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Autore: sydney bristow    26/05/2011    8 recensioni
Ambientata dopo "Countdown".
Beckett e Castle sono rimasti intrappolati nel freezer...Beckett è rimasta quasi illesa.
Tuttavia a Castle, avendo ceduto tutto il suo calore corporeo alla detective, non è andata tanto bene: dopo il suo risveglio non è più la stessa persona.
Dice di chiamarsi Jameson Rook e di fare il giornalista. Castle crede di vivere sul serio in Heat Wave, è intrappolato nel suo romanzo ed ha dimenticato la sua vita.
Come reagirà Kate/Nikki ?
Possibili spoiler della terza stagione!
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CASTLE 9 Cold Heat


          ...



Castle si sentiva uno schifo, forse non si era mai sentito cosi. Tradito. Usato.  Inutile come l'olivetta senza il suo dry martini.
Kb era il suo dry martini...lui era l'inutile olivetta.
Il telefonino continuava a squillare da almeno un'ora, non aveva voglia nemmeno di sentirla respirare.
*Stupide ricerche...scrittore noioso*
Probabilmente stava ancora sprecando le sue energie, imprecando, quando si accorse che si era ritrovato in una zona che non conosceva.
Aveva voglia di sgranchirsi le gambe, cosi accostò la macchina e scese, sbattendone forte lo sportello.
Si guardò attorno.
Quel posto gli ricordava qualcosa - aveva l'impressione-  ma non riuscì a scoprire precisamente cosa.
Era un quartiere industriale, si capiva dagli edifici sui due lati della strada. Esattamente si trovava in un parcheggio dall'aria piuttosto inquietante.
Come se non bastasse, in giro c'era un sacco di nebbiolina che gli rendeva difficile vedere bene.
Improvvisamente si accorse di un uomo grasso e dall'aria pericolosa avvicinarsi a lui con una sottospecie di mitraglietta.
Dietro di lui, invece, sentì due persone ridacchiare.
-...non se la sta bevendo, Castle...-
Nel sentir dire il suo nome, lo scrittore si girò immediatamente e si ritrovò davanti una scena a dir poco scioccante.
Se stesso e Kb che, abbracciati, stavano camminando verso di lui.
La cosa strana era che né l'uomo né Beckett ed il suo sosia non si erano minimamente accorti della sua presenza.
Vide la detective tentare di estrarre la pistola, ma la mano del proprio clone la fermò.
Rimase incredulo quando assistette ad un/dei loro bacio/baci, alla forza di Kb nello stendere il tizio con il mitra ed al suo sosia dire
-E' stato fantastico...-
Stava impazzendo, quella era un'allucinazione!
Difatti, quando chiuse gli occhi e scosse la testa per calmarsi un attimo, quei tre fantasmi della sua mente sparirono con la nebbia.
A quel punto rientrò di corsa in macchina e tornò a casa.
Fu quasi sollevato di trovarla completamente vuota, tutta per lui: Alexis era da una sua amica e Martha si stava facendo il week-end alle terme.
Buttò giù mezzo bicchiere di brandy ed andò a farsi una doccia.


*****

Kate si stava preoccupando seriamente nel non ricevere alcuna risposta da Castle da almeno due ore.
Zero messaggi ricevuti, zero chiamate ricevute, zero chiamate perse: lui non voleva più né vederla né sentirla...
Diamine! Non si sarebbe arresa, cavolo!
Prese le chiavi della macchina, un giaccone e schizzò via da casa. In meno di dieci minuti arrivò alla sua porta, suonando come una pazza.
Quando aprì la porta e lo vide, quasi pensò di essere diventata un ricordino di un cane lasciato sul marciapiede di una strada di città.
Aveva gli occhi gonfi e rossi, forse per lo shampoo? Aveva ancora i capelli bagnati, ma...oh, non sapeva proprio che pensare in quel momento.
-Rick-  troppo raramente lo aveva chiamato con il suo primo nome, si accorse  -Dobbiamo parlare...-
-Di cosa?- le chiese senza tante cerimonie.
Di certo sembrava molto infastidito dalla sua richiesta...sembrava un cane abbandonato per la via dal proprio padrone.
Provava molta rabbia nel vederlo in quello stato, ma poi si ricordò che era stata lei a ridurlo in quello stato.
Provava vergogna, piuttosto.
-Posso entrare?- chiese, tenendo sempre lo sguardo abbassato per non incrociare i suoi occhi rossi.
Non disse nulla, si limitò a lasciarle la porta aperta affinché lei potesse entrare da sola. Poi se ne andò in salone e si riempì un altro mezzo bicchiere di brandy.
Lei lo raggiunse ed aspettò.
-Ti ascolto, detective. Per favore, arriva dritta al punto.- disse lui, poggiando rumorosamente il bicchiere sul ripiano-bar.
Kate rimase interdetta per un secondo vedendo quanto risentimento Castle si stava portando dentro.
Prese un bel respiro.
-So che hai sentito tutto stamattina...-
Castle fece una smorfia strana, da un lato sembrava quasi un sorrisetto isterico di un pazzo sul punto di scoppiare.
-...e volevo dirti che mi dispiace, non intendevo le cose che ho detto a Josh...beh, questo. Erano solo delle bugie per togliermi da una brutta situazione. -
Tentando di sopportare lo sguardo apatico dello scrittore, Kate gli chiese di perdonarla.
-Sai...sono contento che sei passata- la detective ebbe un guizzo di felicità. -Anche io ti devo parlare di alcune cose.-
Tuttavia finì subito non appena lui andò a sedersi sullo sgabello vicino al ripiano-bar, indicandole il divano ed invitandola a sedersi li.
Voleva distanza, l'aveva capito anche lei.
Capì anche che Castle la teneva in pugno, avrebbe perso la battaglia per la quale si era precipitata in tutta fretta dal lavoro.
-Siediti, per favore.- disse lui, quasi perentorio.
Kate ebbe quasi paura a sedersi, ma lo fece e tentò di assumere una posizione decente per sentirsi a suo agio.
-So che sono un gran rompiballe, che non ti ascolto sempre...ma sono migliorato molto in tre anni, non credi anche tu?-
-Parli come se avessi recuperato la memoria...- osservò lei, anche convenendo delle cose appena dette.
Era vero. Era migliorato. Era perfetto.
-Mi raccontavo sempre "se ce l'ha con te, è colpa tua e devi rimediare" . Questa volta no. Stavolta è tutta colpa tua, sai?-
La detective pensò di esser stata fucilata con proiettili invisibili all'addome, non era mai stata in una situazione del genere con Castle.
Di solito, al posto suo, c'era sempre stato lui.
-E' vero quello che dici, ma...- provò a rispondere, ma lui la zittì prima che potesse farlo.
-Non dire nulla se non è quello che pensi veramente. Se dici che sono...e che Josh è l'uomo dei tuoi sogni...vai e sposalo.-
-NON E' VERO!- alzò la voce, alzandosi dal divano ed avvicinandosi a lui con grandi passi  -Josh non è nulla in confronto a te, tu sei...-
Vide una scintilla di furia nei suoi occhi, quando si alzò e le andò vicino per osservarla meglio.
-Un noioso scrittore?Che ti segue per stupide ricerche? Se Josh è quello giusto, è quello giusto. Ma non capisco perché tu continui ad autoconvincerti!- strillò.
Kate non riusciva a finire una frase sensata, se ne uscì con un balbettantissimo "di cosa?"
-Che lo ami! Ti stai autoconvincendo di questo perché sai benissimo che tra di noi c'è qualcosa e ne hai paura, Kate!Ricorda quello che mi hai detto nel freezer!-
Ok, era il momento buono di svenire ed evitare di affrontare un seguito troppo difficile...come faceva Dante Alighieri, quel coniglio.
Non voleva rispondere, non era pronta. Si ricordava di quello che gli aveva detto, ma aveva dato per scontato che lui non avesse sentito nulla di nulla.
-Ho capito-  disse lui, arretrando di qualche passo -Basta così. Lascio.-
Aveva parlato prima di proiettili invisibili? Eufemismo. Il suo mondo incantato le era appena crollato addosso sotto colpi di lanciarazzi.
Quello che aveva appena sentito sembrava provenire da una lingua che lei non conosceva.
Dopo tutto quello che avevano passato non poteva uscirne fuori cosi! Non poteva! Non lo capiva e nemmeno lo accettava.
Sentiva tutte le lacrime che imprecavano per uscire fuori, bloccate dalla sua forza di volontà: non doveva perdere il controllo, doveva rimanere lucida.
Quattro pianti non le sarebbero bastati a fargli cambiare idea.
-Non ho più un motivo valido per continuare a farti da ombra, Beckett...- disse lui, ma senza guardarla negli occhi.
Castle non voleva che lei lo vedesse piangere, la pietà era l'ultima cosa che gli serviva per andare avanti.
-Nessun...nessun motivo?- chiese più a se stessa che a lui.
Non l'avrebbe più seguita? Non le avrebbe più portato il caffè?Non l'avrebbe più punzecchiata? No...non poteva farlo, non poteva sopportarlo...
-Non posso vederti tutti giorni con la coscienza di non essere l'uomo per te. E' un morire costante, Kate...-
Castle avrebbe voluto ritirare tutto quello che aveva detto, ma non poteva. Continuare a logorarsi più di prima? Non avrebbe fatto questo alla sua famiglia.
Alexis non meritava di vederlo ancora in quello stato.
-Non farlo, Rick!Non lasciarmi, non lo sopporterei...ripensaci, ti prego...- piagnucolò la detective, inondando di lacrime amare la maglietta dello scrittore.
-Ho bisogno di tempo. Devo chiederti di lasciare questa casa, voglio stare da solo...-
Detto questo, Castle si allontanò da lei e si andò a rintanare nel suo studio, chiudendo a chiave la porta da dentro.
Kate non si mosse per un buon minuto, rimase a sentire i singhiozzi della sua ombra. Più rumorosi dei suoi, con tutto che la porta era chiusa.
Era colpa sua...avrebbe dovuto fare qualcosa, anche costringerlo a non lasciarla! Ma non fece nulla.
Se era il tempo che Rick voleva, il tempo necessario avrebbe avuto.
Dopo quello, sarebbe tornata ancora a pregarlo in ginocchio di ripensarci e di tornare ad essere la sua ombra.
La detective a quel punto se ne andò.
Aveva appena provato com'era essere nelle scarpe di Richard Castle.
  
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