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Autore: Celyan    26/05/2011    4 recensioni
Settimo ed ultimo anno di scuola per Lucius, in cui lo Slytherin decide di compiere il passo più importante della sua vita. Un matrimonio che non si scioglierà mai e che Narcissa dovrà imparare a tollerare. L'unione alla fazione dei Mangiamorte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Sinister Smile”

Chapter III








When I think about you
I never thought that you could break me apart
I keep a sinister smile and a hold of my heart..
(Boys like Girls – Hero;Heroine.)








La testa nascosta sotto il cuscino continuava a pulsarle come se qualcuno si stesse divertendo a colpirla con un martello e, di conseguenza, tutti i suoni inarticolati che le uscivano di bocca non potevano assumere significato coerente.
Le sue compagne di stanza l'avevano lasciata sola, dopo aver capito che non sarebbero riuscite a trascinarla fuori dal castello, alla volta di Hogsmade.
A Narcissa non importava nulla della solita gita settimanale. Era così lontano da lei il concetto di divertimento e distrazione, che probabilmente avrebbe passato il resto della giornata a poltrire, almeno fino a quando non avrebbe iniziato a compatirsi in modo veramente triste, tanto da insultarsi mentalmente e costringersi a salire in sala grande per mangiare qualcosa.
Ci vollero ben tre ore prima che un processo simile facesse effetto, mentre nella sua mente, il ricordo della sera prima andava intensificandosi sempre più.



-Perché se devo essere uno dei motivi che ti spingono ad unirti a lui, allora lasciami.-
Non era stata capace di dosare le parole e imporsi un freno, ma solo di mostrare dolore e  indignazione verso  un fidanzato che aveva pensato così tanto a lei, da considerarla realmente poco.
-Non ti permetterò di collegarmi a quella... cosa. Sono una Purosangue, ne sono fiera, non tollero babbani e mezzosangue, ma allo stesso tempo non sono disposta a perdere ciò che amo per la supremazia della nostra razza.-
Onesta, diretta come un pugnale nel cuore. Veloce e letale, ma non per questo meno indolore.
Lasciarla.
Eresia.
Lucius si era avvicinato veloce, quasi credesse fosse sul punto di smaterializzarsi davanti a lui, forse pronta a scappare in un luogo dove la sua sciocchezza non l'avrebbe più toccata. Ma Narcissa non era nemmeno lontanamente tentata di farlo. Qualcosa la inchiodava al pavimento, impedendole ogni movimento con testarda ostinazione,  pronta a picchiarlo pur di fargli cambiare idea.
-Non ti lascerò mai.-
-Allora distruggilo.-
-Non posso.-
-Allora lasciami.-
-Non posso fare nemmeno questo.-

Aveva tentato di abbracciarla e stringerla forte, come era solito fare quando si rendeva conto di aver commesso un passo falso, qualcosa che poteva davvero mettere a rischio quello che si era creato. Ma lei glielo aveva impedito, scostandolo in malo modo, con mano tremante e una precaria stabilità sia fisica che emotiva.
Bellatrix doveva esserne a conoscenza, e non l'aveva avvertita. Non le aveva detto nulla, lasciando che Lucius si marchiasse e tornasse ad Hogwarts da lei, sorridente e orgoglioso dell'azione compiuta. Come se fosse un regalo talmente eccezionale da non meritare la sua ingratitudine.
Come se fosse lei, Narcissa, quella sbagliata che si rifiutava di capire.
-Sono identico a prima. Sono lo stesso.-
-Non è vero. Ora sei uguale a tanti altri stupidi, accecato dalla superiorità di cui ti credi investito, per accorgerti che le tue azioni ricadono su altri. Su di me.-
-Ti ho pensata in ogni momento, prendendo questa decisione.-
Sorrise stanca, Narcissa, lasciando che l'infelicità piombatale addosso straripasse dai confini del contegno che sempre si era imposta. -Mi avrai anche pensato, non lo metto in dubbio, ma hai deciso di scavalcarmi e rendermi passiva complice e compagna di tutto questo.-
-Perché parli come se ti avessi tradito?-
-L'ho pensato.- rise lei, divertita da quanto patetici possono diventare i pensieri di una donna persa nel limbo dell'insicurezza. -Ci ho pensato sul serio. Ma alla luce dei fatti, non vedo molta distinzione tra i miei pensieri e la realtà. Perché tu mi hai davvero tradita.-



Tradimento.
L'azione che stava alla base del comportamento umano, babbani o maghi che fossero.
Una constatazione piuttosto deprimente, ma sempre attuale. Come il nero, non passava mai di moda.




           ***               





Rimase a macinare pensieri e ricordi per ben una settimana, evitando Lucius e mettendo ben in chiaro quanto la sua presenza non fosse gradita, trovando in lui un inedito rispetto delle proprie volontà.
E se anche Narcissa avesse accolto con favore quel suo comportamento, non lo aveva mostrato, lasciando che si tenesse in disparte come un cane bastonato fautore della sua stessa sofferenza.

-Signorina Black!-
Arrancando dietro di lei, con passo goffo e al tempo stesso solerte, il Professor Slughorn cercava di attirare la sua attenzione in un buffo agitarsi di mani e braccia. Decisamente, un uomo che non aveva il minimo senso del ridicolo.
-Mi dica, Professore.-
Si era fermata attendendo il suo avvicinamento, già accorgendosi del suo sorriso bonario e dell'imperterrito movimento delle mani, segno di un nervosismo nemmeno troppo latente, mentre gli occhi dell'uomo la fissavano ridenti e sollevati.
-Ah, Narcissa, volevo ringraziarti per aver accettato di buon grado la mia richiesta.-
-Prego?- chiese lei confusa, lasciando che i suoi occhi indagassero il volto del Professore per capire se le stesse mentendo o meno. Non per sospetto, ma esclusivamente per diffidenza.
-Certo, Lucius mi ha detto che hai acconsentito a catalogare le pozioni preparate degli studenti questo mese, con lui. Stasera.-
Oh, Lucius.
Oh, Malfoy.
Piccolo bas...
-E' un enorme favore che certamente, non dimenticherò. Ricorda, questa sera alle dieci nell'aula di pozioni. Riceverete un permesso speciale per trasgredire, a fini scolastici, il coprifuoco.-
Un incubo.
Un inetto incubo manovrato dal diavolo in persona, era andato a scovarla per comunicarle la pena inflittale a causa del suo perverso senso di vendetta.
Avrebbe dovuto immaginare che Lucius si sarebbe prodigato in una subdola mossa offensiva, tipica di un bambino capriccioso e codardo. Ma aveva preferito ignorarlo, concentrandosi sul suo astio e sull'unica cosa che potesse vedere guardandolo in volto, da lontano. Dolore e sofferenza, ben nascosti dietro una patina di gloriosa indifferenza mondana, davanti a cui nessuno si sarebbe mai sognato di ipotizzare problemi.
Decise velocemente, Narcissa, stringendo convulsamente la bacchetta e ripercorrendo i passi che poco prima l'avevano allontanata dal corridoio principale che portava al portone di Hogwarts.
La sua marcia fu inesorabile, cosparsa di piccoli studenti brutalmente scostati dalla sua via e sorda ai richiami delle poche sparute compagne ancora in circolazione.
Oltrepassò i cancelli scolastici senza incontrare altre presenze inopportune, constatando nella sua mente quanto fosse stata sciocca a credere in un'illusoria ritirata di Lucius.
L'aveva incastrata nel peggiore e, al tempo stesso, più efficace dei modi, coinvolgendo un terzo pedone nella disputa.
Un professore.
Qualcuno il quale era impossibilitata a schiantare o ferire anche solo superficialmente.
E se anche in quei giorni una vaga onda di triste depressione si fosse insinuata in lei, in quel momento parve evaporare sotto il calore della rabbia e dell'indignazione.
Il sottile limite che tacitamente si erano imposti durante le loro liti era stato infranto, e non da lei.
-Black... Narcissa.-
Una voce famigliare, quella, insicura e vellutata come quella di un timido bambino. Una voce che sapeva bene appartenere a Severus Snape.
Una presenza, la sua, difficile da individuare a prima vista per un occhio non allenato a scrutare nel buio, tipico posto dove era solito nascondersi quello strambo ragazzino. Un fedele accolito di Lucius, degno di tale posizione sociale all'interno della casa Slytherin.
-Ti serve qualcosa, Severus?-
Si fermò con apparente calma, voltandosi ad osservarlo con il più gentile degli sguardi e, per questo motivo, il più sospettoso di essi.
Diffidenza.
Un chiaro sentimento che poté leggersi sul volto del ragazzino senza difficoltà alcuna, improvvisamente pentito di aver agito d'istinto.
Istinto o per ordine che fosse, però, Narcissa non lo aveva ancora capito.
-Allora? Non guardarmi a quel modo, stavo andando a Hogsmade e mi stai facendo ritardare.-
Sapeva bene che una simile esortazione non gli avrebbe facilitato il compito, ma d'altronde, non era quella l'intenzione di Narcissa.
-Be', ecco... io, ho sentito quello che ti ha detto Slughorn... -
-Lo avevo intuito.- rispose secca Narcissa, prodigandosi in un minaccioso passo avanti. -Sembri sempre essere al posto giusto al momento giusto, Severus. Vuoi illuminarmi?-
-Lucius... non sa che sono qui.- mormorò con voce sommessa, quasi quel particolare lo salvasse da una così blasfema confessione.
-Puoi ripetere?- gli chiese Narcissa, ora realmente disposta a perdere qualche attimo del suo tempo per parlare con lui.
-No!- si fece indignato Piton. -Però... lui non è andato a Hogsmade, è in camera sua, a Slytherin.- E dopo un'imbarazzante pausa in cui nessuno dei due sembrava disposto a dire altro, il ragazzo si sentì in dovere di chiarire. -Io.. credevo lo stessi cercando e, non lo avresti certamente trovato al villaggio e...-
-Ti ha detto lui di avvertirmi?-
-No!-
Troppo precipitoso, quasi incapace di mentire per qualche sfortunato difetto congenito.
-Devi imparare a mentire, Severus Snape, o non sarai mai utile a nessuno. Men che meno a te stesso.-
Se lo lasciò alle spalle, piccolo e atterrito, con la sensazione di aver colto nel segno e, forse, di averlo traumatizzato con parole a prima vista innocue, ma per lui troppo pesanti.
Pensieri leggeri che la sfiorarono solo marginalmente, troppo intenta a seguire il piano di Lucius, palesandosi nella sua camera.
Esattamente come lui voleva.
A volte era così frustrante...
Per qualche attimo accarezzò l'allettante idea di andare in cerca di Avery, in modo da trascorrere qualche ora con lui, fingendosi preda di un improvviso attacco di tolleranza e gentilezza. Se solo non fosse stato un essere così scaltro, avrebbe potuto cascare in quel piccolo tranello.
Abbandonata quell'idea, Narcissa decise di seguire i capricci del suo fidanzato solo per informarlo personalmente della sua improvvisa voglia di vedere Avery.
Infantile. Quanto di più futile le fosse venuto in mente, ma chi conosceva Malfoy tanto quanto lei era ben consapevole che le sciocchezze in grado di far ridere il più piccolo dei bambini, erano invece in grado di turbarlo fortemente.
Un sorriso divertito le nacque in volto, dando vita, inconsapevolmente, al primo passo verso il lato di lei privo di rabbia e pieno di divertito stupore. Perché si, ancora si stupiva di quel ridicolo lato del suo carattere.
Irrazionale e senza senso, come del resto le difficili scelte che era in grado di operare in brevissimo tempo, senza soffermarsi troppo a pensare.
Arrivò a Slytherin senza nemmeno ricordare il percorso appena compiuto, realizzando che ogni qual volta il suo pensiero si focalizzava su di lui, qualcosa in lei si perdeva senza che potesse averne il minimo controllo.
-Dannato Malfoy.-

Lo trovò riverso su una poltrona accanto al camino acceso, apparentemente intento a leggere un piccolo libro dall'aspetto assai antico e usurato.
Il mento, poggiato quasi distrattamente alla mano diafana, rimaneva seminascosto da dita sottili, intente a coprire una smorfia del volto che sicuramente non sarebbe stata impassibile.
Gli occhi fissi, troppo per qualcuno intento ad un momento di lettura, erano così impegnati a non fissarla, che sicuramente l'avevano notata.
Probabilmente l'aveva percepita ancora prima che irrompesse nella sua camera privata.
-Ti stai forse dedicando al manuale del piccolo Mangiamorte, Lucius?- chiese sarcastica Narcissa, guadagnandosi un'occhiata di puro biasimo evidentemente non programmata.
A quanto pareva, l'argomento non era soggetto ad ilarità di alcun tipo.
-Devi scusarmi, non volevo offenderti.-
Lo schiocco stizzito che gli uscì di bocca dimostrò molto chiaramente il valore che lui attribuiva ad una menzogna così palese e pronunciata con insolito gusto.
-A cosa devo questa tua visita?-
Quel fare superbo, prima o poi, lo avrebbe portato alla tomba.
-Severus mi ha detto che eri qui e volevi vedermi.-
Cristallina. E nemmeno così palesemente bugiarda.
-Dubito Severus abbia potuto inventarsi una menzogna simile.-
Un'incertezza nascosta maldestramente nel profondo era riaffiorata improvvisa, dando modo a Narcissa di dubitare e cogliere il barlume di ira emerso dagli occhi del suo prezioso fidanzato.
Insicuro.
Rovistando nella sua memoria, non riuscì a trovare altro momento in cui i suoi pensieri fossero stati così allo scoperto come in quel preciso istante.
Un evento che sarebbe rimasto piacevolmente scolpito nella sua memoria, rendendola l'oggetto in grado di frantumare la sua apparenza tutta d'un pezzo.
-Davvero? Eppure Severus Snape non è un tipo che mente. Non ancora, almeno. Devi addestrarlo meglio, tesoro.-
Inquieto, Lucius Malfoy scrutava la sua fidanzata come fosse uno strano animale, raro e per cui privo di precise indicazioni sul comportamento da tenere in sua presenza.
Solitamente simili dubbi non lo avrebbero mai colto, ma da quando entrambi avevano accettato la possibilità di condividere il resto delle loro vite, era la prima volta che qualcosa di serio si frapponeva tra di loro.
Per colpa sua.
Anche in quel preciso momento, nonostante il sorriso rassicurante che era pronta a donargli, Narcissa glielo stava rinfacciando.
-Quando lo addestrerò meglio, tesoro, non potrai più venirmi davanti e pretendere di smascherarmi.-
Un'implicita ammissione che la rese vincitrice, solo per un breve istante.
Alzandosi e gettando a terra il libro, Lucius le si avvicinò con fare guardingo, aspettandosi forse una fuga o il balenare improvviso di una bacchetta ostile.
Nulla di tutto ciò avvenne, lasciando che la sua marcia si compisse senza danni e senza gloria, privandolo della solita accoglienza che solo pochi giorni fa avrebbe ricevuto.
Compiere stupidaggini implicava perdere dei privilegi. E la benevolenza di Narcissa Black poteva considerarsi tale a tutti gli effetti.
-Hai ragione.- assentì docile lei, soffermandosi in una prolungata pausa incredibilmente d'effetto. -Dopotutto, in futuro, potrei non avere titolo alcuno per fare ciò.-
Ovvero, in futuro potrei essere sposata con il tuo peggior nemico e dimenticare  l'immane quantità di sciocchezze da te abitualmente compiute.
Una minaccia ben precisa, abilmente camuffata da sventurata predizione.
-L'unico e indiscutibile, diritto che avrai in futuro sarà quello di partorire un mio erede in qualità di moglie. Non illuderti.-
Letteralmente infuriato, Lucius Malfoy era stato sul punto di commettere un atto di cui si sarebbe immediatamente pentito, scaraventando Narcissa sul letto e incatenandovela fino a quando le sue idee non si fossero rischiarate.
Un'idea che probabilmente lei comprese con un solo sguardo ai suoi occhi, sottili e schiusi come quelli di un predatore abituato alla vittoria.
-Fallo. Ti prego, fallo. Dammi il motivo decisivo per piantare te e le tue menzogne. Posso assicurarti che lo coglierei al volo.-
Oh si, lo avrebbe fatto. Senza esitare.
Non erano necessarie brutali percosse per far scattare la sua bassissima soglia di tolleranza, lo sapevano bene entrambi, come erano perfettamente a conoscenza del fatto che Lucius non si sarebbe mai spinto così oltre.
Una consapevolezza che Narcissa aveva deciso di ignorare, accusandolo di qualcosa che nella sua mente aveva preso forma di incubo.
-Fino a quando hai intenzione di farmela pagare?-
-Fino a quando non ti scuserai. Fino a quando non sarai in grado di ottenere il mio perdono. Fino a quando sarai capace di non farmi più sentire arrabbiata.-
Rifiutò un suo ulteriore avvicinamento con una smorfia in volto, adoperandosi in un doloroso passo indietro che probabilmente la dispensò dal cadergli tra le braccia, insultandolo e pregandolo di tornare come prima.
Pulito, arrogante e borioso... senza l'ombra di qualcuno a vegliare sulle sue azioni.
E così lo lasciò solo, privo di qualsiasi contatto o rassicurazione, come un bambino che, ancora, non aveva ricevuto il segno del perdono.
Un segno che andava guadagnato a caro prezzo.
Solo quando Narcissa si chiuse la porta alle spalle, Lucius si rese conto di non averla nemmeno sfiorata.
Ricordati di questa sera.
Silenziose speranze a cui non era stata data libertà di essere espresse, trattenute nella mente di un povero stolto.




***   





Quella sera, Narcissa, non si stava preparando per incontrare Lucius, bensì per adempiere al dovere che il Professore si aspettava lei compisse.
Un dovere estorto con l'inganno, ma lo stesso Slughorn non poteva saperlo.
Intenta a spazzolarsi i capelli a mo' di rituale che aveva il potere di rilassarla, osservò con fastidio le sue compagne di stanza rientrare al dormitorio, nella camera che condividevano.
-No davvero, ragazze.- asserì con grande forza di persuasione la più pettegola. -Ines lo ha saputo dalla sua amica Charity, che lo ha saputo da sua sorella Irma, a sua volta testimone di un'indiscreta conversazione tra i suoi genitori, venuti a saperlo tramite un'importante famiglia altolocata.-
Come già testimoniato, le notizie importanti viaggiavano in fretta e nel modo più tradizionale.
-Ne sei assolutamente certa?-
Le altre due compagne di stanza si fecero facilmente inglobare dal pettegolezzo, pendendo dalle labbra di una ragazzina troppo esperta nel commercio di informazioni a buon mercato.
-Assolutamente si. Pare che questo gruppo di maghi oscuri frequenti le vie dei paesi magici della Gran Bretagna, esclusivamente passata la mezzanotte. Nessuno li ha ancora presi, nonostante numerose famiglie di Mezzosangue siano state attaccate. Ora i poveri sciocchi sono nel panico.-
E per quanto Narcissa si fosse sempre imposta un sacro disinteresse, per nulla faticoso, nell'origliare passivamente le discussioni di quelle compagne troppo inferiori alla media dell'intelligenza umana, quella volta il discorso la toccava nell'intimo.
La stretta sulla spazzola, che rischiò di caderle a terra con un tonfo testimone del suo disagio, non fece che rinsaldarsi di fronte al proseguo della discussione.
-Si sa chi siano?-
-Nessuno lo sa, sciocca.-
-Ma dico, tra di noi, si sa chi siano?-
-Giusto, certamente non possono essere Gryffindor o Hufflepuff.-
-Ve lo ripeto, assolutamente no. Non possono fidarsi di nessuno, è troppo rischioso quello che stanno facendo.-
-E cosa starebbero facendo?-
Troppo partecipe, seppur in modo silenzioso e perfettamente dissimulato, Narcissa non era stata in grado di esimersi dal porre quella domanda. Prima e ultima, per quanto la riguardava, ma certamente un modo per saperne di più scavalcando la posizione di Lucius.
-Stanno dando a quella gente ciò che meritano. Una lezione. Hanno invaso il nostro mondo come un branco di Doxie, contaminando ogni cosa. Ora si accorgeranno che per sopravvivere a noi, è necessario essere maghi veri, non pallide imitazioni sfornate da sudici babbani.-
Indubbiamente, sarebbe andata d'accordo con sua sorella Bellatrix.
Babbani, Mezzosangue... esseri totalmente privi di attrattiva per Narcissa, quindi assai facili da dimenticare. Un simile accanimento per qualcosa di così infimo non era comprensibile da parte sua.
-Capisco. Allora non ci resta che seguire lo spettacolo con cui ci delizieranno questi eroi.-
Poggiando la spazzola accanto alla specchiera, si sistemò un'ultima volta i capelli, lisciando poi con cura le pieghe della gonna e afferrando la bacchetta posta sopra al cuscino, a mo' di soffice sacrario.
-Io vado. Interessante conversazione, ragazze.-
-Un attimo, dove vai?- osò chiederle la più coraggiosa di loro, o la più stolta.
-Slughorn aspetta me e Lucius per un lavoro di volontariato.- sospirò, sentendosi in vena per la prima volta, di rispondere sinceramente alla controparte che divideva il dormitorio con lei.
-Oh. E a proposito di Lucius... non l'ho visto in giro da qualche notte a questa parte.- insinuò maliziosa, ottenendo in cambio un cauto allontanamento delle sue compagne, le quali prendevano materialmente le distanze da un simile gesto d'insubordinazione.
-Stai per caso monitorando gli spostamenti del mio fidanzato?-
Colta in contropiede da una simile accusa, la ragazza si fece improvvisamente incerta, imbarazzata e consapevole di aver osato troppo.
-Ecco, no. N... no... certamente no, Narcissa.- balbettò, in preda ad un'imminente crisi d'ansia.
-Bene.- le sorrise in cambio Narcissa -Mi sarebbe dispiaciuto doverti schiantare.-





A soli cinque minuti di ritardo, Narcissa si trovò davanti un'aula riempita della sola presenza di Lucius, oltre le numerose scatole colme di pozioni da catalogare. Slughorn a quanto pareva se n'era andato immediatamente, lasciando le chiavi dell'aula a Lucius, in modo che richiudesse il posto una volta finito il loro compito.
Ancora si stupiva di fronte a simili gesti di plateale fiducia nei suoi confronti, da parte di persone che si sarebbero supposte vagamente intelligenti, o dotate di un minimo sesto senso. Ma l'età non era portatrice di nessuna delle due cose, a quanto poté constatare Narcissa.
Nel tintinnio sommesso che pervadeva la stanza, nessuno dei due si spinse tanto oltre da pronunciare un'intera frase a scopo personale, limitandosi a lievi sussurri superficiali e del tutto privi di consistenza.

“Mi passi quella fiala?”
“Si.”

“Dove devo riporle, ora?”
“Nell'armadietto.”

Non si erano spinti oltre e non solo per semplice orgoglio.
Una sorta di cauta tensione stava inconsciamente controllando ogni loro minimo gesto, come a voler impedire il verificarsi di un evento catastrofico, fautore di una rottura insanabile.
Non erano necessari gesti eclatanti per portare ad una rottura fra loro, bastavano le parole. Parole sbagliate, prive di considerazione per l'altro, e indelicate verso i reciproci sentimenti.

-Non è da te essere in ritardo.-
Lucius aveva rotto il silenzio con una banale constatazione, suscitando la discreta ilarità di Narcissa, troppo impegnata a nascondere un sorriso all'interno dell'armadietto delle pozioni.
Era in difficoltà, Lucius Malfoy, rappresentante di tutti i rampolli viziati esistenti al mondo.
-Ovviamente, è nuovamente tua la colpa.-
E questa volta sul serio. Se non si fosse soffermata ad elargire inutili minacce alle sue compagne, per poi doversi subire conseguenti scuse, Narcissa sarebbe arrivata in orario e, certamente, di umore migliore.
-Illuminami, ti prego.-
Il quieto sospiro di lui la spinse a voltarsi, fronteggiandolo come era solita fare i primi tempi della loro relazione, quando ancora non lo conosceva e per lui provava solo il disprezzo provocato dalla frustrazione dell'apparenza.
-Le vostre gesta stanno iniziando a diventare famose.- E la particolare cura con cui calcò quel “vostre”, fu sufficiente a Lucius per illuminare la sua comprensione. -Non hai nulla da dirmi? Ad esempio, in quale valorosa missione ti sei cimentato? Hai per caso spaventato qualche Mezzosangue, di recente?-
Sorpresa e stupore fecero sincera mostra sul volto di un ragazzo troppo giovane per essere già accusato di simili reati, punibili con il carcere magico. Azkaban.
Per quanto potesse riempirsi di boria, la realtà era una soltanto.
Lucius Malfoy non aveva ancora la minima idea in cosa si fosse immischiato. Ma Narcissa... oh, la sua vista la portava a guardare lontano, osservando il pericolo della legge incombere su di lui. Su di loro.
-Chi ti ha informato?-
-Hai smesso di mentirmi, quindi?-
Un piccolo passo, per una grande causa.
-E la mia sincerità... sarà in grado di non farti più sentire arrabbiata?-
Il fatto che fosse ancora memore delle sue parole, ebbe il potere di lusingarla, facendole assaggiare il tipico potere di cui era munita qualsiasi donna.
-Potrebbe essere un inizio. Un inizio che non ci sarebbe stato, se lo fossi stato in precedenza.-
-In precedenza avresti avuto la presunzione di proibirmelo.-
-E' possibile.-
-E' certo.- la corresse Lucius.
Forti di essere nuovamente su un sentiero a loro famigliare, tutto divenne più semplice. Ogni parola era solo l'esatta espressione dei loro pensieri, non troppo lontani dalla loro privata routine.
-Sono state le mie compagne di stanza a illuminarmi sulle vostre gesta.-
E non tu.
Un'accusa precisa che i suoi occhi non avrebbero mai smesso di muovergli, o almeno, non tanto presto.
-Se non sbaglio, una di loro sta frequentando Avery... è possibile che abbia parlato troppo.- ipotizzò Lucius, evidentemente infastidito dall'increscioso incidente.
Di nuovo lui. Sempre lui.
-Nonostante mi complimenti con i suoi ottimi gusti, in ambito femminile, posso assicurarti che molto presto non sarà un semplice pettegolezzo scolastico a farvi conoscere al mondo.-
La Gazzetta del Profeta.
Il ministro.
Gli Auror.
L'intero mondo magico si sarebbe mobilitato per un tale affronto all'ordine pubblico.
-Sei così preoccupata per me?-
-Sei un'idiota che pone domande altrettanto idiote, Lucius Malfoy.-
E ora sarebbe stato difficile spiegare per quale motivo entrambi ridessero in quel particolare modo, privo di nome ma altrettanto saturo di molteplici significati.
Non era un perdono totale e completo, quello che aveva ottenuto Lucius, e lui stesso ne era al corrente. Ma la semplice e incondizionata ammissione che un'eventuale separazione non sarebbe stata sopportata da nessuno dei due. Improvvisamente deboli e insicuri quando si veniva a patti per accettare un eventuale addio.
Minacce ed insulti erano serviti a ferirli, non erano novizi di quel pericoloso gioco, ma di fronte alla concreta possibilità di mettere in pratica l'idea del risentimento, la proverbiale codardia Slytherin aveva fatto mostra di sé, arrivando in superficie in modo imbarazzante.
-Quindi, credi che potrai guardarmi le spalle, per un po'?-
Un'offerta di fuga che non si sarebbe mai sognato di elargire con tanta stupida magnanimità se solo avesse sospettato una possibile fuga. Lo sapevano entrambi, ed entrambi recitarono la parte alla perfezione.
-Per un po'.- assentì Narcissa. -Fino a quando non mi sarò stancata di preoccuparmi per te o immaginarti morto in qualche vicolo, accanto ad un bidone della spazzatura e sovrastato da un Auror in attesa di un'immeritata promozione.-
Un quadretto confortante, senza dubbio.
Confortante quanto realistico, si soffermò a pensare Lucius, poco prima di prenderle il volto tra le mani, alzandolo all'altezza del proprio viso e baciandolo con un'inedita delicatezza, capace di mettere a disagio Narcissa più di una palpata indecente.
-Sono ancora arrabbiata.- gli soffiò sulle labbra. -Ma se non fossi così tanto preoccupata per te, ti avrei lasciato andare, scaricando il compito di accudirti ad un'altra povera sfortunata.-
Un'apparente dichiarazione di devozione che agli occhi di Lucius era apparsa quanto più vicino ci fosse ad una dichiarazione d'amore da parte di Narcissa Black.
Cose che avrebbero potuto comprendere solo loro vennero tacitamente ammesse ed accettate durante lo sfiorarsi di mani tremanti, in cerca della solidità dell'altro, come un sostegno che non sarebbe mai dovuto venire a mancare.
Un sostegno resistente allo sfogo di Narcissa sul suo corpo, intenta ad afferrare biondi capelli come fili d'erba maligna, da estirpare all'interno di un giardino perfetto. O come candidi denti racchiusi su labbra sottili e assai fragili, segnate dalla pressione di canini abilmente affondati nella pelle.
Il sapore del puro sangue di mago si sparse nelle loro bocche, suggellando un implicito patto di fedeltà e sangue, molto più vincolante di qualsiasi teschio o serpente tatuato in parti troppo esposte del corpo.
Avambracci.
Che idiozia.
Accettare passivamente quello sfogo di rabbia fu l'eroico atto che Lucius si impose di tollerare con stoica forza e resistenza, almeno fino a quando Narcissa non decise di lasciarlo libero e in grandi condizioni di gioia. Fisica, gioia.
-Da domani, mi imporrò una maggiore sogli di sopportazione verso le tue stupidaggini.- gli sussurrò piano Narcissa, pericolosamente vicina al lobo dell'orecchio del ragazzo -Ma fino allo scoccare della mezzanotte puoi considerarti soggetto e possibili cambiamenti d'idea o punizioni, a mia discrezione. Quindi sono certa che sarà per te un piacere, finire da solo questo immane lavoro. Io mi siederò in disparte, ho portato con me un libro da leggere, in previsione di probabili momenti di noia.-
E sequestrandogli la chiave dell'aula con un incantesimo non verbale, Narcissa si allontanò con ostentata gioia dall'essere che tanto aveva avuto la presunzione di farla soffrire.
Un essere che con la sua morte, probabilmente l'avrebbe annientata definitivamente, lasciandola vuota e sola.
E forse era proprio da quell'inaspettata scoperta che la rabbia aveva iniziato a fluire, quella notte, alla vista del marchio nero.
Scoperta e messa alle strette da quella orrida cosa.
Inconcepibile per lei.
Da parte sua, Lucius Malfoy si crogiolava, in quel momento, nella tipica convinzione maschile di far cambiare idea alla propria donna col passare del tempo, rallegrandosi del novello perdono. E ponderando, al tempo stesso, un ferreo accordo matrimoniale che le avrebbe impedito di lasciarlo per qual si voglia motivazione.
Una donna doveva proteggersi, e un uomo doveva assicurare il futuro per entrambi.
Stolta supponenza maschile.



















FINE.










Lo avevo detto, questa sarebbe stata una breve fiction, e la parola è stata mantenuta. Non altrettanto il tempo veloce di aggiornamento, ma quando mi do alla multi pubblicazione il rischio è sempre presente, sorry.
Per qualsiasi cosa potete trovarmi anche qui su FB.
Intanto io vi saluto e ringrazio, mi sono affezionata a questa perlina di fiction quindi credo che con Lucius e Narcissa sia solo un arrivederci.
Un abbraccio a ogni lettore e recensore, gente!

   
 
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