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Autore: ferao    31/05/2011    4 recensioni
- Me ne frego se sei un Gorgocoso o altro, certe cose non... E diavolo, non chiamarmi Ace!
Perché? Mi piace; hai una faccia un po' da Ace.
- Ah sì? Allora non ti dispiacerà certo che io ti chiami Rupy!
E perché dovresti farlo? Non ho mica una faccia da Rupy, io!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Horace Lumacorno, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Presupposti per questa storia:
  1. Nel 1938 Tom Riddle frequenta il primo anno di scuola. Supponendo che Lumacorno abbia iniziato ad insegnare da prima, diciamo per comodità che nel ’38 ha 30 anni.
  2. Logica conseguenza, è nato nel 1908.
  3. La Camera dei Segreti viene aperta nel 1942; Lumacorno ha 34 anni.
  4. Nel 1971 Lily Evans inizia a frequentare Hogwarts; Lumacorno ha 63 anni.
  5. Harry nasce nel 1980. Conosce Lumacorno nel 1996, prima di iniziare il sesto anno: il professore ha 88 anni.

 
 

Il Gorgosprizzo sta con lui da quando ha 27 anni. Lumacorno ha iniziato la sua carriera di insegnante il giorno stesso del suo compleanno, e, sempre lo stesso giorno, ha incontrato lui. Rupert.
 
 
 
 
 

1° Settembre 1935

 

“Mmm...”
Assolutamente delizioso. Come il sapore di quella giornata.
Perfetta, nettamente perfetta. Di più, straordinaria.
Non aveva ancora mai provato l'effetto di una Felix Felicis, ma, alle ore 11 postmeridiane di quel meraviglioso primo settembre, Horace E.F. Lumacorno si concesse il lusso di pensare che mai, mai, il giorno più fortunato della sua vita avrebbe potuto essere migliore di quello.
Succhiò via dal pollice i rimasugli di ananas candito, vecchio vizio che aveva ereditato dal padre. In realtà – ma questo nemmeno lui stesso lo sapeva – non era tanto il sapore, comunque delizioso, dell'ananas a spingerlo a mangiarlo, ma il fatto che quel gesto lo aveva visto fare mille e mille volte da Ebenezer Lumacorno, che a sua volta lo aveva ripetuto imitando Filotheos Lumacorno, suo padre.
Un vizio trasmesso di padre in figlio, con la semplice forza dell'ammirazione.
Non era però al suo amato padre che Horace pensava in quel momento, e tantomeno a suo nonno.
Pensava a se stesso.
Ventisette anni e una carriera fulminea e sfolgorante: trenta pubblicazioni su “L'almanacco del Fattucchiere”, record destinato a essere battuto solo trentacinque anni più tardi; sei volte vincitore del Cagliostro Award per la miglior pozione realizzata in meno tempo.
E ora, Hogwarts. La sua amata Hogwarts.
Si sentiva in paradiso. Se anche fosse esistito qualcosa al di sopra di Hogwarts, forse non avrebbe provato a raggiungerlo; era quello il suo posto.
Quel giorno compiva ventisette anni. Aveva dinanzi a sé anni meravigliosi, meravigliosi. Sapeva di essere molto versato nell'insegnamento, lo aveva scoperto dopo aver impartito quelle lezioni private alla ricca e snob figlia del ricco e snob capo dell'Ufficio per la cooperazione magica internazionale (utili per la ragazzina e utilissime per lui, che era riuscito a facilitare l'ingresso di certe rare piante dalla Nuova Zelanda). Era certo che non avrebbe avuto problemi con i giovani maghi e streghe della sua amata Hogwarts.
A cena, il preside Dippet e gli altri professori gli avevano fatto grandi onori, nonostante la giovane età. Era molto emozionato per il fatto di sedere in mezzo a loro, ma si era subito messo a proprio agio e non aveva nascosto il piacere che gli davano le lodi e i complimenti.
Aveva passato il miglior compleanno che un ventisettenne possa desiderare.
 
L’unico dolore, per Horace, era che suo padre non avesse vissuto abbastanza per assistere a quel momento; ma il giovane era sicuro che sarebbe stato fiero di lui.
Anzi, gli pareva quasi di sentirlo, il suo vecchio, mentre ripeteva la frase con cui soleva esprimere il proprio orgoglio nei confronti del figlio:
 
Ehi, palla di lardo, perché non ti togli di lì?
 
“ ... No, un momento. Qui c'è qualcosa che non va.”

Sai cos'è che non va? Il tuo sedere flaccido si è signorilmente posato proprio sull'ingresso di casa mia. Ti levi dalle scatole subito o immediatamente?

Horace si guardò attorno, confuso e preoccupato. Saltò via dalla sedia e iniziò a ispezionare la sua nuova stanza.
La stanchezza doveva aver preso decisamente il sopravvento su di lui, se iniziava a sentire delle voci.
Possibile che, mentre era totalmente immerso nelle sue fantasticherie, qualcuno gli avesse fatto uno scherzo?
Uno studente? O magari Silente? Il professore di Trasfigurazione non aveva fatto altro che ridere e scherzare per tutta la sera, magari aveva deciso di giocargli un tiro mancino…
Chiunque fosse stato, non l'avrebbe passata liscia.
“Chiamarmi palla di lardo! Che diavolo, come si permette!”
Guardò dietro alla tenda, sotto il letto, ispezionò ogni centimetro della stanza.
“Inutile, qui non c'è nessuno... dev'essere la stanchezza, sì, è così; mi sono assopito e ho sognato. Meglio andare a letto, domattina devo risplendere!”
Si tolse la veste e indossò il pigiama verde che gli aveva regalato Melita prima di partire. “È verde mela”, gli aveva detto, “così penserai a me...”
Cara ragazza, ma troppo sciocca per lui. Comunque aveva gradito moltissimo il regalo.
Prima di infilarsi al caldo sotto le pesanti coperte, pensò di concedersi un ultimo boccone di ananas. Doveva chiudere la giornata in bellezza, e quello gli parve il modo migliore.
Sedette nuovamente sulla poltrona in legno e velluto che aveva trovato nella stanza, e iniziò a scartare il frutto.

Ancora? Ma di' un po', brutto ebete, lo fai apposta?

-Eh no, diamine! Ora basta! - Afferrò la bacchetta e si alzò in piedi, con la velocità che i suoi novanta chili gli consentivano. - Vieni fuori, avanti!

Eh, la fai facile tu. Mica passi inosservato. Prova una volta ad essere grande come me, e poi potrai iniziare a chiederti come fare a venire fuori.

- Ma che... - Horace si portò una mano alla testa, confuso. - Cosa diavolo...

Rilassati, okay? Sennò la situazione peggiora. Anche se non vedo come potrebbe andare peggio di così, visto che adesso inizierai a chiederti se non sei pazzo e blablabla, finché alla fine non diventi pazzo per davvero. Come il tizio che se n'è andato a giugno.

- Brewier? Perché, era pazzo? - “Ma con chi diavolo parlo? Oddio, sto diventando davvero pazzo...”

Era matto come un cavallo, ma già da prima di conoscermi. Quindi non iniziare ad andare in giro a dire che è colpa mia, eh, perché cavolo, in un modo o nell'altro voi umani date sempre la colpa a noi, e non è mica bello eh!

- Va bene, Ace, calmati - disse Horace ad alta voce. - Respira. Sei nella tua stanza, con le tue cose, i tuoi libri, e stai per andare a dormire. Domattina ti sveglierai e sarà passato tutto. Sarà una bellissima giornata e trascorrerai il secondo giorno dei tuoi ventisette anni a fare ciò che desideravi da una vita...

Ah, oggi è il tuo compleanno? Auguri! Spero che tu non abbia mangiato troppa torta, altrimenti potrei iniziare a preoccuparmi seriamente per l'effetto che il tuo peso smodato potrebbe avere su questi mobili. Sai, sono molto antichi, e ci sono piuttosto affezionato...

- Oh, insomma! Che diavolo è? - gridò il povero Horace, fuori di sé. - Pazzo non sono, ma sento le voci. Quindi o ti fai vedere o mi dici chi sei! - E per sicurezza lanciò un incantesimo per rivelare la presenza di eventuali persone invisibili.

È inutile. Sono invisibile, almeno per te, ma non sono una persona. Quindi il tuo incantesimo è meno che inutile.

- Non sei una... persona? - Rabbrividì. - Non sarai uno... s-s-spettro...

Tzè, tutti uguali i Serpeverde. Fate tanto gli spavaldi e poi, alla parola spettro, vi viene il labbro tremulo come alle fanciulle del Trecento. No, non sono uno spettro, ma un semplice Gorgosprizzo. Mi chiamo Rupert, piacere!

- Gorgo... Eh no, preferivo credere di essere pazzo!

E perché? Mai sentito nominare il Gorgosprizzo?

- Solo nelle leggende. È un esserino invisibile che confonde le idee...

Perfetto, professore! Ora, ragioniamo. Io sono invisibile, e tu hai le idee confuse. Due più due...

- No, senti, io non ho mai creduto a queste storie, quindi adesso o mi dai una prova o...
Non fece in tempo a formulare la minaccia. “Qualcosa” entrò ronzando a velocità pazzesca nel suo orecchio destro e  uscì dal sinistro dopo un secondo. In quel breve lasso di tempo, non ci fu pensiero rimosso o recondito che Horace non si vide comparire davanti agli occhi, in un caleidoscopio terribile e rumoroso.
Grazie al cielo durò poco. In un secondo, la mente di Horace era tornata alla consueta lucidità. Quasi.
C'è da calcolare lo shock subìto.
- Tu... Tu...

Io te l'avevo detto! Ma no, il signor pancia moscia voleva la prova provata...

- Senti... - Si sedette sul bordo del letto, totalmente sconvolto. - Senti... come hai detto che ti chiami...

Rupert.

- Rupert. Sì. Bene, Rupert. Sì. Ok. Sei un Gorgocoso. E quindi?

Quindi nulla. A me basta che questa poltrona sia sempre libera, e ti concedo l'uso di tutti gli altri mobili. In fondo sono quello che vive qui da più tempo, ho quasi 400 anni... quindi diciamo che per usucapione tutta questa roba è mia, okay?

Non ebbe la forza di replicare a quell'assurdità. - Ok...

Eccellente! Quindi, tu usi letto, sedia, comodino, libreria e scrivania, e io la poltrona. Hai fatto un affare! Ora direi che è meglio che tu vada a dormire, ti vedo un po' sbattuto. Notte notte, Ace!

Un ultimo ronzio, come se l'aria attorno alla sua testa d'improvviso vibrasse. Poi, il silenzio totale.
Horace crollò sul letto, stordito e incapace di riflettere.
Non osava chiedersi cosa avrebbe rappresentato quell'assurdo incontro, per i giorni e gli anni a venire.
















Dunque. Questo è il prologo di una piccola long nata in seguito ad una discussione sul forum di HPQuiz. Chiacchierando a proposito dell'imminente torneo di Quidditch, abbiamo iniziato a domandarci quali sarebbero stati i temi che i webmaster/giudici di gara ci avrebbero assegnato per le sfide di fanfiction; una mia amica ha iniziato a suggerire temi assurdi come "L'infanzia di Lumacorno" o i "Pensieri di un Gorgosprizzo". La mente malata della sottoscritta ha unito questi due temi ed è nata, per scherzo, questa fanfiction.
Non è terminata, ho solo una mezza idea di dove voglio farla andare a parare, ma ho scritto questo capitolo e il prossimo con molto gusto e sommo divertimento, e li pubblico per puro piacere personale.
Se poi anche voi doveste iniziare ad appassionarvi alle avventure di Ace e Rupert, beh, ciò non potrà che rendermi contenta, ma posso dire di esserlo già ^^
Grazie di aver letto.
Fera
   
 
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