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Autore: The DogAndWolf    26/05/2011    2 recensioni
La dottoressa Jackleen Simmons viene chiamata da New York per un consulto al Princeton-Plainsboro.
Il suo arrivo sconvolgerà la vita di un membro della squadra di House in particolare: Tredici.
Arrabbiata con il mondo, conquistatrice incallita, geniale giovane chirurgo... riuscirà Jackleen, tra ex irascibili, capi cinici e colleghi diffidenti, a trovare un po' di pace grazie a Remy alla fine di questa long-fic?
Magari proprio a Seattle, dove abita e lavora la sua migliore amica?
Crossover tra House e Grey's Anatomy (fine quinta stagione in poi).
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Remy Hadley/Tredici, Un po' tutti | Coppie: Greg House/Lisa Cuddy
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Sesta stagione
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«Forse è una malattia ereditaria che non le permette di coagulare il sangue…» propose incerto Taub.
«Mi stai prendendo in giro, vero?» fece House con uno dei toni più taglienti che gli appartenessero mentre faceva ruotare pigramente il proprio bastone davanti a sé.
Foreman difese la teoria del collega: «Perché no? Potrebbe essere…».
«Sta forse sanguinando dagli occhi?» chiese bruscamente il dottore brizzolato, interrompendo il medico di colore e il moto del bastone.
Il chirurgo plastico lo guardò e fece: «Beh, no… però…».
House sbuffò, impaziente, ed esclamò: «Però un cavolo! Piantatela di sparare stronzate e concentratevi, dannazione!». Ricominciò a far ruotare il bastone, posando gli occhi sull’unico medico che non aveva ancora parlato e che stava fissando il vuoto.
Sbatté improvvisamente il bastone sul tavolo e Remy sobbalzò di colpo, sentendosi sorpresa con le mani nel sacco. House si alzò in piedi e, andandosene sorretto dal suo fedele bastone, annunciò: «Vado a cercare Piccolo Genio, visto che, anche se mi dispiace ammetterlo, non ha aria compressa al posto del cervello come voi, inutili esseri…».
Non si preoccupò minimamente per le dure parole che aveva rivolto ai suoi assistenti: era troppo irritato dal comportamento della dottoressa Simmons per farlo. L’aveva illuso facendogli credere che la loro sarebbe stata una lotta all’ultimo sangue per arrivare prima alla diagnosi e poi se n’era semplicemente andata. Era irraggiungibile sul cercapersone e sul telefonino.
Puff, scomparsa.
Peggio di un trucco di magia.
House non era certo uno che si faceva problemi per gli orari, anzi. Ma solo lui poteva decidere che un caso non gli interessava più e svanire nel nulla, verso una destinazione top secret.
Nessun altro poteva permetterselo. Non dopo averlo sfidato a trovare la diagnosi per primo.
House era davanti all’ascensore da circa due minuti, ovviamente già impaziente per l’attesa, quando le porte si aprirono e i suoi occhi blu magnetici incontrarono quelli irrealmente viola di Jackleen.
Questa apparizione spiazzò per un attimo il dottore, che rimase a fissare la giovane donna per una volta senza parole. Il chirurgo gli sorrise, uscendo dall’ascensore e lo punzecchiò, con un ghigno furbo: «Cosa c’è? Hai finalmente visto le mutande di Cuddy?».
House si riprese subito e ribatté, seguendo Jackleen: «Quelle posso vederle quando voglio e comunque no… mi hai preso di sorpresa perché pensavo che fossi in un ripostiglio a rivestirti dopo una montagna di sesso sfrenato con l’unico membro femminile del mio team…».
La bionda, questa volta, non vacillò e rispose subito: «Fammi indovinare… hai rubato la sua biancheria in lavanderia, vero? E non pensare troppo a me e Remy nude in un ripostiglio che diventi cieco, Greg…».
House ghignò, divertito dalle parole della donna e dal fatto che stesse al suo gioco, quindi decise di alzare il tiro: «Il mercoledì fa il bucato e ha così tante mutandine che non si accorge della sparizione di alcune di esse! Non hai negato, vuol dire che avete fatto sesso…».
Jackleen si bloccò davanti alla porta dell’ufficio dell’uomo, con la mano sulla maniglia, guardandolo negli occhi e chiuse il discorso con un: «Vuol dire che non sono affari tuoi…».
Certa di aver avuto l’ultima parola, spalancò la porta ed entrò nell’ufficio di House, appoggiò la borsa con il computer portatile sul tavolo e si sedette accanto all’unica donna nella stanza, con un sorriso sicuro e tranquillo in volto, senza guardarla negli occhi.
House entrò subito dopo di lei, sbattendo il bastone sul tavolo per richiamare l’attenzione dei suoi colleghi ed esclamò, solennemente: «È ufficiale!».
Fece una pausa teatrale piena di suspense mentre gli occhi di tutti i presenti gli si posarono addosso e si sedette, concludendo con un: «Piccolo Genio va a letto con Tredici!».
Remy spalancò la bocca e puntò gli occhi su Jackleen, mentre una fitta pioggia di emozioni le picchiettava ed infradiciava il cervello. Le lanciò uno sguardo stupefatto ed impaurito.
Taub alzò le sopracciglia, come se si volesse complimentare con il chirurgo, mentre Foreman digrignava i denti con rabbia.
Jackleen assicurò, ridacchiando tranquillamente: «Non è mai successo, House se lo sta inventando di sana pianta e mi sorprende che voi caschiate ancora nei suoi trucchetti da quattro soldi…».
Remy fu piacevolmente sorpresa dalla risposta, soprattutto perché non sentì nessun risentimento né sarcasmo: la donna sembrava completamente a suo agio sotto le accuse mute dei suoi colleghi.
La accarezzò prudentemente con uno sguardo ammonitore che riuscì a raggiungere gli occhi viola.
House cambiò improvvisamente tattica, continuando ad incalzare con un: «Non so se l’abbiate fatto o meno… ma ammettete di morire dalla voglia di farlo, almeno!».
Jackleen sorrise pacata ad House e disse con un tono secco e superiore: «Basta con i tuoi giochetti infantili, Greg! Ormai sono noiosi e ripetitivi… direi di concentrarci sulla paziente, piuttosto!».
Detto questo, puntò lo sguardo in quello di Taub, aspettando degli aggiornamenti sul caso.
Il chirurgo plastico trasalì appena si rese conto che stava guardando proprio lui, per poi incominciare a ripetere i soliti sintomi che sapevano già.
House lo interruppe bruscamente: «Questo branco d’incapaci ha aggiunto solo una tonnellata di ipotesi campate per aria dalla tua scomparsa, Piccolo Genio! E state evitando la domanda…».
Jackleen fissò gli occhi blu, astuti e determinati del dottore, iniziando ad irritarsi. Riuscì a ridacchiare di nuovo solo pensando alla chiacchierata che aveva fatto con la sua Arizona.
Chiese, con un sorriso un po’ spazientito agli altri medici: «Fa sempre così?».
Remy annuì, anche lei esasperata, tentando un sorriso timido, e le rispose: «Ogni singolo giorno…».
«Ah - ha! Lo sapevo! Avete fatto sesso!» esclamò vittorioso House.
Taub osservò le due donne con la coda dell’occhio, imbarazzato per trovarsi in mezzo a quella discussione. Foreman lanciò uno sguardo di fuoco alla dottoressa Hadley, che evitava accuratamente i suoi occhi.
Prima che qualcuno potesse dire o fare qualcosa, nell’ufficio entrò un altro dottore.
«House, dove sono finiti i miei boxer neri?» domandò Wilson, abbastanza scocciato.
Tutti gli sguardi si puntarono sull’oncologo.
Remy lo salutò con un divertito: «Buongiorno anche a te, Jim!».
Wilson rispose gentilmente: «Ciao, Remy. Non sto scherzando…che fine hanno fatto i boxer neri che avevo lasciato in lavatrice?».
Jackleen scoppiò a ridere e disse ad House: «Ma allora nascondi un feticismo per le mutande!».
Wilson, spiazzato dalla nuova voce, guardò sorpreso la dottoressa bionda per poi salutarla con un sorriso gentile: «Oh, ciao, ci rincontriamo!».
House interruppe ogni tentativo di risposta di Jackleen con un: «Non ci pensare nemmeno, è lesbica! E se c’è qualcosa che più spegne la piacevole atmosfera creata da una discussione sul sesso tra donne di un idiota che spunta per chiedere dei suoi boxer neri magicamente scomparsi, da domani mi vesto come Lisa Cuddy!».
Jackleen ghignò e si alzò dalla sedia, dicendo: «Ah, quindi non ti limiti a collezionare la biancheria femminile ma ti travesti anche! È un piacere rivederti, James!».
Wilson si guardò intorno confuso quando House iniziò a parlare di sesso tra donne e concluse con un abbattuto: «Ok, ho scelto un brutto momento…».
Il suo migliore amico annuì, platealmente seccato, ed esclamò a denti stretti: «Decisamente!». Poi si rivolse a Jackleen con un indifferente: «Sì, se vuoi prendere un appuntamento ci sono ogni giovedì alle 23 in punto dietro al bar all’angolo. Chiedi di Mimosa!».
A quel punto Wilson ritornò verso il suo ufficio, non senza brontolare fra sé.
La dottoressa bionda non diede segno di aver sentito e prese la sua borsa con il computer portatile e fece per uscire. House la bloccò con un irritato: «E si può sapere dove diavolo stai andando ora?».
Jackleen allargò il suo dolce sorriso e rispose: «No…».
Il dottore la fermò mettendo il proprio bastone tra lei e la porta e la fulminò con lo sguardo, aspettando una risposta.
«Oh, tu non vuoi giocare con me, Piccolo Genio…» disse House con voce tagliente e un ghigno pericoloso sulle labbra.
Jackleen gli ricambiò il sorriso, ma decise che fosse meglio rispondergli: «Mi è venuta un’idea, vado a fare un test di paternità sul feto della paziente.».
Insoddisfatto della risposta, il dottore non la lasciò ancora passare e sbottò: «Non vedo come provare che il marito è un cornuto ti aiuterà nella diagnosi…».
La bionda gli lanciò un ghigno seducente e gli rispose: «Devi ammettere, però, che è estremamente divertente! Ora togli il bastone!».
House, inaspettatamente, eseguì gli ordini e la lasciò uscire.
Il dottore brizzolato si passò una mano sulla barba disordinata e chiese, pensieroso: «Perché dovrebbe fare un test della paternità sul feto?».
Remy si strinse nelle spalle e rispose: «Forse perché pensa che sia il feto la causa dei sintomi della madre e sta cercando una malattia genetica non collegata al marito della paziente…».
House, con lo sguardo perso nel vuoto, fece, assente: «Forse…».
Poi smise di accarezzarsi la barba ed ordinò: «Tredici, seguila e scopri che cosa ha in mente!».
Remy lo guardò, sorpresa, e domandò: «Perché io?».
Foreman fece rimbalzare lo sguardo nel silenzio tra House e Remy per una decina di secondi e poi chiese al dottore, irritato e allibito: «Già, perché lei?».
Entrambi i dottori lo ignorarono e House rispose alla ragazza, sogghignando astutamente: «Semplice, Tredici… perché a te dirà tutto!».

 
*****
Ed ecco a voi, finalmente in tempo (YAAAAAAAY! xD), il decimo capitolo! *-*
House è seriamente impiccione e perspicace, devo dire... ù.ù Lo adoro... ù.ù xDDDDDD
Detto questo...

Hope you liked it! ^^
Dog
   
 
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