Dopo esserci procurati dei vestiti per coprire le nostre nudità, decidemmo di andare in un bar e di parlare di tutto quello che era accaduto fino a quel momento.
Ci sedemmo uno di fronte all’altro su quei divanetti di legno e spugna rossa.
Ordinammo da bere qualcosa di fresco e iniziammo a parlare.
«Jake… ma cosa ti è saltato in mente? Volevi farci prendere un colpo a tutti? Tuo padre è disperato».
«Ma io pensavo che fossi morta! Ti ho… tu eri morta!», disse quasi disperato e passando una mano tra i capelli neri e folti.
Sbuffai.
«Ero morta e tu mi hai abbandonata così? Ma bravo!», borbottai incrociando le braccia, fintamente offesa.
Abbassò lo sguardo, colpevole.
«Scusa. Ho sbagliato», sussurrò e strinse i pugni con forza.
Scossi la testa, in fondo non mi importava nulla. Volevo solo rivederlo e potergli stare accanto ancora.
«Ora devi tornare con me. Abbiamo delle cose da fare, ok?».
«Quali cose da fare? E poi mi uccideranno», annuì.
«Ma va! E poi tu… beh, è una storia assurda! Cioè io sono una specie di principessa o una cosa che gli si e tu il mio principe. E c’è una maga ora a La Push. Dice che dobbiamo salvare il mondo magico e blabla», dissi quasi scuotendo la testa.
«Cosa?! Siamo impazziti? Io non salvo nessuno! Non riesco a salvare me stesso… Figuriamoci!», disse alzandosi.
Mi alzai anch’io, «dove vai?», gli domandai.
«Oh, non lo so. A fare un giro», mi guardò come per invitarmi.
Gli presi la mano calda e bronzea e lo seguii fuori.
«Sai quanto mi sei mancato? Cosa abbia dovuto subire? Ero disperata», ammisi abbassando il viso un po’ per la vergogna.
Lo vidi mordersi il labbro, poi si fermò e mi prese le mani. Mi fissò con i suoi occhi scuri e caldi.
Quegli occhi che tanto mi erano mancati.
«Io non ho mai voluto abbandonarti. Ero distrutto. Pensavo di averti uccisa! Non apposta, ovviamente… Però uccisa. Capisci? Pensavo di aver perso tutto», disse tutto d’un fiato e poi mi baciò.
Quel bacio che aspettavo da tanto tempo. Che mi faceva morire quasi.
Lo strinsi a me, forte più che potevo.
«Ti amo sciocco lupo», mormorai e sorrisi.
«Ah meno male!», rise allegro e mi prese per mano di nuovo.
«Quindi… torniamo a casa e ci facciamo dire da questa maga cosa dobbiamo fare per salvare il mondo, esatto?».
«Esatto», annuii, «e dovremo partire ancora. Ma insieme sarà diverso. Sai, ora sono completamente bianca. E ho qualche potere extra», ridacchiai.
«Non vale!», sorrise e mi strinse a se con un braccio.
«Andiamo. Ma prendiamo il treno. Sono stanca dopo aver corso per kilometri», ammisi.
«Va bene. Ci metteremo poco… principessa», mi strizzò l'occhio.
Risi bassa e ci dirigemmo verso la stazione mano nella mano.