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Autore: Something Rotten    19/05/2011    1 recensioni
« Hey, cosa sono quegli occhi lucidi? » gli aveva chiesto Spence entrando in cucina e fissando il suo cantante con gli occhiali appannati ed il respiro mozzato.
« Ho ucciso il nostro amore.. » aveva biascicato indicando la pianta - o almeno quel pezzo marrone che ne rimaneva-
« Io e te non siamo mai stati innamorati, Brenny! E poi non farei mai una cosa simile a Ryan, dovresti saperlo... »
Brendon aveva alzato il dito medio, prendendo tra le mani la pianta e scrutandola con fare critico. Doveva per forza esserci un modo per farla rivivere, non poteva aver ucciso, nuovamente, un essere vitale come quello. Ryan lo avrebbe ucciso di rimando, sicuramente.
« Cos'è quella cosa? Cacca? » aveva chiesto schifato.
« Era la pianta che mi ha regalato Ryan per l'anniversario... l'ho seccata! Sono un cattivo ragazzo, Ryan mi ucciderà! Mi lascerà senz'acqua come io ho fatto con questa pianta, il frutto del nostro amore! Ho ucciso il frutto del nostro amore! Sono fottuto! »
« Non è un bambino, Urie! è una pianta e.. prova ad annaffiarla! Magari torna verde e splendente come prima, no? »
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brendon Urie , Ryan Ross, Spencer Smith
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non sono un'appassionata di Fiori o di giardinaggio, ma la mia ex coinquilina lo era a livelli assurdi e se arrivavi in veranda sembrava di essere in una foresta pluviale ç___ç
Mi aveva regalato una di queste piantine prima di laurearsi dicendo che non c'era pericolo di seccarla, dato che lo faceva da sola x°D
Siccome sto in un periodo d'ispirazione povero quanto il deserto del Sahara ho deciso di partire da questa pianta e delineare una storia.
So that's all :)
Confido nella vostra immensa bontà ù_ù Solo commenti niente pomodori spiaccicati sullo schermo, grazie! x°D

Resurrection Plant


Il suo ragazzo era sempre stato un tipo criptico, uno di quelli che parla per metafore ed allusioni. Forse era per colpa del suo corso di studi o per la sua innata indole di perdere il controllo ogni qualvolta  credeva di esporsi troppo. L'aveva capito quando si era ritrovato un piccolo foglietto stropicciato e cancellato più volte sul frigorifero, c'erano poche lettere tra le cancellature, lettere che non riportavano esattamente le parole "Ti amo", ma lo facevano capire in maniera velata. Quelle stesse parole che, spesso, si era ritrovato a cantare di fronte al pubblico, lanciando sguardi maliziosi e complici al ragazzo. Quelle parole che aveva tutta l'intenzione di tatuarsi sul corpo, precisamente sul braccio opposto ai tasti del pianoforte, quasi a rimarcare il fatto che lui -ed il suo spirito- era forviato da due cose : la musica e Ryan. Solo quello faceva di lui quello che era e lo manteneva in vita, evitando la sua - inevitabile- caduta nel mondo degli automi.
Non ricordava neanche com'era prima di conoscere Ryan, o meglio, non ricordava il primo anno dei Panic! L'anno della notorietà, delle feste di Pete e della droga. Tanta droga, forse anche troppa. L'anno dei testi dimenticati nel bel mezzo del concerto e dei vuoti di memoria perenni. L'anno del loro incontro, per farla breve. Quello che ricordava bene era l'aria spaesata e femminea di Ryan, il suo essere fragile, malleabile... eppure con quel carisma e con quella forza interiore che non tutti riuscivano a comprendere o ad accettare. Forse lui riusciva a farlo solo perché si trovavano sulla stessa barca, odiati da chi aveva ricevuto la loro prima parola, odiati da chi li aveva creati. Oppure perché tutti e due amavano demolirsi, quasi fosse un gioco perverso, quasi amassero realmente perdere pezzi di sé in locali squallidi ed in bagni oscenamente sporchi.
Ma il concetto principale era che si amavano, nonostante fossero diversi, nonostante l'uno amasse parlare per metafore e l'altro in maniera spicciola e diretta.
La seconda volta che, Brendon, aveva capito che Ryan era un tipo criptico era stato il loro secondo anniversario.
Brendon non aveva il pollice verde, anzi seccava tutto ciò che passava tra le sue mani, riusciva ad uccidere persino una piantina grassa, una di quelle che non devono essere annaffiate per crescere. Non lo faceva apposta, solo che si dimenticava spesso di averle in terrazzo e vuoi per il sole o per il vento che le sbatteva a terra rompendo il vasetto di coccio che le conteneva, quelle piantine facevano una brutta fine. Per questo si era meravigliato quando aveva visto il suo regalo elegantemente posizionato al centro del tavolo della cucina, sparso tra petali di rose e bigliettini scritti con la stessa frase del "Ti amo".
Brendon aveva sorriso, prendendone uno dal tavolo e portandoselo al cuore. Non era un tipo di smancerie o da carinerie, ma quella frase era troppo carica d'emozioni per non ridurlo ad un ammasso di zucchero ambulante.
La piantina che giaceva sul tavolo insieme ai petali di rose era verde, simile ad una felce, era scialba e priva di fiori, eppure doveva significare qualcosa, aveva nascosto trai suoi rami un qualche messaggio.
« Ti piace? » aveva commentato Ryan apparendo alle sue spalle.
« Non so cosa sia, ma ispira... Non mi dirai quello che è, vero? » aveva chiesto conoscendo la risposta, ma tentare non costava nulla.
« No... c'è un tempo preciso per tutto ed ora non è il momento. » gli aveva sussurrato all'orecchio prima di baciarlo.
Brendon non aveva fatto domande, non aveva chiesto come si chiamasse quella pianta, non aveva chiesto neanche quando e come dovesse essere innaffiata. Aveva deciso che l'avrebbe fatto Ryan, come del resto succedeva con il resto delle piante che adornavano l'appartamento.
Erano passati mesi e quella pianta era diventata una palla marrone. Non c'erano foglie, era come se si fosse seccata perennemente. Brendon era sull'orlo delle lacrime mentre fissava quella palla secca e marrone, era come se quella pianta fosse legata a doppia mandata con il loro amore... e se quella si era seccata, il loro amore avrebbe fatto lo stesso?
« Hey, cosa sono quegli occhi lucidi? » gli aveva chiesto Spence entrando in cucina e fissando il suo cantante con gli occhiali appannati ed il respiro mozzato.
« Ho ucciso il nostro amore.. » aveva biascicato indicando la pianta - o almeno quel pezzo marrone che ne rimaneva-
« Io e te non siamo mai stati innamorati, Brenny! E poi non farei mai una cosa simile a Ryan, dovresti saperlo... »
Brendon aveva alzato il dito medio, prendendo tra le mani la pianta e scrutandola con fare critico. Doveva per forza esserci un modo per farla rivivere, non poteva aver ucciso, nuovamente, un essere vitale come quello. Ryan lo avrebbe ucciso di rimando, sicuramente.
« Cos'è quella cosa? Cacca? » aveva chiesto schifato.
« Era la pianta che mi ha regalato Ryan per l'anniversario... l'ho seccata! Sono un cattivo ragazzo, Ryan mi ucciderà! Mi lascerà senz'acqua come io ho fatto con questa pianta, il frutto del nostro amore! Ho ucciso il frutto del nostro amore! Sono fottuto! »
« Non è un bambino, Urie! è una pianta e.. prova ad annaffiarla! Magari torna verde e splendente come prima, no? »
Brendon aveva preso un bicchiere, lo aveva riempito d'acqua e lo aveva versato nel piccolo vaso di terracotta che lo conteneva. L'aveva fissata speranzoso per qualche minuto, aspettando che succedesse qualcosa, un lampo, un botto, un qualcosa che riportasse in vita quel pezzo di sterpi marrone. Ma non era successo nulla. Così aveva provato nuovamente a mettere dell'acqua nel terriccio. Ma anche in quel momento non era successo nulla.
Aveva guardato Spencer che se la rideva, come se non comprendesse la gravità di quella situazione. Poi, piano piano, il sorriso sornione di Spencer si era tramutato in un'espressione meravigliata. Brendon si era repentinamente voltato verso la pianta. Era tornata nuovamente verde, come se fosse una pianta magica.
[..]

Non aveva raccontato nulla a Ryan - né della morte della pianta né della sua apparente resurrezione- per qualche giorno. Poi la sua incapacità di tenere un segreto con il ragazzo aveva fatto sì che svuotasse il sacco proprio mentre facevano l'amore. Brendon era così, la sua bocca poteva contenere tutto, ma non riusciva a  contenere un segreto.
Ryan aveva cominciato a ridere, fissando gli occhi liquidi del moretto e la sua espressione sorpresa.
« Hai creduto di aver ucciso il nostro amore? Solo perché hai fatto seccare una pianta? Dai, seriamente, come ti è venuto in mente? » aveva esclamato, continuando a ridere.
« Tu non regali o non dici niente che non contenga un messaggio nascosto! Quella pianta chiaramente aveva in sé qualche metafora! Ecco perché l'ho collegata al nostro amore e... vederla ridotta ad un mucchio di sterpi... mi ha fatto diventare triste! » aveva commentato fingendosi imbronciato ed incrociando le braccia al petto.
Ryan lo aveva stretto a sé, respirando a pieni polmoni il profumo del suo shampoo, non era feticista, lo calmava. E, in quel momento, aveva bisogno di molta calma. Stava per aprire totalmente il suo cuore al ragazzino, stava per lasciare da parte tutte quelle metafore, tutti quei codici e tutte quelle tiritere per dire, forse per la prima volta, quello che realmente pensava.
« Vedi, Brenny... Quella pianta viene chiamata "pianta della resurrezione" » aveva commentato tenendo gli occhi incollati a quello del più piccolo « Lo sai perché? Perché è abituata a rimanere per lunghi periodi in luoghi secchi e senz'acqua... ma basta poco, forse una qualche goccia d'acqua e torna come prima, come se non si fosse mai seccata.. »
Brendon sorrideva, ma era troppo impegnato a meravigliarsi dell'apparente schiettezza del ragazzo per parlare o aggiungere qualcosa. Sapeva dove Ryan voleva andare a parare, ma voleva sentirlo da lui con la sua voce. Quella voce che amava da morire.
« E potrà sembrarti banale, ma io credo che quello che c'è tra di noi... sia simile alla rosa, capisci? Potranno passare tanti mesi di siccità, magari uno di noi due se ne andrà, oppure smetterà d'amare all'improvviso come all'improvviso ha iniziato a farlo, ma... basterà un piccolo contatto, un solo sguardo e tutto tornerà rigoglioso come era all'inizio, scacciando via ogni singolo ricordo di siccità. »
Brendon era il tipo che aveva sempre la parola pronta, niente riusciva a zittirlo, ma quel discorso e quella voce mista a quello sguardo lo avevano destabilizzato, inoltre il terrore di perderlo lo aveva ammutolito definitivamente. Si era, istintivamente, aggrappato alle spalle del più grande, stringendolo forte e biascicando qualche frase sconnessa come "Tu non mi lascerai mai" o "Ti amo". Ryan lo aveva stretto di rimando, sussurrandogli "
When the moon fell in love with the sun All was golden in the sky. All was golden when the day met the night." Il loro personale modo di dirsi ti amo.
Tutto si era fermato, quella notte, come in uno squallido film romantico in bianco e nero. Tutto si era fermato e tutto si era impresso, di prepotenza, nella mente di Brendon.
Non era passato poi così tanto tempo da quella sera, forse un paio d'anni, forse un po di più.
Le loro strade, come nei loro peggiori incubi, si erano divise. Eppure la rosa era ancora lì, chiusa nei suoi sterpi. Brendon non l'aveva più innaffiata da quella sera, aveva deciso di aspettare.
Di aspettare il ricongiungersi delle loro strade per annaffiarla, non avrebbe retto alla vista di tutto quel colore, non avrebbe retto senza Ryan a sorreggerlo. Continuava a cantare quella canzone sul palco, voltandosi verso di Ian e cercando in lui quello sguardo complice, ma non c'era nulla, solo un batuffolo di capelli  ricci ed un paio di sorrisi timidi. Così provava a voltarsi verso di Spence che, sorridendo, cercava di infondergli quel coraggio necessario e sufficiente a farlo arrivare all'ultima strofa senza piangere o gettarsi a terra privo di forze. E come nei migliori film aspettava sempre di trovarsi di fronte Ryan, magari nel bel mezzo del pubblico. Ma nulla di quello era ancora successo e forse non sarebbe mai tornato il periodo delle piogge ad annacquare quella piccola rosa di Gerico trasformata in un mucchio di sterpi senza vita, ma Brendon ci credeva, come aveva sempre creduto che il sole potesse innamorarsi, realmente, della luna.



   
 
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