallido” il solito premuroso Merlino si era avvicinato all’amico sussurrandogli quelle parole, Alina gli sorrise facendogli un cenno di assenso. Dato che l’animale era  troppo grosso ci pensò Perceval a caricarselo sulla spalla, dato che era di una forza mostruosa, per portarlo dove erano legati i cavalli, nel frattempo gli altri si inoltrarono nel bosco per cercare altra selvaggina, durante il tragitto il mago stette vicino al nuovo amico che non aveva più proferito parola, Merlin aveva notato il pallore e il leggero tremolio del corpo di Edwin, non doveva essere abituato alla vista di un animale morto, troppo preso dai suoi pensieri non si accorse di una radice che sporgeva e così vi ci inciampò cadendo a terra rovinosamente, Gwaine ed Arthur iniziarono a ridere, mentre Lanelot e Leon ebbero la cortezza di mascherare il sorriso, il mago sentendo le risate divenne rosso come un peperone fin sulla punta delle orecchie, si stupì quando trovò la mano di Edwin pronto ad aiutarlo per alzarsi “Grazie Edwin” “Di nulla, sono cose che capitano, tutto bene?” lui era l’unico a non prenderlo in giro, anzi si sentì quasi in imbarazzo quando la mano del ragazzo gli tolse una foglia secca dai capelli, il tocco leggero di Edwin lo lasciò un attimo confuso e spaesato, nessuno oltre sua madre era stato così premuroso con lui, con il rossore ancora accentuato fece un solo gesto d’assenso e rimase un attimo abbagliato del sorriso dell’amico


Dunque fine del terzo capitolo, ringrazio tutti coloro che stanno leggendo la fanfic, ma sopratutto un grazie a  elfin emrys , che dire all'inizio devo ammetere che sono rimasta spiazzata, ma poi ripensandoci hai ragione sul carattere, in effetti ogni tanto perdo anche io il segno ^///^ e ti ringrazio anche per il fattore dello stile. Spero comunque di poter attirare la curiosità di qualcuno.

  
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