Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Funga and Klusy    21/05/2011    0 recensioni
[Crossover Twilight & The Vimpire Diaries]
Nessie è una semplice ragazza americana, la sua vita cambia quando trovano il cadavere di suo padre e lei, decide di scoprirne l'assassino.
Seguendo l'incisione sul medaglione del padre, si reca in Italia dove incontra Alice, una ragazza allegra e un po' pazza.
Le due ancora non lo sanno, ma la loro vita sarà intrecciata da uno strano connubio fra amicizia e terrore, tenuto in piedi da lui: Damon, un affascinante vampiro italiano con aspirazioni un po' fuori dalla norma...
Allora? Vi abbiamo incuriositi? Spero di si, perchè questa storia a quattro mani ci piace particolarmente! :)
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Renesmee Cullen
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Biblioteche e compagne di stanza.


Nessie.

    Guardai l’insegna dove un penna intrisa d’inchiostro si frangeva su una pergamena. Molto azzeccata per una biblioteca, direi.

    Entrai dentro, era un edificio molto piccolo, ma scaffali enormi riempivano le pareti e ogni spazio libero al centro della stanza.

    La commessa mi sorrise lanciandomi uno sguardo indagatore attraverso i suoi occhiali tondi. Era anziana, sulla sessantina probabilmente, e portava un vestito a fiori abbastanza hippie che le conferiva un’aria molto dolce << Posso aiutarla? >>

    << No, la ringrazio. >> le risposi cordiale, ma lei abbassò gli occhi, sembrava delusa... forse non entrava molta gente lì dentro, chissà perché. Poi guardai meglio gli eleganti scaffali intarsiati in legno e capii. No, lì dentro non entrava molta gente, ovvio, non c’erano i soliti best seller: niente lucchetti attaccati ai pali, niente ragazzine in piena tempesta ormonale, niente drammatiche storie d’amore che si concludevano con il solito “felici e contenti”. Non che avessi qualcosa contro di loro, s’intende, semplicemente non erano il mio genere. I libri che piacevano a me erano molto diversi e lì... beh, avrei vissuto tutta la vita lì dentro se mi fosse stato possibile!!

    Sorrisi al mio pensiero, sarebbe stato molto da me, in perfetto stile René Cullen, poi mi concentrai: ero lì con uno scopo ben preciso e non potevo permettermi di cominciare a scorrazzare fra quei tomi come una ragazzina a Disneyland! Anche perché, in quel posto una reazione del genere sarebbe stata completamente assurda e incomprensibile a chiunque altro. Gli antichissimi tomi che riempivano le mensole avrebbero fatto fuggire chiunque altro, rabbrividire perfino, ma io ero fatta così! Spesso mi sentivo molto Hermione di Harry Potter in realtà, vedevo un libro e tac! Dovevo assolutamente leggerlo. Soprattutto se erano portatori di grandi segreti come quelli!

    Presi in mano il testo con l’aria meno fragile, era pieno di immagini esoteriche e delle strane iscrizioni accompagnavano le più accurate, gli occhi mi brillarono.

    Quando uscii mi sedetti al tavolino di un bar e solo sorseggiando una tazza di cappuccino fumante –a proposito, non ne avevo mai assaggiato uno così buono!- fui in grado di pensare razionalmente.

    Come ci ero finita a Firenze? Avevo davvero seguito quella scritta “Salvatore – Firenze 1870” sul medaglione di mio padre? Va bene, ero approdata nel posto più bello al mondo – che per di più, si trovava in una delle città più affascinanti che avessi mai visitato- ma cosa c’entrava tutto questo con mio padre? Avevo davvero attraversato l’Oceano per visitare una libreria... stentavo a crederci.

    Non aveva senso quello che stavo facendo lo sapevo, ma cercando su internet le parole incise, la biblioteca che avevo appena visitato era l’unico risultato. Mi vergognavo solo a pensarci, cosa speravo di trovare seguendo la scritta incisa su di un medaglione? È vero, non era un medaglione, era Il medaglione, quello che mio padre aveva sempre portato al collo da quando ne avevo memoria e che quando era stato ritrovato reggeva fra le mani.

    Ma come potevo capire chi e perché aveva ucciso mio padre, da una biblioteca? Si, perché mio padre era stato ucciso, assassinato senza pietà in un modo talmente irrazionale, che neppure la scientifica era riuscita ad identificare la data e le modalità del decesso. Era pieno di ferite, ma come se l’era procurate non riuscivamo proprio a comprenderlo… una lacrima scese sul mio volto, ma la ricacciai subito indietro. Non potevo permettermi debolezze, per piangere avevo avuto tre intere settimane, ora era il momento di agire.

    Tornai all’ostello della gioventù dove alloggiavo –con così poco preavviso, era stata l’unica cosa che potevo permettermi- e sorridendo alla mia compagna di stanza mi gettai sul letto a pensare e pian piano scivolai nell’incoscienza...

***

    Mi risvegliai urlando e il perché, sinceramente non lo ricordavo neppure. Avevo fatto un brutto incubo, ma come tutte le altre volte da quando era morto papà, non riuscivo a ricordare cosa popolava i miei sogni. Non che ci tenessi granché, se le immagini dei miei brutti sogni mi sarebbero rimaste impresse nella mente, mi avrebbero rovinato la giornata, ma era frustrante. Risvegliarsi urlando e non sapere neppure perché, mi dava sui nervi, decisamente.

    Per fortuna erano ancora le otto e mezzo di sera e nessuno era ancora andato a dormire, avevo fatto preoccupare la mia compagna di stanza –di cui, fra l’altro, non conoscevo ancora il nome- che ora non la smetteva più di ciarlare. << Ehi? Ehi? Cos’hai? Pensavo qualcuno ti avesse aggredita! Cavolo che spavento! Uff! >>

    <> oddio, sembrava un cartone animato. Avete presente quelli dove all’improvviso le teste diventano giganti e la ragazza urla come una matta? Ecco, uguale! L’unica differenza era che la sua testa era –indovinate un po’?- perfettamente nella norma, o quasi... aveva in testa della roba blu.

    << Ahahahah >> lo so, non è educato ma… << Ahahah >> aveva in mano un cappello da pirata, e sulla parte destra della testa della stagnola e sull’altra i capelli blu!

    << Cosa? Cosa c’è da ridere?! Io mi sono preoccupata e tu… >> era totalmente sconvolta dalla mia reazione e sembrava ancora più buffa, cominciai a lacrimare dalle risate.

    << Ma che hai? Un attacco isterico? Devo chiamare qualcuno, ehi?>>

    << No...>> alla fine trovai la forza di rispondere << ahahah! Ma cos’hai in testa? Sei tutta, tutta… >> non riuscii a terminare la frase che mi venne un attacco di ridarella acuta, ma capitemi, quando comincio a ridere non riesco a smettere più. Comunque, a quel punto anche lei capì.

    << Aaah. Stavo facendo la tinta! >> e a questo punto cominciò a ridere anche lei. Erano giorni che non ridevo così, mi sentivo estremamente più leggera.

    Ridemmo per circa cinque minuti buoni, finché all0improvviso si bloccò e affilò gli occhi fingendosi offesa << Comunque, quando avrai finito di ridere di me, sarei felice di sapere qual è il tuo nome. >> e poi sparì dietro la porta del bagno.

    Rimasi ad osservare la maniglia della porta per almeno trenta secondi finché alla fine, annunciai << Renesmee, mi chiamo Renesmee. >>

    << Piacere Nessie! Io sono Alice. >> mi urlò da dentro il bagno.

    << Nessie? No, io mi chiamo Renesmee...>> dissi confusa.

    << Si, ho capito che ti chiami Renesmee, ma Nessie è molto più carino, non trovi? >> e affacciandosi da dietro la porta mi scoccò un sorriso smagliante. Uno di quei sorrisi che mettono allegria semplicemente a guardarli.

    Oh beh, ero in Italia da solo un giorno e mezzo ed una ragazza di cui non sapevo nulla mi aveva già affibbiato un nomignolo assurdo! In altre occasioni me la sarei sicuramente presa, ma infondo Alice mi era simpatica ed il nomignolo non era poi tanto male... mi sarei vendicata escogitandone uno ancora più assurdo per lei! Intanto che rimuginavo sulla mia piccola ripicca cominciò << Di dove sei? >>

    << Vivo a Seattle, anche se non mi piace granché, troppa umidità. >> e le sorrisi, irradiava felicità quella ragazza, non potevo essere scontrosa con lei.

    Stava aspettando che aggiungessi qualcosa ma non mi veniva in mente nulla, ero ancora insonnolita dal modo in cui mi ero svegliata e non connettevo ancora molto. Le rivolsi la sua stessa domanda.

    << Io sono di New York, ma i miei si sono trasferiti in Inghilterra, ma poi abbiamo litigato. Diciamo che questa è una specie di “fuga” anche se sono sicura che non resisterò più di tanto lontana da casa... sono lontana da tre giorni e li ho già chiamati un sacco di volte... poi, Emmet ed Edward, i miei fratelli, mi mancano tantissimo... soprattutto Edward che ha appena un anno e ha appena cominciato a parlare!

    Comunque ho deciso che voglio vedere un po’ tutta l’Italia prima di tornare da loro... sai, ci sono ancora un sacco di posti che non ho ancora visto e poi stasera vado ad una festa!>> e si sistemò un cappello in stile Jack Sparrow sulla testa. Osservai gli altri suoi accessori: una benda ed una spada di plastica ma abbastanza realistica da incutere un certo terrore.

    << E ci vai vestita così alla festa? >>

    << Ma certo! E’ in maschera! Vienici anche tu, ti presento anche degli amici! >>

    << Mmh... >> non potevo andarci, avevo una missione da compiere.

    Si, ma non hai ancora idea di cosa fare. Domani torni in quella biblioteca e decidi okay? –eccola, la mia vocina, che mi confondeva ogni volta le idee- Taci. Ho molto da fare!

    A quest’ora? Non credo, non vorrai certo andare a dormire!! Dai, infondo una festa non si disdegna mai, no?

    Ma devo andarci con quella? Sembra una matta!

    Senti chi parla! Quella che sente le voci nella sua testa!! E poi è simpatica!

    La voce sei tu! E non credo ti dispiaccia… Se vuoi però, smetto immediatamente di darti ascolto!

    No, non lo fare! E poi, senza di me saresti persa!

    Si, come no… senza di te sarei come un pesce senza pinne.

    Ovviamente si! Comunque alla festa ci vai! Ricordi cosa ti ha detto tua sorella la settimana scorsa?

    Aveva toccato –o avevo, perché infondo, la vocina ero sempre io- il tasto sbagliato. Certo che lo ricordavo, ma a mia sorella non ci volevo pensare.  No, no, no. La sua voce che prima che iniziasse la litigata mi aveva detto “Trova il giusto equilibrio, so che puoi superare la morte di papà. E’ una brutta cosa, manca tanto anche a me, ma non puoi smettere di divertirti Renesmee. Torna in carreggiata. ”

    Mia sorella Baylee aveva ragione, e lo sapevo. Ma neppure lei, ci riusciva però e si teneva tutto dentro. Lei, che era quella emotiva, ora sembrava un’altra persona. Era diventata imperturbabile, come se indossasse una maschera e si fosse rassegnata. Non era da lei.

    Quando le avevo esposto il mio piano per scoprire la verità sulla morte di papà, aveva cercato di fermarmi in tutti modi e mi era sembrato di parlare con un’altra. Ogni parola che utilizzava per rispondermi, sembrava calcolata a dovere, come se mi stesse nascondendo qualcosa. Ne ebbi la conferma quando mi stufai di litigare senza ottenere niente e le annunciai che ci sarei andata da sola, in Italia. Aveva borbottato qualcosa che somigliava ad un “prenderanno anche te” ed io a quel punto ero impazzita, ed ero fuggita via come una stupida!

    Me l’avesse detto ora, le avrei chiesto di cosa stesse parlando, ma mi sentivo tradita, ed io orgogliosa fino all’ultimo da quel giorno ho smesso di risponderle al telefono finché anche lei si è stufata e non mi ha chiamata più.

    Ora avrei tanto voluto che mi chiamasse, anche con una scusa stupida, avrei continuato la mia ricerca ma l’avrei perdonata. Mi mancava troppo, le avrei perdonato di tutto a questo punto.

    Renè, la devi smettere! Ti farai solo male così! Smetti di pensare a tua sorella!

    All’improvviso mi ricordai di Alice, e vidi il suo viso che attendeva ancora una risposta con un sorriso. Non si era neppure accorta della mia pausa. << Va bene! Ci vengo! >> si, avevo proprio bisogno di distrarmi ed una festa mi avrebbe fatto dimenticare Baylee, credo.

    La mia vocina interiore era esultante. Chissà perché, vinceva sempre lei.

    Poi ebbi un’illuminazione << Ma cosa mi metto? >>

    << Per quello non ti devi preoccupare! Mancano ancora due ore all’inizio della festa, andiamo a fare shopping! >> e così vestita da pirata com’era, mi prese per il braccio, mi lanciò un giubbotto e mi trascinò fuori.

***

    Folle, hai incontrato una folle. Tutti tu li vai a cercare i matti, eh Renesmee?

    Vedevo Alice che pescava decine di costumi, finché ne estrasse uno attillatissimo che –ahimè- mi convinse a provare: era da vampira, con una gonna nera così corta da essere invisibile, un top nero trasparente senza spalline che di coprente non aveva praticamente niente, ed un mantello nero da poggiare sulla schiena. No, avrebbe detto quello che voleva, ma non l’avrei indossato alla festa! Mai!

    Evidentemente però, il destino ce l’aveva con me, perché gli unici altri vestiti della mia taglia erano da pecorella (ma chi comprerebbe mai un vestito da pecorella??) e da Winx. Da Winx, vi rendete conto? Beh, forse il vestito da vampira mi faceva sembrare un po’ una sgualdrinella a caccia –cosa decisamente riduttiva per quel vestito- ma per lo meno, non sembravo uscita da una storia a fumetti!

    E poi… con un sorriso fui costretta ad ammetterlo: con quel vestitino facevo la mia porca figura!







Allora?? Piaciuto?? :) Spero di si, perché ci siamo impegnate davvero tanto per scriverlo!! :)
Ah si... ci tenevo ad annunciarvi che Dj Flory dice che lei lo indosserebbe volentieri il vestito da pecorella...
boh, se riuscite a farla ragionare voi è bene, perché io sinceramente, mi sono arresa!! :)
Aspettimo le vostre recensioni, perché non uccideranno voi, ma renderanno felicissime noi!! :)

 

Baci D a p h n e

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Funga and Klusy