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Autore: Neko no Yume    27/05/2011    2 recensioni
Frank è un ragazzo scapestrato e caotico che, spinto dal desiderio di racimolare qualche guadagno, decide di accettare il lavoro di modello per il disegno dal vero all'Accademia di belle arti.
Gerard è uno studente riflessivo e sognatore dall'incredibile vena artistica ma con un blocco psicologico che gli impedisce di esprimersi come vorrebbe.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fissava con occhi vitrei l'armadio da circa una mezz'oretta, con un'espressione da tonno sulla soglia del trapasso, le braccia abbandonate lungo i fianchi e nel cervello il vuoto più totale e impanicato.
Come doveva vestirsi?
Cazzo, la sua lenta e inesorabile degenerazione verso una ragazzina adolescente in preda a scompensi ormonali stava progredendo.
Sbuffò contrariato, maledicendosi mentalmente, e afferrò una camicia grigio chiaro, sobria e leggera, dalla stampella per poi abbottonarsela in fretta sul petto levigato.
Diede un'ultima scorsa ai pantaloni, lì c'era meno scelta esasperante. Prese un paio di  pantaloni di tela chiara, non era decisamente il caso di fasciarsi le gambe in un paio di jeans con il sole che infuriava impietoso fuori dalla finestra.
Squadrò la sua immagine riflessa nello specchio con un sopracciglio inarcato in una smorfia di disappunto, sembrava un ragazzino perfetto.
Si arruffò i capelli esasperato e allacciò attorno ai polsi lacci di cuoio e bracciali borchiati. Poi prese la matita nera e la fece scorrere con precisione sotto gli occhi.
Bene, poteva dirsi soddisfatto.
Sorrise incoraggiante al suo doppio nello specchio, che gli rispedì impietosamente una smorfia distorta e inquietante.
Si mandò mentalmente a quel paese per l'ennesima volta in quella lunga mattinata, poi si precipitò fuori casa e si incamminò a passo veloce verso il parco.
Avvistò le chiome verde brillante del piccolo boschetto dopo poco e arrivò al luogo dell'appuntamento alle undici in punto, incredibilmente puntuale.
Il suo sguardo vagò spaesato lungo il vialetto di brillante acciottolato, finché non scorse l'inconfondibile sagoma di Gee stagliarsi appoggiata a un tronco bianco cenere di una betulla.
Era splendido, più del solito.
La pelle diafana quasi brillava al sole, la fronte leggermente imperlata di sudore era incorniciata da corvini ciuffi ribelli che ricadevano in una frangia sbarazzina sugli occhi di giada.
Occhi che ebbero un guizzo sotto le ciglia brune appena incontrarono i suoi, illuminandosi in un sorriso radioso e aperto.
-Frankie!-, esclamò Gerard con un tono di voce leggermente alterato, quasi emozionato, mentre gli andava in contro a passo svelto.
Indossava una maglia verde petrolio che gli disegnava e sottolineava abilmente i pettorali e un paio di stretti jeans coronati da una cinta scura e borchiata.
Diamine, era una meraviglia.
I due si ritrovarono l'uno davanti all'atro e Frank avvampò, forse per le ondate di calore che provenivano dal sole e dal corpo dell'altro, forse per l'imbarazzo di non saper bene cosa fare.
Fu il cantante a rompere il ghiaccio, posando le sue labbra su quell'altro con naturalezza, per un attimo, sorridente.
Iero rimase incantato per qualche istante, crogiolandosi in quella sensazione di semplicità, il "Frankie, tu mi piaci." che ancora gli accarezzava le orecchie.
-...Ssalve-, biascicò estatico, una parte di sé che berciava su quanto fosse patetico in quel momento.
-Salve a lei-, lo salutò scherzosamente Gee, per poi allontanarsi e prendergli la mano nella sua, con la stessa fluida tranquillità che aveva pervaso quietamente il loro bacio.
Frank socchiuse le palpebre e sorrise deliziato, stringendo tra le sue quelle dita affusolate e morbide.
-Allora, dove mi porti?-, chiese curioso.
Per risposta ricevette solo un sorriso enigmatico degno del gatto del Cheshire e una lieve melodia fischiettata, mentre Way lo guidava con nonchalance lungo i viali assolati del parco, poi improvvisamente virò e i due si ritrovarono appena fuori dal rado boschetto, travolti dai raggi perpendicolari della tarda mattinata che arroventavano il bitume.
Gerard attraversò la strada con leggerezza, senza curarsi della mancanza di strisce pedonali e invece l'allarmante moltitudine di mezzi motorizzati che non vedevano l'ora di colpirli in pieno.
Frank chiuse gli occhi atterrito e affrettò il passo, pregando con incredibile fervore qualsiasi divinità di non farlo finire investito.
Poi il suo piede inciampò nel gradino del marciapiede e il ragazzo quasi finì per terra, se non fosse stato prontamente sorretto dal braccio di Gee.
Beh, se non altro era sopravvissuto.
Per il momento.
-Ecco, siamo arrivati-, proclamò Gerard con naturalezza, indicando un piccolo locale all'angolo della strada sul quale troneggiava una brillante insegna al neon con su scritto "Bloody Mary" a caratteri allungati e sbilenchi.
Frank deglutì timoroso, per poi affrettarsi a seguire l'altro all'interno del locale dal nome poco raccomandabile.
Si ritrovò in una sala discretamente grande e rischiarata da lampade dalla luce calda, un bancone di legno chiaro addossato all'angolo, vari tavolini e divanetti di velluto scarlatto sparsi ovunque.
Poi, sullo sfondo svettava un piccolo palco dove al momento un ragazzo stava storpiando una canzone dei Led Zeppelin.
Ai due ragazzi si accapponò la pelle ma tentarono di non fare caso a quello scempio e si sedettero in disparte a un tavolo, per poi ordinare due birre fresche.
-Vieni qui spesso?-, chiese Frankie curioso, guardandosi intorno.
-A volte, mi piace l'ambiente...-, rispose lui enigmatico, lo sguardo vitreo posato sul palcoscenico.
Sembrava quasi triste, assorto a inseguire pensieri che gli sfuggivano via dalle dita come farfalle dalle mani inesperte di un bambino, stropicciati e sgualciti.
Il chitarrista gli posò una mano sulla spalla, delicatamente, e sfoderò un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
-Ti va di cantare?-, chiese a bruciapelo.
-E-eh?! Davanti a tutta questa gente?-.
-Certo, si vede che muori dalla voglia-, ridacchiò Frank con un sorrisetto sghembo.
Gee avvampò, le nocche erano sbiancate per quanto stringeva il boccale di birra, boccale che fu tracannato in un sorso l'attimo dopo.
-...Okay-, accordò esitante -Ma tu canti con me-.
Non aveva neanche finito di parlare che l'altro si era già precipitato a parlare col gestore del Bloody Mary per richiedere una canzone ed era tornato da lui, per poi trascinarlo sul palco.
Nell'aria si diffusero le note di "Under pressure", mentre tutti gli occhi erano inchiodati sui due bizzarri ragazzi, uno che ridacchiava sotto i baffi e l'altro che stringeva a sé il microfono come la sua unica salvezza.
Gee gemette a disagio, non era minimamente all'altezza di Freddie Mercury o David Bowie... Chi glielo aveva fatto fare?
Ma i pensieri si dissolsero presto, mentre la musica lo afferrava come faceva sempre e lo inondava, guidata dalla sua stessa voce che in quel momento accarezzava la sala dolcemente, appena tremante.
I rumori di sottofondo ammutolirono, il brusio cessò e sfumò, inglobato da quell'armonia assoluta.
Le loro due voci si sfiorarono, avvicinarono e fusero insieme, mentre Frank abbassava il tono quasi a cullare la melodia dell'altro, non osando coprirlo e rovinare tutto.
Gli scivolava sotto, accanto, sopra, la Gee era sempre lì, la fiera colonna di quel meraviglioso brano.
Dopo qualche minuto tuttavia le note andarono dolcemente sfumando e la musica cessò, sostituita da uno scroscio di applausi entusiasti che travolse i due.
Gerard sembrò scosso da un brivido, tornando bruscamente alla realtà, le gote arrossate e il respiro affannato.
Si girò incredulo verso Frankie, che stava distribuendo inchini a destra e a manca, per poi tornare a osservare la folla stupefatto.
Quello era il pubblico più vasto per cui avesse mai cantato, e tutto grazie a quel nanetto esuberante dalle labbra morbide e gli occhi accesi.
Scese dal palco frastornato, accolto da un poderoso abbraccio del chitarrista che ricambiò a stento, ancora sospeso in quella realtà così incredibilmente semplice da sembrare irreale.
-Sei stato fottutamente fantastico, Gee!-.
-Già, davvero bravo-, disse gioviale una voce che li fece sobbalzare entrambi.
Davanti a loro torreggiava un uomo calvo, avvolto in un completo professionale che li squadrava con occhi vivamente interessati e un sottile sorriso.
-Piacere, mi chiamo Richard Blake e sono uno scopritore di talenti-, si presentò, allungando loro una mano ampia e ruvida, che Gerard si affrettò a stringere incerto.
-Lavoro per il Crazy Diamond, un locale di Bloomfield-, spiegò in tono pacato -E gradirei proporvi un ingaggio-.
I due ragazzi sbiancarono.
Il Crazy Diamond, uno dei locali più in vista della contea.
-...Oh cazzo-, mormorò Frank senza mezzi termini, per poi scivolare su una chiazza di birra.





Yu's corner.
Ritardo, tremendo ritardo~!
Non ho scuse, se non che la scuola mi sta prosciugando ogni singola goccia di energia... Non vedo l'ora che arrivi Giugno.
Bene, passiamo al capitolo.
Vi è piaciuto? Personalmente io mi sono divertita parecchio a scriverlo, spero che voi vi siate divertiti a leggerlo.
Come sempre un enorme graaaazie a tutti voi che commentata e leggete, siete davvero delle anime buone. (?)
Bye bye, Yu.
  
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