I
Trenitalia colpisce sempre due volte
Credo che diventerò sorda. Ho la musica alle
orecchie a un livello così alto che il mio apparato uditivo ne risentirà fino
alla vecchiaia.
So solo che è l'unico modo per non sentire la
voce fastidiosa della donna che si è seduta purtroppo di fianco a me,
condannandomi a un viaggio da incubo. Avrà all'incirca sessanta anni ed è
affetta da una grave forma di diarrea verbale, in pratica da quando si è seduta
non ha fatto altro che parlare in continuazione, facendomi venire alcuni dubbi
sulla sua natura umana. Insomma, dovrà respirare in qualche modo o ha le
branchie?
È stata rapita dagli alieni che le hanno
permesso di poter stare così tanto tempo senza aria? Quando comincia a parlare
di politica, capisco che, comunque, il suo cervello ha subito dei gravi danni.
"E la sinistra crede di aver vinto! Meno
male che c'è Silvio..."
Vedete quanti e quali danni? Povera donna,
preferirei morire dopo essere stata vivisezionata dagli alieni piuttosto che
pensarla come lei.
Annuisco, troppo stanca persino per parlare. Il
treno è partito alle sette di questa mattina e avevo intenzione di dormire
durante il tragitto, prima che la mia compagna di viaggio frantumasse tutti i
miei buoni propositi. Non credo di pretendere troppo, è mattina e sono stanca e
soprattutto, riesco a dormire in qualsiasi posizione e luogo.
Mia madre ama ricordarmi che quando ero piccola,
riuscivo ad addormentarmi persino in piedi sugli autobus. Non capisco, se una
persona è stanca deve riposare un po', è così importante il luogo e la
posizione? C'è chi riesce solo su un soffice letto e chi, come me, riesce a
dormire con una trivellatrice a fianco. Secondo me, è tutta invidia!
Alzo ancora un altro po' il volume del mio
lettore mp3 in modo da coprire del tutto il suono della sua voce fastidiosa. Vi
starete chiedendo perché non mi alzi per cambiare posto, invece di rischiare di
perdere l'udito. Vi spiego, ho appena sborsato una cifra assurda per questo
treno, trattandosi di uno di quelli ad alta velocità e niente e nessuno potrà
smuovermi da qui. Sono anche andata contro i miei principi morali, essendo da
molti anni una sostenitrice della NO TAV e spero che i miei compagni non lo
vengano a sapere, non potrei sopportare la vergogna.
Guardo con un certo nervosismo l'orologio,
notando che manca ancora un'ora per arrivare a destinazione, anzi prima di
cambiare treno. Ormai sono diventata un'esperta di questi catorci, potrei
definirli la mia vera casa, dopotutto passo più tempo viaggiando che a casa. La
mia cara madre mi rimprovera perché da quando ho deciso di intraprendere la
carriera di receptionist, deve guardare la mia foto sul suo cellulare per
ricordarsi di me.
Le gioie di avere una madre che, avendo cinque
figlie, non è mai stata molto protettiva e affettuosa nei miei confronti. Un
aspetto che ha lati positivi, ma anche negativi, soprattutto quando la vedi
chiamare tutte le altre sue figlie ogni giorno al telefono, mentre si dimentica
della più piccola.
Non ha mai apprezzato le mie scelte di vita,
perché io dovevo diventare un'insegnante. Come lei. Come mio padre e come mia
sorella. Una famiglia di insegnanti e di
infermiere, una famiglia in cui la pecora nera non è una spacciatrice bensì una
receptionist di hotel.
"È questo che vuoi fare fino a 65 anni,
Roberta?"
Già mi vedo, una piccola Miss Marple che manda
al diavolo i soliti clienti antipatici che aspettano le vacanze per potersi
lamentare al bancone del ricevimento.
"I cuscini sono troppo soffici." Perché
non dorme per strada allora?
"I cuscini sono troppo duri." Pensi il marciapiede!
"Ho prenotato quest'appartamento per il
camino, e ora lei mi dice che non avete la legna! Me la procuri subito,
signorina." Certo.
Direttore? Mi allontano un momento per abbattere l'albero
che abbiamo di fronte.
Questi sono i momenti più "belli" del
mio lavoro e non sono mai casi isolati, anzi. Ogni settimana c'è sempre
qualcuno che si lamenta o che approfittando di noi, ci chiede l'impossibile,
come se fossimo le loro assistenti personali.
Per fortuna, io e miei colleghi ci divertiamo a
far soffrire i clienti bipolari che vengono ad allietare giornate già di per sé
pesanti, e questo è l'unico aspetto divertente del nostro lavoro, con i nostri
computer possiamo fare tutto e alzare le temperature in camere ci fa sentire
molto bene. Un largo sorriso
illumina i nostri visi quando ci vendichiamo, un piccolo gesto perché anche noi
meritiamo un po' di rispetto. Non credo sia qualcosa di così assurdo da
chiedere.
Bisogna però sempre stare attenti al direttore.
Vi spiego: è una figura completamente inutile, non sa nemmeno quante stanze ha
il proprio hotel e mandare una e-mail è un'impresa da "Mission
impossible". Sospetto che non siano capaci di allacciarsi le scarpe,
perché di solito sono sposati con donne molte autoritarie e capaci.
Il guaio è che si credono Dio sceso in terra,
quindi si permettono di fare osservazioni e avere pretese quando, invece,
dovrebbero solo baciare i nostri piedi. Peccato che passino il tempo a urlare
nei nostri confronti, ogni qualvolta si sentano in dovere di ricordare chi è il
capo.
"Ragazzi, non avete nulla da fare?"
Tipico esempio di urlo che echeggia nella hall, quando dopo ore e ore di
lavoro, per sbaglio decidiamo di fermarci per chiacchierare un po'.
Regola numero 1: fare sempre finta di lavorare,
mai fermarsi.
Spolvera il bancone, batti le dita sulla
tastiera in modo frenetico, parla al telefono simulando richieste di
prenotazione.
Cosa faccio io? Be' mi diverto con le chiamate
interne, così fingo e nel frattempo mi organizzo le serate.
"Che fate stasera? Certo, quindi vorrebbe
essere nostro ospite la prossima settimana... non ho voglia di ballare, voglio
ubriacarmi!"
Ormai faccio questo lavoro da cinque anni e
nonostante abbia più aspetti negativi che positivi, lo amo.
Cioè sono sottopagata, a volte lavoro sette
giorni su sette, i nostri alloggi sono certe topaie e il vitto lascia a
desiderare, però amo questa vita.
Non sono normale e mia madre ha ragione a
criticarmi.
Fare questo lavoro è come innamorarsi di uno
stronzo: bello fuori, ma che passa il tempo a tradirti e a umiliarti. Ecco,
questa sono io.
Un'illusa che preferisce essere stressata da
clienti e direttori, piuttosto che cercare un lavoro migliore. E poi, senza
offesa non è che fare l'insegnante sia meglio. I ragazzi di oggi sono strani e finché la Gelmini sarà in vita non ci
saranno dei miglioramenti, quindi scusa mamma.
"Lo sa, cosa hanno detto sul mio Silvio?”
chiede la signora, riportandomi alla triste realtà e strappandomi ai miei
pensieri.
I lettori mp3 si scaricano sempre nei momenti
meno opportuni, e credo che il mio sia un po' sadico.
"Non saprei, forse che è un ladro che va a
prostitute, alle quali dona migliaia di euro come cadeau?" Parlo con un
tono così dolce da lasciarla di sasso.
"Figlia mia, chi ti ha detto tutte queste
cose tremende?" domanda con quegli occhioni nocciola sgranati per lo
stupore.
"I giornali, la televisione e anche le
prostitute?" Perché parlo di
quell'uomo a quest'ora del mattino?
Una brusca manovra fa perdere l'equilibrio a uno
dei passeggeri che si è alzato per prendere qualcosa dal portabagagli. Noto un
piccolo sorriso di soddisfazione increspare le sue labbra, non essendo caduto
rovinosamente. Cadere sui pavimenti di
Trenitalia potrebbe infettarti con qualche malattia dimenticata da tutti, in
effetti.
Il passeggero non ha calcolato che Trenitalia
colpisce sempre due volte e non può evitare di perdere l'equilibrio in avanti,
quando il treno fa una seconda brusca frenata.
Non prenderà alcuna malattia però, perché non
cade per terra, bensì su qualcosa di più morbido e direi anche più pulito.
Ha messo le mani avanti per evitare di sbattere
la faccia per terra con il risultato che ora si trovavano sul mio seno.
Posso sentire i suoi palmi caldi e grandi sulla
mia pelle, nonché il suo sguardo su di esso.
Si alza di scatto cercando di far leva su
qualcosa che non sia di mia proprietà e comincia a scusarsi in preda a un
grande imbarazzo.
"Mi perdoni, non volevo! Questo maledetto
treno... non l'avrei mai fatto, non che lei non abbia un bel seno... oh Dio,
cosa sto dicendo!"
Parla così velocemente che non riesco a
reprimere un timido sorriso, certo rimane pur sempre un maiale, ma almeno si
tratta di una specie di maiale simpatico.
"È meglio che si sieda, ha già combinato
abbastanza danni," commento con un tono un tantino acido, dopotutto devo
sembrare irritata. Non posso certo ringraziarlo a nome delle mie piccole che
finalmente non sono più tanto impolverate e hanno gradito la sua caduta.
Seguendo il mio consiglio si siede e mi rivolge
un sorriso a labbra strette.
"Dicevamo figliola?" riprende la
sempre più insistente signora.
"Dicevamo che Berlusconi è un porco e che
preferirei andare a letto con Fassino piuttosto che votarlo."
Dopo quella battuta, l'uomo si gira di scatto
per guardarmi. Sembra divertito e stupito dalle mie parole.
"Quell'uomo è così magro. Sa, il mio primo
marito gli assomigliava tanto e ora che ci penso era comunista anche lui."
"Brav'uomo," commento brevemente.
Noto che il mio “personal palpatore” non smette
di guardarmi, dimostrando un eccessivo interesse per la conversazione. I suoi occhi neri continuano a posarsi su di me e, a
volte, sul mio seno.
Mi mancava il maniaco alla lunga lista di
persone che ho incontrato nel corso della mia vita. "Potrebbe smettere di
fissarle? Sa, sono parecchio timide," lo rimprovero con un tono piuttosto
seccato, nella speranza che la smetta di rivolgermi quegli sguardi infuocati.
"Mi dica quale parte non è timida, così
posso guardarla."
Forse sono pazza o una mezza maniaca anche io,
perché anziché chiamare il capotreno per farlo sbattere giù, gli rivolgo un
sorriso a 32 denti.
"Piacere, sono Roberta."