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Autore: dubious3    29/05/2011    5 recensioni
"Questo è il seguito di Naruto Shippuden:Renegade. Il Preludio, che si consiglia di leggere per comprendere la fic".
Naruto è stato catturato e Konoha è stata distrutta. Ma non è tutto perduto. Il jincuriki della volpe dovrà trovare, lottando in una terra ostile ed oscura contro un nemico apparentemente invincibile, la chiave per risolvere antichi misteri e profezie e salvare il mondo intero.
(Questo è un crossover con il videogioco Jak 2: Renegade).
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Naruto Shippuden Renegade.'
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Cap. 28. Ricordi ed emozioni. Parte prima.

 
 
Naruto Uzumaki stava morendo dalla curiosità.
Mancava così poco alla prima gara di qualifica, e non vedeva l’ora di osservare la tecnica che Nagato aveva apportato su Konan.
A fare da spettatori vi erano anche i tre comandanti che il ninja biondo conosceva bene, oltre ad Aghapes ed Hanks.
Anche loro erano venuti per curiosità.
Il gruppetto aspettava davanti alla porta dell'ufficio del loro leader, ognuno dedicandosi a varie attività per passare il tempo.
Il comandante in seconda era assorto nella lettura di un libro sul modellismo, Kriad mozzicava una mela sbucciata, Sakura effettuava alcune flessioni sul terreno con seduti sopra di lei i due ribelli di rango più basso e infine il jinchuriki camminava nervosamente per la sala.
"Spero che la mia amica Ayal stia bene..." Mormorò la piccola ribelle bionda. "E' nuova di qui, e spero che non succeda né a lei né a Konan nulla di male".
Il ninja medico cercò di rassicurarla tra una respirazione un altra.
"Non...preoccuparti per la tua amica...Nagato non ha mai...sbagliato un colpo. O una tecnica...andrà tutto benissimo".
"Lo spero davvero...voi ninja siete così strani a volte...se non avessimo già avuto a che fare con la tecnologia Precursor, diremmo che siete una specie di stregoni". Rispose la ragazza consolata. "Siete così potenti...così enormemente potenti...quasi quasi mi piacerebbe avere la tua forza, Sakura...così potrei dare ai servi del Barone una bella lezione".
La ninja dalla pelle verde sorrise, contenta che qualcuno apprezzasse la sua capacità.
Il comandante più in alto in grado distolse il suo sguardo dalla lettura e poggiò il libro aperto sul pavimento roccioso, avendo deciso di unirsi alla conversazione.
"Dato che la mia posizione e la mia anzianità di servizio me lo permettono, ho intenzione di sparare un paio di perle di saggezza della serie morali sempre buone per l'uso: non è sempre male essere deboli, sai? Le persone forti spesso sono anche le più sole. Il potere poi quasi sempre si paga con prezzi alti, molto alti. Non rimpiangere questa tua impotenza...spero che un giorno non verrai mai a pentirtene..."
La giovane donna non condivideva pienamente quello che Torn diceva, ma, considerato il passato del comandante, trovò inopportuno replicare.
"E tu Naruto? Perché stai lì a girare in torno senza far nulla?" Domandò stavolta il ribelle castano.
Mozzicò quindi ancora la sua mela e la sua faccia assunse un espressione quasi estatica.
"Squisita...mangiare mele così è davvero cosa rara...me ne avanza giusto una. Chi di voi la vuole?"
Il rosso alzò la sua mano affermativamente, e Kriad estrasse un altro frutto lucido e rosso dalla sua tasca, per poi lanciarlo al suo compagno d'arme.
Quest'ultimo addentò la mela con grande piacere e assaporò il suo succo lentamente.
"Cavoli comandante Kriad...è davvero ottima..."
"Ragazzi, come potete pensare alle mele?!?" Domandò il ninja biondo ancora più in uno stato di eccitazione.
"Tra poco l'Ombra ci mostrerà una tecnica davvero strabiliante, e voi ve ne state qui a pensare solo a rimpinzarvi di frutta?!? Dico davvero, io certe volte non vi capisco..."
"Mica possiamo essere tutti degli esagitati iperattivi con passione quasi morbosa per i jutsu, no?" Rispose l'uomo bendato con il suo naturale tono canzonatorio. "Davvero, sembra che tu stia per andare a passeggiare con la donna amata fianco a fianco sulla riva del mare...anzi, no: è più simile alla prima volta in un bordello..."
L'altra comandante redarguì violentemente il suo superiore.
"Torn! Ti sentisse Ashelin...ad ogni modo, è vero Naruto che la stai prendendo con un po' troppa agitazione. Non credo che accadrà nulla di così..."
Pochi secondi dopo la porta dell'ufficio si sbloccò e si aprì subito.
Da essa fece il suo ingresso il possessore del Rin'negan, il quale indicò qualcosa, o qualcuno, all'interno della stanza come il presentatore di un concorso.
"Ho il piacere di presentarvi...le gemelle Ayal!"
Subito uscirono assieme due donne quasi identiche l'una all'altra.
Avevano in comune pressoché tutto: erano entrambi giovani, piccole di statura, brune e corte di capelli e avevano piccoli occhi color nocciola.
L'unica differenza che intercorreva tra loro era che quella di destra aveva un piercing sotto le labbra.
Vedendo gli stupefacenti risultati di questa sua tecnica, l'Uzumaki più giovane sgranò gli occhi dallo stupore.
"Waooo! Hai davvero superato te stesso...come ci sei riuscito, Nagato?"
Quest'ultimo mise la mano dietro la nuca in segno di lieve imbarazzo.
"Una cosetta da nulla...la Tecnica del Camuffamento della Forma è una versione alternativa di quella Conversione della Forma. Invece di usare un sacrificio umano, sono in grado trasferire una parte più piccola del chakra di una persona all'altra senza rischi per nessuno. Essa assume comunque l'aspetto e l'impronta di chakra del donatore, permettendo così di eludere Kekkei Genkai come il Byakugan. Il Barone non scoprirà mai la differenza".
L'angelo di Amegakure intanto si toccò un poco le guancie piuttosto lisce e scure di carnagione.
"Devo dire che questo nuovo aspetto mi sta benone. Non vedo l'ora di andare e far mangiare la polvere a tutti quei maledetti!"
"Vacci piano Konan..." Cercò di calmare il capo dei ribelli l'amica. "Nel momento in cui tu userai del chakra che non è quello del donatore, la tecnica svanirà immediatamente e ritornerai al tuo aspetto originario. Il che significa che lì sarai particolarmente esposta ad eventuali pericoli".
La donna con le sembianze di Ayal alzò una mano sulla spalla del suo compagno e gli rivolse un sorriso.
Un sorriso così sinceramente benevolo e radioso che Nagato trovò scioccante, dato l'atteggiamento stoico e apparentemente freddo che l'amica era solita mantenere.
"So già quali sono tutti i rischi Nagato...è da tempo che gareggio ormai. Lo sport delle corse è violento e brutale quasi quanto una battaglia vera, ma credimi se ti dico che sono una dei migliori. In questo torneo, modestia a parte, non ho visto nessuno ad eccezione di Mizuki che sia alla mia altezza. E comunque..."
La donna cinse inaspettatamente la vita di Nagato con un tenero abbraccio.
"Non mi importa più nulla...Sulegnav mi manca da morire, ma adesso che ci sei tu non ho più niente di cui preoccuparmi. Finalmente possiamo ricominciare...nel modo giusto".
L'uomo non disse nulla, ma si concesse completamente alla stretta della donna.
In fondo al cuore sapeva che Sakura non era la sola che aveva aspettato ardentemente per due anni il ritorno di una persona cara...
La scena tenera fu contemplata da tutti i membri del gruppetto con attenzione, specialmente da Naruto.
Tra quei due sicuramente c'è qualcosa di più di un semplice rapporto di amicizia...chi lo sa...potrebbe sbocciare in qualcosa di maggiore.
Pensato ciò il suo sguardo si posò su Sakura.
La fanciulla aveva finito i suoi esercizi e stava seduta su una sedia contemplando l'abbraccio.
Naruto si deliziò nel fissare la sua figura imponente ed atletica, ma comunque ben tornita, messa in rilievo dai pantaloni da ginnastica blu e della T-shirt bianca.
Poi il suo sguardo venne attratto da suoi morbidi e lucidi capelli color fiori di ciliegio e quindi si immerse nei suoi profondi occhi smeraldo
In quella contemplazione al ninja biondo Sakura gli sembrava uno degli esseri più belli del creato.
L'incanto che però aveva pervaso la scena si era infranto da un fischio del comandante in seconda.
"Che bella coppietta che siete! Bravi, bravi! Quando pensate di tromb..."
L'omone bendato venne castigato ancora dalla kunoichi verde, solo molto più severamente: esso venne steso a terra da un pugno dei suoi.
"Torn, hai il romanticismo di uno scaricatore di porto! Ma come ti salta in mente di fare commenti del genere?!? Nagato dovrebbe punirti per il tuo continuo comportamento da stronzo, un giorno di questi".
L'omone, ce non si era fatto nulla dalla piccola punizione di Sakura, si rialzò come se nulla fosse.
"Andiamo, Sakura: lo vedi anche tu che sono fatti l'uno per l'altra, no? Se se ne stanno lì a pomiciare, è naturale che a uno vengano in mente certe cose, dai!"
I due ninja di Ame, così interrotti, sciolsero la loro morbida stretta e allontanarono l'uno dall'altro i loro visi divenuti rossi come il fuoco.
"Torn..." Balbettò il possessore del Rin'negan. "Sappi che ti manderò a lavare tutti i piatti del Mondo Sotterraneo un giorno di questi...ma ora non è tempo". Qui l'imbarazzo sembrò scomparire. "Per evitare ogni rischio, alcuni di noi devono andare a fare da scorta a Konan. Ho deciso che andrò io. Qualcun altro vuole venire a vedere la gara di Zoomer?"
Naruto alzò la mano per candidarsi.
"Io, per favore. Ho iniziato questa storia delle corse e voglio vederne il seguito. E poi, sono curioso di vedere se la nostra Konan è brava come tutti dicono".
"Questo lo potrai osservare tu stesso. Forza, dobbiamo sbrigarci. La gara inizia tra poco". Incitò l' Angelo di Amegakure.
Il trio così organizzato si accinse quindi a tornare alla piattaforma.
L'Uzumaki però venne fermato dalla compagna del Team .
"Naruto..." Mormorò lei.
Dai Sakura...prendi il coraggio a due mani e digli ciò che provi, cavolo!
"Che c'è..." Rispose il ragazzo leggermente imbarazzato. "Cosa vorresti dirmi..."
Avanti Sakura...fatti coraggio! Non devi mollare. Devi riuscire a farti forza come in passato.
La rosa riuscì a biascicare solo qualche trita parola.
"Fa...attenzione....ok?"
Anche il ninja biondo sembrava molto imbarazzato dalla situazione tanto che la sua risposta non fu meno stentata.
"Ok...grazie e ciao..."
I due gruppetti si separarono quindi, con l'Haruno che rimase a guardare immobile la navetta che si allontanava immergendosi nei cunicoli rocciosi.
Sakura...possibile che tu...tu...non riesca ad andare avanti?
 
 
 
****************
 
Ok...Hinata, dire che il momento per attuare il nostro piano sia finalmente arrivato.
Era il turno di Sasuke fare la guardia al perimetro esterno del nuovo covo suo e di Faccia di Bimbo, ovvero un edificio fatiscente nella città morta.
I due erano sul tetto della baracca, con Ilnok che si era concesso qualche ora di sonno ristoratore.
Osservando bene il suo compagno che dormiva accovacciato all'entrata dell'attico con l'alabarda stretta in pugno, l'Uchiha si assicurò che fosse entrato nel mondo dei sogni.
 Il moro usò tutta la sua cautela per avvicinarsi all'uomo mascherato e, sempre con estrema perizia, gli abbassò la nuca e gli sfilò la maschera da dietro.
Sasuke si allontanò un poco e sussurrò impercettibilmente dal sollievo: Ilnok non si era svegliato.
Devi venire immediatamente. Il nostro Ilnok non è noto per il sonno pesante.
In quel momento si udì un gorgoglio dalla palude circostante, dove l'acqua era più profonda.
Dalla melma emerse quindi la testa di Hinata Hyuga, che nuotò placidamente circondata da sonnacchiose creature anfibie fino a raggiungere il palazzo del compagno.
Arrivata a destinazione, scrollò il suo corpo dal fango e mise in vista le sottili ali da libellula.
Volò quindi fino al testo della catapecchia e si posò davanti all'uomo di Spargus.
Ok Hinata...mi raccomando: non combinare stupidaggini. La ammonì mentalmente l'Uchiha. Cerca sopratutto di non scendere sull'edificio: è così marcio che crollerebbe non appena tu ci poggeresti piede sopra.
La ragazza annuì e mise le mani in forma di sigillo.
Subito dal diadema sul suo cranio iniziarono a dipanarsi degli strani fasci di energia, invisibili a chiunque tranne che a lei, che raggiunsero il cervello di Illnok.
Un ulteriore fascio invisibile partì ancora dal suo cervello, facendo entrare nella visione anche Sasuke.
Ho ottenuto la connessione! Adesso devo esaminare i suoi ricordi...
Nella mente dei due giovani subito comparve l'immagine di qualche salone dall'aspetto psichedelico.
Questa immagine offuscata subito venne sostituita da un'altra più nitida.
I ricordi di Ilnok...eccoli qui.
***
Hinata e Sasuke si ritrovarono in un ampio cortile soleggiato.
Poco lontano da loro, seduta sotto una piccola palma, osservarono una piccola bambina dai capelli biondo grano che giocava con una bambola.
Vedere di quel frugoletto divertirsi e ridere di cuore mentre trastullava il suo giocattolo scaldò il cuore della ragazza profondamente.
L’attenzione della bambina e dei due intrusi improvvisamente venne interrotta da una voce.
Una voce così amorevole che quasi i due non riuscirono a credere quando scoprirono chi apparteneva.
Faccia di Bimbo, o meglio Ilnok dato che non indossava la maschera, era in piedi davanti all'ingresso di una modesta casetta, con le braccia aperte ed un volto pieno di calore.
Accanto a lui c’era una donna alta e dai capelli mori che teneva in braccio un neonato
“Ecco la mia bambina!” Esclamò l’omone.
Subito la piccoletta si alzò e corse ad abbracciare il padre.
Quest’ultimo le diede molti baci sulla guancia e le accarezzò i boccoli biondi con tenerezza.
“Eccoti qua. Dimmi ti sei divertita con Chammy?” Parlò indicando la bambola di pezza, che rappresentava in forma una bambina quasi del tutto identica alla figlia.
“Sì, Chammy è molto contenta. Per questo vuole ringraziarti per averla cucita”.
Avvicinò quindi il volto della figura di pezza alla guancia del padre, e mosse il volto della bambola come se desse un bacio.
“Oh Chammy!” Esclamò l‘omone felicissimo. “Grazie per questo bel bacino!”
La donna accanto a Ilnok sorrise cullando il suo bebè, mentre Hinata non riuscì ad evitare di lacrimare.
“Sasuke…è toccante, non vero?” Chiese la ragazza a Sasuke senza preoccuparsi del rumore.
Quello che stavano vivendo infondo era solo una proiezione dei ricordi di Ilnok, e che quindi tecnicamente non esistevano lì.
Per una volta, persino il solitamente freddo Uchiha non poté che concordare con lei.
“Sì Hinata. Devo dire che stavolta hai ragione…”
L'uomo di Spargus quindi depose la figlioletta a terra e le diede un altro tenero bacio sulla fronte.
“Adesso io e la mamma dobbiamo parlare. Tu gioca ancora con Chammy, va bene?”
La piccola annuì e tornò a trastullarsi con la sua bambola, quindi Ilnok si avvicinò alla donna e le cinse i fianchi delicatamente.
I due entrarono nell’abitazione, quindi Sasuke fece cenno a Hinata di seguirli.
La coppia si sedette davanti ad un piccolo tavolo circolare, l’uno davanti all’altra.
Il bambino era appoggiato invece su una culla vicino loro e dormiva placidamente.
I due viaggiatori nella memoria si avvicinò alla finestra e furono pronti ad ascoltare la conversazione in atto.
“Allora Ilnok…” Iniziò la mora. “La piccola Kirah ti assomiglia molto. Ha i tuoi stessi capelli biondi”.
“Invece penso che assomigli più a te, Maya”. Replicò l’omone, sempre però con estrema dolcezza. “Ha gli stessi tuoi lineamenti morbidi e tuoi occhi azzurri come il paradiso…”
Quindi si alzò e provò ad avvicinarsi alla donna per darle un bacio passionale, ma quella lo scostò con malinconia.
“Non credo che ci sia tempo per questo, Ilnok. Purtroppo ho brutte notizie. C’è stata una terribile esplosione a Gabai, e sono morte migliaia di persone”.
La notizia sembrò colpire molto Ilnok, il quale si sedette visibilmente incupito.
“E’ terribile…”
“Sì amore mio. Ma c’è ancora peggio. Il re Damas è tra i dispersi. Il Consiglio Regale di Haven…sta provvedendo all’elezione di un nuovo sovrano”.
L’uomo sobbalzò animato da una forte collera, quindi sbatté il suo pugno sul tavolo.
“Cosaaa?!? Ma non pensano nemmeno di fare qualche ricerca? Lì devono essere matti…”
“Amore mio…” Cercò la donna di tranquillizzare l’amato mettendo la grossa mano callosa dell’omone tra le sue ben più piccole e lisce. “Era solo un questione di tempo, purtroppo. Dopo gli ultimi fallimenti nella campagna contro le Teste di Metallo, re Damas aveva perso la fiducia della gente. Lo avrebbero deposto comunque. Il problema è che il candidato più papabile per ora è il Barone Praxis. Quel demagogo sta manipolando i membri del Consiglio come tanti burattini…c’è molto da preoccuparsi”.
“Hai ragione amore mio. Certo…in tempo di crisi è necessario che l’esecutivo abbia molti poteri…ma è di Praxis che stiamo parlando, non dimentichiamocelo. Una volta che lui si prenderà il potere, non lo restituirà così facilmente. Il problema che arriva a porsi è un altro. Re Damas proviene dalla nostra regione e ed è membro di quella discendenza che secondo la leggenda proviene da Mar in persona. Noi spargani siamo gente orgogliosa e difficilmente piegheremo il capo di fronte ad un potenziale dittatore”.
“E’ di questo che volevo parlarti, Ilnok. Io so che tu sei il migliore guerriero della nostra regione, nonché generale medico dell’esercito di Spargus. Ilnok…io ti chiedo di rinunciare a quel titolo. In caso di guerra tutto ciò sarebbe troppo pericolo per noi. Sei mio marito: fallo per me e per i nostri figli”.
Provò quindi ad avvicinare i suoi occhi celesti a quelli del marito.
Quest’ultimo si commosse profondamente e si alzò dal tavolo per l’ennesima volta.
“Maya…io ti amo con tutto me stesso, ed amo altrettanto i nostri bambini. Ma non posso accettare una richiesta simile: ho un dovere nei confronti della gente di Spargus, ed è quello che mi aspetta al fronte”.
Incupita, la mora cercò di balbettare un argomento che lo dissuadesse.
“Ma io? E Kirah e Ryahn? Non pensi a noi?”
“Ogni istante della mia vita, amore mio”.
Detto ciò si avvicinò alla culla del bambino più piccolo, che ancora era immerso nella pace del sonno.
“Per questa ragione io devo restare a lottare. Per assicurare un futuro dove i nostri figli, e tanti altri bambini, possano vivere e crescere in pace”.
Quindi prese il suo bebè con delicatezza e, assicurandosi di non svegliarlo, gli diede un grosso bacio sulla fronte.
“Dormi piccolo mio…ci penserà il tuo papà a proteggerti. Ricordalo sempre”.
Avendo visto ciò, la Testa di Metallo fu pervasa da un forte senso di vertigine.
“Cosa può aver trasformato quell’uomo un tempo così compassionevole e generoso nel mostro di crudeltà che è ora?” Domandò spaesata la fanciulla al moro.
La risposta di quest’ultimo fu carica di un amarezza tremenda.
“Basta poco Hinata. Basta così poco per trasformare una persona buona in un vendicatore. Anche io amavo moltissimo la mia famiglia…e Konoha me l’ha portata via. Mi ha portato via tutto”.
La ragazza abbassò il capo ornato dalla gemma con il cuore gonfio di tristezza.
Era terribile per lei relazionarsi con così tanto dolore…
La fanciulla voleva approfondire la questione di Konoha, ma il loro colloquio venne però interrotto da qualcosa di estremamente singolare: la scena iniziò a distorcersi fino a scomparire in un turbine di lampi iridescenti.
I due capirono che stavano passando in un altro ricordo.
****
“Precursor… ritirata!”
I due si trovavano in mezzo ad una lunga strada, con Ilnok al centro di essa.
Era notte fonda e il posto in cui sembrava trovarsi era un campo di battaglia.
Le guardie Krimzi stava attaccando da tutte le parti, dando fuoco ad abitazioni e sparando sui civili in fuga.
L’omone si stava battendo come un leone contro i soldati suoi nemici, tagliando i loro proiettili con la sua alabarda e facendoli a pezzi a gruppi come bambini.
“Maya! Kirah! Dove siete?!?” Urlò il soldato facendosi strada tra la folla che correva e la moltitudine di nemici.
I due seguirono Ilnok passando attraverso il flusso di persone come spettri.
“Devono esseri i ricordi di Ilnok…legati alla perdita della sua famiglia…” Mormorò Sasuke.
“Già…tutto questo è davvero orribile”. Rispose la Hyuga. “Mi ricorda tanto l’assalto di Monzaemon a Konoha. Purtroppo non possiamo fare nulla per impedirlo…”
I due videro Ilnok correre per la via fino a raggiungere un palazzo in fiamme.
Dalla finestra del secondo piano l’omone notò con orrore che si stava sporgendo sua moglie, con in braccio i suoi figli svenuti.
“Ilnok!” Urlò la donna con voce strozzata per le inalazioni di fumo. “Devo…gettarti…i bambini…”
Senza farselo ripetere due volte, il guerriero di Spargus si mise sotto la finestra dove si trovava la moglie, in attesa di ricevere l’amato carico.
La donna fece cadere prima il neonato dalla finestra, poi la bambina di tre anni, ed entrambi vennero raccolti con prontezza dal padre.
“Va bene, buttati tu adesso!” Incitò dopo aver liberato le mani.
“D’accordo!”
La donna quindi salì sul cornicione della sua finestra, ma la sua fuga venne interrotta nel più orrendo dei modi.
Dietro di lei apparve veloce come un lampo un uomo il cui volto era nascosto da un cappuccio e che in mano teneva una strana arma affilata a tre punte.
In preda all’angoscia, Ilnok provò ad urlare qualcosa, ma il suo avvertimento fu inutile.
Con una velocità incredibile, l’uomo trafisse la donna nella spalla, quindi la fece cadere giù dalla finestra.
Ancora tremendamente scosso per ciò che era accaduto, l’omone riuscì appena ad afferrare la moglie morente.
“Precursor…” Non poté che a biascicare, posando la consorte sulla strada. 
La donna sanguinava copiosamente dalla schiena e il corpo aveva già i segni del pallore della morte. 
“Non temere…ti salverò io…ti salverò”. Disse l'uomo aprendo spasmodicamente la borsa dei medicinali.
Quest’ultima alzò con le ultime forze il suo volto, fino a congiungere i suoi occhi con quelli dell’amato.
“Ti prego Ilnok…proteg-gi…almeno i bambini…”
Detto questo spirò per il dissanguamento.
L’urlo che uscì dalla gola di Ilnok fu di un dolore e di una rabbia che Hinata non aveva mai visto in tutta la sua vita.
Completamente accecato dalla collera, l’omone gettò a terra la borsa delle medicine e con alcuni balzi veloci saltò sul piano dove si trovava l’assassino della moglie.
Senza dire una parola, ma entrambi comunque intristiti per ciò che era accaduto, i due intrusi approfittarono della mancanza di corporeità per raggiungere Ilnok e il suo aggressore.
Il generale stava puntando la sua alabarda bipunte verso il petto dell’aggressore.
“Io ti ucciderò. Lo giuro su tutti i Precursor che ti strapperò il cuore!” Minacciò e caricò il nemico come un rinoceronte ferito.
L’avversario, senza dire nulla, si spostò di lato ed evitò l’assalto con una rapidità strabiliante e sferrò un fendente di lato con la sua insolita arma.
Ilnok però riuscì a mettere la arma in avanti e a parare i colpo.
Non avevo mai visto una persona così veloce…Si visualizzarono i pensieri del gigante ai due intrusi. Ma non mi farò sconfiggere, a nessun costo!
I guerrieri iniziarono quindi uno scontro di mischia assolutamente brutale.
Hinata notò nervosamente che l’omone stava lentamente avendo la peggio: nonostante la maggiore forza di Ilnok, l’avversario si stava rivelando più veloce e lo stava mettendo alle strette con i suoi rapidi e letali fendenti.
Sasuke invece sembrava incuriosito dallo scontro, specialmente dalle armi e dallo stile da combattimento dell’avversario.
“Quelle armi…Hinata, credo di aver già visto strumenti simili…” Disse alla compagna. “Su un libro…credo di storia…sono kunai”.
La loro attenzione però venne distolta da un urlo belluino: Ilnok era riuscito incredibilmente ad anticipare il suo nemico e gli teneva stretto il braccio con una presa torcente.
“Mai sfidare un medico nel corpo a corpo!” Ruggì. “Conosce molto bene il linguaggio del corpo!”
I misterioso assalitore non disse nulla, ma lanciò il suo kunai con il braccio libero sul muro dirimpetto.
Inspiegabilmente scomparve dal nulla, per poi riapparire sul muro dove aveva lanciato l’arma.
“Che diavolo di streg…” Il lottatore di Spargus non ebbe nemmeno il tempo di capacitarsi del fatto che l‘avversario fosse riuscito a sfuggire alla presa.
Il nemico aveva infatti evocato una strana sfera luminescente nella mano destra e si era gettato contro di lui.
L’assalto sferico colpì Ilnok al torace e scagliò entrambi fuori dalla finestra, facendolo schiantare a terra.
Nonostante la forza del colpo fosse talmente elevato da fargli sputare un fiotto di liquido rosso, quest’ultimo non demorse e riuscì a sferrare dalla sua scomoda posizione un pugno nel volto del nemico.
Il gancio fece sanguinare un poco il naso del nemico e rese ben visibile il volto nascosto da un pesante cappuccio.
Sasuke impallidì dallo stupore nel vedere il volto dell’aggressore, capendo che tutte le sue supposizioni erano fondate.
“Hinata quell’uomo…”
“…è lo Yodaime Hokage…” Continuò la frase del moro biascicando.
Era impossibile che loro due si fossero sbagliati: ad eccezion fatta della sclera nera, il volto del nemico che Ilnok stava combattendo era identico a quello del defunto capo di stato.
Immediatamente la piccola ferita al viso dell’Hokage si rigenerò e quest’ultimo osservò il suo nemico in maniera fredda e impassibile.
Meccanicamente lo Yodaime estrasse altre due delle sue lame con esse infilzò gli avambracci di Ilnok, facendolo muggire dal dolore.
Lasciato il difensore a terra si diresse quindi verso i piccoli figli di quell’uomo.
Ilnok inorridito provò a rialzarsi, ma venne bloccato da varie canne di blaster sulla schiena. 
Un plotone di guardie Krimzi lo teneva immobilizzato a terra.
“Lasciamo che si goda la scena…” Suggerì sadicamente una di loro.
La bambina di tre anni intanto si era svegliata da poco, e stava ritraendosi dal suo aggressore abbracciata al fratellino minore.
Era talmente terrorizzata da non riuscire nemmeno a parlare.
Lo Yodaime stava avanzando lentamente e con fatica verso i due piccoli, con il kunai impugnato per trafiggere.
A i due viaggiatori del pensiero sembrò quasi che qualcosa lo stesse costringendo ad andare avanti.
Osservando impotente quest’orrida camminata, l’omone con le lacrime agli occhi provò ad implorare l’aggressore.
“Ti scongiuro…non fare del male ai miei figli…farò tutto ciò che vuoi…sarò il tuo schiavo…” 
La guardia di prima rise a sentire questa supplica e diede al guerriero un colpo violento alla nuca con il fucile.
“Spiacente, bello stronzo, ma non si fanno prigionieri!”
Anche se nessuno poteva vederlo, Minato invece desiderava in cuor suo più di ogni altra cosa non dover compiere un simile gesto.
Monzaemon… non puoi farmi fare questo…non puoi…
Purtroppo dal suo signore il defunto Hokage non udì nulla in risposta, se non un impulso di andare avanti ancora più forte.
“Ti supplico per tutto ciò che è caro al mondo!” Continuò la sua implorazione Ilnok. “Se sei un padre…pensa a cosa faresti se accadesse a te! Se qualcuno cercasse di uccidere i tuoi figli! Risparmia i bambini…sono tutto per me! Se li risparmierai…io…farò ogni cosa che vorrai! Sì, sarò disposto a passar sopra alla morte di mia moglie! A.. P..PERDONARTI!!!” 
Capendo le eventuali conclusioni di una storia simile, Hinata per un attimo dimenticò di trovarsi in un ricordo e provò a proteggere quei piccoli, ma Sasuke la fermò.
“Non possiamo fare nulla, Hinata. Non possiamo fare davvero nulla”.
L’ammonì, e per la prima volta la sua voce mostrava dolore.
Intanto Minato udì accorati riferimenti alla famiglia e per un attimo provò a chiudere gli occhi e a lacrimare, ma il terribile impulso che governava il suo corpo lo costrinse a restare con gli occhi aperti e aridi.
Perché vuoi fermarti, Minato? Udì l’Hokage una voce nella sua testa. Goditi lo spettacolo, invece! E uccidi, uccidi e uccidi ancora!
Con questi ordini mostruosi e implacabili nel cervello l’uomo posò giù il fatale kunai sul bambino più piccolo.
La piccola Kirah, mostrando tutto il coraggio che le era rimasto, provò a fare da scudo al fratellino.
Purtroppo lo Yondaime fu veloce, troppo veloce, e trapassò l’infante con l’arma.
Sempre in un lampo, l’uomo afferrò la bambina per la gola e fece pressione.
Dopo alcuni secondi la lasciò a terra, morta.
In quel momento Minato udì un altro tonfo, da dietro stavolta.
Ilnok si era rialzato in piedi, e le guardie attorno a lui erano distese a terra con il collo spezzato.
Sul suo volto non si trovavano più lacrime, ma furore e odio. Odio puro.
Senza proferire parola, provò quindi a sferrare un ultimo, disperato attacco frontale allo Yodaime, ma quest’ultimo con la sua leggendaria rapidità lo anticipò e lo infilzò con un kunai nel ventre.
Senza riuscire a sostenere il suo sguardo, con un calcio spedì il guerriero di Spargus contro l’edificio in fiamme.
La forza del colpo e le pessime condizione del muro fecero in modo che il muro si ruppe e che Ilnok venne spedito all’interno della casa.
Dopo alcuni secondi il palazzo franò in un mare di detriti.
Hinata vedendo tutto ciò non poté fare altro che singhiozzare, ma qualcosa di strano accadde di nuovo.
La distorsione della zona significava che i due stavano per essere catapultati in un altro ricordo.
Quale sarebbe stato, però?
***
I due si ritrovarono all’interno di una grossa stanza metallica che si trovava a quota altissima sul terreno, data l’aria fredda e la differenza di pressione.
“Questa è la Rok…” Mormorò l’Uchiha. “Ilnok mi aveva detto che l’assalto avvenuto lì lo aveva portato a lasciare i ribelli…”
Capendo che non era tempo di fare domande, la giovane si guardò intorno.
Ilnok si trovava davanti ad una grossa console di comandi digitale e vicino a lui si trovava disteso a terra uno strano essere violaceo simile ad grosso goblin calvo dalla pelle squamosa.
La creatura non era però morta, dato che sia Hinata che Sasuke potevano chiaramente avvertirne il respiro.
Il guerriero di Spargus, che indossava la sua famigerata maschera, digitò qualcosa sullo schermo.
“Ok…” Pronunciò l’omone a bassa voce. “Ho mirato attentamente alle fabbriche…sì! A quest’ora se le rado al suolo ci dovrebbero essere un massimo di quattro-cinque vittime…”
Quindi posò il suo sguardo sul suo compagno di missione.
“Scusami Torn…ma non potevo rischiare…lo so che sei un fissato con gli ordini…ma devo fare ciò che devo fare…”
Detto ciò mise il dito su un grosso bottone rosso alla sua destra.
In quell’istante però lo scena si distorse sempre di più come un schermo virtuale mal funzionante.
“Cosa sta succedendo?” Chiese Sasuke a Hinata.
Senza dire una parola, la giovane fece un gesto con la mano davanti al compagno, la cui figura si dissolse nel nulla.
Quindi tutto intorno a lei sparì.
***
 
“Auucch!”
Hinata si risvegliò di soprassalto: qualcosa aveva interrotto la sua connessione.
Ancora stordita per quest’interruzione, la giovane si trovò il collo cinto dalle gambe di qualcuno.
Davanti a lei realizzò di trovare Faccia di Bimbo, il quale le stava puntando alla gola la temuta alabarda.
“Adesso Hinata…dimmi…” Pronunciò lui con occhi spiritati. “Dimmi come CAZZO HAI POTUTO FARMI QUESTO?!? E soprattutto…dammi una buona ragione per non sgusciarti come una vongola, ora. RISPONDIMI!!!”
A parlare però non fu la Hyuga, bensì l’Uchiha, il quale affermò ciò che nessuno di loro si sarebbe mai aspettato da lui.
“Ci dispiace tanto per te, Ilnok”.
 
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Angolo dell’autore: Ok…qui ho davvero superato me stesso (spero…).
Niente scenetta comica, in quanto rovinerebbe tutto il pathos.
O forse no…molti di voi probabilmente si lamenteranno della sviolinata fatta nella descrizione di Sakura.
Mi difenderò quotando il Simposio: “bello deve essere l’oggetto dell’amore, non chi ama”.
Sakura: un momento…vuol dire che in fondo pensi che io sia una racchia?
Me: emmm…prenditela con Platone!
Platone: maledetto peripatetico…
Aristotele: mo’ che centro io? Te la prendi sempre con me per tutto? Tu e il tuo iperuranio dei miei stivali!
Platone: sempre meglio della tua fisica…ormai sei acqua passata.
Aristotele: sofista!
Platone: sofista lo dici a quel leccaculo di tuo padre! Che si è venduto al sovrano macedone…
Aristotele: almeno lui faceva qualcosa, invece di te, aristocratico di merda! Hai creato una società ideale per mettere al potere i barbagianni odiosi come te.
Platone: io ti ammazzo!
Socrate: e io ammazzo te e la tua idea. E non mi importa nulla se è eterna e incorruttibile!
(i due litigano furiosamente…)
Sakura: ma non dovrei essere io quella che crocchia Platone? Intendiamoci…non è bello fare del male a un vecchio filosofo.
Me: cosa vuoi che ti dica…
Chiedo scusa a tutti gli amanti della filosofia che leggono questo Omake, ma era da un anno che desideravo farlo.
Ovviamente Aristotele e Platone sono OCC (certo due sapienti come loro non litigherebbero mai come dei bambini capricciosi…credo).
Ringrazio come sempre tutti color che leggono.
E mi raccomando…sono affetto da pesante una fame di recensioni!
E non vi piacerà vedermi affamato…
Ciao! 
  
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