CAPITOLO 7
Quel sonno che la aveva
condotta a
splendidi sogni si dileguò quando udii dei rumori
provenienti dalla strada. La
città aveva preso vita come ogni giorno. Danielle era
sdraiata per terra tra le
braccia di quel ragazzo che conosceva appena. Si stropicciò
gli occhi poiché
aveva ancora le palpebre pesanti per la stanchezza. Era da molto tempo
che non
faceva dei sogni così belli… Forse era la
vicinanza di Bill a renderla così
tranquilla da potersi concedere un illusione che prendeva vita solo
durante la
notte. Ma lui era reale, se ne era ormai convinta. Sorrise fra se e se.
E poi
la sua coscienza si mise ad urlare…
-
Bill… - lo
chiamò inizialmente a voce bassa. Lui non diede segno di
aver sentito. Lo
scosse leggermente con le mani e solo in quel momento dalla bocca del
ragazzo
uscì un mugghio di dissenso.
-
Cosa c’è?
–
disse sbattendo le palpebre. Arrossì leggermente trovandosi
a pochi centimetri
dal volto della donna.
-
È giorno –
gli sussurrò. Con un dito accarezzò la guancia di
lui ma poi ritrasse la mano
una volta incontrati gli occhi del ragazzo.
-
Non è la
prima volta che vedo il sole, sai? – rise Bill. Sembrava
quasi che Danielle gli
volesse rivelare il perché del sorgere del sole o la
differenza fra la luce ed
il buio. Quelle erano cose davvero sciocche ma che lei riteneva davvero
difficili da comprendere.
-
Hai dormito
bene? – gli chiese cercando di cambiare discorso, si sentii
davvero in
imbarazzo.
-
Ho la schiena
un po’ indolenzita, ma tutto sommato sto bene grazie
– sorrise e lei ricambiò –
e tu? –
-
Ho dormito
davvero bene – dette quelle parole la realtà
tornò ad invaderla. Lui non doveva
essere li, cosa avrebbe pensato Erik se avesse saputo che aveva dormito
con un
altro uomo?
-
Forse è
meglio che tu ora vada – si mise in piedi e rivolse lo
sguardo verso l’orologio
che era posizionato in cucina. Le sue lancette scandivano lente il
trascorrere
dei secondi che in quel momento sembravano pesanti sulla sua coscienza.
Era
davvero tardi.
Bill si alzò a sua
volta ma non fece
caso all’agitazione che stava scuotendo Danielle.
-
Hai qualcosa
da fare domani mattina? –
-
Si, sono
molto occupata – lei mentii e il ragazzo se ne accorse. Lo
spinse verso
l’uscita, fra le sue proteste, e gli porse la giacca che
aveva posato vicino
alla sua la sera precedente.
-
Mai… -
sussurrò cercando, ancora una volta, di evitare il suo
sguardo che avrebbe
penetrato dentro di lei e avrebbe saputo quanto volesse dirgli di non
lasciarla
per nessuna ragione al mondo.
-
Danny ti prego,
quando? –
-
Non rendere
la cosa ancora più difficile di quanto è
– cercò di chiudere la porta ma lui la
bloccò con la mano e con un piedi.
-
Perché? Cosa
c’è di sbagliato nel volerti rivedere? –
-
Tutto – e
fisso gli occhi dentro i suoi. Le sue iridi scure nascondevano una
preghiera ed
un lamento di solitudine.
-
Ti chiamerò
–
la voce di lui era decisa a portare sollievo a Danielle, e voleva
davvero
rivederla.
-
Non lo farai
– disse con tono strozzato.
-
Verrò a
trovarti… -
-
Non lo farai
– ripeté la donna a denti stretti. Lei era quella
matura dei due e doveva
essere coraggiosa e troncare del tutto i loro rapporti. Bill le parve
abbattuto
e lasciò la porta. Quella sbatté con forza
dividendo quei due e gettando un
muro fra di loro.
-
Danny – la
chiamò un’ultima volta prima di scendere le rampe
delle scale e lasciandosi
alle spalle quella donna. Bill era testardo e avrebbe trovato un modo
per
riallacciare i rapporti con lei, anche contro il suo volere. No, non
poteva
lasciarla andare. Era stata troppa la sofferenza che aveva visto in lei
e
sapeva che non avrebbe retto ancora per molto. Doveva darle il suo
ausilio e
probabilmente in seguito anche lui sarebbe stato felice.