Altro
che splendente futuro, l’unica cosa che doveva splendere in
quel momento era
l’armatura dell’Asino reale che per ben venti volte
gli aveva ricordato quanto
fosse importante che la sua figura fosse impeccabile, mentalmente
Merlino
imprecò contro il Drago e il fato “Credo che se
continuerai a lucidarla in quel
punto si bucherà” il mago fece un piccolo salto
dallo spavento, davanti a se
aveva Edwin intento a fissare il suo operato, era talmente concentrato
che non
si accorse della presenza del ragazzo “Edwin mi hai fatto
prendere un colpo,
che ci fai qui?” non vedendo in giro il ragazzo quella
mattina aveva pensato
che stesse ancora riposando e invece ora se lo trovava li davanti con
un libro
in mano “Stavo cercando un luogo tranquillo dove leggere, il
bibliotecario
russa talmente forte da farmi venire il mal di testa, ti dispiace se
resto
qui?” “Certo che no” Merlin
tornò al suo operato mentre il ragazzo si sedette
su una panca, ogni tanto il mago alzava gli occhi su Edwin che era
tutto
intento a leggere il tomo, poi tutto ad un tratto lo chiuse e dopo
essersi
stiracchiato si sedette di fianco a lui “Ti do una
mano” Merlin non se lo fece
ripetere e gli passò un pezzo del gambale. Mentre i due
rimettevano a lustro
l’armatura di Arthur parlarono del più e del meno,
più che altro era Merlin che
raccontava della sua vita prima di Camelot ed Edwin ascoltava tutto
attento e
affascinato “E tu da dove vieni?” la domanda del
moro prese alla sprovvista il
ragazzo, lo vide tornare a concentrarsi sull’armatura mentre
rispondeva “Vengo
da Gwyned, mio
padre è uno dei cavalieri
del Re” “Perché siete a
Camelot?” Edwin alzò le spalle “Che ne
dici è
abbastanza lucida per il nostro principe?” a
Merlin sembrò che tentasse si sviare il
discorso, ma capì che non era il caso di indagare molto.
Sir
Gareth si presentò al campo di allenamento in perfetto
orario, trovò già tutti
i cavalieri pronti per l’addestramento speciale che aveva
indetto Re Uther con
la scusa di migliorare i propri cavalieri. Arthur vide l’uomo
prendere uno dei
bastoni che usavano al posto delle spade per allenarsi
“Vediamo chi ha il
coraggio di combattere con me?” i cavalieri si guardavano a
vicenda, tutti
conoscevano la fama di Sir Gareth lui era l’emblema dei
cavalieri, agile, forte
ed astuto, da quel che si diceva in giro solo un uomo era riuscito a
disarmarlo, vedendo che nessuno si candidava Arthur decise di dare il
buon
esempio, ci voleva ben altro per metterlo in soggezione, prese uno dei
bastoni
e si posizionò per attaccare. Il principe non si
risparmiò, fin da subito
attaccò con forza e precisione, ma ogni suo attacco veniva
parato con facilità
dall’avversario quando il principe credette di averlo in
pugno questi fece un
piccolo movimento e si ritrovò dietro di lui “
Dove state guardando?! su forza”
il principe tentò ancora una volta di colpire
l’uomo ma questi con un abile
mossa riuscì a disarmarlo, quel movimento l’aveva
visto il giorno prima da
Edwin “Complimenti Maestà, dovreste
migliorare il vostro gioco di gambe”
“Grazie, la fama che vi precede è
del tutto veritiera, siete un grande spadaccino come vostro figlio,
anche lui
ieri ha usato la stessa mossa con Sir Gwaine”
l’interessato fece una smorfia e
borbottò qualcosa, mentre Gareth rise fortemente
“Non sapete quanto ci ha messo
a impararlo, dovevate vederlo come si arrabbiava ogni volta che
falliva” “Vedo
che vi divertite alle mie spalle, padre” nessuno si era
accorto di Edwin a
causa del duello, l’uomo sorrise bonariamente e mise un
braccio attorno alle
spalle del figlio “Suvvia Edwin non arrabbiarti, piuttosto
hai trovato quello
che ti interessava?” il ragazzo fece un gesto
d’assenso per poi mettersi vicino
alla staccionata a leggere un libro, mentre i cavalieri continuarono il
loro
addestramento. Arthur si chiedeva come Edwin potesse essere il figlio
di Sir
Gareth, non avevano nulla in comune da quel che poteva notare avendoli
abbastanza vicino, il cavaliere era un uomo imponente, mentre il figlio
era un
ragazzo mingherlino forse era anche più magro di Merlin, gli
occhi poi uno li
aveva neri come la notte mentre l’altro due giade splendenti
“Arthur che
diavolo aspetti è il tuo turno” lo
rimproverò Gwaine, il principe si avvicinò
al suo sfidante e iniziò ad allenarsi.
Un
altro incubo, ormai era la seconda notte consecutiva che si svegliava
nel cuore
della notte e non riusciva più a prendere sonno, tutte
quelle immagini le
rimanevano impresse nella testa, il castello in fiamme le urla e poi il
viso di
suo padre che pian piano spariva, Alina si portò vicino alla
finestra sedendosi
nella cavità del muro, appoggiò stancamente la
fronte al vetro e vide l’alba
sorgere.
Merlin
trovò Edwin nella
medesima posizione,
vedendo che era perso nei suoi pensieri attirò la sua
attenzione appoggiandogli
una mano sulla spalla “Tutto bene Edwin?”
“Sì, mi sono solo incantato, come mai
sei qui?” il mago indicò il piccolo tavolo dove vi
era un vassoio con le
cibarie per la colazione, Edwin mangiò piano del pane appena
sfornato, mentre
Merlin iniziò a rifargli il letto “Che programmi
hai per oggi?” il mago fece
una piccola smorfia infastidita “Caccia, Arthur e gli altri
vogliono cercare
della selvaggina fresca, dimmi te che divertimento
c’è?!” Edwin sorrise
all’amico, poi nella sua mente si formulò
un’idea, caccia equivaleva uscire dal
castello a cavallo “Credi che al principe dispiaccia se mi
unisco anche io?”
“Non credo, perché?” “Ho
voglia di farmi una cavalcata e poi me ne starò buono
buono” Merlin non si fece pregare molto, disse
all’amico di prepararsi e di
farsi trovare puntale entro la prossima veglia nel cortile, dato che il
principe non ammetteva i ritardatari soprattutto per le battute di
caccia.
I
cavalieri si ritrovarono puntuali nel cortile, Gwaine
sbadigliò senza mettersi
una mano davanti alla bocca come voleva la buona educazione,
ciò gli costò
un’occhiataccia da parte del principe, quest’ultimo
si aggiustò i guanti
nervoso perché i loro cavalli non erano ancora pronti, stava
per ordinare a
Merlin di andare a vedere che diavolo di fine avesse fatto lo stalliere
che si
ritrovò gli aiutanti delle stalle che portavano i loro
animali “Scusate Maestà,
ma Abel ha avuto un piccolo problema con uno dei cavalli”
Arthur si stupì
dell’affermazione, da quanto ricordava il loro stalliere non
aveva mai avuto
nessuna sorta di problema con un cavallo, pochi attimi dopo
l’uomo in questione
che teneva le redini di un cavallo enorme. Il più grande
destriero che avesse
mai visto, imponente e nero come il carbone, gli zoccoli possenti
sembravano
pronti a schiacciare qualsiasi cosa, gli occhi poi erano vispi e
luccicanti,
era un cavallo bellissimo ma allo stesso tempo inquietante come se
fosse pronto
a prendere il galoppo “Scusatemi Sire ma questa bestiaccia mi
ha fatto dannare,
il maledetto non voleva farsi sellare” “Perdonate
il caratteraccio del mio
destriero Sir Abel, la prossima volta mi occuperò io della
sellatura” tutti i
cavalieri compreso anche Merlin aprirono la bocca scioccati, come
poteva Edwin
cavalcare un simile animale?! Il ragazzo si avvicinò
all’animale e questo subito
avvicinò il muso per farsi fare una carezza
“Scusami amico mio se ti ho
trascurato in questi giorni, tieni per farmi perdonare”
dicendo ciò il ragazzo
prese una mela dalla sua sacca, l’animale sembrò
gradire dato che mangiò il
frutto rosso in pochi minuti “Bella bestia, non se ne vedono
molte in giro,
deve esservi costato molto” Perceval
si era
avvicinato all’animale e con fare gentile gli
accarezzò il collo “E’ stato un
regalo per i miei dodici anni, ormai io e Goliath siamo compagni da ben
tre
anni” “E l’avete domato voi?”
chiese il cavaliere incredulo, Edwin sembrò
gonfiare il petto d’orgoglio “Certo, ben tre giorni
di duro allenamento, ma
come dice il detto la pazienza è la virtù dei
forti” Perceval
si mise a ridere di gusto, mentre Arthur riportò
l’ordine dicendo che si stava
facendo tardi e che se volevano almeno portare una misera lepre a casa
dovevano
darsi una mossa.
Goliath
correva come il vento, la brezza accarezzava il volto della principessa
che per
la prima volta da quella sera nefasta si sentiva libera e spensierata,
i suoi
pensieri si annullarono totalmente, i suoi occhi si immersero
nell’immenso
verde e l’olfatto dei profumi del bosco. Lei e Goliath
sembravano una cosa
sola, ormai non vi era più bisogno di parlare, era come se
bastasse pensare di
andare più forte, che l’animale aumentava
l’andatura, non si preoccupò neanche
quando davanti al loro un tronco enorme gli sbarrò la
strada, il cavallo come
se avesse le ali saltò aggraziato e proseguì la
corsa, senza che se ne
accorgesse Alina iniziò a ridere felice e sperò
che quella folle corsa non
finisse mai.
I
cavalieri cercarono di stare dietro al ragazzino, ma questo appena era
salito
in sella aveva fatto partire il cavallo al galoppo non curandosi di
loro,
quando poi videro l’enorme tronco a terra Arthur
pensò che il giovane avrebbe
fermato la bestia e invece lo fece saltare, doveva ammettere che in
quel’attimo
si era sentito il cuore in gola, già vedeva il poveretto a
terra e invece ora
ciò che sentiva era la sua risata argentina
“Incosciente” pronunciò senza
pensare “Per una volta tanto vi darò ragione
Sire” “Ditemi come facciamo a
cacciare con quello li?! Merlin pensaci tu, fermalo a costo di metterti
sotto a
quell’animale” il valletto sbiancò
all’istante immaginandosi il suo corpo
schiacciato dagli zoccoli pesanti di quella bestia immonda
“Perché non lo
fermate voi, dopotutto è sotto la vostra
responsabilità!” “Perché tu
sei il mio
servo e devi fare quello che ti dico, nel frattempo noi vi aspetteremo
qui!”
Merlin borbottò qualcosa di incomprensibile, per poi girare
la sua giumenta
alla ricerca di Edwin. Lo trovò poco dopo che girovagava,
dopo avergli fatto
una sonora ramanzina su cosa gli aveva promesso quella mattina
tornarono dagli
altri “Non riesco a capire che ho fatto di male?”
“C’è che sei partito come un
matto e non ci hai aspettato, tu sei sotto la nostra
responsabilità” senza
volerlo il mago aveva usato un tono duro, ma era perché
davvero si era
spaventato alla vista dell’animale che saltava
l’ostacolo e se Edwin avesse
perso l’equilibrio e fosse caduto o ancora peggio
l’animale si fosse
imbizzarrito?! Vedendo l’espressione colpevole del nuovo
amico, Merlin non
riuscì a tenergli per molto il muso e facendogli un sorriso
lo incitò ad
arrivare presto dagli altri.
Dunque fine del terzo capitolo, ringrazio tutti coloro che stanno leggendo la fanfic, ma sopratutto un grazie a elfin emrys , che dire all'inizio devo ammetere che sono rimasta spiazzata, ma poi ripensandoci hai ragione sul carattere, in effetti ogni tanto perdo anche io il segno ^///^ e ti ringrazio anche per il fattore dello stile. Spero comunque di poter attirare la curiosità di qualcuno.