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Autore: InstantDayDream    21/05/2011    2 recensioni
Tony Stark non è più quello di una volta e le Stark Industries nemmeno. La nave sta per andare a fondo, ma, forse, c'è un'ultima possibilità di salvezza...
Genere: Azione, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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6. From Paris with Love


Chiunque scelga di mettere della ghiaia su delle strade che devono essere percorse da donne con i tacchi, meriterebbe la pena capitale. I pochi metri che fui obbligata a fare a piedi, da dove mi aveva lasciato la macchina, al tavolo dove ci saremmo riuniti tutti, mi costarono una fatica immensa, soprattutto perchè inciampare non era un'opzione da prendere in considerazione. Nonostante il tappeto rosso riuscivo comunque a sentire i sassolini sotto i piedi e mi facevano un male cane. O forse ero solo io ad essere particolarmente sensibile a tutto quel giorno. Saliti i primi scalini della reggia di Versailles, dove si sarebbe tenuto il nostro incontro, venni raggiunta da qualcuno probabilmente appena arrivato, dato che avevo sentito il rumore dello sportello di un'auto che si chiudeva solo pochi minuti prima.
«Crys! O forse dovrei dire Miss Keats, visto il luogo in cui ci troviamo...»
Non avevo bisogno di girarmi a guardarlo per sapere che era Ben. Sbuffai, cosa ci faceva lui lì? Se io ero la donna più importante del mondo, lui era quello che stava colando a picco più in fretta visto e considerato che le sue armi non erano più richieste.
«Non mi pare ti sia fatto tanti problemi quando mi hai citato in tribunale» risposi glaciale. Non avevo dimenticato l'incubo che mi aveva fatto passare di fronte a tutta la nazione. Per due giorni buoni avevo anche desiderato di essere una di quelle star che possono permettersi di usare un pettegolezzo su uno scandalo a loro favore, per rinvigorire una carriera oramai andata; ad una nella mia posizione, però, gli scandali servivano solo ad indebolirmi.
«Si trattava di scoprire la verità Crys e dopo averla scoperta io l'ho accettata, credimi» sorrise nel dire ciò e fece un passo in più verso di me.
Lo scansai con il palmo della mano e feci il mio ingresso nella stanza. Tra sorrisi, strette di mano ed inutili formalità da politici, riuscii addirittura a trovare il cartellino con il mio nome che indicava dove mi sarei dovuta sedere. Con un sospiro di sollievo notai che era esattamente opposto al posto di Ben, anche se stare a capotavola mi intimoriva ancora di più. Fortuna che dissimulavo bene, anche se non appena mi sedetti tutta la mia attenzione fu devoluta alla bottiglia d'acqua davanti a me, da cui me ne versai un'abbondante bicchiere. Avere la gola secca è sempre un pessimo sintomo. Dopo preamboli vari, decisioni prese riguardo ai paesi gestiti dai grandi venti e complimenti fatti vicendevolmente, in cui mi era stato richiesto solo e soltanto di applaudire e sorridere compiaciuta quando veniva fatto il nome di Iron Man, finalmente si passò alla questione che tutti stavano aspettando: il medioriente.
«Ovviamente la situazione lì ci è sfuggita di mano, avevamo sottovalutato il nemico e pensavamo che il tutto si sarebbe risolto in fretta. Adesso però vogliamo andare incontro ad una rapida soluzione del problema» esordì il nostro presidente. Mi faceva uno strano effetto essere al tavolo con il presidente degli Stati Uniti d'America, ero convinta che esistesse solo in televisione, come tutte le persone che si vedono solo sugli schermi: non sembrano reali.
«La soluzione è a portata di mano, presidente» si azzardò ad interromperlo l'imperatore del Giappone, accennando verso di me con la mano.
Io sorrisi ed annuii, oramai ero diventata una macchina che faceva solo quello.
«Vostra altezza imperiale ha ragione. Ma noi abbiamo sempre detto che chiusa questa guerra, da parte nostra non c'è intenzione a cominciarne altre. Cinque anni fa eravamo seduti davanti a questo stesso tavolo, con le stesse aspettative. Tony Stark e la sua armatura di metallo avrebbero risolto tutto questo, ne eravamo certi. Invece Iron Man è sparito e noi siamo stati costretti a continuare a combattere»
Il silenziò piombò sulla stanza e tutti gli sguardi furono puntati su di mè. Ben, dall'altra parte del tavolo, mi osservava con un sorrisetto di sfida che non mi piaceva per nulla.
«Presidente, ha indubbiamente ragione su ciò che sta dicendo. Tuttavia ha presenti i motivi per cui l'impegno preso dal mio predecessore non sia stato portato a termine e sa che, ad oggi, vista la morte del signor Stark, quelle motivazioni non sussistono. Abbiamo atteso, prima di rilanciare Iron Man, che i test psicologici fatti sul nuovo guidatore avessero dei buoni risultati. Il colonnello Rhodes si è accertato che fossero entro gli standard dell'esercito americano. Iron Man interverrà in questo conflitto, se richiesto, e vi prego di considerarlo niente di più che un soldato americano, chiamato a compiere il suo dovere»
«Ma se Iron Man intervenisse, a noi non sarebbe più richiesto di utilizzare le armi, mi sbaglio signorina Keats?»
«Assolutamente no, signor Presidente»
«Quindi noi ci ritroveremmo con degli armamenti soprannumerari nelle nostre nazioni, perchè non potrebbero più essere usati nel conflitto»
«Si...ma, le armi possono essere smaltite...» cominciai a dire
«Lei sa bene i costi di smaltimento delle armi signorina Keats, non mi vuole far credere il contrario, spero»
«No signor Presidente, li conosco bene»
«Quindi dopo che, a causa delle Stark Industries, abbiamo speso milioni di dollari in armamenti, dovremmo non utilizzarli perchè adesso le Stark Industries hanno deciso di risolvere il conflitto con la bacchetta magica e noi dovremmo spendere milioni di dollari per smaltire le armi che abbiamo dovuto comprare per il loro mancato intervento. Inoltre non è una novità che sono le sole industrie d'armi a possedere i centri per smaltirle, quindi mi pare lecito sospettare che la manovra della signorina Keats, sia solo un tentativo di risanare i debiti della sua industria, utilizzando i soldi dei nostri Paesi, che dovrebbero servire innanzitutto per servire i cittadini»
«Pensi quello che vuole presidente, ma se crede che servire i cittadini voglia dire far morire i loro figli in una guerra che non si sa quando potrà finire, allora credo che il problema sia la sua idea di servizio alla patria» Il momento in cui finii di dire quelle parole mi resi conto che non avrei dovuto dirle. Se prima mi era parso di sentire qualche mormorio d'assenso nei confronti del presidente, adesso tutta la platea era contro di me e quindi con lui. Lo avevo detto io che non ero una politica, non sapevo comportarmi in modo diplomatico.Come c'era da aspettarsi mi ero dimenticata di usare la mia solita schiettezza fuori dalla porta. Il presidente non commentò la mia infelice uscita, ma si limitò a mettere ai voti non solo l'ingresso di Iron Man nel conflitto, ma anche la legittimità di un qualunque altro futuro intervento.
Ben si godeva lo spettacolo sogghignando: questo voleva dire un sacco di soldi per lui. Adesso le Shield erano viste meglio che mai, nessuno si sarebbe mai azzardato a comprare nemmeno una pistola giocattolo da noi.
«Noi, i 20 presidenti o regnanti dei Paesi considerati dominati in questo mondo» cominciò a leggere il Presidente «dichiariamo che non è permesso ad Iron Man l'intervento o una qualunque interferenza nel conflitto in medio oriente. Inoltre riteniamo illegale l'utilizzo di una tale armatura da parte di un solo uomo, motivo per cui dichiariamo che nessun suo intervento sarà più ritenuto necessario»
Non potevo credere alle mie orecchie: ci avevano tagliati fuori, da tutto, e anche se loro non potevano vagliare leggi, si erano appena messi d'accordo a non chiamare mai più Iron Man, in una qualunque situazione.

Quella sera, seduta sul mio letto del Ritz Hotel di Parigi, avevo già trovato un modo per dare una svolta a quella situazione. Non volevano Iron Man? Benissimo, ma non pensavano davvero che avrebbero tagliato fuori le Stark così. Innanzitutto ero certa che in quella storia ci fosse lo zampino di Ben, e solo quello sarebbe bastato ad armarmi io stessa ed andare a finire questa stupida guerra, se necessario; secondariamente avevo già un progetto pronto che fortunatamente rendeva assolutamente non necessaria la mia spedizione militare. Avevo fatto un po' di conti e potevamo permetterci alcune spese, con la certezza che poi quei soldi sarebbero tornati almeno raddoppiati. Era il momento di cominciare a produrre il Chaos. Quando portai a termine il progetto Tony rimase così sbalordito che non toccò alcol per una settimana per aiutarmi ad assemblare il prototipo. Era molto di più che un'arma, era la cosa più distruttiva che ci potesse essere in quel momento. Il Chaos era un raggio, un raggio generato da un reattore che gli dava delle proprietà fischie per cui disintegrava ogni tipo di materia con cui veniva a contatto, e per disintegrare non intendo ridurre in briciole qualcosa, il Chaos era in grado di scindere l'atomo, separando i neutroni dai protoni all'interno del nucleo, facendo letteralmente dissolvere la materia nel nulla. Era costosissimo da produrre e molto complicato, ma adesso ne avevamo bisogno: ero certa che con un'arma del genere sul mercato nessuno avrebbe voluto i superati missili Shield.
«Credevo di trovarti in condizioni peggiori»
Sobbalzai. L'ultima persona che mi aspettavo di trovare lì dentro era Tony.
«E tu come diamine sei entrato?» domandai, portandomi istintivamente una mano sul cuore, che aveva aumentato i suoi battiti in modo vertiginoso.
«Jarvis è entrato nei circuti dell'hotel e mi ha magnetizzato una chiave per la tua stanza...poi queste» ed alzò una mano dove teneva parrucca e baffi finti «mi hanno aiutato a non farmi riconoscere dalla gente»
«Sei...»
«...incredibile? strepitoso? Meraviglioso? Lo so, grazie, non c'è bisogno che me lo ricordi»
«In realtà volevo dire: completamente pazzo»
«Sempre gentile, è la qualità che apprezzo di più in te»
Si sedette sul letto e restammo in silenzio per degli interminabili minuti, nessuno di noi era certo sul cosa dire all'altro. Quella mattina avevamo assistito allo stesso agghiacciante spettacolo ed ora eravamo entrambi troppo spaesati per sapere cosa dire.
«Mi dispiace» dicemmo alla fine, in contemporanea.
«No, a me dispiace!» rispondemmo, sempre all'unisono.
Alla fine mi avvicinai a Tony e gli tappai la bocca con una mano, almeno ero certa che avrebbe ascoltato tutto ciò che avevo da dirgli prima di dire cose senza senso.
«Mi spiace Tony, se fossi stata un po' più diplomatica forse non si sarebbe arrivati a tanto» sentii le sue labbra cercare di muoversi contro il mio palmo ed aumentai la pressione: non avevo ancora detto la parte fondamentale. «Sono sicura che ci fosse Ben Shield dietro tutto questo, non che sia una giustificazione, ma in ogni caso volevano incastrarci. Se pensano di esserci riusciti, però, si sbagliano di grosso. Ho fatto qualche conto, con un po' di sacrifici possiamo permettercelo e...metteremo sul mercato il Chaos!»
A questo punto lo lasciai libero di parlare, se voleva, altrimenti poteva continuare a tacere ed io sarei comunque andata per la mia strada.
«Credevo che voi donne passaste i pomeriggi a riflettere sulla tristezza delle cose che vi erano andate male»
«Da che pulpito...» lui non ci aveva passato gli ultimi cinque anni in quel modo?
«Sono impressionato Crys, hai risolto un problema nell'arco di quattro ore. Se avessi trovato anche un modo per far morire Ben Shield in questo istante saresti a tutti gli effetti la donna più intelligente che io conosca»
«Purtroppo no, ma la speranza è l'ultima a morire, giusto? Magari domani non si sveglia più...»
Ci sorridemmo a vicenda. Ero contenta che approvasse il mio piano, anche se l'avrei portato avanti comunque, approfittando del fatto che un uomo morto non poteva fare molto per fermarmi, ma avere il suo consenso mi risparmiava un sacco di fatica e stress inutili. Raccolsi i fogli dove avevo schematizzato il tutto e li misi in una cartellina, che venne a sua volta infilata nella mia ventiquattr'ore.
«Sei straordinaria, lo sai vero?» la presi per una domanda retorica.
«Solo un po' di cervello e troppo tempo sui libri» risposi, stringendomi nelle spalle e stendendomi, in modo da poggiare il capo sulle gambe di Tony.
Lui sorrise e mi passò lentamente le dita tra i capelli. Ero esausta e in quel momento mi sarei potuta addormentare senza alcun problema. Con gli occhi semichiusi cercai lo sguardo di Tony, solo per scoprire che mi stava fissando.
«Che c'è?» gli chiesi, cominciando a preoccuparmi. Se gli era venuto in mente qualche stupido motivo per cui il piano non andava bene lo avrei ucciso. Ma lui non disse niente del genere, anzi, non disse niente e basta. Si limitò semplicemente ad avvicinare il volto al mio, andando a poggiare un bacio sulle mie labbra. Per quanto la cosa mi avesse lasciato stupita, quella che m sconvolse di più fu, però ,la mia reazione. Con una mano lo avvicinai di più a me, ricambiando quel bacio con tale forza da indurlo ad approfondirlo ancora di più. Pensai per un secondo che fosse una cosa del tutto sconveniente, ma non appena sentii una delle sue mani accarezzarmi i fianchi da sotto la sottile stoffa della vestaglia che avevo indosso, accantonai quel responsabilissimo pensiero e pensai bene di seguirlo, andandogli ad accarezzare la schiena da sotto la maglietta. Non mi ero mai accorto di quanto fosse muscoloso prima di stringerlo a me in quel modo. In breve sentii l'urgenza di poterlo guardare, di avere il magnifico splendore del suo corpo davanti a me e cominciai a sollevargli la maglietta. Quando lui mi osservò in modo divertito mi ritrassi per un attimo, ma poco dopo lui si era steso sopra di me e mi stava ancora baciando, mentre una delle sue mani slacciava la vestaglia, allontanandola dal mio corpo, in modo che restassi solo in biancheria. In quell'esatto momento il mio telefono cominciò a squillare, riportandoci alla realtà. Allungai una mano per prenderlo, mentre Tony sfilava la sua da sotto il mio reggiseno.
«Pronto?» risposi, cercando di avere una voce il più normale possibile, mentre mi ricoprivo con la vestaglia, usandola a mo' di coperta.
«Crys! Ho appena sentito cosa è stato stabilito al G20 è vergognoso...!»
«Lo so Rhodey, lo so. Ti dispiace se ne parliamo domani quando torno? Sai, qui sono le due di notte...»
«Si certo, hai ragione, mi sono completamente dimenticato del fuso orario! Chiamami quando atterri!»
«D'accordo. Ciao»
Riattaccai e mi girai, pronta a fronteggiare Tony e l'imbarazzo per la situazione che si era venuta a creare tra noi o, ancora meglio, a riprendere da dove eravamo rimasti, ma lui era sparito: non ve n'era più traccia.

Perdono se chi ho messo tanto a scrivere, ma esco dalla settimana più brutta della mia vita :( spero che le vostre siano state migliori!
Grazie a Silvia_sic1995 per la sua recensione! Mi fa sempre piacere trovare i tuoi commenti alla fine di ogni capitolo! :) Credo che questo sia un po' meno divertente dell'altro anche se molto più imbarazzante (XD) ma spero ti sia piaciuto lo stesso!
A presto! xoxo
F.
  
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