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Autore: Iria    30/05/2011    5 recensioni
*God save us everyone!
Will we burn inside the fires of a thousand suns?*

Una raccolta di racconti legati assieme dalle tracce musicali del nuovo album dei Linkin Park.
Ci sarà ben poca positività in questi racconti e spero che comunque possiate apprezzare.
Aspetto una vostra opinione!
Iria
#1- The Requiem [584 parole] (Yurij Ivanov POV);
#2- The Radiance [788 parole] (Lievissimo Brooklyn x Garland);
#3- Burning in the Skies [1138 parole] (Boris/Yurij relationship);
#4- When They Come For Me [1076 parole] (Kei Hiwatari POV);
#5- Robot Boy [2460 parole] (Demolition Boys -Ivan, Sergej, Boris, Kei, Yurij- POV);
#6- Jornada Del Muerto [748 parole] (Takao Kinomiya POV).
Genere: Introspettivo, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Thousand Suns
-God Save us everyone-

Robot Boy

*You say you're not gonna fight, ‘cause no one will fight for you.*

Ivan Pavlov.
Non sono sicuro che questo sia il mio vero nome, ma è così che sono sempre stato chiamato ed è così che continuano a rivolgersi a me.
Fatta eccezione, ovviamente, per quelle volte in cui vengo apostrofato come “sfigato”, “perdente”, “impiastro”.
Non ho mai ricevuto particolari parole d’apprezzamento o gesti che avrebbero potuto paragonarsi ad un“Ehi, amico, sono qui.”
Dimenticato dal mondo e lasciato a marcire, mi si chiede ora di lottare per i miei diritti, per le mie -a quanto dicono- infinite possibilità e capacità.

 Ma chi, come me, è stato già giudicato “Indegno alla vita”?

Non sono prestante a livello fisico: non sono alto, non ho tanti muscoli e la mia agilità è andata a farsi fottere dopo che mi hanno spezzato le gambe per la sesta e fatale volta.
Il sonno mi ha scavato gli occhi anni or sono, quando addormentarsi significava morire assiderati o sbranati; e la considerazione che ho di me stesso è scesa sotto lo zero quel lontano giorno in cui mi risvegliai nelle segrete del monastero coperto di feci.

 Allora qual è la mia utilità?

Ci sono stato sempre e solo io a combattere per la schifosa vita che mi è stata fatta condanna di trascinarmi dietro al pari di logoranti catene –come se la mia pelle non fosse già stata tranciata abbastanza da infiniti anelli di metallo..!
Una pesante colpa, l’esser nato, lo ammetto.
Non ho, quindi, alcun diritto a combattere per la felicità.

Né mia, né ben che meno per quella altrui.
Dunque per una volta vi prego, fatemi un misero piacere: fottetevi tutti.

 *°*

 *And you think there's not enough love, and no one to give it to.*

Sergej non è un nome che mi è stato dai miei genitori o da un mio qualsiasi altro familiare.
Anzi, non ricordo neanche di aver mai avuto una famiglia o un nido caldo dove poter tornare: ho sempre pensato d’esser nato dall’asfalto dei marciapiedi, e che lì sarei tornato una volta morto.
Quando fui accolto al monastero mi venne dato un numero per poter essere riconosciuto, in quanto quei monaci senza Dio non si sarebbero mai dati la pena di identificare un bambino che aveva appena varcato le soglie del suo personale Inferno; ed in seguito da quel numero -quando venni istruito almeno ai minimi livelli- ricavai questo nome, facendo corrispondere ad ogni cifra una lettera dell’alfabeto.

 È pietoso, me ne rendo perfettamente conto.
Ma avete mai assaporato la disperazione?
Avete mai sfiorato la follia?
Quei numeri ripetuti come una cantilena mi trapanavano il cervello…

Un nome è la testimonianza che qualcuno ti ha amato, che si è preso cura di te ancor prima che nascessi, che ha trascorso giorni a decidere quale parola suonasse meglio su un marmocchio che poi sarebbe divenuto uomo.
Ecco perché forse mi ha partorito il ciglio della strada.
All’epoca, non vi era alcuna traccia d’amore nel mio esistere, e tuttora nei giorni che affronto questo sentimento raschia il fondo dello zero.
D’altra parte, perché dovrebbe andare diversamente?
Ho visto l’ombra oscura del mondo insinuarsi nelle anime di fantocci dalle sembianze umane e divorarle fino a farle implodere nella più sadica crudeltà.
Ho visto gli occhi di strane bestie antropomorfe sfamarsi con il terrore delle proprie piccole vittime.
E, guardando, subendo, non ho avvertito alcun dolore nel cuore, nell’anima o sul corpo.
Immobile nel sangue delle mie ferite, ricordo che, come una litania, ascoltavo il suono dei miei numeri apostrofato sempre con maggior forza e terrore al culminare della violenza.

 Quando è la preda a divenir furente, cosa accade al cacciatore?

Io, oggi come allora, ho sempre avuto bisogno del calore dell’amore.
Che questo mi venisse dato dal sangue, da bambino non mi importava: cosa potevo capirne?
Ma anche ora sono disorientato ed alquanto depresso: se al mondo ci fosse tutto il sentimento che mi è stato descritto da quando sono libero, perché gli occhi degli uomini sono ancora pregni di furore?
Perché, guardandoli, dietro agli specchi della loro anima intravedo bestie che vorrebbero staccar le membra a quella persona o all’altra?
Ah, gli uomini sono mostri interessanti.
Fingono d’esser civilizzati, quando invece desiderano solo che la loro anima ritorni allo stato primordiale…
No, l’amore non c’è mai stato in questa landa di creature dalla bava sanguinolenta.
Neanche da parte di colui che mosse per primo l’universo.

 *°*

 *And you’re sure you’ve hurt for so long, you’ve got nothing left to lose.*

“Boris Huznestov, siamo pronti ad ascoltare la sua deposizione.”
È la stessa storia da quasi vent’anni, ormai.
Si ripete periodicamente e monotonamente: vado in tribunale, ribadisco le stesse identiche nefandezze compiute da Vorkov in anni ed anni d’abusi, gli avvocati si sbranano; e ciò che ottengo è il nulla più assoluto.
Nessuna giustizia, né umana né divina, sembra voler muovere anche un solo passo verso di me.

Dio mio
, devo avere davvero un terribile aspetto, se non riesco a sedurre la bella Signora bendata!
Eppure, ho sempre pensato che tra tutti i miei compagni di sventura io fossi quello venuto meglio.
Non possiedo alcuna cicatrice particolarmente evidente sul corpo o un qualsiasi altro decadimento fisico e mentale che potrebbe, eventualmente, allontanare le fanciulle.

 È nella mia espressione l’orrore, vero?
Nei miei occhi, nel mio respiro, nei miei movimenti.

Cosa dovrei raccontare ancora..?
Dell’assassinio dei miei genitori? Oh, di quello per mia sfortuna non ho prove concrete, ma solo ricordi vaghi e infruttuosi sospetti.
Potrei peccare di superbia, dicendo che per avere me Vorkov avrebbe agito di tutto –e privare della vita i miei familiari rientrava evidentemente nelle possibilità da lui contemplate-, ma non vorrei risultare particolarmente antipatico o incline alla depressione.
Bhé, in effetti credo di sorridere un po’ troppo spesso nonostante i miei oscuri trascorsi…
Ma cos’altro dovrei fare?
Piegarmi su me stesso e piangere per giorni e giorni fino a sentire gli occhi doloranti? Fino a sentirli scivolare via insieme con le lacrime?
Ci ho provato, l’ho fatto.
Ed ho anche versato fiumi di sangue e vomito per il malessere, per la disperazione di vivere e la speranza di morire.
Un bambino dovrebbe avere la possibilità di essere felice e di respirare una salubre atmosfera familiare… senza né il fetore della decomposizione o l’essenza della putrefazione.

 Eppure è su tutto il mio corpo, mi impregna i vestiti…
Crea una barriera che interferisce con ciò che sono e con ciò che vorrei essere.
Davvero, sono meglio di questo schifo.
Io non sono morto.

Eclissato da questa esistenza, sento il petto squarciarsi ad ogni singolo battito del mio cuore.
Ah, sono stato trafitto per così a lungo, che non mi importa più di nulla in particolare…
Un tempo, venti anni fa, fresco di libertà e voglia di vita, penso di essere stato anche assetato di vendetta.

Ma ora…
Ritengo che per tutti noi ex-ragazzi del monastero, gli anni di vita valgano il doppio del normale: ho quasi quarant’anni e mi sento allo stremo, pronto ad arenarmi sulla spiaggia dell’annichilamento.
Saranno stati gli stenti, saranno state le strambe responsabilità…
Però, a cosa mi servirebbe, ora, veder privato di tutti i suoi sporchi averi il figlio naturale di quel maiale d’un monaco..?
Ora che non ho altro che un sorriso spaventoso disegnato ad arte sul viso..?
“Per anni ho rilasciato sempre le stesse dichiarazioni. Non ho più nulla da dire.”
D’altra parte, cosa dovrei aggiungere?

«     Ehi, mondo di merda, mi hai ridotto a brandelli e, sì, anche disilluso.»

 *°*

*You say the weight of the world has kept you from letting go.*

La targhetta sulla mia scrivania parla chiaro: “Direttore K. Hiwatari”.
Avrei voluto farci aggiungere anche un “Sua Signoria Illustrissima”, lo ammetto, ma a quel punto avrei speso un ulteriore capitale per ogni singola lettera e, diciamocela tutta, non desidero che un misero soprammobile possa attirare l’attenzione più del sottoscritto.

Mh…
Ma sì, prima o poi penso che lo completerò con “S.S.Ill.” .
È un’abbreviazione, certo, ma il significato è lo stesso ed il guadagno è garantito..!
Ho un magnifico senso pratico, nevvero?
Già, devo dire che mi è molto utile nella gestione degli affari: non posso lamentarmi e, d’altra parte, solo una mente illuminata come la mia potrebbe concepire adeguate e vincenti strategie di mercato!

Ah, che pena.
Oddio, le segretarie sono ovviamente uno spettacolo -dopotutto le ho scelte io stesso-, ma è davvero una magra consolazione squadrare i culi di arrapate arrampicatrici sociali tutti i santissimi giorni, per permettere alle ore di trascorrere il più velocemente possibile.

 Non credevo che la vita un giorno mi avrebbe divorato:
io avevo intenzione di sniffarla via con un’abbondante dose di cocaina..!

Se mio nonno potesse vedermi, mi definirebbe patetico –nonostante io abbia adempiuto alle sue volontà.
Se Vorkov potesse osservarmi, riderebbe fino alla nausea; e credo lo farebbe anche una mia vecchia conoscenza a lui vicino –oh, non ha mai superato l’umiliazione di vedersi strappare il ruolo di capitano… Ma, bhé, in questo mondo vige la legge del più forte e lui, oggi come allora, non era altro che un miserabile.
Nella mia vita ho collezionato tanti successi, costellati da altrettanti insignificanti fallimenti.
Uno di questi credo riguardi le modalità di comando della mia esistenza.
Non che non avessi la situazione ben salda tra le mani –anche se penso d’esser finito in commissariato una volta di troppo..!-, ma ad un certo punto mi sono ritrovato a dover scegliere fra il perdere tutto ed assumermi le mie responsabilità…
Ah, noi ragazzi del monastero non abbiamo mai avuto fiuto per queste cose.
Stupidaggini come il peso delle proprie azioni non contavano nulla, quando la posta in gioco era una cena sostanziosa grazie alla quale avresti avuto la pancia così piena, che saresti stato in grado di digiunare per un’altra, lunga settimana.
Non è rinvangare il passato, affatto.
Ma quale potenza mi pervadeva quando, eliminati tutti, esistevamo solo io, la gloria ed il mio grasso banchetto.

 Sono stato abituato all’oro e alla sfrenatezza.
Scatenavo i miei istinti peggiori e venivo premiato!
Dannazione.

Io sono stato quello ad avere un destino migliore, fra i miei cari colleghi.
D’altra parte, avevo un futuro già ben delineato e la tappa alla reggia di Vladimir non è stata altro che una piccola deviazione di percorso.
Non sono più pericoloso, né furioso, né incazzato col mondo.
Direi, invece, d’esser stanco.
Non l’avrei mai detto, ma da qualche tempo le più seducenti tentazioni di questa terra non sortiscono alcun effetto sul sottoscritto, e sono sostituite, invece, da infinite pile di pallosi documenti…
Ah, mi sono scatenato come un diavolo, quando ho potuto.
Ho macchiato la pietra marcia di bui sotterranei, quando mi sono ribellato.
E credo d’avere ancora qualche chiodo delle fruste di Vorkov piantato sotto la carne.

Sì, sto solo aspettando che quel seme maligno germogli e che mi trascini via da questo distorto mondo fatato, riconducendomi alla sala delle torture dove, sfinito, devo evidentemente essermi appisolato.
Voglio confessarvelo: quando muore la volontà, è un coma onirico a pervadere la pesante vita che hai da scontare.

 *°*

*And you think compassion's a flaw and you'll never let it show.*

Ho iniziato a mettere da parte i pochi spiccioli che guadagno per la mia lapide.
Sapete, credo sia fondamentale predisporre la maniera in cui venire seppelliti e scegliere con cura ciò che presidierà il nostro sonno: insomma, in questo caso si può davvero dire di occupare un posto su questa terra in eterno!
Vorrei qualcosa di monumentale, che non passi inosservato: almeno nella morte non voglio essere una fottuta nullità.

“In Loving Memory Of Yurij Ivanov.”
I due angeli sulla mia tomba terranno tra le delicate mani di pietra una coccarda con tali parole incise sopra a caratteri cubitali.
Oh, avanti, questa fantasticheria è una misera maniera per lenire il profondo dolore che la carenza d’affetto mi ha lasciato nelle budella..!

Oh, non sono per niente credibile, vero?
Già, piuttosto che organizzarmi il funerale, preferirei marcire per strada con la bocca piena di mosche.

 Che nessuno abbia compassione dei miei resti!
Lasciate pure che queste membra si decompongano tra l’immondizia…
Da lì provengo e lì tornerò.

Non sono il tipo che presta attenzione a ciò che lo circonda, che si preoccupa di come va il mondo o sbraita le sue idee su come dovrebbe realmente girare il planisfero.
Mi piace essere spettatore passivo, accomodarmi, accendere la mia televisione e ridere del male.

Guerre, violenze, stupri alla libertà dell’uomo, follia ed ingiustizie.
Pane quotidiano dei notiziari, informazioni spregevoli con le quali i Mass Media campano per mesi.
Ditemi se non è divertente.
Contestatemi, dimostratemi che non è una roba talmente assurda, da scatenare la vostra ilarità!
Sorridere delle tragedie più terrificanti fa di me uno schifoso verme senza cuore né pietà cristiana, probabilmente.

Sicuramente.
Ma, avanti, a che cazzo serve il compatimento?
Ti sfama?
Ti cura?
Ti restituisce l’innocenza?
Ti proclama libero?
Se così fosse stato, a quest’ora io sarei forse l’uomo più felice dell’universo.
Ma basta guardarmi in faccia.
Basta vedere il mio sorriso.
Sono una bestia.

 Mi hanno inciso sulla carne offese.
Mi hanno legato ad un palo come un animale.
Mi hanno rubato la dignità, l’orgoglio e, forse, anche il cuore.
Ma il risultato è spettacolare, non trovate?
Io rido mentre voi tutti, stronzi, piangete sangue.

Le ferite non rendono più forti.
Indeboliscono l’organismo, esponendolo alle intemperie dei sentimenti.

«Nessuno dovrebbe più soffrire, nessuno più dovrebbe essere umiliato!     »
Ipocrite stronzate.
Sulla sofferenza sorgono imperi, sull’umiliazione si impone il potere dei più grandi esponenti della società.
E alla Compassione quale ruolo è affidato in questo grottesco teatro?
Giullare vagabondo dal trucco sciolto, pagliaccio sfigurato dalle ingiurie!
Perché io dovrei avere fiducia in un tale e debole buffone?
Perché dovrei abbracciarlo, baciarlo e lasciare che col suo fetore riscaldi il mio corpo freddo?

No.
Non permetto che una vile entità deturpi ulteriormente la mia vita.
Non transigo che mi siano fatti più torti di quanti non ne abbia già subiti.
E se ridicolizzarla, schernirla, calpestarla mi rende forte e pronto a morire con qualcosa di più che una smorfia sul viso, allora la sevizierò con tutta la crudeltà che mi è stata conferita; allora la sbranerò con quanta più furia le mie ossa possano permettersi.
Infine, griderò al mondo d’essermi liberato di quella puttana che a tutti si presta senza pudore, e che tutti abbandona con un triste sguardo di scuse e preghiere.
La guarderò morire.
Mi accomoderò al suo fianco e riderò, ascoltando il suo respiro spegnersi e bruciare; quindi la mia anima sarà soddisfatta.
Quindi riuscirò a dire di aver sfiorato qualcosa di molto simile alla vendetta; e potrò anche andarmene annaspando su un terreno ricoperto di sporcizia.

Oh, io ed i miei compagni siamo stati feriti, ma non abbiamo mai gridato maledizioni contro il cielo: in silenzio, ci siamo nutriti di rancore, di strazio, di spossatezza.
Tutti ci sussurrano che un giorno il mondo stesso ci procurerà una ragione per andare avanti, per lottare, grazie a degli amici, ad una compagna di vita o magari ad una famiglia..!

Puttanate.
È stato il mondo, per primo, ad ucciderci.
A farci a pezzi.
A deturpare i nostri corpi e, godendo come un maiale, a strapparci la vita dal petto.

 *And you're sure you've hurt in a way that no one will ever know.
But some day the weight of the world will give you the strength to go.
Hold on, the weight of the world will give you the strength to go.
Just hold on, the weight of the world will give you the strength to go.*

Fine.

Bhé, eccomi tornata anche con un aggiornamento a questa raccolta.
Ammetto di tenere particolarmente a questa shot, e che ci ho messo tutto l’impegno possibile per renderla verosimile.
Spero abbiate potuto apprezzarla ^^.
Grazie a tutti per aver letto, un grazie più grande a chi mi darà la sua opinione in merito.
Un bacio, a presto.

Iria.

   
 
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