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Autore: Mistral    24/02/2006    2 recensioni
INTERROTTA FINO A DATA DA DESTINARSI
Litigi. Parole velenose pronunciate senza riflettere. Un incarico perso. In poche parole, niente di diverso dalla solita routine della coppia di sweeper più famosa del Giappone: City Hunter. Ma questa volta Ryo si è spinto un po’ troppo in là, tanto da costringere Kaori a prendere una decisione drastica e definitiva per entrambi. Sempre che non succeda nulla per farla ritornare sui suoi passi. Dubbi, incertezze e un pizzico di romanticismo, sullo sfondo del quartiere Shinjuku di Tokyo.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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All about loving you

All about loving you

 

Disclaimer: I personaggi di City Hunter sono di proprietà di Tsukasa Hojo e degli aventi diritto.

Gli altri personaggi sono di proprietà dell’autrice.

La canzone “All about loving you” è dei Bon Jovi.

 

Febbraio 2006

Eccomi di nuovo qui. Finalmente dopo 6 mesi ho aggiornato la fanfic! Chiedo scusa a tutti per l’attesa e ringrazio coloro che continuano a seguirmi nonostante gli ormai geologici tempi di aggiornamento. Vorrei rassicurare questi miei aficionados che la storia proseguirà fino alla sua naturale conclusione: non vi prometto niente in termini di velocità di update, ma potete stare certi che non smetterò di scrivere. Questo racconto è profondamente parte di me e non ho nessuna intenzione di lasciarlo incompiuto.

Grazie ancora a tutti e buona lettura.

Mistral

 

***

Capitolo IX

“Kaori-san, per favore, stia ferma! Oggi è così irrequieta… non riesco a pettinarla!” La parrucchiera lottava ormai da un po’ contro l’indisciplinata modella che non ne voleva sapere di lasciarsi sistemare (per la ventesima volta in un’ora) una pettinatura già perfetta.

“Ayako, per cortesia lascia perdere” la fermò Kaori, scostandole la mano “Davvero, faresti un lavoro inutile: non ce la faccio proprio a stare calma”

“È successo qualcosa, signorina?”

“Beh…” arrossì l’altra. “Oh, mi perdoni l’indiscrezione, Kaori-san!” esclamò la giovane “È solo che di solito lei è così allegra e solare, mentre oggi…”

La ex-sweeper si imporporò ancora di più. “No, no Ayako, non preoccuparti! Il fatto è che mi sono infilata in una situazione un po’ imbarazzante, coinvolgendo un amico e quindi…”

“Kaori!” la voce di Eriko che la chiamava da fuori il camerino la interruppe. “Kaori, vieni un attimo, per cortesia. La guardia all’ingresso mi ha detto che c’è un uomo che chiede di te” informò la stilista, infilando la testa nella stanza.

“Oddio, Mick!” esclamò la ragazza, mettendosi le mani nei capelli.

“Signorina, la pettinatura!” la bloccò Ayako con uno strillo “Coraggio, vedrà che andrà tutto bene… lei è bellissima!” concluse con fare complice e porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi.

“Ayako! Non ti ci mettere anche tu, ti prego!” Ormai il viso di Kaori stava passando tutte le tonalità del rosso.

“Ayako ha ragione, altro che!” si intromise Eriko, strattonando la sua modella per farla mettere in piedi. “Su, adesso vieni con me che siamo già quasi in ritardo sulla tabella di marcia…” proseguì, mentre le appuntava una grossa spilla di brillanti e gemme sull’abito nero “…se aspettiamo un altro po’ non ci sarà più la luce giusta per scattare le foto e allora…”

Mentre trascinava Kaori verso la Torre, la voce della stilista si perse in lontananza nel brusio del set e Ayako non poté più udirla, ma era sicura che stesse continuando a parlare del suo lavoro. Sorrise e iniziò a riordinare le sue cose.

 

Mick si guardava intorno perplesso: non si era mai neanche lontanamente avvicinato ad un set fotografico e non avrebbe assolutamente immaginato che fosse un ambiente così caotico: c’era gente che correva da tutte le parti con in mano le cose più disparate e tutti, quando gli passavano vicino, lo fissavano per un attimo – non sfacciatamente, come voleva la buona educazione - ma lo fissavano, le ragazze con adorazione, gli uomini con curiosità, alcuni con freddezza.

Ma tutto quel turbinio di gente all’improvviso si calmò, quando fece la sua comparsa una ragazza minuta, dai capelli neri, che gli si avvicinò con sicura eleganza. “Good morning, are you Mr. Angel? I’m Eriko Kitara, I’m a stylist and I’m in charge of this photographic set. Would you kindly follow me?[1]

“Buongiorno a lei, signorina” rispose Mick, accennando un lieve inchino “Non serve che parli inglese, la capisco benissimo avendo vissuto molti anni qui in Giappone”

Eriko sorrise. “Molto bene allora. Prego Angel-san, da questa parte”

Mick la seguì e i due si diressero verso un container leggermente defilato rispetto al trambusto del set.

Già da lontano, l’Americano scorse Kaori che li aspettava sulla porta, visibilmente tesa. Allungò il passo e le si avvicinò in un attimo, portandosi la sua mano alle labbra. “Ciao Kaori, come stai?”

La ragazza, a quel gesto, si imbarazzò anche più del giorno precedente, specie vedendo alle spalle dell’uomo Eriko assumere un’espressione più che eloquente. “Ciao Mick, grazie di essere venuto…” balbettò alla fine, tentando di riprendere il controllo di sé. “Questa pazza della mia amica vorrebbe che noi… oh, ma naturalmente tu non avrai nessuna intenzione di prestarti, vero…?”

“Calma darling!” la interruppe Mick, appoggiandole le mani sulle spalle “Adesso «questa pazza» della signorina Kitara ci spiega tutto, ok?” Dietro di lui, Eriko annuì, soddisfatta che qualcuno la tenesse in considerazione.

“Ma Mick! Tu…”

“Shh…” sorrise l’Americano, posandole un dito sulle labbra “Fa parlare Kitara-san”

“Grazie Angel-san! Lei sì che mi capisce!” affermò la stilista soddisfatta, facendo un passo avanti “Dunque, come Kaori sa già, vorrei scattare una serie di fotografie di una coppia che si bacia” e qui lanciò un’occhiata significativa alla sua imbarazzatissima modella “sulla cima della Torre di Tokyo” Osservò per qualche secondo Mick per coglierne le reazioni, ma lui era impassibile “E questa coppia siete voi due… che ne dite?”

Non aspettò nemmeno che le rispondessero, prendendo il loro silenzio per assenso. “Coraggio! Mettiamoci al lavoro!” esclamò con un sorriso, cominciando ad avviarsi.

“Aspetta Eriko” la bloccò la ex sweeper “Devo proprio mettere questo vestito?” domandò, chiaramente imbarazzata, stringendosi sulle spalle un leggero scialle di cachemire.

“Kaori! Te l’ho già detto, quest’abito è la punta di diamante della mia collezione… non puoi metterne un altro. Senza contare poi che ti sta divinamente. Avanti, leva quello scialle e fatti vedere da Angel-san, vedrai che anche lui sarà d’accordo”

“Ma Eriko…”

“Dai Kaori, fai la brava e fammi vedere come stai…” Mick aveva seguito il battibecco tenendosi in disparte, ma in quel momento sul suo volto si era disegnata un’espressione che ricordava molto quella di Saeba.

Kaori, incalzata su due fronti, non poté far altro che cedere. “E va bene… però Mick promettimi che non ti metterai a ridere o peggio ancora” disse infine.

“I swear[2]!”

La ragazza sembrò rassicurata e si lasciò scivolare lo scialle dalla schiena, rimanendo poi immobile davanti all’Americano.

Questi, dal canto suo, rimase interdetto: cosa ci poteva essere di imbarazzante in quel vestito di seta nera dal castigato scollo a barchetta che seguiva dolcemente le curve fino a terra? Stava per dar voce alla sua perplessità, quando Kaori gli voltò le spalle, rivelandogli la schiena completamente scoperta fino alla base, eccezion fatta per le sottili spalline che sostenevano l’abito, correndo proprio lungo l’attaccatura del braccio.

A quella vista, Mick non poté trattenere un fischio di ammirazione; la ragazza, che, ancora voltata, lo scrutava ansiosa da sopra la spalla, si ricoprì in fretta, imbarazzatissima. “Ecco! Lo sapevo che avresti reagito così!”

Eriko sorrise tra sé e scosse la testa: la sua amica non sarebbe cambiata proprio mai.

“Kaori cosa ci devo fare se sei così bella?!” rispose candidamente Mick “Dopotutto sono un uomo, non puoi pretendere che rimanga impassibile davanti a certe scene…”

La ex sweeper, sempre più imbarazzata, nascose la testa sotto lo scialle, quasi volesse scomparire: quei complimenti così espliciti le facevano un piacere immenso, ma non sapeva come reagirvi e non trovava neanche la forza di guardare negli occhi l’amico.

“…e complimenti anche a lei, signorina Kitara! Ha disegnato un abito veramente magnifico per Kaori. Credo ci siamo poche donne al mondo che saprebbero portarlo altrettanto bene, non è d’accordo?”

“Oh Angel-san, lei sì che è un vero intenditore di moda! Grazie di cuore per le sue parole!” esclamò la stilista, emozionata. Ma subito recuperò il suo aplomb professionale e prese Kaori per un braccio, cominciando a dirigersi verso la Torre “Ma adesso non perdiamo più tempo, abbiamo un servizio fotografico da fare!”

 

Sulla cima della Torre, i due modelli vennero in breve istruiti sulla posa da assumere – una posa che imbarazzava Kaori da morire; Mick, invece, non si sentiva minimamente a disagio. Dopotutto la ex sweeper era la donna di cui si era innamorato e che amava ancora e l’idea di poterla abbracciare (e forse anche baciare) bastava a fargli dimenticare ogni fastidio per le decine di occhi, elettronici e non, puntati su di loro.

“Ok, ora mettetevi in posa per cortesia” La voce di Eriko li riscosse dai loro pensieri.

Kaori e Mick si scambiarono un’occhiata. “Coraggio darling, vedrai che andrà tutto bene. Tu semplicemente stai rilassata e fidati di me”

Kaori non riuscì a trovare il coraggio per sostenere il suo sguardo per più di un secondo e abbassò gli occhi. “Mick io…”

Come fare a dirgli che non voleva che lui la baciasse senza offenderlo? Che, anche se il bacio che avrebbero dovuto scambiarsi non sarebbe stato altro che una finzione, lei non se la sentiva?

Ma Mick sembrò capire cosa la preoccupava. “Kaori, guardami per favore” le disse dolcemente, prendendole il mento in una mano per indurla a voltarsi “Ho capito qual è il problema. Non ti bacerò se non lo vuoi… anche se per me non sarebbe affatto una finta”

La ragazza, a quelle parole, sentì il rossore salirle alle guance e le ginocchia cederle e ringraziò il cielo che l’Americano le stesse cingendo la vita con un braccio, altrimenti probabilmente sarebbe caduta a terra. Strinse con forza i baveri della giacca di Mick, poi, dopo un attimo, prese un profondo respiro e alzò gli occhi, sorridendogli.

Lui ricambiò il sorriso e poi lanciò un’occhiata a Eriko e ai fotografi che stavano seguendo perplessi lo scambio di battute tra i due. “Siamo pronti miss Kitara, quando volete scattate”

 

***

Circa due settimane dopo

Ryo si buttò svogliatamente su uno degli scomodissimi sedili della metropolitana. Da quel famoso incontro con Mick al parco aveva cominciato a seguire la socia come un’ombra, cercando di memorizzarne orari e spostamenti; pur non essendo quello un compito molto difficile, era comunque sfibrante, specie sotto il profilo psicologico. Era inutile che cercasse di negarlo: non gli piaceva per niente vedere la sua Kaori davanti all’obiettivo di un fotografo, meno che mai con le mise che Eriko disegnava apposta per lei – e che, manco a dirlo, non facevano altro che esaltare la sua bellezza.

Saeba sbuffò: per quel giorno aveva saputo che Kaori non si sarebbe mossa da casa, quindi lui non aveva molto da fare. Era un’ottima occasione per staccare un attimo e pianificare una strategia d’azione che fosse un minimo razionale.

La metropolitana si fermò, facendo salire una mezza dozzina di passeggeri; la carrozza non era molto affollata, ma comunque tutti i posti a sedere erano già occupati, eccetto quello accanto a lui, che fu subito preso da una ragazza di circa vent’anni, con una massa di riccioli biondi e grandi occhi azzurri. La giovane teneva in mano una rivista, che l’occhio ormai allenato di Ryo riconobbe come uno dei principali tabloid che si occupavano di fare le pulci ai cosiddetti vip. Lo sweeper non avrebbe degnato la sua vicina e la rivista di un’altra occhiata, non fosse stato per una foto che intravide appena, ma che gli sembrò ritraesse qualcuno di familiare.

Rimase impalato a fissare, senza neanche vederla, la ragazza che continuava a sfogliare il giornale apparentemente indifferente allo sguardo vacuo di Saeba; alla fine però lei non riuscì più a far finta di niente e gli rivolse la parola: “Mi scusi, ha forse bisogno di qualcosa?” la voce era cortese ma ferma, anche se sotto sotto si avvertiva il disagio per quegli occhi puntati addosso.

Ryo sobbalzò. “Scusami, non… stavo guardando te…”

La biondina gli rivolse un’occhiata interrogativa.

“La tua rivista… posso vederla solo un attimo?”

“Certo, tenga” Sempre più perplessa, la giovane gli porse il settimanale. Saeba lo sfogliò rapidamente, finché non trovò ciò che prima aveva attratto la sua attenzione: una pubblicità a tutta pagina, con la foto di una coppia teneramente abbracciata, lei avvolta in un abito nero con una scollatura da urlo sulla schiena e lui con un elegante completo bianco. I loro volti, grazie ad un abile gioco di inquadrature e pose, non si vedevano, ma Ryo non ebbe nessuna difficoltà a riconoscerli. Quelli erano Kaori e Mick. E Mick stava baciando Kaori.

Pallido, le nocche strette e bianche per la tensione e la rabbia, lo sweeper buttò a terra la rivista e scese dalla metropolitana.

 

***

 

Quella sera, all’ultimo piano del palazzo sede della casa di moda Kitara, l’atmosfera era decisamente euforica: la nuova campagna pubblicitaria aveva avuto un successo strepitoso e le indiscrezioni su i due modelli protagonisti della foto del bacio sulla Torre, lungi dal venir considerate nocive, stavano contribuendo a far accendere i riflettori sulla giovane stilista e sui suoi indossatori dal volto sempre celato.

Kaori sospirò e si prese la testa tra le mani: certo, quella foto era stata un successo strepitoso – e anche lei doveva riconoscere che in effetti era molto bella, ma farla le era costata una fatica immane. «Non c’è storia: non sono tagliata per fare la modella, se mi imbarazzo a morte anche per queste piccole cose…»

Cercando di fare il meno rumore possibile, si alzò e uscì sull’ampia terrazza, illuminata da un sottile spicchio di luna che lottava per farsi strada tra i nuvolosi neri che lo assediavano. Adorava stare all’aperto nelle sere di primavera come quella, a farsi cullare dal profumo dei fiori e dalla brezza ancora un po’ pungente.

Avanzò fino al limitare del balcone e rimase immobile a guardare la città dall’alto, persa nei suoi pensieri, giocherellando con un orecchino; all’improvviso delle braccia muscolose le cinsero la vita e sentì il petto ampio e caldo di Mick appoggiarsi alla sua schiena. “Che ci fai qua fuori? Senza giacca per di più… finirà che ti ammali”

Con grande sorpresa dell’Americano, Kaori non tentò di divincolarsi dal suo abbraccio. “Non credo, sai? Ho un fisico piuttosto resistente io” sorrise “Tu piuttosto, perché non sei rimasto con gli altri? Credevo ti divertissero le riunioni come quella…”

“Volevo capire cosa avessi. Mi sei sembrata strana stasera”

La ragazza, sorpresa dalla risposta dell’uomo, abbandonò la testa sulla sua spalla e rimase in silenzio per qualche istante. “Stavo ripensando alla foto sulla Torre… è stata un’esperienza stranissima per me, ma mi ha fatto capire alcune cose, sai?”

“E che cosa in particolare?”

“Beh, una cosa su di te, per esempio… anzi, su di noi ad essere precisi”

Mick si irrigidì per un istante: non si aspettava una risposta del genere da parte di lei.

Kaori, dal canto suo, sembrò ignorare la tensione palpabile che emanava dallo yankee alle sue spalle e, dopo altri interminabili secondi di silenzio, proseguì. “Sai Mick, si fa presto a dire che il tempo sistema le cose, ma si fa un po’ meno presto a convincersi che sia così… quando mi sono separata da Ryo io pensavo che non sarei più riuscita a togliermelo dalla mente, meno che mai ad innamorarmi di nuovo. Invece forse ora qualcosa è cambiato, il tempo ha fatto il suo corso e forse ora…” si interruppe di nuovo e lasciò vagare lo sguardo sulle mille luci scintillanti della città che si stendeva ai loro piedi.

“Kaori questo vuol dire che tu…”

 

Io non ti so rispondere
Se un giorno cambierà
Non ti prometto niente…

 

“Io non so se è proprio amore, faccio ancora confusione… ma so che sei stato il più bravo a non andartene via[3] e di questo non posso che esserti grata. Grazie di tutto Mick”

“Piccola io non so davvero cosa dire…”

“Non dire niente, non servirebbe. Anche perché se mi facessi delle domande non saprei cosa risponderti. Non mi capisco bene nemmeno io e la cosa mi mette molto a disagio. So solo che con te sto bene, mi fai sentire sicura e so che posso contare sul tuo sostegno ogni volta che ne ho bisogno e questo per me vuol dire già tanto”

 

Dico solo che con te sto meglio
E che il tempo del risveglio
Già potresti essere tu
Non dico di più, non dico di più…

 

Mick, sempre stretto a lei, le accarezzava le braccia, tentando di decifrare tutto il non detto che la ragazza lasciava dietro le sue parole; voleva capire se, facendo ciò che aveva in mente, aveva una minima possibilità di non rovinare tutto e finire spiaccicato a terra da uno dei celeberrimi martelloni di Kaori. Cercò di catturare i suoi occhi, ma sembrava quasi che lei volesse sfuggirlo, perdendosi nella contemplazione del paesaggio notturno.

“Tu mi fai sentire speciale Mick, e questa è una sensazione magnifica che non ho mai provato con nessuno. Ryo nel suo contorto modo provava dell’affetto per me, certo, ma non me l’ha mai dimostrato apertamente come te e comunque non credo mi volesse bene quanto me ne vuoi tu”

«You don’t know how wrong you are, baby…[4]» Kaori era proprio ingenua a pensare che Saeba non l’amasse, considerò Mick; anche se, in effetti, lo sweeper non è che fosse proprio un modello di chiarezza e coerenza nei rapporti con lei…

“Io non so come andrà a finire tra noi, ma di sicuro io non mi scorderò mai di te e di quel che stai facendo…”

 

Se tornerò a innamorarmi ancora
Ora non so se sarà di te
Se ci sarà posto ancora
Mi piacerebbe tenerlo per te…[5]

 

“…e stai sicuro che…” proseguì Kaori, alzando gli occhi su di lui.

Ma Mick non la lasciò finire: ormai deciso a giocarsi il tutto per tutto, sfiorò leggermente le labbra della donna con le sue e si ritrasse senza approfondire il bacio. Si aspettava una reazione violenta, che invece non venne; al contrario, Kaori lo guardava stupefatta e incredula per quanto appena accaduto.

“C’è un posto per me al tuo fianco, Kaori Makimura?” le domandò infine l’Americano, senza distogliere gli occhi dai suoi.

La donna sorrise, poi, senza dire una parola, si allungò verso di lui e lo baciò nuovamente a fior di labbra; ma questa volta Mick non le permise di allontanarsi e con dolcezza la indusse a socchiudere la bocca, permettendo alle loro lingue di incontrarsi. Kaori si sentì percorrere da una scarica elettrica e decise di spegnere temporaneamente il cervello, rinunciando a qualunque tipo di pensiero razionale e cosciente, per farsi tutta sensazione: una sensazione bellissima, che non aveva mai provato prima. Il profumo fruttato di Mick le avvolgeva la mente, come le sue braccia avvolgevano il suo corpo, trascinandola in un mondo a lei completamente sconosciuto.

Quando lo sweeper si staccò da lei, la donna, sorprendentemente per nulla imbarazzata, si girò tra le braccia del compagno e nascose il viso nel suo petto. “Mick…”

“Ti amo piccola Kaori, ti amo tanto” le ripeté dolcemente, sfiorandole i capelli con un bacio e stringendola a sé, anche per proteggerla dal freddo ormai penetrante della notte.

 

Alle loro spalle, nella grande sala, la riunione era ormai finita e tutti se n’erano andati. Solo una persona osservava le due sagome abbracciate disegnate contro la skyline sfavillante di Tokyo. “Sono davvero contenta per te, amica mia… forse questa è la volta buona che riesci a dimenticarti di Saeba”

 


 

[1] “Buongiorno, è lei il signor Angel-san? Sono Eriko Kitara, sono una stilista e sono la responsabile di questo set fotografico. Sarebbe così gentile da seguirmi, per cortesia?”

[2] “Lo giuro”

[3] Questa battuta di Kaori e la precedente sono un leggero riadattamento de “L’odore del sesso” di Ligabue

[4] “Non sai quanto ti sbagli piccola…”

[5] “Non ti prometto niente” di Eros Ramazzotti

   
 
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