DALLA PELLE, AL CUORE.
- Capitolo 1
- TEENAGE DREAM
- You think
I’m pretty without any makeup on
You think I’m funny when I tell the punchline wrong
I know you get me so I let my walls come down, down - “Bella,
mi dici perchè stai piangendo?”
- Scuoto
la testa mentre le lacrime continuano a scendere copiose sul mio viso e
l’ultima discussione che ho avuto con lui, continua ad affollare i miei
pensieri.
- Edward
Cullen, due anni più grande di me, ed uno dei ragazzi più belli e cattivi che
abbia mai conosciuto.
- Non
so perché se la prenda tanto con me, forse perché gli rispondo, forse perché
quando le sue parole taglienti mi graffiano, cerco di proteggermi, non come
fanno tutte le altre bambine.
- Stringo
le mie gambe al petto e mi guardo allo specchio.
- Ho
gli occhiali decisamente più grandi del normale e non posso certo dire di
essere magra come Stacey. Ma... perché deve dirmi quelle cose?
- Ma
soprattutto perché non riesco a ignorare le sue prese in giro e ogni volta mi
rinchiudo in questo bagno a piangere?
- Ho
undici anni e da quando ho iniziato a frequentare questa scuola non ha smesso
un secondo di torturarmi con i suoi amici, affibbiandomi nomignoli poco carini.
- Pagnottella è all’ordine del giorno.
- Stupida
saputella, di tanto in tanto.
- Sospiro
e abbandono la testa sopra le ginocchia, sperando con tutta me stessa di
cambiare. Sperando con tutta me stessa di non dover più sottostare alle sue
prese in giro.
- E..
in particolar modo, di non versare mai più una lacrima per Edward Cullen.
- “Va
tutto bene, signorina Driscoll. Esco tra un minuto.” E così dicendo mi alzo
dalle mattonelle fredde e torno alla vita reale, dove io sono solo una stupida
saputella.
- 10
ANNI, 9 GIORNI E.. 10 MINUTI DOPO.
- “No, Rose. Non ci vengo.” Dico, incrociando le
braccia sotto il seno e assumendo un tono che non ammette alcuna replica. Non
ho intenzione di andare ad uno stupida festa. Per festeggiare cosa, poi?
L’inizio dell’anno scolastico?
- Scuoto la testa ritmicamente, fissando la mia
migliore amica.
- “Dai, Bella! Sarà divertente!” Si intromette
Jessica, già vestita con un abito succinto che lascia poco spazio
all’immaginazione. Io non sono così, non voglio rinchiudermi in una stanza di
qualche idiota senza cervello insieme a ragazzi ubriachi.
- “Ti prego.. tipregotipregotiprego!” Rosalie sbatte le ciglia e Jess congiunge le
mani in segno di supplica mentre io sospiro esasperata.
- “Non c’è nemmeno Jake, stasera.” Jacob è il mio migliore amico, l’unica persona con la quale mi senta
davvero me stessa. Passa più tempo qui che nella sua stanza e ci capiamo nel giro di qualche istante. Non c’è nulla fra noi, almeno da parte mia,
tranne un grandissimo affetto.
- “Almeno
conoscerai gente, nuova! Se non vieni Bella, giuro che chiamo tuo padre.” Spalanco le palpebre all’istante
e la guardo in cagnesco. “Tu non chiamerai proprio nessuno!”
- “Vuoi scommettere?” Rosalie prende il telefonino
riposto sul tavolo e con un movimento repentino la raggiungo saltando sul
divano, mentre l’agitazione è sempre più palpabile in me.
- “Allora?” Ha un sopracciglio alzato e mi parla con un tono minaccioso. Fisso prima
il cellulare che stringe tra le dita e poi lei, e alla fine cedo.
- “Prima di mezzanotte siamo a casa.”
- La mia migliore amica mi abbraccia di slancio e
Jessica alza gli occhi al cielo, con un finto sorrisetto stampato sulle labbra
rosse.
- A volte ho l’impressione di non stare molto simpatica a quest’ultima. Ovviamente la
cosa è reciproca, non ho mai sopportato la sua superficialità, né tantomeno
apprezzato i suoi concerti durante la notte.
- Il rispetto
è una delle cose più importanti per me, e urlare e ansimare in quel modo quando
ci sono persone a pochi metri, ne è una totale mancanza.
- Per non parlare del fatto della gelosia che nutre
nei miei confronti. Non sono una modella ma.. spesso è capitato che un ragazzo
si fermasse a chiedere il mio numero e non il suo. Spesso è capitato di trovare
attaccato alla porta inviti indirizzati alla sottoscritta. Questa cosa non le è
mai andata giù, ragion per cui nutre questo astio, decisamente mal celato.
- Mi faccio trascinare da Rose verso l’armadio e
lascio che scelga lei i miei vestiti.
Segue un corso aggiuntivo per giovani stilisti e perciò si dedica interamente
al mio guardaroba.
- Con
un fisico come il tuo, sarebbe un insulto indossare degli anonimi Jeans!
- Questo è tutto quello che ripete quando dobbiamo uscire o fare qualche cosa che non sia andare a
lezione.
- Rimango lusingata dai suoi complimenti, ma
dopotutto lei non è dà meno. E’ sempre stata una bellissima ragazza a contrario
mio.
- Io sono sbocciata tardi come dice spesso mia nonna.
- Da piccola ero letteralmente, una palla di grasso
e sul mio naso appoggiavano degli insulsi occhiali neri che mi davano il
classico aspetto da secchiona antipatica.
- Ripensando al mio passato, mi viene in mente la
persona che ha reso la mia adolescenza un inferno.
- Custodisco i ricordi delle sue prese in giro
gelosamente e quando ci ripenso torno la stessa bambina che si nascondeva a
piangere in bagno.
- Scuoto la testa e mi guardo allo specchio, mentre
Rose sta cercando i vestiti da farmi indossare.
- Non sono più quella bambina fragile. Sono
cambiata. Una nuova Bella, totalmente diversa dalla timida ed insicura
ragazzina di undici anni.
- Annuisco indossando gli shorts e il top rosso,
insieme a delle ballerine altrettanto rosse con un piccolo fiocchetto posto
sulla punta.
- Mi trucco leggermente le labbra e gli occhi.
Anche se amo la semplicità e ho una buona materia prima, voglio evitare che
Jessica se ne esca con la frase: «Avresti fatto meglio a truccarti. »
- Aspetto che anche Rosalie si sia finita di
preparare e dopo di che usciamo, raggiungendo l’auto sportiva di quest’ultima. E’ una M13 nera , un regalo davvero molto
generoso dei suoi genitori che l’hanno sempre ricoperta di attenzioni e
regali. A contrario mio.
- Per essere ammessa ad Harvard ho dovuto lavorare
tutte le estati dal mio quindicesimo compleanno, e tutt’ora mi mantengo facendo
qualche impiego come fotografa della Gazette per
riuscire ad ammontare alla retta composta da molti zeri.
- Mio padre ha cercato di sostenermi ma purtroppo
dopo la morte della mamma pochi anni fa, ogni cosa per lui ha piano piano perso
d’interesse. Persino l’unica figlia che aveva sempre amato.
- Ripensando alla situazione attuale con mio padre
sento una specie di morsa attanagliarmi lo stomaco e grazie a dio , Rose spezza
il silenzio accendendo la radio e facendo tornare la serenità tra i miei
pensieri.
- Iniziamo a cantare a squarciagola e vi assicuro
che nessuna delle tre è dotata di una grande dote canora, per cui più che altro
strilliamo come delle galline cercando di azzeccare il ritmo giusto di “Teenage Dream.”
- Rido accasciandomi contro la spalla di Rosalie
che sta facendo miseramente l’imitazione di Katy Perry muovendo le spalle in un
modo così bizzarro che sarebbe da filmare.
- “Ti sei già ubriacata, Rose?” Le chiedo
portandomi una mano sulla bocca per trattenere le risate.
- “Possibile!”
- “My heart stops when you look at me
Just one touch now baby I believe
This is real so take a chance and don’t ever look back, don’t ever look back!” - .. E mi lascio trascinare dall’entusiasmo della mia migliore amica fino a
quando non mi rendo conto che la festa è tutt’altro in una squallida camera
insieme a ragazzi completamente privi di senno.
- Apro la
bocca sorpresa e riesco a scorgere le mie amiche sorridere compiaciute. Siamo
difronte ad una casa composta praticamente da solo vetrate e terrazzi, e le
luci calde e soffuse che riesco a vedere, rendono quella vista ancora più
sbalorditiva.
- Al di fuori
ci sono una trentina di ragazzi che ballano e all’interno invece ce ne sono
circa…Non riesco a contarli da quanto è affollata.
- “Vuoi sapere
come ho fatto ad essere invitata a questa festa?”
- Non rispondo
ma so benissimo che me lo dirà.
- “Ho
conosciuto un ragazzo in caffetteria l’altro giorno. Te ne ho parlato. Beh,
Emmett mi ha detto che avrebbe organizzato questa piccola cosa nella sua villa.” Cerca di riprendere fiato, visto che
l’ha detto così veloce che ho fatto fatica a comprendere tutte le sue parole.
- “Niente
male, eh?!”
- Scuoto la
testa. “E io che credevo mi volessi portare in uno squallido monolocale con un
centinaio di persone!”
- Scendiamo
dalla macchina, Jessica non ci saluta neppure e inizia a farsi largo tra la
mischia, mentre io seguo Rose alla ricerca del ragazzo che l’ha invitata.
- Sul suo viso
è dipinta un’espressione euforica, e l’ammiro molto per essere sempre così
piena di grinta e vitalità. Anche io sono così, ma spesso ho i miei momenti bui
e mi chiudo in me stessa senza accorgermene del tutto. Succede in particolar
modo quando ripenso al mio passato, a mia madre che, anche se sempre lontana
per lavoro.. ci aveva lasciati prima che
potessi conoscerla davvero.
- Per non
parlare di Charlie, che al momento sembra completamente un’altra persona.
- Sospiro
lentamente fino a raggiungere l’entrata di quella casa, che mi sembra ancora
troppo bella per appartenere a un ragazzo di appena vent’anni.
- Osservo le
pareti color panna e i mobili moderni e decisamente azzeccati con il resto
dell’arredamento. Fuori c’è una piscina, anzi a dire la verità due. Una
idromassaggio e una, abbastanza grande per riuscire a fare una ventina di
bracciate.
- Ovviamente
all’interno non mancano le ragazze in bikini intente a strusciarsi tra di loro
insieme a ragazzi visibilmente brilli ed eccitati.
- Quanto vorrei che Jacob fosse con me. Mi basterebbe un suo sguardo amichevole, una sua carezza e tutta la
mia preoccupazione svanirebbe in un secondo.
D’altronde, lui è quello che mi capisce meglio di chiunque altro.
- Quando
finalmente Rosalie incontra Emmett, lei fa tutto per farci presentare e io,
notevolmente in imbarazzo, stringo la sua mano con un sorriso appena
pronunciato.
- “Emmett,
questa è Isabella, la mia migliore amica.” Dice Rosalie posandomi un braccio
intorno alle spalle, come se fosse
orgogliosa di me.
- “Bella,
questo invece è Emmett.” Finisce la frase con un risolino e lui mi sorride
compiaciuto.
- “Piacere di
conoscerti Isabella. “ Stringe la mia mano prima di aggiungere. “Volevo
presentarvi anche il mio coinquilino ma al momento.. sarà occupato con qualche
ragazza!” Fa l’occhiolino e io decido di lasciarli un po’ di tempo da soli.
Rosalie ha cambiato espressione da quando l’ha visto e non posso che essere
contenta per lei. Dopo tutti gli uomini senza palle che ha incontrato nella sua
vita, ma soprattutto dopo Royce, credevo
che non si fosse più ripresa… e invece, eccola lì tra le braccia di Emmett.
- Mi faccio
largo tra la massa di gente, intenta a raggiungere il divanetto e una volta
seduta tiro un sospiro di sollievo.
- Quelle
maledette scarpe mi stanno già uccidendo e senza curarmi troppo degli altri le
tolgo iniziando a massaggiare il polpaccio.
- Anche il
leggero chignon che mi ha fatto Rose mi procura un certo fastidio così sciolgo
i miei capelli lunghi e ondulati che
piacciono tanto a mio padre. O meglio, piacevano.
- Ha sempre
amato i miei capelli pieni di boccoli , setosi e al profumo di cannella.
- Appoggio la
testa sul divanetto e chiudo gli occhi per un momento fino a quando non sento
la voce di Jessica chiamarmi ripetutamente.
- “Bella, ecco
dove eri finita!” Io, dove ero finita? Ma se era stata lei la prima a
dileguarsi tra la gente senza degnarci di un saluto.
- “Tutto bene,
Jess? Ti vedo accaldata…”
- Sorride
compiaciuta e si morde il labbro inferiore.
- “In effetti,
ho conosciuto un tipo proprio
simpatico. Anzi, sembra un modello. Capelli ramati, occhi penetranti, credo di
piacergli.”
- Sono conscia
che mi stia raccontando quelle cose solo per suscitare in me un po’ di invidia
nei suoi confronti, invidia che però non sarebbe mai arrivata da parte mia.
- “Wow! Sono
contenta per te!” Comincia a parlare di
come lui l’abbia avvicinata e mi fa subito presente che questo misterioso
ragazzo è anche che il proprietario della villa dove si sta svolgendo la festa,
ovvero il coinquilino di Emmett.
- Le sorrido fingendo di essere interessata e a noi
si uniscono due ragazzi con cui iniziamo
a fare conversazione. Le ore passano e io mi sento sempre più annoiata e stufa
di rimanere lì.
- Controllo l’orologio sul polso e mi accorgo, per
mia fortuna, che mancano dieci minuti alla mezzanotte. Mi alzo, andando a
recuperare una birra ghiacciata. La
temperatura è ancora estiva e non c’è un filo divento, perciò benchè porti dei
pantaloncini corti che mi lasciano scoperte le gambe, muoio di caldo.
- Mi verso il contenuto nel bicchiere di plastica
quando dietro alle spalle sento qualcuno fischiare.
- Corrugo le sopracciglia verso quel maleducato
pronta per insultarlo ma rimango pietrificata quando il mio sguardo incontra il
suo.
- “Ehi.” Dice sorridendo. “Che ne dici di venire
nella mia camera?”
- Mi avvicino. Forse sto avendo un incontro del
terzo tipo, oppure sono completamente impazzita e davanti a me non è
nient’altro che un fervido frutto della mia immaginazione.
- Rimango a bocca aperta per qualche secondo e dopo
di che, allo stupore si sostituisce una rabbia innata che mi attraversa come
una scossa.
- “Che ne dici di andartene a fare in culo?” Sputo
acida trucidandolo con uno sguardo. “ Che c’è, non mi riconosci forse?!” Mi
avvicino puntandogli un dito contro e non posso fare altro che pensare a quanto
il suo viso sia diventato più bello.
- Gli occhi sono esattamente come li ricordavo. Di
un verde smeraldo capace di penetrarti nell’anima.. quegli occhi che non molto
tempo fa temevo. Ma ora non più.
- “Se la mattina dopo essere stato con te me ne
sono andato. Non so cosa mi sia passato per la mente. Ero senza dubbio ubriaco
per non ripetere!”
- Resto senza parole, mi mordo il labbro inferiore
e stringo i pugni delle mani tanto fino a sentire un leggero fastidio sulle
nocche, e la saliva si sostituisce presto alla bile salita nel frattempo.
- “Gli anni non ti hanno cambiato di una virgola,
Cullen. Il bastardo che era in te non se ne è andato.”
- Si ammutolisce e gira la sedia girevole, aprendo
la bocca come per parlare, ma da essa non esce nulla.
- “Isabella Swan, forse ti ricorda qualcosa?”
- La rabbia continua a bollire e cerco davvero di
trattenermi per non prendere a schiaffi quel bel viso d’angelo che si ritrova. Ora le cose sono cambiate, caro mio.
- “Io.. dio.. sei davvero la stessa odiosa bambina
di dieci anni fa?!”
- Devo
allontanarmi da lui se voglio rimanere lontana dalla prigione ancora per
qualche anno. Al momento ho solo voglia di afferrare qualcosa e tirargliela
addosso.
- Annuisco portando una mano sul fianco e vedo il
suo sguardo soffermarsi a lungo sulla scollatura del mio top e dopo qualche
altro secondo sulle gambe magre e affusolate.
- “Gli anni invece a te hanno fatto bene. Possibile
che sotto tutto quello strato di grasso ci fosse questo?”
- Ok, questo è davvero troppo.
- Inspiegabilmente la mia mano stringe con maggiore
forza il bicchiere di birra e spinta da
qualche forza sconosciuta rovescio l’intero contenuto ghiacciato in faccia ad
Edward Cullen.
- Lo stesso Edward Cullen che mi faceva tornare a
casa disperata e che tutt’ora quando il
mio pensiero torna a quei tempi fa
abbassare la mia autostima di donna in modo spaventoso.
- Sorrido sadicamente quando lo vedo completamente
bagnato e soprattutto sconvolto da mio tale gesto.
- Evidentemente non conosce questo mio nuovo lato
del carattere.
- “E’ stato un piacere rivederti.”
- Detto questo giro i tacchi, o meglio le ballerine
rosse che mi danno tanto l’aria da bambina, e raggiungo Rosalie e Jessica
pregandole di tornarcene a casa.
- Sul mio volto è ancora dipinto un ghigno e credo
che non mi abbandonerà prima di cadere in un sonno profondo.
- Non so perché, ma mi sento soddisfatta, e da un
lato ancora dannatamente arrabbiata e offesa. Non posso credere che mi abbia
detto quelle cose, non posso credere che Edward sia diventato ancora più
arrogante e sicuro di sé.
- Spero con tutta me stessa di non incrociarlo più
nella mia vita. Ha già complicato una parte della mia esistenza non posso
permettere che rovini anche la nuova Isabella.
- La ragazza determinata che sono diventata.
- No.
- Mi giro dall’altro lato del letto mentre i
ricordi delle sue prese in giro riaffiorano trasformandosi in incubi che mi
accompagnano per il resto della notte.
-
Note
Eccoci qui alla fine del primo capitolo.
Ringrazio le 110 meravigliose persone che hanno inserito questa storia nei seguiti, e le 39 persone che hanno recensito. Vi adoro, seriamente.
Al momento sarete un po' confuse, vi capisco. Ma non preoccupatevi, ogni spiegazione a tempo debito.
Spero che vi sia piaciuto e che appreziate anche il nuovo modo di scrivere, ovvero con i tempi al presente invece che al passato :S
Ci rivediamo tra sette giorni e grazie ancora di cuore a tutte.