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Autore: Unsub    24/05/2011    1 recensioni
Missing-moment, raccolta di one-shot sul rapporto controverso di queste due tipine tutto pepe. Amiche-nemiche, ma che si adorano a vicenda (ma non se lo diranno mai in faccia XD)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sarah Collins '
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who are you AUTORE: Robin89
TITOLO: Who are you?
RATING: Verde
GENERE: sentimentale.
AVVERTIMENTI: One-shot
PERSONAGGI: Cameron Leane, Sarah Collins.
DISCLAIMER: I personaggi non mi appartengono (tranne quelli da me inventati), sono di Jeff Davis. Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro. Sarah Collins appartiene alla sua creatrice, Unsub.
NOTE: Piccolo missing-moment che si colloca una parte prima e l’altra parte dopo “Dark Souls”.
Aveva appena saputo che nel periodo successivo, dato che JJ non faceva più parte della squadra, sarebbe stata Sarah Collins a partecipare con loro alle indagini a 360 gradi. Questo pensiero le faceva venire l’acquolina in bocca, dopo tanto tempo aveva l’opportunità di vedere la sua ex insegnante all’opera, nel vero senso della parola. Sarah era sempre stata elogiata dai suoi vecchi compagni all’accademia perché a differenza del vecchio istruttore, lei per loro era “quella che ha lavorato sul campo, non tutto teoria e niente pratica”, pensò a quanti di loro adesso la stessero invidiando per il fatto di poterla affiancare nelle indagini. La sua presenza nel team rappresentava una grande opportunità per farsi vedere sul campo, il desiderio che aspettava da quando l’aveva vista per la prima volta, una sfida che non vedeva l’ora di affrontare, la possibilità di dimostrarle pienamente chi fosse Cameron Leane e avere un confronto diretto con chi l’aveva perennemente criticata e addestrata fino allo sfinimento.
Era mattina presto e mancava ancora un po’ per vedere tutti riuniti nell’open-space, era arrivata alla sede ancora prima di quanto non lo facesse già, apposta per mettere in atto un ultimo desiderio prima di cominciare a fremere e sentire l’adrenalina in corpo quando l’avesse vista entrare dall’ascensore.
Chiuse la porta della stanzetta alle sue spalle facendo il minimo rumore percettibile, per lei era un gioco da ragazzi aprire le porte con forcine o oggetti metallici che non abbandonavano mai le sue tasche nascoste. Fece scorrere con gli occhi i plichi dei fascicoli archiviati, cominciava a vederci doppio fin che s’illuminarono quando vide quello che cercava. Prese un malloppo non troppo grande, il tanto da poter mettere a posto senza difficoltà nel caso qualcuno stesse per entrare. Voleva farlo da tanto tempo, leggere i vecchi casi in cui lavorò Sarah e scoprire chi fosse realmente sotto la veste di agente federale piuttosto che insegnante “emotivamente stitica”.
Gli occhi leggevano e apprendevano le informazioni più importanti, si sentì come Reid in un certo senso, ma decisamente più lenta. Scoprì che era stata ferita più volte, che era un agente sulle righe, disciplinata, coraggiosa al punto giusto, impeccabile nello seguire il protocollo ed essere sempre all’altezza della situazione, per non parlare nel Q.I., era il profiler perfetto che tutti pur di averla nella propria squadra avrebbero smosso mari e monti … praticamente era il suo esatto contrario. Ronnie era impulsiva, imprevedibile, decisamente troppo coraggiosa, rischiava perennemente di finire in qualche casino e quando non succedeva era un miracolo, per niente disciplinata, decisamente era sopra le righe e raramente seguiva il protocollo… insomma era un disastro in confronto a lei, questo aumentava la voglia di mettersi al lavoro, “ce ne saranno di belle da vedere” pensò tra sé e sé.
Le capitò tra le mani il fascicolo del caso Brunet, fece solo in tempo ad aprirlo quando sentì dei passi avvicinarsi, si alzò come un fulmine e mise i fascicoli al proprio posto, si nascose dietro l’armadio degli archivi e aspettò nel silenzio più profondo il momento adatto per andare via.

Una settimana e mezzo dopo.
L’indagine era stata conclusa e archiviata da qualche giorno. Un caso iniziato male e finito peggio. Non credeva che potesse davvero succedere tutto quel casino nell’occasione più importante che aveva sognato da tempo. Era andato tutto storto da quando la Collins aveva messo piede nell’open-space, aveva dovuto fare i conti con la gelosia nei confronti di Sarah e Derek, così intimi e così amici, le aveva rubato il posto e si sentiva messa da parte, una cosa che non sopportava e non riusciva a ribaltare la situazione. L’aveva provocata e sfidata per tutto il tempo ottenendo solo una calma irritante da parte di Sarah e come ricompensa era stata trattata come un manichino che poteva solo stare da parte e guardare lei che concludeva il caso.
Oggi era il suo secondo giorno di riabilitazione per essere diventata farmaco-dipendente dopo quella settimana d’inferno. Di sicuro si sarebbe aspettata di vedere di tutto, ma non quello che invece accadde: aveva visto Sarah piangere, sentirsi persa e combattuta dentro quella stanza vuota, rapite e imprigionate da un pazzo serial killer. Fu Ronnie a darle coraggio per lottare e tornare dall’uomo che amava e da suo figlio, ma nonostante mostrasse la grinta che in quel momento mancava a Sarah, aveva avuto paura e si era sentita persa, perché quella non era la Collins che conosceva, non era lei a farle la ramanzina, non conosceva quella donna e tutto quello che poteva fare era saltare il suo orgoglio e farle conoscere un po’ del suo cuore. Erano uscite sane e salve da quell’inferno e questa era la cosa che più contava adesso, ma nessuno sarebbe riuscito a toglierle quell’amaro in bocca per sentirsi la causa di essere finite in quella orribile situazione.

Ristorante, Washington

-    Scusate il ritardo ero…al cinema – l’entusiasmo provato nel vederli si trasformò in un musone quando vide Sarah in mezzo a loro.
Non sapeva che ci sarebbe stata anche lei… Che idiota, infondo erano usciti per festeggiare la chiusura del caso e quindi era ovvio che ci fosse, e poi faceva parte nuovamente della squadra anche se temporaneamente. Prese posto nel ristorante cinese senza aggiungere altro al fianco di Emily, Penelope e Reid, davanti Derek con vicino Sarah posizionata di fronte a suo marito.
Per tutta la cena era rimasta in silenzio ad osservare di sottecchi Sarah, il suo comportamento la stava irritando profondamente, non la degnava di uno sguardo, non la calcolava minimamente, tutta presa a scherzare con gli altri e scambiarsi battutine con Derek, “pollice non opponibile, due neuroni, ciuffo buffo”, stava per prendere uno dei bicchieri e spaccarlo con la mano. Invece si alzò all’improvviso, fu adesso che Sarah si voltò a osservarla allontanarsi.
-    Dove vai? – chiese Emily seguendola con gli occhi.
-    A prendere un po’ d’aria, potrei scoppiare – rispose secca.
I profiler si scambiarono occhiate chiedendosi perché si comportasse così e perché quei due ghiaccioli non si scioglievano un po’.
Si chiuse le braccia intorno al giubbotto con i capelli sollevati dal vento, erano quasi le undici di notte e faceva un po’ troppo fresco per restare all’aria aperta, ma in quel momento preferì il freddo all’atmosfera intorno al tavolo.
-    Perché quel muso? – Emily le si accostò allacciandosi il cappotto.
-    Prova a immaginare.
-    Sarah? Non vi siete scambiate una parola, che problema c’è? – chiese in una risata sarcastica.
-    È odiosa! Ecco cosa c’è! Non sopporto il suo fare finta che io non esista, non sopporto le sue battutine con Derek, non sopporto di dover sempre fare la figura della messa da parte quando c’è lei in giro, non sopporto che lei sia migliore di me… - finì voltandosi nella parte opposta.
-    Ronnie stai dicendo solo assurdità, perché non provi a scioglierti un po’ invece? Forse così lo farebbe anche lei e le cose fra voi andrebbero meglio, è bello quando sorridi.
-    Non ci penso neanche – disse stizzita, figuriamoci se Leane avesse mostrato il sorriso davanti a Sarah, ci sarebbe voluta una gru per sollevarle le labbra.
-    Guarda che tu non eri meno sopportabile Ronnie, io torno dentro qui fa freddo, decidi cosa vuoi fare, se restare con noi o guardarci da fuori. E non essere gelosa di Derek, lo sai che Sarah è la sua migliore amica … come te.
Gli occhi fermi a fissare le macchine parcheggiate, sentiva i passi di Emily allontanarsi e quando intorno a lei rimase il suono del vento si voltò a osservarli.
Chi sei Sarah Collins?

Sarah osservava Leane ferma al freddo. Chiuse gli occhi solo un attimo, poi decise che la cosa migliore fosse non dar peso al comportamento della ragazza. Sapeva che Ronnie la considerava qualcuno da sconfiggere e non una collega, figurarsi se sarebbe mai riuscita a vederla come un membro della squadra.
Si disse che quella situazione era anche e soprattutto colpa sua. Il suo dannato carattere, la sua incapacità di comunicare i suoi veri sentimenti… Trovava sempre difficile aprirsi con gli altri, specialmente se percepiva diffidenza dall’altra parte. Aveva sperato che dopo quello che era successo, dopo essere state insieme in quella situazione infernale ed esserne uscite indenni, le cose fra di loro si sarebbero appianate.
Cameron aveva sistemato le cose con Reid, che l’aveva addirittura accompagnata ad una riunione per agenti con problemi di dipendenza. Solo pochi giorni prima aveva sperato di aver chiarito anche il suo pensiero. Non riteneva responsabile la ragazza, era successo. Inutile stare lì a rimuginare su chi fosse la colpa, su cosa fosse andato storto o su cosa sarebbe potuto succedere se i ragazzi non le avessero trovate.
Pensare a queste cose non faceva parte del suo carattere, lei la vita la prendeva di petto anche a costo di farsi male e poi cercava di lasciarsi tutto alle spalle. Come diceva sua madre “acqua vecchia non macina più” e lei non credeva che rivangare il passato avrebbe portato a nulla di buono. Non si poteva cambiare quello che era successo o le decisioni che erano state prese, rimuginare su queste cose non faceva bene a nessuno.
Sapeva che Leane la stava squadrando dalla testa ai piedi e probabilmente si stava chiedendo chi in realtà fosse la professoressa Collins.
Un sorriso ironico le piegò le labbra. Notando che suo marito la guardava, scosse impercettibilmente la testa. Quelli  non erano pensieri che voleva dividere con nessuno, era qualcosa di privato fra lei e Ronnie.
“Beh, bambina… chi sono? Una come tante, forse solo con più fortuna. Se i ragazzi non fossero entrati nella mia vita, ora sarei io lì fuori ad osservare la “famiglia” senza trovare il coraggio di partecipare. Sono una donna, sono una moglie, sono una madre. Poco per definire una persona? Sono una profiler e un’esperta in comunicazione non verbale, sono un’istruttrice dell’Accademia di Quantico, sono una stronza.
Sono l’incubo di qualsiasi matricola, perché nessuno è mai abbastanza per me. Eppure su di te ho puntato tutto, ti ho affidato le persone più importanti della mia vita certa che tu saresti stata in grado di prenderti cura di loro.
Non deludermi, piccola, so che puoi farcela.”
   
 
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