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Autore: julies    27/05/2011    4 recensioni
Vidi un ragazzo avvicinarsi alla fontana, davanti la panchina su cui ero seduta.
Vi si poggiò, guardando verso di me. Quasi come se mi conoscesse.
“Martina, non si salutano più i vecchi amici?”
Il suo tono scherzoso, quello che tante volte avevo sentito. Forse l’unica cosa che mi permise di riconoscere il ragazzino che era stato.
“Heric…?” Si mise a ridere. “Allora non sei così rintronata come credevo. Ma sono cambiato così tanto?”
Mi alzai in piedi ed andai verso di lui, grata di averlo rincontrato.
***
Quando incontri una persona dopo tanti anni, credendo che ci siano chissà quali differenze, potresti accorgerti che in realtà non è cambiato proprio nulla...
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Tuo Nome <3

 

 

 

 

Mi sedetti su quella panchina, quella di legno stinto e consumato.

Al solo ricordare, ancora sentivo le lacrime farsi strada nei miei occhi.

In quel piccolo parco nel cuore della mia città natale, non vi mettevo piede da quattordici anni.

Quattordici lunghi anni erano passati, ne avevo ventotto ed ero una donna in carriera, con una famiglia.

Ma ancora, al pensiero di quel volto, il mio cuore prendeva a battere forte e non riuscivo a respirare per la tristezza.

Forse hanno ragione certi quando dicono che l’amore, quello vero, dura per sempre. Quella che pensavo solo una cotta, una semplice sbandata adolescenziale, era forse molto di più.

Gli psicologi dicono che una cotta dura solo quattro mesi. E dopo quattordici anni che cos’è, qualcuno me lo sa dire?

Era il 23 giugno. Come quella volta.

Gli esami di terza media appena finiti, io e lui in quel parco. Soli.

Gli avevo detto addio. Mi faceva troppo male il pensiero di continuare a vederlo sempre e solo con le altre.

Lui non aveva replicato nulla, semplicemente era stato a guardarmi. “Spero di rivederti, un giorno.”

Solo questo, poi se n’era andato.

Per sempre.

E io mi ero messa a piangere per non so quanto tempo.

Da quel giorno non l’avevo più rivisto, né avevo ricevuto in alcun modo sue notizie.

Spesso pensavo a lui.

A come potesse essere diventato, a ventotto anni. Se si ricordasse ancora di me, nonostante tutto il tempo trascorso.

Forse anche lui mi aveva pensata, qualche volta…

 

Vidi un ragazzo avvicinarsi alla fontana, davanti la panchina su cui ero seduta.

Vi si poggiò, guardando verso di me. Quasi come se mi conoscesse.

“Martina, non si salutano più i vecchi amici?”

Il suo tono scherzoso, quello che tante volte avevo sentito. Forse l’unica cosa che mi permise di riconoscere il ragazzino che era stato.

“Heric…?” Si mise a ridere. “Allora non sei così rintronata come credevo. Ma sono cambiato così tanto?”

Mi alzai in piedi ed andai verso di lui, grata di averlo rincontrato. Mi abbracciò, da bravo migliore amico quale era stato.

“Allora Marti… cosa mi racconti? Ne è passato di tempo…”

Ci andammo a sedere su quella panchina, quella di legno stinto su cui ci eravamo detti addio. L’atmosfera era molto più felice, però.

“Beh… diciamo che sono 9 anni che non tornavo in questa città. Alla fine non ho fatto lo scientifico… Ho mollato al primo anno e sono andata all’alberghiero, come avevo sempre desiderato. Adesso sono 9 anni che lavoro. Sono una cuoca, spesso lavoro sulle navi da crociera. Ho lavorato anche per un emiro, vicino Dubai, ed ora ho casa a Roma… Sono tornata qui perché sono in ferie, volevo rivedere la mia città e andare a trovare qualche mia amica. Mi mancava, qui… E tu? Cosa mi racconti di te?” “Beh… la mia vita è stata tutta programmata, dovevi aspettartelo. Ho fatto l’agrario e ora ho un agriturismo che mi ha aperto mio padre… Ma non era quello che desideravo. Io volevo fare un lavoro con gli animali, o con la terra… Stare tutto il giorno dietro una scrivania non è proprio quello che avevo in mente per il mio futuro… Adesso stavo andando a fare un giro con mia figlia, ho visto questo parchetto e sono entrato… volevo ricordare il passato.” “Hai una famiglia?” “Si… Ho una bambina di 6 anni. Mia moglie la conoscerai senz’altro molto bene, era in classe con noi alle medie… Tu sei ancora da sola?” “Posso immaginarmi benissimo chi sia... Adesso ho anch’io una famiglia. Mio figlio ha 6 anni, l’altro ne ha 4. E poi mi sono sposata… Sono andata fino ai Carabi.” “Come si chiama tuo marito?” “Si chiama Viktor, è tedesco. L’ho conosciuto durante uno stage in Germania, ci siamo sposati a vent’anni… Tutto quello che desideravo, insomma.”

Rimanemmo un po’ a raccontarci la nostra vita, quello che avevamo fatto da quattordici anni a questa parte.

Mi disse che aveva finalmente smesso di fumare, anche grazie al suo migliore amico di una vita, Andrea.

Ero triste. Triste perché sentivo di amarlo ancora un po’. Triste perché entrambi avevamo una famiglia, e insieme non avremmo potuto fare niente se non rimanere amici. E io non avevo bisogno di un amico di cui essere innamorata, per soffrire ancora.

Forse, sarebbe stato meglio per entrambi allontanarsi…

“Mi ha fatto molto piacere ritrovarti, Heric. Ma ora devo andare a trovare la mia migliore amica, te la ricordi?” “Certo che me la ricordo. L’ho vista l’altro giorno, anche lei è cambiata tantissimo. Salutamela.” “Va bene… Ciao, Heric…” “Ciao, Martina…”

Ci guardavamo negli occhi, fermi, nessuno che accennasse ad alzarsi per primo. Quasi come se lui stesse aspettando qualcosa da parte mia, delle mie parole.

Un silenzio d’aspettativa.

Mi avvicinai a lui. “Mio figlio l’ho chiamato con il Tuo Nome…” gli diedi un bacio sull’angolo delle labbra, per poi alzarmi e voltare i tacchi.

Era arrossito, come un ragazzino.

I suoi capelli biondi, spettinati come al solito, e i suoi grandi e dolci occhi azzurri erano dentro il mio cuore.

L’unico ragazzo che era stato in grado di penetrare nel mio cuore di ghiaccio, per riscaldarlo, decidendo di non uscirne mai più.

L’unico ragazzo di cui ero sempre stata innamorata, nonostante la vita avesse deciso in altro modo per noi.

Con il ragazzo che avevo sempre amato non ci potevo più stare, ormai era troppo tardi. Avevamo entrambi una famiglia, sarebbe stata una cosa sconsiderata…

Mi veniva da piangere, come quella volta. Ma ormai ero grande per piangere come una ragazzina di quattordici anni…

 

“Papà! Papà! Chi è quella bella ragazza?” “Una persona molto importante, piccola Martina… ma tu non dirlo alla mamma, ok?”

“Promesso. Papà, sei innamorato di quella ragazza?” “… Da tantissimi anni.”

Scoppiai a piangere e corsi via, fuori da quel parco.

Cercando di sfuggire a quell’inferno di vita che aveva stravolto il mio futuro, impedendomi di stare con la persona che amavo.

Tutto, per colpa di uno stupido errore delle medie…

 

 

 

 

È una breve storia, ma mi auguro che vi piaccia.

L’altro giorno ero su Facebook, ho trovato un link… ed eccomi qui, ispirata come non mai :D!

L’ho trovata una nota bellissima e ci ho scritto sopra una storia, spero di non aver fatto una schifezza :)!

È un episodio “doloroso”, il passato che a volte ritorna.

Ho cercato di immedesimarmi nel personaggio, di pensare come se fossi stata io al suo posto…

Certo, non auguro a nessuno di trovarsi in una situazione del genere. È sempre meglio che ci sia il lieto fine.

Ma, si sa, in questo mondo solo pochi eletti riescono ad avere una vita come sempre l’avevano desiderata, con la persona che hanno sempre amato…

Diciamo anche che la maggior parte di essi ha avuto solo un grosso c… ehm, colpo di fortuna :D

Spero davvero tanto che questo breve scritto sia di vostro gradimento.

<3

G.

 

 

 

 

 

 

   
 
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