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Autore: Pinca    19/05/2011    4 recensioni
Della serie "Le italiche disavventure", ecco come i nostri eroi passano le loro serate in compagnia. (oc sicilia)
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le italiche disavventure'
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italiche serate
Le italiche disavventure.
 
 
La cucina francese fa glem: come ridurre lo spopositato ego di un cuoco francese 
by Lovino Romano Vargas
 
 
 
Una telefonata, un’idea balorda e Lovino si trovò costretto a pararsi a festa ed uscire per raggiungere il fratello davanti ad un ristorante francese per passare una serata, a suo dire, glam.
Feliciano era già lì, vestito con una bella camicia bianca e i pantaloni neri, accunciulill accunciulill, che gli sorrideva.
-Lovino, finalmente, dovevamo vederci alle 19 e 45, sono le 20 e 5….- gli fece notare Feliciano senza la minima ombra di impazienza.
-Lascia stare, ho dovuto fare i calcoli per capire a che ora dovevamo vederci!- gli rispose scorbutico, manco fosse stato lui ad aver aspettato fuori al locale per venti minuti. –Santo cielo, potevi dirmelo che era alle otto manco nu quarto! E poi, tanto così… si può sapere che significa ‘na serata glem?-
-Fashion! Ovvio!-
I due si voltarono verso Cecilia, che con un passo salì sul marciapiede e li prese a braccetto, trascinandoli dentro il ristorante francese. La Sicilia riusciva ad entusiasmarsi con poco: conosceva si e no quattro parole in inglese e pensava di saperlo parlare perfettamente, e per lei era un vanto!
-Esatto!- concordò Feliciano accomodandosi al tavolo che aveva prenotato apposta per una mezz’ora dopo l’appuntamento con i due fratelli, ritardatari cronici. –Una serata con stile!-
-E c’era bisogno di venire dal francese per passare una serata con stile?- Lovino non riusciva proprio a risparmiarsi. L’idea di passare la serata lì lo metteva di malumore. Non sopportava quel tizio sempre col naso all’insù, snob e impettito, e soprattutto non sopportava quel posto così… etichettoso! Aprì con impazienza il menù senza leggerlo nemmeno, continuando a scrutare male il fratello di fronte, che invece sembrava felice e a proprio agio.
-A casa no, vero?-
-Dai Romano, rilassati un po’!- gli disse Sicilia sfilandosi la giacca nera. -Ogni tanto fa bene cambiare…-
Ma Lovino rimase scioccato nel vedere quello che la sua cara “sorellina” si fosse messa per… anzì, cosa non si fosse messa per quella serata da passare nel ristorante di quel maniaco francese.
-E tu così sei uscita di casa? Mettiti immediatamente la giacca!- sibilò inviperito alla sorella che aveva il davanzale in bella mostra.
-Che vuoi?- chiese seccata Cecilia.
-Copriti!-
-Scordatelo!-
Lovino scioccato dalla faccia tosta e dalla risoluzione di Cecilia decise di cercar manforte. -Feliciano, dille qualcosa!-
Feliciano riemerse da dietro il menù e guardò la ragazza, che orgogliosamente teneva il petto in fuori, e disse la sua.
-Bella maglietta!-
-Grazie!- rispose lei rivolgendo un sorriso fugace a Feliciano per poi voltarsi male verso l’altro. –Vedi, così si fa, si apprezza!-
Lovino non fece in tempo a rispondere che il francese comparve alle sue spalle.
-Come posso servirvi?- chiese con voce squillante rivolgendosi alla scollatura della signorina.
-Ciao fratellone!- lo salutò Feliciano attirando l’attenzione del francese.
Francis parve sorpreso, non si era nemmeno accorto degli altri seduti alla tavolo, men che meno che fossero proprio Feliciano e Lovino.
-Mio caro, ma che…- disse sorpreso accorgendosi del modo truce in cui Lovino lo fissava.
Allora se quelli erano Feliciano e Romano, ciò significava che il decolté che stava fissando fino a pochi secondi prima era quello di….
-Sicilia?- disse quasi schifato.
-‘Francis!- lo salutò lei senza farci caso.
Qualunque persona, maschio o femmina che fosse, agli occhi di Francia riusciva ad assumere valenza di un potenziale partner sessuale, tranne quella… cosa, quella tizzia che per un attimo non aveva riconosciuto perché troppo distratto dalla sua peccaminosa scollatura era l’eccezione per eccellenza.
-Tsk, ordinate per favore!- disse indignato, ignorandola e prendendo le ordinazioni.
Dopo un’ora e mezza di chiacchiere e di discussioni sulla maglietta troppo scollata, Francis tornò portando il dolce.
-Tutto ottimo Francis, come al solito!- disse Feliciano mangiando una cucchiaiata del suo budino ai lamponi. –Complimenti.-
-Grazie, mon cher!-
-Mo non esageriamo però!- lo contraddisse Lovino, che aveva già finito il suo budino al… non ancora stava cercando di capire il gusto, ma era certo che si aggirasse tra il cocco e il mandarino. –Come al solito si, ma addirittura ottimo!-
Francis strabuzzò gli occhi incredulo, mentre Feliciano sperava che fosse finita lì, altrimenti il fratellone Francia si sarebbe offeso sicuramente e li avrebbe buttati fuori dal ristorante.
Ma Sicilia annuì storcendo il naso delusa, pienamente d’accordo con Lovino. -Come antipasto era un po’…-
-Insipido.- completò Lovino senza peli sulla lingua.
-Esatto, mi hai tolto le parole di bocca.-
-E misero. L’antipasto deve stuzzicare, deve far pensare “questo è solo l’inizio, devi vedere quello che arriva dopo!”.-
-Devi mettere in mostra quello che hai.- aggiunse Cecilia rivolgendosi a Francis per dargli consiglio.
-Infatti, tu lo stai facendo fin troppo bene!- fu la battutina immediata del fratello geloso che si guadagnò l’ennesima occhiataccia.
Francia oramai era allibito. Quei due cafoni stavano denigrando la sua cucina, la cucina migliore del mondo?
-Però puoi sempre rifarti col primo e il secondo.- continuò Cecilia per consolarlo. -L’unica cosa che non devi assolutamente sbagliare è il dolce, mi raccomando, su quello non transigo, ci tengo. Se non sei capace di fare quello allora…-
-Veramente… quello non era l’antipasto.- fece finalmente presente Feliciano, già sapendo come sarebbe finita quella serata. A questo fece seguito un silenzio imbarazzante tra l’Italia del sud e la Sicilia, che si scambiarono uno sguardo come a cercare una soluzione per riuscire a svincolarsi da quella figura di merda appena fatta.
-Questa era la cena?- chiese Lovino incredulo. Ma gli aveva servito due piatti un po’ sporchi di salsa e con quattro fiori sparsi su, come poteva considerarsi cena quella?
-Oh, mi dispiace.- Cecilia si voltò verso Francis, ancora sotto shock probabilmente, e gli poggiò una mano sulla spalla. -Ma vedrai che migliorerai col tempo. E imparerai anche a fare delle porzioni decenti, non ti preoccupare!-
-E quello era il dolce?- continuò incredulo Lovino guardando il proprio piatto appena sporco a centro.
Quella fu l’illuminazione massima per Sicilia, molto probabilmente, perché appena si rese conto che quello che gli aveva servito era veramente il “dolce”, la sua espressione compassionevole mutò in una fredda e dura.
-Bene, arrivederci!- disse solamente afferrando la giacca e andandosene. Feliciano si alzò seccato e la seguì sperando di farla ragionare.
A quel punto pure Lovino si alzò per seguire i fratello.
-Se vuoi un consiglio,- disse a Francis, oramai tremante di rabbia, sistemandosi il collo della giacca. -cambia mestiere. Non fa per te, fidati, te lo dico io che ne capisco: cambia mes….
-FUORI!- Francis urlò così forte che Lovino corse fuori al locale spaventato.
La porta sbatté alle spalle dei tre italiani accompagnata da un “non fatevi mai più rivedere qui” che demoralizzò Feliciano al quale piaceva un sacco la cucina del fratellone francese.  
Dopo un attimo di silenzio, Lovino prese in mano la situazione.
-Bene! Ordiniamo le pizze da me?-
-Si, e poi si va da me a prendere il gelato!-
-Non è estate.-
-E che c’entra? Il gelato mica si prende solo d’estate!-
Feliciano sospirò affranto. Forse era troppo pretendere che quei due capissero una finezza come la cucina francese. Quanto avrebbe voluto due fratelli con cui guardare film d’autore europei, che comprendessero la bellezza delle filosofie orientali e il gusto elegante della danza classica. Insomma, tue tipi intellettuali col quale fare due chiacchiere e condividere interessi un po’ più elevati del solito.
-We, ma che stai a fa’?- Lovino lo stava chiamando, era qualche passo più un là, mentre Cecilia era già corsa avanti.
Lovino tornò indietro e gli passò un braccio intorno alle spalle trascinandolo con se verso la strada di casa. –Dai non prendertela!- gli disse sorridendo e stringendolo nel suo abbraccio. –Quel francese ha bisogno di qualcuno ogni tanto che ridimensioni un bel po’ il suo ego spropositato! Allora, wurstel e patatine la pizza?-
-Sì… ma come fai a sapere…-
-Piccirì, sei il mio fratellino, so quale è la tua pizza preferita!-
Feliciano si zittì immediatamente perché, pensandoci bene, lui non aveva idea di quale fosse invece la pizza preferita di Romano.
-E poi solo e creature prendono wurstel e patatine!- disse scompigliandogli i capelli con un gesto affettuoso della mano.
-Che?- chiese lui senza capire, ma Lovino corse avanti lasciandolo indietro, e a lui non restò che inseguirlo per la strada. –Aspetta, che hai detto!-
-O sce’, muoviti!- gli disse, ma con un balzo Feliciano riuscì a raggiungerlo e a saltargli sulla schiena a cavalluccio e gli strinse le braccia intorno al collo, ridendo forte, come non avrebbe potuto fare in nessun museo, ristorante altolocato o teatro di nessuna altra parte del mondo.
Per Feliciano giocare con suo fratello era la cosa più bella del mondo!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve! Ecco, l’idea è partita sentendo che la cucina francese è la migliore al mondo. Incommensurabile, gigantesca, grande cazzata! Quindi ho voluto demolire la convinzione di Francia, whahahah me perfidamente soddisfatta, anche se la storia fa cagare.
Invece la parte finale mi è venuta credo perché mi mancano i miei fratelli T_T, soprattutto il mio di fratellone che non vedo da mesi. 
Questa cagata è un episodio della serie “Italiche disavventure: le gioconde serate italiche”. 
Ok, ora che ho di nuovo fatto le due posso andare a dormire.
 
Piccirì o piccirillo: piccolo
E creature: i bambini
 
   
 
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