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Autore: telesette    25/05/2011    3 recensioni
Rock Lee stava già dormendo da un paio d'ore, quando sentì qualcuno bussare alla porta disperatamente. Cercando a tentoni la sveglia, aprì gli occhi e si domandò chi potesse essere tanto pazzo da venire a svegliarlo nel cuore della notte. All'improvviso una voce angosciata cominciò a "supplicarlo" di aprire.
- Rock Lee, sono io ti prego, aprimi...
- Tenten ?!? - esclamò il moro dalle folte sopracciglia.
Come ebbe aperto l'uscio, si ritrovò davanti l'amica in lacrime; il trucco sfatto e la mano che cercava di nascondere il grosso segno rosso sulla guancia...
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Neji Hyuuga, Rock Lee, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Neji X Tenten'
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- Avanti - esclamò Hiashi, non appena sentì bussare alla porta del suo ufficio.

Subito entrò un uomo alto e magro, vestito di scuro, costui rivolse a Hiashi una fredda occhiata d’intesa e lo Hyuga capì.

- E’ andato tutto secondo i piani ?
- Sì, signore - rispose l’uomo. - Ho fatto come mi aveva chiesto!
- Molto bene, Ishinomori, molto bene - rispose Hiashi soddisfatto.

L’uomo si avvicinò alla scrivania, senza battere ciglio, lo Hyuga tirò fuori una mazzetta di banconote e la depose davanti a se.

- Ecco quanto pattuito: cinquemila in contanti, più cinquemila di anticipo, fanno diecimila ryo…
- Non bastano - ribatté Ishinomori secco. - Eravamo d’accordo anche per “l’altro” lavoretto, mancano altri cinquemila!

Hiashi strinse gli occhi.

- Non capisco a cosa ti riferisci - esclamò.
- Ah no ? Eppure credevo che l’incidente occorso a vostro fratello Hizashi fosse molto comodo!
- Cosa vorresti insinuare ?
- Niente… Però, se non vedo subito gli altri cinquemila, potrei ricordare qualcosa di più riguardo quell’incidente!

Con una smorfia stizzita, Hiashi buttò sul tavolo un altro fascio di biglietti uguale al precedente.

- Che ti dice la memoria adesso ?
- E chi lo sa - rispose l’altro, facendo sparire il denaro sotto la giacca. - Purtroppo la memoria gioca dei brutti scherzi, a volte…
- Meglio così, consideriamo chiusa la questione!
- C’è una cosa che non capisco, però!
- E sarebbe ?
- Falsificando il bilancio, vostro nipote non costituiva più un pericolo… C’era veramente bisogno di ucciderlo ?

Per tutta risposta, Hiashi si alzò in piedi e si avvicinò alla finestra, voltando le spalle al suo interlocutore. Ishinomori vide gli occhi dello Hyuga riflessi attraverso il vetro, freddi come il ghiaccio, quegli occhi privi di emozione capaci di fare accapponare la pelle ad un rettile.

- Mio fratello era un povero idealista, stupido e pericoloso, come suo figlio; stesso sangue, stesso modo di fare smidollato… La Hyuuga Enterprise è una delle prime dieci società del mondo! Senza il mio “caro fratello” di mezzo, avremmo potuto raggiungere questo traguardo molto tempo fa, invece no: Hizashi era troppo intento a salvaguardare gli interessi degli operai e delle loro famiglie, piuttosto che quelli dell’azienda; per tutto il tempo in cui me lo sono trovato tra i piedi, ho dovuto rinunciare a contratti favolosi per colpa dei suoi scrupoli; e suo figlio si è dimostrato addirittura peggio di lui, un idiota senza spina dorsale, che delusione!
- Capisco - fece Ishinomori con un cenno di assenso.
- “Se il ramo dell’albero è guasto, bisogna tagliarlo, prima che infetti tutta la pianta” - proseguì Hiashi. - Pensavo che quel ragazzo fosse diverso da suo padre ma, vedendo come lo ha ridotto quella puttanella che vive con lui, ho capito molte cose purtroppo… Non ho mai provato tanto disgusto e vergogna prima d’ora, uno Hyuga privo di orgoglio è uno spettacolo pietoso, avrei dovuto soffocare quel moccioso con le mie mani quando era ancora in fasce!
- E ora chi prenderà il suo posto alla guida dell’azienda ?

Hiashi si voltò a guardare Ishinomori di traverso.

- Quello di vicepresidente, come qualsiasi altro nome qui dentro, è solo un modo come un altro per chiamare coloro che obbediscono senza discutere - esclamò. - Se ci tieni ad avere quel posto, farai meglio a farti entrare in testa un concetto: la guida della mia azienda non ammette contrasti con le mie decisioni; sono io a stabilire le regole, chi non è d’accordo ha davanti a sé lo stesso futuro di mio nipote!
- Lei è un uomo con le idee molto chiare, Hiashi-Sama - fece Ishinomori con un sorriso.

In quel momento, l’apparecchio sulla scrivania di Hiashi emise un forte segnale acustico, segno che qualcuno stava chiamando dall’interfono. Lo Hyuga si voltò seccato, spingendo il bottone per l’ascolto.

- Che cosa c’è a quest’ora ?
- Signor Hiashi, emergenza…

La voce dall’altra parte era quella di Gado, il custode, e sembrava anche piuttosto agitato.

- Pronto, Gado - esclamò Hiashi infastidito. - Che cavolo sta succedendo, rispondi ?
- Abbiamo dei problemi all’ingresso, qualcuno ha sfondato la porta e tramortito le guardie, in questo momento sta salendo le scale…
- Idiota - mormorò Hiashi tra i denti. - Avverti la sicurezza, chiunque sia non lascerà vivo questo edificio!

Hiashi poggiò entrambe le mani sulla scrivania, con evidente costernazione.

- Qualcosa non va ? - domandò Ishinomori.
- Pare che abbiamo un problema - osservò lo Hyuga. - Il che mi fa venire il dubbio che il tuo compito non sia stato portato a termine correttamente…

Ishinomori aggrottò il sopracciglio.

- Stia attento a quello che dice!
- Allora spiegami tu, che cosa ci fa un pazzo squilibrato a piede libero qui dentro ?

 

***

 

Dal corridoio si udirono le voci e le urla degli uomini di sorveglianza. Qualcuno stava risalendo l’edificio, abbattendo chiunque sul suo cammino, un uomo armato di una grande rabbia e una forza incredibile.

- Fermo dove sei - gridarono due guardie, puntandogli contro le armi. - Resta immobile, con le mani dietro la testa!

Nonostante l’ordine perentorio, lo sconosciuto mantenne lo sguardo fermo e continuò ad avanzare. Le guardie ripeterono l’ordine tuttavia, prima che se ne rendessero conto, costui spiccò un balzo verso l’alto e atterrò esattamente alle loro spalle.

- Ma cosa…

L’ultima cosa che riuscirono a vedere fu un guizzo velocissimo, dopodiché si ritrovarono entrambi tramortiti con due colpi alla base del collo. Nello stesso momento altri uomini armati comparvero improvvisamente nel corridoio, intimando l’uomo a sollevare le mani e ad arrendersi.

- Altolà, un gesto e sei morto!
- “Tutti dobbiamo morire” - rispose l’altro, voltandosi con fare minaccioso. - “Ma a parte Dio, nessuno può decidere come e quando!”

Nel momento in cui Rock Lee puntò i suoi occhi nerissimi verso di loro, tutti pensarono che si trattasse di un pazzo furioso. Il giovane li guardò insistentemente, coi nervi tesi e i muscoli pronti a scattare.

- State calmi e buoni, farò altrettanto! (*)

Come ebbe pronunciato queste parole però, a causa della tensione e del nervosismo, la risposta che seguì fu una scarica micidiale. Rock Lee spiccò un balzo di lato, percorrendo di corsa la parete per un breve tratto, ed evitò i proiettili per un soffio. Gli altri non ebbero il tempo di ricaricare le proprie armi, la furia del ragazzo si abbatté su di loro con una pioggia violenta di calci e pugni, l’aria si riempì di esclamazioni di dolore e rumori di lotta. Rock Lee evitò un goffo attacco contro la sua testa e, buttando le mani a terra per darsi la spinta, rispose con un calcio a piedi uniti; l’altro finì scaraventato all’indietro per un buon paio di metri, prima di sbattere la schiena contro la parete e ricadere al suolo privo di sensi; qualcuno invece provò a tramortire il ragazzo col calcio della pistola ma, prima che se ne rendesse conto, si ritrovò con il braccio girato all’indietro e una gomitata nelle costole; l’ultima prodezza fu quella di scagliare l’arma dell’avversario contro le lampade lungo il soffitto, provocando così un cortocircuito, e approfittare della pioggia di scintille per scivolare a fianco degli avversari e stenderli uno dopo l’altro. Alla fine Rock Lee afferrò una delle guardie, mezza intontita, e gli rivolse una domanda a bruciapelo.

- Dov’è l’ufficio di Hiashi ?
- U… Ultimo piano, co… corridoio a de… stra…
- Grazie!

Rock Lee lo lasciò ricadere sul pavimento e, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé, proseguì lungo le scale, lasciandosi dietro una decina di uomini svenuti.

 

***

 

Frattanto Ishinomori sembrava nervoso. I rumori di lotta provenienti dall’esterno si facevano sempre più vicini… Senza accorgersene, mise mano alla pistola e si appoggiò di fianco alla porta dell’ufficio, facendo molta prudenza.

- Chiunque sia, lo ammazzo!
- Sarà meglio - ribatté Hiashi impassibile. - Non tollero l’incompetenza, soprattutto in chi lavora per me!

Fuori nel corridoio si avvertivano distintamente i passi di qualcuno che si avvicinava. Ishinomori attese, con il sudore lungo la tempia e le dita ferme sul grilletto. Non appena avvertì chiaramente la presenza di qualcuno davanti alla porta dell’ufficio, spianò l’arma e fece fuoco. I proiettili attraversarono il legno, lasciando ovviamente dei grossi fori, e Ishinomori sentì lo scatto metallico della pistola ormai scarica.

- Ishinomori - fece Hiashi, gelido. - Mi devi una porta nuova…

L’altro non ebbe il tempo di rispondere che, con uno schianto impressionante, ciò che rimaneva della porta schizzò verso l’interno. Rock Lee abbassò lentamente il piede con cui aveva appena sferrato quel poderoso calcio e ricambiò lo sguardo dei due uomini con uno pieno di disprezzo.

- Brutto figlio di - imprecò Ishinomori tra i denti, osservando il sangue sulla sua mano. - Amico, non hai la più pallida idea del casino in cui ti sei messo: questa è proprietà privata e tu sei… uhnnn!

Subito dopo essersi fatto avanti di qualche passo, Rock Lee mise a tacere quello sporco assassino con un pugno micidiale, tanto da rompergli il setto. Ishinomori gemette, portandosi le mani al volto; Rock Lee lo fissò con rabbia dopodiché, con un calcio di rovescio, spedì l’uomo all’indietro, frantumandogli la mandibola. Ora Ishinomori non riusciva più neanche a parlare, la sua pistola era scarica, era completamente indifeso.

- Questo era da parte di Neji - esclamò Rock Lee, con voce bassa. - Ti ha riconosciuto quando hai sparato e ha fatto in tempo a dirmi il tuo nome!
- Ah… Aaa…

Ishinomori lo guardò con occhi pieni di paura ma, barcollando all’indietro come un ubriaco, si ritrovò addosso le fredde dita di Hiashi. Lo Hyuga gli girò il collo con uno schianto secco e, non appena questi ricadde a terra privo di vita, inarcò il sopracciglio con disgusto.

- Patetico - disse semplicemente. - A quanto pare, è destino che debba avere a che fare solo con dei perfetti incapaci… L’esperienza insegna, avrei dovuto occuparmene subito di persona!

Subito Hiashi incrociò lo sguardo del giovane davanti a sé, senza scomporsi, calmo e impassibile come sempre.

- Hai avuto un bel coraggio a venire qui tutto solo, ragazzo! Come ti chiami ?
- Il mio nome non ha importanza - mormorò Rock Lee, sollevando il palmo della mano davanti a sé, in segno di sfida. - “Per me la lealtà verso un amico vale più della vita stessa!”

 

( continua )

 

(*) = citazione dal film “Il Furore della Cina colpisce ancora”

   
 
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