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Autore: Sacu    23/05/2011    0 recensioni
Miti e leggende in formato one-shot su Iriu, il mondo di Sophelia e Jelia.
Ogni capitolo può essere letto singolarmente.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Darrig era stato mandato a tagliare della legna, ma non aveva molta voglia. Era estate, faceva caldo, non c'era niente di meglio che farsi una bella nuotata. Ovviamente non voleva essere scoperto, così si spinse oltre il territorio dei Folletti e costeggiò il fiume fino a quando non trovò una meravigliosa cascata. Non ne aveva mai viste di così grandi e belle in tutte le sue avventure e tale visione lo rimandò ai racconti che aveva ascoltato da certi bardi, i quali narravano di una magnifica cascata, chiamata Orgiana, popolata da bellissime fanciulle dai capelli come il sole, inavvicinabili.
Di certo non voleva perdersi l'occasione di raccontare agli amici davanti a un bel boccale di birra cosa aveva trovato, così si avvicinò. Mai avrebbe scordato quel momento.
Una Loreley di nome Moira era stata ferita a morte da un unicorno nero che era scappato e le sue sorelle le stavano attorno senza sapere che fare; alcune piangevano, altre cercavano di rassicurarsi a vicenda, ma nessuna che l'aiutasse concretamente. E poi Darrig la vide: Sisia stava correndo verso di loro, scansò le sue compagne, prese in braccio Moira e la trascinò nell'acqua; chiuse gli occhi, forse per richiamare il suo potere, e pronunciò qualcosa che il Folletto non poté udire. I suoi capelli cominciarono a scompigliarsi come mossi dal vento, la sua mano fu avvolta da un bagliore azzurro e l'acqua intorno a loro cominciò a muoversi creando un piccolo vortice. Poi la luce dalla mano di Sisia si spense mentre la ferita di Moria cominciò a brillare. Si stava richiudendo.
Il Folletto ne aveva vista di magia, ma quella era di un altro livello, come un miracolo avrebbe detto! Ancora non poteva saperlo, ma Sisia era la più abile guaritrice fra le Loreley: se non fosse stato per lei, forse si sarebbero estinte.
Sarebbe rimasto ancora a guardare nascosto tra i cespugli, ma si avvicinava il tramonto e doveva rientrare.
Non badò alle sgridate per non aver portato la legna; non fece caso all'odore di polenta e salsiccia alla griglia che annunciava la cena; e non si lamentò quando i suoi amici bevvero la sua birra dal boccale che non aveva toccato. Nei suoi occhi era rimasta impressa l'immagine di Sisia. L'aveva colpito la sua bellezza? Forse, ma neanche le compagne erano da meno. No, era stato attratto dalla lucidità con la quale aveva salvato un'altra Loreley. Quanto sangue freddo, quanta sicurezza, quanto potere! Doveva rivederla.
Era una notte di luna piena e non fu difficile ripercorrere la strada per Orgiana, ma preso dalla fretta mise male il piede e cadde in acqua. Quando si rialzò, vide la sua immagine riflessa e per la prima volta non si sentì all'altezza. Per primo, i vestiti: pantaloni, una casacca verde tutta sporca e degli stivali a mezza gamba. Niente a che vedere con le foglie verdi di cui erano rivestite le Loreley. E quei capelli rossi? Ridicoli, per non parlare della barba! Ma più di tutto la sua statura: nella media per la sua razza, ma un bambino se messo accanto a una Loreley!
Scrollò la testa, facendo sparire dal viso quell'aria triste. Che gli importava di tutti quei discorsi? Lui voleva solo vederla una seconda volta, niente più.
Fradicio, si rimise in cammino pensando a come era stato stupido pochi minuti prima e infine arrivò. Le Loreley dormivano separate dalle altre, sulla terra proprio nel punto dove finiva l'acqua. Non fu difficile trovare Sisia. La luna si rifletteva sui suoi capelli biondi quasi a volerli sfidare, ma se così era faceva solo una figuraccia: non aveva speranza di competere con quella chioma.
Darrig rimase un po' ad ammirarla, alla fine cedette: le si avvicinò in silenzio, le prese una ciocca di capelli e cominciò a passarsela tra le mani. Poi un'altra. E un'altra ancora. Erano così morbidi che non riusciva a smettere. Rimase lì qualche ora perdendo la cognizione del tempo. Fu con rimpianto che si accorse che mancava poco tempo al tramonto: doveva andare via prima che lo scoprissero.
Durante la notte le si erano tutti intrecciati i capelli e la mattina Sisia passò molto tempo a pettinarseli. Chiese alle sorelle se qualcuna le avesse fatto uno scherzo, ma tutte negarono.
La cosa si ripeté anche la mattina successiva. E quella dopo ancora. Cominciò a sospettare.
Darrig correva. Era la quarta notte che faceva quella strada e ormai la conosceva bene. Aveva anche capito cosa lo spingeva a farlo: si era innamorato della bella Loreley!
Sicuro ormai che non sarebbe stato scoperto, andò sicuro nel luogo dove dormiva Sisia. Ma lei non c'era.
“Voltati e dimmi chi sei!” disse una voce alle sue spalle. Quando si girò, guardò in alto e i suoi occhi si incrociarono con quelli della sua amata.
“Ti ho chiesto chi sei, Folletto! Rispondi se non vuoi che svegli le mie sorelle!”
Dopo una breve esitazione, si decise. “Il mio nome è Darrig, mia Signora.”
“Cosa ci fai qui? E' lontano dalla tua casa...” poi ci ripensò e aggiunse: “Un momento! Sei tu che la notte mi scompigli i capelli?”
Raccontare agli amici di aver ingannato una Loreley sì che sarebbe stato un bel vanto, ma sentì che se avesse mentito alla creatura di cui era innamorato avrebbe perso il rispetto per se stesso. Raccolse tutto il coraggio che aveva e parlò.
“Imploro perdono mia Signora. Capitai qui per caso quattro giorni fa e quando vi vidi salvare una vostra sorella il mio cuore ha smesso di appartenermi. Non dormo più, non mangio più, vivo ogni istante nell'attesa di poter tornare qui a sfiorare quei vostri capelli così meravigliosi che sembrano fatti di pura magia. Vi supplico, abbiate pietà di questo vostro servo che non voleva importunarvi, ma che non ha saputo resistere dallo starvi lontano.” e detto questo si inginocchiò davanti a lei.
Sisia era preparata a combattere e a cacciare l'invasore, non certo a una dichiarazione d'amore! Sapeva che il dio Zin le aveva maledette, ma quel piccolo esserino riuscì a scioglierle il cuore.
Da quella notte in poi, Darrig torno sempre alla cascata e lì Sisia lo aspettava. Nessuno li vide, nessuno sapeva e col passare del tempo portarono il loro rapporto su un altro livello.
Lei era spaventata, non sapeva cosa le succedeva: si sentiva stanca, gonfia, aveva mal di testa e nausea. A niente valsero le sue abilità di guaritrice: non capiva di cosa fosse malata. Fu Darrig a comprendere e svelarle il terribile segreto: aspettavano un figlio.
Incinta? Come poteva essere? E la maledizione? Lei non poteva saperlo, ma Zin aveva proibito loro di avere figli da Uomini. E Darrig era un Folletto.
Impaurita, si rivolse alle sue sorelle per avere conforto e consigli, ma queste al contrario l'accusarono di essersi ribellata agli Dei e la cacciarono via. Allora Darrig costruì una casa nella zona dei Folletti ma lontano da essi, in prossimità del fiume, e portò lì a vivere Sisia. Passarono i mesi e la Loreley diede alla vita una bella bambina dagli occhi e capelli verdi che chiamarono Jelia.
Nel frattempo, le Loreley si accorsero che Sisia era importante per la loro comunità; si trattava di una guaritrice troppo abile e ne avevano bisogno per sopravvivere.
Cominciarono a cercarla e quando la trovarono la supplicarono di tornare a Orgiana. Sisia era combattuta. Le sorelle l'avevano perdonata e la riaccettavano tra loro, ma lei avrebbe dovuto rinunciare a Darrig e alla piccola Jelia. Dopo lunghe discussioni, le Loreley la convinsero che il suo posto era con loro e che la piccola era maledetta, ne era prova il colore verde dei capelli.
Vedendo la sua amata andare via e avendo creduto anche lui di aver messo al mondo una bimba maledetta, Darrig perse la ragione e morì annegato nel fiume.

Danah era venuta a trovare suo fratello Darrig, quando sentì il pianto della bambina e corse subito verso la casa. Aspettò un giorno intero, ma dei genitori di Jelia nessuna traccia. Fu così che tornò al villaggio portandosi dietro la bambina e decise di adottarla.

   
 
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