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Autore: Silent Night    22/05/2011    2 recensioni
E' nient'altro che un esercizio assegnatomi a scuola, con una traccia da cui partire, e stranamente ciò che ne ho tirato fuori m'è piaciuto, dunque lo trascrivo qui.
La storia è piuttosto breve, ruota attorno a tre personaggi totalmente diversi tra loro, rispettivamente una Principessa(l'avevo detto ch'era un lavoro fatto per scuola), un Angelo(e qui c'è del mio), ed una Balia(Idem). Più che dirvi questo, beh, leggete. (:
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un tempo, non ben precisato, v'era nel villaggio di NonSoDove, una fanciulla di nobile stirpe, viziata fino all'inverosimile. Padrona di tutto ciò che al mondo una donna potesse desiderare.
Eppure felice non era - perché, si sa, il vizio è un circolo privo di fine, dal quale una volta entrati difficilmente si esce.
Le giornate erano infatti tutte così noiosamente uguali, piatte, incolori.
Ed è, se vogliamo, un po' un ossimoro. Un continuo soddisfare, alimentando però l'insoddisfazione.
Un interminabile déjà vu.
Fatto sta che un giorno - iniziato nel grigio come sempre, nonostante il sole - la mattina prese una piega insolita, quando la sorpresa bussò alla porta della giovin fanciulla.
Uno sbuffo, preannunciava vento e disordine.
E vento e disordine vennero. Non si sa da dove. Non si sa perché.
Iridi verdi, contornate di castano, - colori d'autunno - la scrutavano sulla soglia, incastonati in un volto pallido dall'aria stanca.
La principessa si portò teatralmente una mano davanti alla bocca - segno di stupore, si suppone.
Corse quindi a dare ausilio all'anima povera di quel forestiero, all'apparenza più morto che vivo, ringraziando santi vari ed inventati che avesse bussato proprio mentre ella si trovava nei pressi della porta.
La balia di certo non l'avrebbe fatto entrare!
Certo, lei era viziata, ed anche un tantino incapace - per onestà narrativa - ma aveva l'animo buono. O così andava dicendo.
Una persona normale - quindi molto probabilmente anche quel povero ragazzo dalle labbra di una preoccupante tonalità violacea - si sarebbe certamente chiesto come potesse quella ragazza restare lì a considerare quanto eleganti fossero i lineamenti di lui - scossi dai tremiti - piuttosto che premurarsi di procurargli qualcosa di caldo da mettergli sopra quella camicia, onde evitare che lo stato di semi-congelamento di quel poveretto sconfinasse nell'ipotermia.
A questo punto, lui, con voce tremante e al contempo profonda, domandò ospitalità e qualcosa con cui rifocillarsi.
La fanciulla, quindi, provvide ad avvisar la balia:
"Assistilo, trattalo bene, dagli tutto quel che vuole e preparagli una stanza".
Aveva ordinato, con la solita grazia pari a quella di uno schiaffo in viso.
La signora aveva eseguito, Re e Regina eran troppo occupati con gli affari di stato per accorgersi della presenza di troppo e Lilith - questo il nome a cui rispondeva la principessa - Si era dilettata nell'osservare attentamente il suo ospite - Non risparmiandosi apprezzamento alcuno. Aaron - questo il nome suo - invece, era rimasto pacatamente in silenzio, nella sua stanza, per gran parte del tempo.

.E così venne la sera.


Il giorno seguente, a mattina, la balia si era recata nelle stanze del giovane, con in mano un gran vassoio contenente una ricca colazione.
Quel che vide, tuttavia, la stupì non poco:
Aaron sedeva in un angolo, la schiena contro il muro e le ginocchia tra le braccia.
Lo sguardo vacuo, perso, come potesse vedere ciò che andava oltre la realtà terrena.
"Giustizia sarà fatta."
Aveva sussurrato, atono.
Era pallido al par di un cadavere, aveva tratti simmetrici, quasi regali, angelici.
Gli occhi: gemme brillanti di rara bellezza.
Labbra fine dal sorriso raro ed enigmatico, capelli mossi e castani che gli incorniciavano il viso con delicate onde, ed occhiaie vagamente inquietanti.

***


Anche il secondo giorno trascorse così, con la balia che correva da una parte all'altra del castello nel tentar di soddisfare le richieste della principessa. O forse sarebbe meglio dire grida.
Tant'è che anche la seconda sera poco si fece attendere.
Il terzo giorno a mattina nel maniero regnava un silenzio irreale, portatore di una strana atmosfera ultraterrena. Anche le mura sembravano in lutto.
E in lutto dovevano essere. Scenario del compimento di precedenti sentenze.
La ragazza fu ritrovata fredda, pallida e morta, il viso sfigurato, - anche la bellezza le era stata portata via - nelle stanze del suo presunto ospite.
Sì, presunto, perché non v'erano prove della sua esistenza, se non le parole d'una signora - forse pazza - che si dice fosse la balia della vittima.
Certo non si può considerare attendibile la parola di qualcuno che continuava a blaterare sconnessamente di un angelo della morte.[...]
Un fiume di parole vuote, alla tv, rimbombava nel silenzio.
Ma la balia non ascoltava. Aveva recepito solo qualche frase priva di senso, o meglio, insensata per chi non sapesse ascoltare:
"...Un luogo dove gli Angeli stanno capovolti
E tutto è coperto di polvere
E tutti bruciano di vergogna
E a nessuno è permesso gridare."
*
Si scoprì inoltre - e non detestatemi perché ve ne narro - che l'intero patrimonio della famiglia reale sarebbe spettato alla stessa donna che in quei tre giorni s'era dimostrata così paziente e gentile.
Ma ciò che suscitò una qual certa perplessità - in tutti meno che nella balia, a cui la notizia arrecò solo ulteriore dolore e paura - furono le poche parole che seguivano la firma dell'erede defunta:
"In nome di Dio".










oookay, spero abbiate apprezzato :3
*citazione di Leonard Cohen.
   
 
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