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Autore: DaughterOfPollon    24/05/2011    4 recensioni
- Ricordati che ti ho sempre amato Miryam, sempre - disse respirando a fatica.
- Lo so Luke, ti ho sempre amato anche io - si sorrisero entrambi ma uno dei due sorrisi si spense in un secondo.
Caleb Lacroix non è mio mio personaggio ma di Jishiku che mi ha concesso di utilizzarlo per le mie FF, per cui ne detiene ogni diritto.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La storia infinita.'
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Litigi come tasti neri.


- Hei gente, ho ritrovato la penna! – esultò Percy riempiendola di baci. Alexis lo guardò di traverso.
- Cosa c’è? Ci sono molto affezionato. –. La ragazza alzò gli occhi al cielo esasperata e si lasciò andare sul sedile della macchina.
I lunghi capelli le uscivano un po’ dal finestrino facendole prendere aria. – Quanto manca? –
- Siamo quasi arrivati – rispose Caleb concentrandosi al volante. Lei sbuffò. – Come mai così impaziente? –
- Non lo so… Forse perché sono due giorni che siamo in macchina, io sono stanca, Percy puzza e Annabeth non ne può più.
- Io non puzzo! – protestò il ragazzo dietro.
- Invece si, potevi evitare di andare a prendere del cibo da quel tipo peloso che si grattava le ascelle –
A quel pensiero Annabeth si sentì male per un secondo.
- Beh, almeno abbiamo mangiato –
Caleb si schiarì la voce. – Hai mangiato solo tu –
- Ehm, però è stato delizioso – cercò di ribattere peggiorando la sua situazione. – Hai vomitato sulle mie scarpe! – protestò ora Annabeth, sudata e stanca.
Il figlio del Dio dei mari tacque incrociando le braccia. – Oh povero piccolo, vuoi un bacino? – ironizzò Caleb ridacchiando.
- Smettila – rispose secco lui, guardando fuori dal finestrino – Guardate! Un chioschetto dove si mangia! –
Tutti guardarono fuori, e videro l’ennesimo barbone-venditore di hot dog.
- Possiamo fermarci? – chiese lui supplichevole. – NO! – urlarono in coro i suoi compagni di viaggio, e Caleb a sua volta accellerò lasciandosi alle spalle “il chioschetto”.
Annabeth appoggiò la testa al finestrino e iniziò a contare.
- Che cosa stai facendo? – le domandò Percy curioso, pensando che fosse letteralmente impazzita.
- Conto – poi si fermò. – Cinquecentoquaranta tre sassi, cinquecentoquarantaquattro sassi…-
Il ragazzo si scansò di un posto.
Alexis iniziò ad innervosirsi.
- Basta! Ferma questa maledetta macchina! –. Caleb frenò di scatto provocando un acuto delle ruote lancinante. Con un colpo Alexis scese dalla macchina e iniziò a camminare.
Caleb scese a volta e la inseguì. – Dove stai andando? –
- Ovunque, ma non qui! – urlò diventando rossa.
- Che cosa ti abbiamo fatto? Vuoi dircelo?! – si infuriò tenendola forte per il polso. – Lasciami! Mi fai male! – e con uno strattone levò la sua mano.
- Scusami…- sussurrò impallidendo, ma lei continuò a camminare.
Lui non si mosse, la fissò mentre se ne stava andando in un luogo sconosciuto e deserto.
Annabeth e Percy li guardarono dalla macchina, con gli occhi spalancanti. Lei abbassò lo sguardo.
- Percy, perché mi… avevi baciata? – riuscì a dire lei con un filo di voce. Le guance di Percy diventarono rosse come un pomodoro e gli uscì una risatina inopportuna.
- Rispondi dai, e non fare la faccia da pesce lesso –
- Così offendi mio padre… -
Lei alzò lo sguardo e rise. – Su, dai… dimmelo –
- Annabeth, tu mi piaci – confessò lui stringendosi le mani. – Mi piaci da morire, più di quanto immagini –
- Davvero? – chiese con gli occhi simili a mille stelle luccicanti. – Ehm, si –
- Allora baciami –. Lui la guardò stupito fissandola, poi eseguì gli ordini e la baciò con tutto l’amore che provava per lei.
 
 
Caleb intanto si mise seduto sull’asfalto continuando a guardare la ragazza che se ne stava andando, ormai era così lontana che si poteva osservare soltanto una sagoma e chiunque l’avesse visto lo avrebbe preso per pazzo.
L’aveva appena riavuta e adesso l’aveva ripersa. “Sei un’idiota” pensò tra se e se. “No, non compierò di nuovo lo stesso errore”
Con un salto balzò in piedi e iniziò a correre cercando di raggiungerla. La strada sembrava così lunga, ma era solo la grandezza del suo amore per lei.
Corse più che poteva, con il cuore in gola e il respiro affaticato, pensava di non farcela.
Improvvisamente una Maserati Spider rossa sfrecciò davanti a lui bloccandogli la strada. – Hei ragazzo dove vai così di fretta? –
Un bel ragazzo nella macchina gli fece l’occhiolino.
- Mi scusi ma sono un po’ di fretta – e cercò di sorpassarlo ma non ci riuscì. – Che ne dici se ti do un passaggio? In fondo, stai andando da mia figlia –
Caleb spalancò gli occhi ed entrò in macchina. – Lei è… -
- Si, lo stupendo, irresistibile e affascinante Apollo! – e con lo scrocchio delle dita fece comparire degli occhiali da sole. – Tieni ragazzo, mettili, ti renderà più fashion –
Caleb obbidì. Non voleva discutere con il Dio del sole. – In effetti, mi sento forte –
- Ecco, bravo ragazzo! Ora partiamo – improvvisamente la macchina partì a tutta velocità verso l’alto. – Bella vista, vero? –
- Già, ma potremo andare più veloci? Vorrei raggiungere la mia ragaz… cioè sua figlia –
Apollo rise. – Non ti farò del male perché l’hai fatta soffrire, quindi sta tranquillo, ma se succederà un terza volta lo giuro su mio padre, finirà male – il suo sguardo diventò serio.
- S-sissignore – balbettò guardandolo.
Lo sguardo serio di Apollo si trasformò in una sonora risata. – Ti sto prendendo in giro! Fai un sorriso ti sentirai meglio –
- Mi ricorda tanto Luke, lei… - rispose dubbioso.
- Oh davvero? Chissà perché – e continuò a guidare. Finalmente la trovarono, era seduta su una panchina con la testa appoggiata ai palmi delle mani.
- Scendiamo qui – e improvvisamente la macchina “solare” scese senza causare danni. Caleb uscì e corse da lei. – Alexis, stai bene? – chiese prendendole le mani. Notò che erano bagnate di lacrime.
Lui le prese il viso e la baciò. – Scusami raggio di sole, non volevo arrabbiarmi con te, perdonami – disse asciugandole le lacrime.
- No, non è colpa tua… è colpa mia, non dovevo andarmene così arrabbiata – lei l’abbracciò come se non lo vedesse da tanti anni.
Lui non l’ascoltò e continuò a baciarla. Apollo, ormai salito in alto con la sua macchina fiammeggiante, fece un sorriso caloroso e scomparì tra le nuvole.
- Ho la sensazione di aver dimenticato qualcosa… - esitò pensando. – Dove sono Annabeth e Percy? – chiese la ragazza.
Lui spalancò gli occhi, e lei avendo capito urlò all’unisono con lui. – ANNABETH E PERCY! –
 
- Uhm, io metto il tridente qui, ho fatto Tris! – gioì Percy in macchina inventandosi un suo balletto.
- Solo fortuna! –
- Pensi che ci riverranno a prendere? –
- Boh, un’altra partita? –
L’altro annuì e disegno un nuovo campo di battaglia. 

- DOP!
   
 
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