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Autore: HeartBreath    29/05/2011    2 recensioni
Blaine mi avrebbe portato via tutto. Forse l’aveva già fatto. Era probabile che Kurt fosse già bello che suo, irrimediabilmente innamorato di quell’ignobile ragazzo.
Chissà se Blaine Anderson sapeva di rovinarmi la vita con la sua sola esistenza, con la sua presenza in quel bar e nel cuore del mio Kurt.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non raccontare balle, com’è che è andata veramente?” mi smontò Mercedes.
L’avevo detto che non c’avrebbe creduto nessuno.
“E’ la verità” ripetei, stringendo un cuscino di piume al petto. “Non gli ho nemmeno ringhiato contro. Ho preso e me ne sono andata”
“Senza neanche un po’ di drammaticità? Non era un’uscita furiosa?” scontato: Rachel era interessata principalmente alla platealità della situazione.
“No” scossi la testa. “Anzi, sono stata piuttosto gentile. Per un attimo mi sono quasi dimenticata di odiare Blaine”
Un borbottio che non riuscivo a capire. Tina aveva la testa incastrata nella maglietta del pigiama.
“Cosa hai detto?”
Brittany, con uno strattone, le tirò giù la maglietta e Tina parlò liberamente: “Mi chiedo come fai ad odiare Blaine. E’ così... affascinante”
“Interessante” aggiunse Santana.
“Tosto” si accodò Lauren.
“Ma con una certa innocenza”
“Come un cucciolo gay” un risolino da Quinn, in bagno a lavarsi i denti.
“Insomma, piace a tutte tranne me” mi morsi le labbra.
“Lo capiamo perché non ti piace, Joey” Britt crollò sul letto di Rachel, quasi si buttò su di me.
Incrociai le gambe sul materasso con un broncio sul viso che le altre avevano sempre definito tenero. “A proposito, Kurt quando arriva?” guardai con una smorfia Rachel. Tanto lo sapevo che non si sarebbe lasciato scappare un pigiama party.
“Kurt stasera non viene” annunciò lei. Il suo sorriso faceva capire che aspettava quella domanda.
“Pensavamo non fosse il caso” mi fece l’occhiolino Mercedes.
Quinn sputò nel lavandino e concluse la spiegazione: “Abbiamo organizzato il pigiama party perché la migliore medicina per i problemi con gli uomini è una serata tra amiche”
“Parla per te Fabray, io sono qui perché Rachel ha parlato di cibo gratis” bofonchiò Lauren. Non capivamo mai se scherzava o era seria. Nel dubbio, ridemmo.
“Grazie mille ragazze”
Brittany stavolta mi si buttò letteralmente addosso, come se fosse ubriaca mi gettò le braccia al collo alle mie spalle.
 
 
“Come hai potuto?”
“Cercavo solo di…”
“Non ti credevo così egoista!”
“Ma io…”
“Pensavo fossi mia amica! Pensavo mi volessi bene e volessi solo il meglio per me!”
“E’ così infatti, ma…”
“Ti odio Joey”
 
“NO!” gridai con tutto il fiato che avevo nei polmoni.
“Joey!”
“Che succede?!”
“C’è uno stupratore in casa?!”
Le ragazze cominciarono a spaventarsi per il mio urlo.
Una mano sul petto, una sulla fronte. Ero sudata, col cuore a mille.
“Ti senti bene?” Quinn, nel sacco a pelo accanto al mio, provò ad avvolgermi le spalle con le braccia.
“Sì” ignorai il suo tentativo e mi sdraiai di nuovo: ero scattata in avanti per lo spavento di quel sogno. “Sto bene, non preoccupatevi” mentii. “Scusate se vi ho svegliate”
Le altre non poterono fare altro che riaddormentarsi.
Perché Kurt mi odia lo stesso? Sarebbe la sua reazione se cercassi di rovinare la sua storie con Blaine, ma non l’ho fatto. Ne ho avuto la possibilità, invece sono stata zitta. Questo dovrebbe essere sufficiente, no? Ho dimostrato che ti amo tanto da volere solo il meglio per te, Kurt, perché continui a tormentare i miei sogni? Cos’altro vuoi da me?
Nell’oscurità della stanza di Rachel e del mio cuore, irruppe una mano ad avvolgere la mia e lo splendido sorriso di Quinn.
 
 
Venne il giorno della “consegna dei compiti” al professor Schuester. La piccola e familiare sala-prove del Mckinley ospitava come sempre il nostro Glee Club.
Il compito consisteva in una qualsiasi canzone di un gruppo o un artista musicale con cui avevamo già avuto a che fare. Kiss, Madonna, Lady Gaga, My Chemical Romance, Beyonce, Beatles, Kesha  – sapevamo tutti che un segreto desiderio del professor Schu era sentirci proporre una canzone dei Jorney. Si erano appena esibiti Sam e Quinn.
“Professor Schu, potremmo venire io e Brittany?” alzai la mano. Britt era stata così gentile da accettare la richiesta di lavorare insieme, come avevo previsto.
“Certo! Cosa avete per noi?”
Poggiai la schiena al pianoforte, davanti a tutti i membri del club.
“Una volta Rachel ha cantato Only Exception dei Paramore”
“Io e Joey vogliamo riproporre quel gruppo”
“Perfetto!” ci sorrise dai posti a sedere Schuester, entusiasta. “Fateci sentire”
Con un mezzo sorriso, presi un bel respiro col naso. Mi rivolsi alla band. “Base di Brick by boring brick
La musica partì con un ritmo travolgente. Amavo quella canzone. Io e Brittany ci facemmo trasportare nei movimento. Le feci segno di iniziare.
 
She lives in a fairy tale
Somewhere too far for us to find

Forgotten the taste and smell
Of the world that she's left behind

 
La seguii:
 
It's all about the exposure the lens I told her
The angles were all wrong now
She's ripping wings off of butterflies
Keep your feet on the ground
When your head's in the clouds…

 
La canzone ci prese più di quanto potessimo immaginare. D’altra parte, cantare davanti al Glee Club era sempre un’emozione nuova, anche dopo averlo fatto decine di volte. L’unica cosa che cambiava, era il nervosismo che spariva. Da lì in poi, restava solo la sensazione di benessere, la completezza che dava una bella canzone, magari cantata con un’amica. Mi sentivo a casa quando mi esibivo al Glee.
 
Well go get your shovel
And we'll dig a deep hole
To bury the castle, bury the castle!

 
A fine canzone un inchino, applausi, risate gioiose.
“Grandissime!”
“Brave!”
“Ti amo Hayley Williams!”
Risi ancora all’urlo inappropriato di Sam.
Vidi Kurt sussurrare qualcosa a Rachel.
“Professore, possiamo andare noi ora?” chiese lei col suo solito tono angelico di quando parlava con l’uomo che le dava gli assoli.
“Senz’altro ragazzi”
Io e Brittany ci sedemmo e i due presero un altro paio di sedie per portarle al centro della stanza. Rachel, seduta, strinse le gambe per non dare visibilità oltre la minigonna, Kurt le accavallò come faceva sempre.
“I The Fray c’hanno ispirato e abbiamo deciso di portare How to save a life” detto questo, Rachel iniziò a cantare:
 
Step one you say we need to talk
He walks you say sit down it's just a talk


He smiles politely back at you
You stare politely right on through

 
Ascoltare di nuovo la voce di Kurt fu qualcosa di sublime. Molti avrebbero detto che era troppo stridula, che probabilmente aveva subito un intervento particolare per avere una voce del genere. Ma io l’avevo amata sin dal primo momento, come ogni altra cosa che gli apparteneva. Era ciò che esprimeva di più Kurt Hummel, quindi tutto ciò che amavo al mondo. Ascoltarlo cantare era piacere fisico, per le mie orecchie si poteva dire che fosse ciò che erano le crocchette per la bocca di Mercedes.
Passai ogni secondo di esibizione – ed esibizionismo – di Rachel ad aspettare che venisse di nuovo il turno di Kurt.
 
Some sort of window to your right
As he goes left and you stay right


Between the lines of fear and blame
You begin to wonder why you came

 
“Sì…” sussurrai estasiata, con voce così bassa che la base la copriva.
Da troppo tempo non godevo di quell’autentica droga che era la sua celestiale voce. Quando vedevo Kurt più di quanto vedessi persino mia madre, lo ascoltavo cantare con la scusa delle prove extra per il Glee. A volte ero persino io a chiedergli “Mi canti qualcosa?” con occhi supplichevoli. Lui non se lo faceva ripetere due volte, specialmente quanto richiedevo canzoni di qualche musical – per questo mi consideravo furba.
Canta… Canta ancora angelo mio…, chiusi gli occhi, e come fosse un abbraccio mi immersi nella voce che tanto mi era mancata.
 
Where did I go wrong, I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life

 
Quando cessò di cantare, Kurt mi guardò. Affilò per un attimo lo sguardo poi sorrise di sbieco. Probabilmente per il rossore dei miei occhi, quelli che vengono quando cerchi di trattenere le lacrime. Era sempre stato fiero della capacità di farmi commuovere.
Mi fece l’occhiolino, quasi come se non avessimo mai “litigato”, come diceva lui a Blaine. Come se niente fosse successo.
Come se fossimo ancora a sei mesi fa.
  
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