A
Thousand Suns
-God Save us everyone-
Robot
Boy
*You say you're not gonna fight, ‘cause no one
will fight for you.*
Non sono sicuro che
questo sia il mio vero nome,
ma è così che sono sempre stato chiamato ed è così che continuano a
rivolgersi
a me.
Fatta eccezione, ovviamente, per quelle volte in cui vengo apostrofato
come
“sfigato”, “perdente”, “impiastro”.
Non ho mai ricevuto particolari parole d’apprezzamento o gesti che
avrebbero
potuto paragonarsi ad un“Ehi, amico, sono qui.”
Dimenticato dal mondo e lasciato a marcire, mi si chiede ora di lottare
per i
miei diritti, per le mie -a quanto dicono- infinite possibilità e
capacità.
Il sonno mi ha scavato gli occhi anni or sono, quando addormentarsi
significava
morire assiderati o sbranati; e la considerazione che ho di me stesso è
scesa
sotto lo zero quel lontano giorno in cui mi risvegliai nelle segrete
del
monastero coperto di feci.
Una pesante colpa, l’esser nato, lo ammetto.
Non ho, quindi, alcun diritto a combattere per la felicità.
Né mia, né ben
che meno per quella altrui.
Dunque per una volta vi
prego, fatemi un misero
piacere: fottetevi tutti.
Anzi, non ricordo neanche di aver mai avuto una famiglia o un nido
caldo dove
poter tornare: ho sempre pensato d’esser nato dall’asfalto dei
marciapiedi, e
che lì sarei tornato una volta morto.
Quando fui accolto al monastero mi venne dato un numero per poter
essere
riconosciuto, in quanto quei monaci senza Dio non
si sarebbero mai dati
la pena di identificare un bambino che aveva appena varcato le soglie
del suo
personale Inferno; ed in seguito da quel numero -quando venni istruito
almeno
ai minimi livelli- ricavai questo nome, facendo corrispondere ad ogni
cifra una
lettera dell’alfabeto.
Quei numeri ripetuti come una cantilena mi trapanavano il cervello…
Ecco perché forse mi ha partorito il ciglio della strada.
All’epoca, non vi era alcuna traccia d’amore nel mio esistere, e
tuttora nei
giorni che affronto questo sentimento raschia il fondo dello zero.
D’altra parte, perché dovrebbe andare diversamente?
Ho visto l’ombra oscura del mondo insinuarsi nelle anime di fantocci
dalle
sembianze umane e divorarle fino a farle implodere nella più sadica
crudeltà.
Ho visto gli occhi di strane bestie antropomorfe
sfamarsi con il terrore
delle proprie piccole vittime.
E, guardando, subendo, non ho avvertito alcun
dolore nel cuore,
nell’anima o sul corpo.
Immobile nel sangue delle mie ferite, ricordo che, come una litania,
ascoltavo
il suono dei miei numeri apostrofato sempre con
maggior forza e terrore
al culminare della violenza.
Che questo mi venisse dato dal sangue, da bambino non mi importava:
cosa potevo
capirne?
Ma anche ora sono disorientato ed alquanto depresso: se al mondo ci
fosse tutto
il sentimento che mi è stato descritto da quando sono libero, perché
gli occhi
degli uomini sono ancora pregni di furore?
Perché, guardandoli, dietro agli specchi della loro anima intravedo
bestie che
vorrebbero staccar le membra a quella persona o all’altra?
Ah, gli uomini sono mostri interessanti.
Fingono d’esser civilizzati, quando invece desiderano solo che la loro
anima
ritorni allo stato primordiale…
No, l’amore non c’è mai stato in questa landa di creature dalla bava
sanguinolenta.
Neanche da parte di colui che mosse per primo l’universo.
“Boris Huznestov, siamo
pronti ad ascoltare la sua deposizione.”
È la stessa storia da quasi vent’anni, ormai.
Si ripete periodicamente e monotonamente: vado in tribunale, ribadisco
le
stesse identiche nefandezze compiute da Vorkov in anni ed anni d’abusi,
gli
avvocati si sbranano; e ciò che ottengo è il nulla più assoluto.
Nessuna giustizia, né umana né divina, sembra voler muovere anche un
solo passo
verso di me.
Dio mio, devo avere davvero un terribile aspetto, se non
riesco a sedurre
la bella Signora bendata!
Eppure, ho sempre pensato che tra tutti i miei compagni di sventura io
fossi
quello venuto meglio.
Non possiedo alcuna cicatrice particolarmente evidente sul corpo o un
qualsiasi
altro decadimento fisico e mentale che potrebbe, eventualmente,
allontanare le
fanciulle.
Nei miei occhi, nel mio respiro, nei miei movimenti.
Dell’assassinio dei miei genitori? Oh, di quello per mia sfortuna non
ho prove
concrete, ma solo ricordi vaghi e infruttuosi sospetti.
Potrei peccare di superbia, dicendo che per avere me Vorkov
avrebbe
agito di tutto –e privare della vita i miei familiari rientrava
evidentemente
nelle possibilità da lui contemplate-, ma non vorrei risultare
particolarmente antipatico
o incline alla depressione.
Bhé, in effetti credo di sorridere un po’ troppo spesso nonostante i
miei
oscuri trascorsi…
Ma cos’altro dovrei fare?
Piegarmi su me stesso e piangere per giorni e giorni fino a sentire
gli
occhi doloranti? Fino a sentirli scivolare via insieme con le lacrime?
Ci ho provato, l’ho fatto.
Ed ho anche versato fiumi di sangue e vomito per il malessere, per la
disperazione di vivere e la speranza di morire.
Un bambino dovrebbe avere la possibilità di essere felice e di
respirare una
salubre atmosfera familiare… senza né il fetore della decomposizione o
l’essenza della putrefazione.
Ah,
sono stato trafitto per così a lungo, che non mi importa più di nulla
in
particolare…
Un tempo, venti anni fa, fresco di libertà e voglia di vita, penso di
essere
stato anche assetato di vendetta.
Ma ora…
Ritengo che per tutti noi
ex-ragazzi del
monastero, gli anni di vita valgano il doppio del normale: ho quasi
quarant’anni e mi sento allo stremo, pronto ad arenarmi sulla spiaggia
dell’annichilamento.
Saranno stati gli stenti, saranno state le strambe
responsabilità…
Però, a cosa mi servirebbe, ora, veder privato di tutti i suoi sporchi
averi il
figlio naturale di quel maiale d’un monaco..?
Ora che non ho altro che un sorriso spaventoso disegnato ad arte sul
viso..?
“Per anni ho rilasciato sempre le stesse dichiarazioni. Non ho più
nulla da
dire.”
D’altra parte, cosa dovrei aggiungere?
«Ehi, mondo di merda, mi hai
ridotto a brandelli e, sì,
anche disilluso.»
*You say the weight of the
world has kept you from letting go.*
Avrei voluto farci aggiungere anche un “Sua Signoria Illustrissima”, lo
ammetto, ma a quel punto avrei speso un ulteriore capitale per ogni
singola
lettera e, diciamocela tutta, non desidero che un misero soprammobile
possa
attirare l’attenzione più del sottoscritto.
Mh…
Ma sì, prima o poi penso
che lo completerò con
“S.S.Ill.” .
È un’abbreviazione, certo, ma il significato è lo stesso ed il guadagno
è
garantito..!
Ho un magnifico senso pratico, nevvero?
Già, devo dire che mi è molto utile nella gestione degli affari: non
posso
lamentarmi e, d’altra parte, solo una mente illuminata come la mia
potrebbe
concepire adeguate e vincenti strategie di mercato!
Ah, che pena.
Oddio, le segretarie sono
ovviamente uno
spettacolo -dopotutto le ho scelte io stesso-, ma è
davvero una magra
consolazione squadrare i culi di arrapate arrampicatrici sociali tutti
i
santissimi giorni, per permettere alle ore di trascorrere il più
velocemente
possibile.
Se Vorkov potesse osservarmi, riderebbe fino alla nausea; e credo lo
farebbe
anche una mia vecchia conoscenza a lui vicino –oh,
non ha mai superato
l’umiliazione di vedersi strappare il ruolo di capitano… Ma, bhé, in
questo
mondo vige la legge del più forte e lui, oggi come allora, non era
altro che un
miserabile.
Nella mia vita ho collezionato tanti successi, costellati da
altrettanti insignificanti
fallimenti.
Uno di questi credo riguardi le modalità di comando della mia esistenza.
Non che non avessi la situazione ben salda tra le mani –anche
se penso
d’esser finito in commissariato una volta di troppo..!-, ma
ad un certo
punto mi sono ritrovato a dover scegliere fra il perdere tutto ed
assumermi le
mie responsabilità…
Ah, noi ragazzi del monastero non abbiamo mai avuto fiuto per queste
cose.
Stupidaggini come il peso delle proprie azioni non contavano nulla,
quando la
posta in gioco era una cena sostanziosa grazie alla quale avresti avuto
la
pancia così piena, che saresti stato in grado di digiunare per
un’altra, lunga
settimana.
Non è rinvangare il passato, affatto.
Ma quale potenza mi pervadeva quando, eliminati tutti, esistevamo solo
io, la
gloria ed il mio grasso banchetto.
D’altra parte, avevo un futuro già ben delineato e la tappa alla reggia
di Vladimir non è stata altro che una piccola deviazione di percorso.
Non sono più pericoloso, né furioso, né incazzato col mondo.
Direi, invece, d’esser stanco.
Non l’avrei mai detto, ma da qualche tempo le più seducenti tentazioni
di
questa terra non sortiscono alcun effetto sul sottoscritto, e sono
sostituite,
invece, da infinite pile di pallosi documenti…
Ah, mi sono scatenato come un diavolo, quando ho potuto.
Ho macchiato la pietra marcia di bui sotterranei, quando mi sono
ribellato.
E credo d’avere ancora qualche chiodo delle fruste di Vorkov piantato
sotto la
carne.
Sì, sto solo
aspettando che quel seme maligno
germogli e
che mi trascini via
da questo distorto mondo fatato, riconducendomi alla sala delle torture
dove,
sfinito, devo evidentemente essermi appisolato.
Voglio confessarvelo: quando muore la volontà, è un coma onirico a
pervadere la
pesante vita che hai da scontare.
*And you think compassion's a flaw and
you'll never let it show.*
Ho iniziato a mettere da parte i
pochi spiccioli che
guadagno per la mia lapide.
Sapete, credo sia fondamentale predisporre la maniera in cui venire
seppelliti
e scegliere con cura ciò che presidierà il nostro sonno: insomma, in
questo
caso si può davvero dire di occupare un posto su questa terra in
eterno!
Vorrei qualcosa di monumentale, che non passi inosservato: almeno nella
morte
non voglio essere una fottuta nullità.
“In Loving
Memory Of Yurij Ivanov.”
I due angeli sulla mia
tomba terranno tra le
delicate mani di pietra una coccarda con tali parole incise sopra a
caratteri
cubitali.
Oh, avanti, questa fantasticheria è una misera maniera per lenire il profondo
dolore che la carenza d’affetto mi ha lasciato
nelle budella..!
…
Oh, non sono per niente credibile, vero?
Già, piuttosto che organizzarmi il funerale, preferirei marcire per
strada con
la bocca piena di mosche.
Mi piace essere spettatore passivo, accomodarmi, accendere la mia
televisione e
ridere del male.
Guerre,
violenze, stupri alla libertà
dell’uomo, follia ed ingiustizie.
Pane quotidiano dei
notiziari, informazioni
spregevoli con le quali i Mass Media campano per mesi.
Ditemi se non è divertente.
Contestatemi, dimostratemi che non è una roba talmente assurda, da
scatenare la
vostra ilarità!
Sorridere delle tragedie più terrificanti fa di me uno schifoso verme
senza
cuore né pietà cristiana, probabilmente.
Sicuramente.
Ma, avanti, a che cazzo
serve il compatimento?
Ti sfama?
Ti cura?
Ti restituisce l’innocenza?
Ti proclama libero?
Se così fosse stato, a quest’ora io sarei forse l’uomo più felice
dell’universo.
Ma basta guardarmi in faccia.
Basta vedere il mio sorriso.
Sono una bestia.
Indeboliscono l’organismo, esponendolo alle intemperie dei sentimenti.
«Nessuno dovrebbe più soffrire,
nessuno più dovrebbe
essere umiliato!»
Ipocrite stronzate.
Sulla sofferenza sorgono imperi, sull’umiliazione si impone il potere
dei più
grandi esponenti della società.
E alla Compassione quale ruolo è affidato in questo
grottesco teatro?
Giullare vagabondo dal trucco sciolto, pagliaccio sfigurato dalle
ingiurie!
Perché io dovrei avere fiducia in un tale e debole buffone?
Perché dovrei abbracciarlo, baciarlo e lasciare che col suo fetore
riscaldi il
mio corpo freddo?
No.
Non permetto che una vile
entità deturpi
ulteriormente la mia vita.
Non transigo che mi siano fatti più torti di quanti non ne abbia già
subiti.
E se ridicolizzarla, schernirla, calpestarla mi rende forte e pronto a
morire
con qualcosa di più che una smorfia sul viso, allora la sevizierò con
tutta la
crudeltà che mi è stata conferita; allora la sbranerò con quanta più
furia le
mie ossa possano permettersi.
Infine, griderò al mondo d’essermi liberato di quella puttana
che a
tutti si presta senza pudore, e che tutti abbandona con un triste
sguardo di
scuse e preghiere.
La guarderò morire.
Mi accomoderò al suo fianco e riderò, ascoltando il suo respiro
spegnersi e
bruciare; quindi la mia anima sarà soddisfatta.
Quindi riuscirò a dire di aver sfiorato qualcosa di molto simile alla
vendetta;
e potrò anche andarmene annaspando su un terreno ricoperto di sporcizia.
Tutti ci sussurrano che un giorno il mondo stesso ci procurerà una
ragione per
andare avanti, per lottare, grazie a degli amici, ad una compagna di
vita o
magari ad una famiglia..!
Puttanate.
È stato il mondo, per
primo, ad ucciderci.
A farci a pezzi.
A deturpare i nostri corpi e, godendo come un maiale, a strapparci la
vita dal
petto.
But some day the weight of the world will give you the strength to go.
Hold on, the weight of the world will give you the strength to go.
Just hold on, the weight of the world will give you the
strength to go.*
Ammetto di tenere particolarmente a questa shot, e che ci ho messo
tutto
l’impegno possibile per renderla verosimile.
Spero abbiate potuto apprezzarla ^^.
Grazie a tutti per aver letto, un grazie
più grande a chi mi darà
la sua opinione in merito.
Un bacio, a presto.
Iria.