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Autore: Doll_    16/05/2011    30 recensioni
Mio padre ancora non sapeva nulla della storia. Un punto a sfavore.
Non avevo ancora trovato la chiave di quella porta comunicante. Altro punto a sfavore.
Il ragazzo che si sarebbe finto il mio fidanzato era, oltre che un gigolò professionista, anche un tipo fastidioso, cinico e maledettamente sensuale, che odiavo con tutta me stessa. Quindi Tre a Zero per la sfortuna.
Il suo lavoro, poi, non consisteva solo nel fingersi innamorato di me -cosa già difficile in sé per sé- ma avrebbe dovuto anche insegnarmi le tecniche della passione e, quindi, in un modo o nell'altro riuscire a fare eccitare entrambi. Cosa impossibile. Quattro a Zero.
Qualcos'altro? Ah, sì! Dovevo sorbirmelo per oltre un mese..!
Cinque a Zero. Avevo nettamente perso..
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Zac e Vic'
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UN GIGOLO' IN AFFITTO – FINALMENTE TUA

 

Nulla mi toglierà dalla mente lo sguardo che mi rivolse Zac in quel momento e la luce che scorsi nei suoi occhi.

S-sei sicura? Cioè... Per farmi perdonare vuoi che...?” Ma lasciò la frase in sospeso, non capendo ancora se stessi scherzando o stessi dicendo la verità.

Solo se lo vuoi anche tu.” E da dove veniva tutta quella audacia?

Non immagini nemmeno da quanto tempo lo desideri.” Dichiarò, facendomi vacillare.

Ma non sono sicura che servi solo questo a farti perdonare.”

Tutto quello che vuoi, Vic.”

Stavo per piangere nuovamente, lo sentivo.

Perchè quei dannati sbalzi d'umore, diamine!?

Prima lo odiavo. Mi ripetevo che non volevo più vederlo e dopo quasi lo supplicavo di fare l'amore con me.

Mancavano pochi giorni alla sua partenza ed egoisticamente parlando, volevo godermi la sua presenza fino alla fine.

Poi, ripensandoci... Io non ero la sua fidanzata. Non gli avevo mai fatto promettere di stare alla larga da altre ragazze. Lui aveva ammesso che non gli era piaciuto ed io... Io gli credevo. A dir il vero, credevo più a lui che a Cristina.

Era da quella volta della discoteca che non smetteva di mettermi i bastoni fra le ruote.

Mi diceva sempre che non sarebbe potuta funzionare, che sarebbe finita presto...

Cristina non aveva mai fatto nulla per me che non riguardasse anche se stessa. Ero stata una sciocca ad aver creduto che in questo caso si sarebbe comportata diversamente.

In quel momento volevo battermi per qualcosa. Per la prima volta nella mia vita, stavo combattendo per qualcuno.

Sin da bambina mi ero spesso tirata indietro di fronte alle difficoltà e capii perchè ogni ragazzo sceglieva sempre Cristina a me. Perchè lei era agguerrita. Era determinata e sapeva quello che voleva. Perchè difendeva le sue cose con le unghie mentre io lasciavo sempre andare tutto via. Ovvio che i miei ex avessero pensato che ero io a non tenerci abbastanza. Ma con Zac sarebbe stato diverso. Questa volta sarei stata io a difendere il mio territorio a spada tratta e più nulla e nessuno mi avrebbe ostacolata in tal modo.

Così mi avvicinai a lui e lo baciai. Un bacio consapevole di poter diventare qualcosa di più. Un bacio dolce ma al contempo passionale.

Ancora attaccati e abbracciati l'uno all'altra, ci dirigemmo verso il letto dal quale Zac buttò le sue valige a terra, mi prese per i fianchi, mi ci adagiò e mi si mise sopra, continuando a baciarmi come se fossi la sua unica fonte di energia ed iniziando a perlustrare il mio corpo con le sue mani.

Quando riuscì, anche se lentamente, a togliermi la maglietta, cominciai ad avere leggermente paura. Una paura eccitante e cosciente dell'imminente futuro.

Tranquilla... Rilassati.” Mi sussurrò, ad un centimetro dalle labbra, sentendo che mi ero irrigidita.

Continuò a vagare lentamente con le sue mani, una sul mio ventre e l'altra fra i miei capelli, fino a quando non mi sbottonò i jeans e tirò giù la lampo.

Lo aiutai a sfilarli e subito dopo portai le mani sul lembo dell'accappatoio e lo slacciai, lasciandolo completamente nudo.

Allora si rialzò ed insinuò una mano dietro la mia schiena e prima che potessi capire il suo intento, il mio reggiseno si slacciò, andando a finire a terra insieme a tutti gli altri indumenti.

Si stava facendo sera. La stanza stava diventando scura ma i nostri corpi erano comunque ben visibili.

Si avventò subito sui miei seni, facendomi gemere come nello sgabuzzino della scuola il giorno dell'occupazione, e nel frattempo fece scendere la sua mano sul mio ventre, bagnandomi quasi immediatamente.

Quando ribaltai le posizioni, ormai la mia vista si stava appannando e ogni pensiero razionale stava andando a farsi benedire letteralmente.

Iniziai a baciare il suo collo fino a scendere sul suo petto, il suo ombelico e il suo basso ventre... Eccoci qui, pensai. O adesso, o mai più, mi ripetevo.

Mi abbassai ancora di più e lo presi in mano, facendolo sussultare.

V-ic...” Deglutì.

Shh...” Sussurrai, vicino alla sua erezione.

Mi diedi il via mentalmente e cautamente vi passai intorno le mie labbra umide.

Non ero un'esperta e per questo andavo lentamente pensando al prossimo passo da fare.

Sentii il respiro di Zac frammentarsi e accelerare poco dopo.

Lo stavo facendo impazzire.

Continuai così per un altro po' quando finalmente mi decisi a prenderlo in bocca.

Quella non ero io. Probabilmente Cicciolina aveva preso il sopravvento e stava agendo al mio posto perchè inevitabilmente...mi stava piacendo.

Insomma, mi piaceva vedere la sua espressione assorta nella passione, mi piaceva avere il controllo e sapere di essere in grado di reggere il gioco anche senza il suo aiuto.

Le lezioni erano servite sicuramente.

Mi avevano trasformata dalla pudica e gelida Vic, alla seducente ed intraprendente Victoria.

In quel momento pensavo solo al suo piacere. A come fargli dimenticare le altre donne. A come fargli capire che io ero migliore di Cristina e che avrei fatto qualsiasi cosa per averlo al mio fianco.

Senza che me ne rendessi conto, mi sollevò gentilmente fino a ribaltare nuovamente le posizioni.

Non l'avevo fatto venire e capivo il perchè. Aspettava di entrare in me.

Prese a baciarmi con più foga e passione, mischiando tutti i sapori nelle nostre bocche. La sua mano scese fino a spostarmi le mutandine, in modo tale da poter insinuare un dito in me.

Iniziò la discesa verso la lussuria, un gioco interminabile di sensualità ed eccitazione.

Poco dopo seguì il secondo ed il terzo, quello che mi diede più fastidio, ma dovevo abituarmi. E comunque non mi dispiaceva, anzi... Non ci stavo capendo davvero nulla. Stavo impazzendo e mille immagini di noi due mi attraversarono la mente poco prima dell'amplesso al quale seguì un mio grido di puro godimento.

Ma Zac non si dava per vinto. Voleva assolutamente dare il meglio di sé, tanto che scese sui miei seni, il mio ventre e... la mia intimità, prendendo a baciarla e molto più, facendomi gridare ancora e ancora... Fino ad un altro amplesso quasi più potente del precedente.

Quando si rialzò a guardarmi aveva gli occhi più chiari e vividi come mai li avevo visti prima. Sapevo che era venuto il momento e mi agitai all'istante.

Eravamo già sudati e non mi ero nemmeno accorta che anche le mie mutande avevano raggiunto il pavimento.

Iniziò a baciarmi lentamente, dolcemente... Tanto che non ricordai nemmeno cosa sarebbe accaduto da lì a poco.

Le sue mani presero ad accarezzarmi i capelli e le guance mentre si sistemava meglio sopra di me e cercava di rilassarmi.

Lui sa cosa fare, pensai.

Ed ecco che la punta di qualcosa solleticò il mio punto X, e non era un suo dito...

Il battito del mio cuore stava accelerando spaventosamente ed il respiro si bloccava per poi riprendere all'impazzata subito dopo.

Vic, guardami.” Mi ordinò dolcemente.

Lo feci.

Ti fidi di me?” Chiese, quasi speranzoso.

Neanche un'ora prima gli avevo detto di no. Avevo urlato di odiarlo ed ora mi ritrovavo così, sotto di lui ad annuire percettibilmente. “Sì, mi fido.” Deglutii.

Ed era vero. Dio, se era vero.

L'amore era follia, ma quello vero capitava una volta nella vita, quindi non me lo sarei fatto scappare per nulla al mondo.

Allora stai tranquilla. Sai che non ti farò del male.” Disse, con quel tono dolce che non gli avevo mai sentito usare.

Annuii, di nuovo.

Ma se vuoi che mi fermi, dimmelo e lo farò subito.” Mi avvisò, ma sapevo già che non lo avrei mai fatto fermare, neanche mentre entrava in me facendomi ringhiare, digrignare i denti, affondare le unghie nella sua schiena e mordergli la spalla, non gli avrei mai chiesto di fermarsi, perchè dopo il dolore lacerante dell'inizio, il continuo fu quasi un paradiso.

Bollente.

Era una sensazione che non avrei mai creduto di poter provare.

Era come se qualcosa mi stesse dividendo in due, solleticando quella parte di me, per farmi provare un piacere tremendamente intenso.

Certo, il fastidio rimaneva, ma ero con Zac. Era dentro di me e nessun altro sentimento avrebbe mai sostituito quello di quel momento.

Stava andando tutto alla perfezione. Il mio sogno si era avverato.

L'uomo che amavo si era unito a me e non c'era nulla che potesse rovinare quel momento.

Sentivo che stavamo raggiungendo il culmine entrambi e proprio quando venni, poco prima di lui, me ne uscii con l'unica frase che descriveva pienamente ed unicamente la mia felicità.

Ti amo, Zac...”

 

Era venerdì.

Ufficialmente e precisamente un mese.

Il mese più pieno della mia vita.

Mi ero risvegliata la mattina dopo, alle due, nel mio letto. Sola.

Ero scesa trovando solo un bigliettino di mio padre sul frigorifero.

Buongiorno cioccolatina,

anche oggi niente scuola.

Ti ho vista così beatamente addormentata che non me la sono sentita di svegliarti.

Goditi la giornata.

Baci, papà.

Ero sola in tutta casa e di certo non sarei andata da Zac dopo quello che era successo la sera precedente... Dio, avevo dormito tantissimo!

Non avevo nemmeno cenato ed il mio stomaco me lo fece notare all'istante.

Chissà dove sarà, mi chiesi.

Forse se mi fossi messa con l'orecchio attaccato alla porta avrei sentito dei movimento e così avrei capito se c'era o meno.

Ma non mi sarei abbassata a tanto...

Mmm.. Non sento nulla.” Borbottai fra me e me, cinque minuti dopo, con l'orecchio attaccato alla porta comunicante.

Respirai affondo e mi decisi ad entrare. Infondo che motivo c'era di essere agitata? Era pur sempre Zac.

Quel Zac che mi aveva fatto perdere la verginità, che mi aveva “tradita” con la mia ex migliore amica e a cui avevo detto “ti amo” mentre facevamo l'amore... Sempre il solito Zac, no?

Ma chi volevo prendere in giro?

Stavo ancora con la mano sul pomello, indecisa se abbassarlo o meno, quando, dandomi ripetutamente della stupida, lo aprii senza pensarci più ed entrando nella stanza ad occhi chiusi, come se mi aspettassi una guerra di palle di neve.

Nessun rumore. Vuoto completo, aprii gli occhi e notai con amarezza che Zac non c'era e che la stanza era rimasta tale e quale alla sera prima, compresa la macchia rossa sul lenzuolo bianco, segno della mia ufficiale maturità.

Sospirando nuovamente, mi sedetti sul letto ed iniziai a fissare imperterrita la macchia, come se da essa potesse uscirne la soluzione magica, pronta a risolvere tutti i miei problemi.

Ero stata una sciocca. Avevo esagerato.

Avrei dovuto cacciarlo a calci fuori casa ed accontentarmi della rabbia, in modo tale che se sarebbe partito, non ne avrei sofferto più di tanto, e invece mi ero complicata la vita. Ero andata oltre ogni limite e sicuramente non ne sarei uscita salva dalla sua partenza. Già mi vedevo, disperata, segregata in camera a strafogarmi di gelato mentre in TV trasmettevano delle scadenti telenovelas che non avrebbero fatto altro che farmi piangere.

Che cretina.

Non sapevo nemmeno come avrei affrontato Cristina una volta tornata a scuola. Non le avrei rivolto più la parola? Le avrei rifilato le peggiori parolacce mai sentite sulla faccia della terra? O le sarei direttamente saltata addosso, picchiandola a sangue?

Mmm.. Devo dire che le ultime due erano quelle più allettanti ma, ovviamente, da persona posata e seria quale ero, mi sarei trattenuta al non rivolgerle la parola neanche sotto tortura.

Proprio mentre tutti quei pensieri mi vorticavano in testa e così i mille dubbi sulla sincerità di Zac, degli oggetti stuzzicarono la mia curiosità: i quadri.

Mi alzai dal letto stile pantera rosa e, come se ci fosse davvero qualcuno da cui non dovevo farmi vedere, mi avvicinai lentamente verso il cavalletto e tutto il materiale da pittura, posizionato scrupolosamente a terra con tutte le pitture e i pennelli ben sistemati e apparentemente puliti.

Sono una sorpresa... La voce di Zac iniziava a farmi sentire in colpa, ma la mia curiosità ne appianava ogni senso.

Ancora titubante, presi i quadri rigirati e me li portai in camera, contando fino a dieci prima di vederli tutti.

Magari non erano finiti...

Forse non erano veramente per me...

E se erano per Cristina!?

Oh, no! Glieli avrei bruciati tutti, come minimo!

Niente, ora che c'era anche la rabbia, fu inevitabile che li vedessi.

Erano tre.

Rigirai il primo e quasi mi venne un colpo.

Era bravissimo, accidenti! Zac aveva mille doti, ma il dipingere le superava tutte.

Certo, anche a calcio era un asso, ma la mia indole artistica mi faceva apprezzare di più quei disegni.

Nel primo c'era un parco. Il nostro parco. Aveva usato tre tonalità differenti di verde, un celeste chiaro per il cielo ed il marrone per i tronchi degli alberi.

I fiori erano pochi, come nella realtà, ma accennati comunque con il bianco, segnando le margherite ed il rosso, i tulipani.

Mi tremava la mano quando presi il secondo.

Raffigurava degli occhi. Occhi verdi.

Lui non aveva gli occhi verdi...

Nemmeno Cristina aveva gli occhi verdi.

Ma io sì.

Potevano essere davvero i miei? Così belli? Così profondi?

Forse era semplicemente il disegno bello in sé per sé a rendere anche “i miei occhi” tali.

Nel terzo, infine, c'era una ragazza con uno sguardo assorto nel nulla, attaccata con le mani ad un palo d'argento, mentre i capelli le ricadevano da un lato sulla fronte, quasi a coprirle un occhio. Il suo sguardo era alzato come se stesse leggendo qualcosa che effettivamente non c'era e aveva le labbra socchiuse, segno che evidentemente non stesse badando a chi aveva intorno.

Aveva le gote rosse, dei boccoli perfetti ed un viso quasi spettacolare.

Solo guardandola dopo un po' e collegando alcuni eventi, capii una cosa che mi fece quasi commuovere.

Ero io sul treno, la prima volta che ci eravamo parlati.

Si era ricordato perfettamente della mia espressione distratta e di come mi stavano i capelli. Persino il colore della maglietta aveva ricordato.

Ma quella era la mia controfigura. Era me, ma bella alla massima potenza, non so se mi spiego. Se fossi stata davvero così, non avrei mai avuto bisogno di un gigolò per soddisfare le mie richieste...

Quindi... Zac mi vedeva così?

All'angolo destro del quadro c'era la data, la firma e chi raffigurava. Sì, ero io.

C'era scritto proprio il mio nome: Victoria, con quella grafia perfettamente lineare quanto maschile e adulta.

I dipinti erano stupendi ma mancavano alcune botte di colore e lo sfondo, sempre se voleva farlo. Ma in genere erano magnifici. Non capivo come mai avesse smesso di fare così tante cose che amava....

Quando andai a riposare i quadri, notai che la busta non c'era più.

 

Ero un coglione. Un coglione con la C maiuscola.

Sapevo che di Cristina non mi sarei mai dovuto fidare ma era vero che non mi era piaciuto affatto -anche perché non avevo nemmeno raggiunto l'orgasmo... Diciamo che me ne ero andato via molto prima- e che mi aveva fatto capire molte cose.

Cristina a letto si dimenava come un'anguilla e gemeva come una forsennata, neanche fosse posseduta, mentre Victoria era stata perfetta... Idilliaca.

Non ero pentito di quello che era accaduto la sera prima, assolutamente. Lo avrei rifatto altre mille volte ancora se lei me lo avesse permesso, ma dovevo schiarirmi le idee prima di riaffrontarla nuovamente. Così quella mattina, dopo una notte insonne, mi alzai e corsi di fuori, camminando a più non posso prima di arrivare alla conclusione che: Vic mi amava. Okay, era chiaro. Lo aveva ammesso lei stessa.

Ma, diamine! Victoria mi amava! La mia Vic! Quella che era riuscita a farmi impazzire, quella che si era presa cura di me, quella che mi aveva conosciuto come mai nessuna prima d'ora... Ed io ero un coglione perchè dopo aver accettato di farci l'amore, me ne sarei partito senza capire realmente neanche quello che provavo.

L'avrei lasciata qui, insieme a tutti i meravigliosi ricordi che ci avevano legato.

Ma chi diavolo me lo faceva fare? Se fosse stato per me non sarei partito affatto per New York o come minimo l'avrei portata con me.

Camminavo spedito, cercando di non pensare ai suoi occhi lucidi, colmi di passione, alla sua bocca mentre venerava la mia erezione... Ai suoi gridolini, ai suoi ansiti, alle sue unghie nella mia pelle che seppur mi avevano lasciato dei graffi, erano stati tremendamente eccitanti.

Cercavo di non pensare alla sua meravigliosa bocca mentre gemeva il mio nome, o ai suoi capelli, morbidi e mossi che ad ogni spinta dondolavano ovunque e mi facevano impazzire. Non dovevo pensare alla sensazione terribilmente appagante che avevo sentito quando ero entrato in lei. Non dovevo pensare nemmeno che sarei voluto rimanere in quel letto per tutta la vita, con la consapevolezza di non essere sicuro di provare le stesse cose per lei.

Amare significa sacrificarsi per qualcuno. Ed io non sapevo se ne ero pronto. Me l'ero sempre cavata da solo e adesso che c'era lei, ogni abitudine era andata a farsi benedire. Sarei dovuto partire senza pensare a nulla, ma c'era qualcosa che mi legava a lei. L'avevo fatta soffrire già mille volte e il doverla deludere, feriva profondamente anche me. Non sarei mai voluto partire ma non sarei nemmeno stato in grado di occuparmi di lei come un vero fidanzato. No, non ero adatto per quello. Non ero proprio capace di farlo!

Fatto stava che, con la famosa busta maledetta in mano, suonai all'unico campanello dorato della via.

Zac? Che ci fai qui?” Mi chiese lei, con quel solito tono da vipera.

Ero venuto a portarti questi.” Feci, gelido come il ghiaccio, lanciandole i soldi sul tavolo.

Ormai non mi servivano proprio a niente. Il lavoro da cameriere e netturbino erano bastati a farmi raggiungere il prezzo giusto per il biglietto e comunque non li avrei accettati lo stesso perchè sarebbe significato aver usato davvero Victoria, o meglio, essere stato usato da lei, ed ero sicuro che non era così. Quel mese non mi ero comportato da gigolò ma, semplicemente, dopo tanto tempo, da Zac. L'autentico Zac. Quello che avevo creduto di aver perso e che avevo ritrovato solo grazie a lei.

Ma.. Cosa significa?” Chiese ancora, incredula.

Sono i tuoi soldi. A me non servono.”

Non mi dire che ti sei innamorato davvero di lei!” Starnazzò, rossa in viso dall'invidia.

Non ti intromettere. Hai fatto già abbastanza.” Decretai, cercando di andarmene.

Dimmi cos'ha lei più di me.” Domandò, moralmente offesa.

Tutto, pensai. Lei ha tutto più di te.

Non ne voglio parlare.” Sospirai.

Te lo dico io, invece! Lei è goffa, impacciata, lunatica, volgare, povera, senza carattere, senza principi, è una buona nulla ed una stolta! Ecco perchè ti piace tanto! Perchè è talmente stupida da potertela portare a letto quando e come vuoi!” Sputò, acida e velenosa come sempre. Mi chiedevo ancora come Vic fosse riuscita a sopportarla per così tanti anni.

Mmm.. Non si poteva picchiare una donna, giusto? Peccato.

Strano, Cristina. Hai appena descritto te stessa.” Voleva dire che l'avrei ferita con la semplice e pura verità.

Sgomenta e offesa, la lasciai nella sua stanza a lagnarsi e a logorarsi il fegato mentre io ritrovai la carica e l'energia per affrontare Vic una volte per tutte.

Angolo Autrice:
*-*
Grazie mille per non avermi quasi minacciata di morte per il capitolo precedente, ragazze...
Sapevo che ad alcune non sarebbe piaciuto, ma io non me ne pento, davvero.
Zac non è perfetto. Nessuno lo è e per non far cadere la storia troppo sul ridicolo, ho voluto sorprendervi un po'... Anche perché nella vita reale queste cose accadono spesso ma è sempre l'amore ad averla vinta!
Okay, questo capitolo scommetto che molte di voi lo stavano aspettando da moooolto tempo e sinceramente non credo nemmeno di averlo scritto tanto bene... Ditemi se vi ho/ha deluso.
ORA PERO' E' IL MOMENTO DELLA GRANDE DOMANDA:
(dovete rispondermi sinceramente o in un modo o nell'altro, e la maggioranza vince ;D)
VOLETE IL CONTINUO O PREFERITE CHE FINISCA QUI?
Se votate per il primo, spero vivamente che mi seguirete anche alla prossima, mentre se scegliete il secondo, beh.... Diciamo solamente che sta a voi decidere ;)! XD
Ve lo chiedo perché è dall'inizio della storia che ho in mente due finali diversi, ma ho paura che possa andare a finire come nei film con i sequel, il primo è sempre il migliore mentre il secondo perde punti... Non so se mi spiego XD
Vabbè, dai, ora tocca a voi parlare un po'! ;)
Spero non vi abbia disgustato questo capitolo!
Un bacio enorme e grazie ancora, perché senza di voi non sarei qui a scrivere con tanto trasporto...
Vostra: Doll_
Aspetto alcune di voi anche nella mia nuova storia Piacevolmente Ingiusto!
Let's Rock!

   
 
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