Tempo
presente.
Mi guardo le
dita
macchiate d’inchiostro e scrollo un attimo la mano. La sera
sta scendendo su
Mina Thirit, e i miei occhi sono focalizzati sugli incendiati campi del
Pelennor, vividi come rubini, scintillanti come fiamme. Angelica
è nella cesta,
la balia Tilly la fa giocare e la allatta quando ha fame. Avrei voluto
darle io
il cibo, ma i Valar mi hanno concesso poco latte, non sufficiente per
sfamare
il nostro cucciolo. Boromir è seduto al tavolo con me, sta
studiando alcuni
documenti di cui so poco e nulla: lavoro d’ufficio, lo chiamo
io. Il mestiere
della Sovrintendenza, lo chiama lui. Si accorge che lo sto guardando,
alza lo
sguardo grigio e mi sorride, quieto. << Mal di mano?
>> Mi chiede.
Annuisco, scrocchiando le dita.
<<
Dove sei
arrivata? >>
Senza
volerlo, la
risposta esce asciutta << A Rauros. >>
Il suo
sorriso
scompare, un’ombra di tristezza vela il suo sguardo e
distoglie gli occhi dai
miei, per fissarli sulle rosse pianure attorno alla sua
città. Ricordi dolorosi
gli affiorano nella mente- non ricordi, per l’esattezza: lui
non sa quello che
ha fatto. Lo sa solo perché gliel’ho detto io.
Non serba memoria di quei pochi attimi, eppure continua a
soffrire per
essi. E io non posso farci niente.
In silenzio,
quasi di
soppiatto, ricomincio a scrivere.
La riva era piana e di terra chiara,
ma dopo pochi metri si
alzava e cominciava una vegetazione di cespugli bassi, alternati a
striminziti
arbusti, che diventava sempre più fitta verso
l’interno, costituito da un
pendio scosceso. Dove ci trovassimo, non lo sapevo. Presi a destra e mi
mantenni nella parte bassa del pendio, sentendo la voce di Aragorn
parecchio
sopra di me chiamare Frodo. Pregai i Valar che avessero già
trovato Boromir,
che non avesse combinato niente, che non si fosse allontanato per far
del male
a Frodo ma solo per fare pipi. Li supplicai di tenerlo lontano dai
guai, di
farlo ragionare, di tenerlo sulla retta via. I Valar mi ascoltarono? La
loro
risposta si perse nel vento.
Camminai per un po’, le
voci degli altri che si perdevano in
lontananza. Il bosco era insolitamente silenzioso, e neanche un merlo
trillava,
non uno scoiattolo squittì al mio passaggio:
cos’era tutto quel silenzio? Anche
la Città delle Stelle era così silenziosa prima
dell’attacco… col peso di
quella affermazione mi fermai di colpo, sentendo le vertigini
assalirmi: la
visione della Dama parlava di un attacco, Orchi che combattevano un
pugno di
uomini in mezzo a un bosco, di giorno - e
noi eravamo in un bosco, di giorno, e quel silenzio non
lasciava presagire
nulla di buono.
“ Giulia, credo che la
visione stia per avverarsi. “ Le
comunicai.
“ C’è
troppo silenzio, vero? “
“ Già.
“
“ Hai trovato qualcosa?
“
“ No. Tu? “
“ Io sto con Merry e
Pipino. Mi hanno detto che Sam è
rimasto nella zona vicino alle barche, ad attendere il ritorno di
Frodo.
Legolas e gli altri due non so che fine abbiano fatto… ma
c’è sicuramente
qualcosa che non va. “
“ Concordo pienamente.
“
“ Anche Legolas
l’ha sentito. “
“ Tieni d’occhio
gli Hobbit, sorellina. Fa attenzione. “
“ Roger, comandante. Passo
e chiudo. “
Come faceva mia sorella ad essere
così serena, solo i Valar
ne erano a conoscenza. Avrei tanto voluto essere come lei, calma come
acqua
stagnante ma pronta a scattare come un felino, invece ero terribilmente
in
ansia, sentivo il mio cuore rombare nel bosco e i miei passi farsi
sempre più
pesanti tra le foglie del pendio. Sapevo quanto mi aspettava, ma non
avevo il
coraggio di ammetterlo. Sapevo quanto avrei dovuto fare, ma non sapevo
se avrei
trovato il coraggio di farlo. Continuavo a camminare, silenziosa,
angosciata e
attenta.
Fino a quando li trovai.
Vidi Frodo per primo, camminare
rapido e a passo spedito,
come se cercasse di distanziare qualcuno. Stava cercando di mettere
più passi
possibili fra se e la Compagnia, ma a che pro’?
Perché si stava allontanando?
Stavo per fermarlo, correre verso di lui, posargli una mano sulle
spalle e scrollarlo
per chiedergli spiegazioni, quando un secco spezzarsi di rami mi pietrificò
all’istante.
<< Non è
sicuro andarsene in giro da soli, Frodo.
>> Dolce come il miele giunse la voce di Boromir,
più in basso rispetto
allo Hobbit. Nascosta dietro un tronco, lo spiai: si stava avvicinando,
sbucato
chissà da dove, con un fascio di legna fra le braccia. Un
pretesto per
andarsene in giro a caccia di Frodo, evidentemente, e un ottimo alibi.
La nota
positiva era che mi dava le spalle: in caso di attacco, avrei avuto
dalla mia
l’elemento sorpresa << Specialmente tu, poi.
>> Concluse, facendo
un passo verso il Portatore.
Frodo ebbe il coraggio di restare
fermo però non disse
niente. Lo fissò e basta.
Boromir raccolse un ramo e lo
esaminò con cura <<
Frodo, cosa agita il tuo cuore? >> Chiese, la voce
melliflua e
preoccupata. Aspettò, prima di parlare di nuovo.
<< E’ quell’oggetto,
vero? Il suo peso deve essere…tremendo, da sopportare.
>> Parlava in tono
amichevole, la voce così dolce da suonare tremendamente
finta. Mi fece
accapponare la pelle e rizzare i capelli sulla nuca: chi era colui che
parlava?
Lo conoscevo? Era davvero l’uomo che si era preso la mia
vita, il mio corpo, la
mia verginità, il mio cuore? Era lui? No, che non lo era. Mi
costrinsi a posare
la mano sull’elsa della spada. Feci un respiro profondo e la
stritolai nella
presa: l’avrei sfoderata solo se necessario.
<< Lo è.
>> Rispose l’Hobbit, un leggero tremito
nella voce << Ma è un peso solo mio.
>>
Anche da lontano, vidi le spalle del
mio Capitano
irrigidirsi << Significa che non mi ascolterai, vero?
>> Disse, la
voce improvvisamente metallica. Eccola li, la vera natura della sua
conversazione. Tacque un attimo, per poi scagliare a terra i pezzi di
legno
<< Chiedo solo la forza per difendere il mio popolo!
>> Protestò
con rabbia, muovendosi piano verso Frodo << Se solo tu mi
prestassi
l’Anello… >>
Stavolta, Frodo
indietreggiò. La maschera di coraggio si era
incrinata, la paura al di sotto era ben visibile. <<
Stammi lontano.
>> Gli ordinò, continuando a indietreggiare,
una punta di spavento nella
voce.
Boromir si bloccò
<< Perché indietreggi, non sono un
ladro! >> Disse, la voce che iniziava ad alterarsi.
<< Non sei te stesso,
Boromir! >> Scandì Frodo
con precisione glaciale: ah, quanta verità in quelle
parole… LHobbit rimase a
fissarlo per pochi, intensi minuti, voltandosi subito e ricominciando a
camminare, deciso a mettere quanti più passi fra lui e il
mio uomo. Deviò verso
l’alto, cominciando ad arrancare sul pendio, nel punto esatto
in cui
cominciavano a sbucare, dall’humus di foglie e terriccio,
malandati gradini di
pietra.
Per un attimo pensai che fosse tutto
finito, che Boromir si
fosse arreso e avesse capito che l’unica forza da cercare era
in se stessi e
non nell’Anello. Per un attimo lo credetti davvero. Pensai a
come sarebbe stato
facile seguirlo di nascosto, sbucare alle sue spalle e dirgli che da
tempo lo
cercavo, che Frodo era sparito e che lo stavamo cercando. Quanto
sarebbe stato
dolce fingere che nulla fosse accaduto, che ogni singola parola di
quella
conversazione fosse morta! Avrei parlato io a Frodo, mi sarei scusata
io per il
comportamento di Bubu e l’avrei implorato di perdonarlo.
Tutto sarebbe tornato
al suo posto, il veleno dell’Anello avrebbe perso il suo
effetto e Boromir
sarebbe tornato il Boromir di sempre, il mio Capitano, quello
vero…
Ma così non fu. Dove erano
i Valar in quel momento, quando
lo sentii ringhiare di rabbia e percepii la forza emanare dal suo
corpo, dove
erano? Girati dall’altra parte, intenti nei loro giochi. Non
con gli occhi
puntati su Arda, sicuramente.
<< IDIOTA!
>> Proruppe Boromir, una parola che
gli scaturì dal profondo del cuore, detta con tutto se
stesso. Nel sentirlo,
Frodo si bloccò e lo guardò, impietrito.
<< E’ TUO SOLO PER UN
MALAUGURATO CASO! >> Continuò, strepitando, e
correndo verso di lui
<< Poteva essere mio, doveva essere mio! >>
Continuò a gridare,
cercando di afferrare il Portatore, tanto agile quanto terrorizzato,
che
cercava di sfuggirgli, incespicando nel terreno. Alla fine,
l’afferrò per il
mantello e lo strinse a se, cercando di afferrarlo per il collo, ma
Frodo non
stava fermo, si divincolava come una biscia e usava persino i denti,
per
difendersi. << Dammelo! DAMMELO!! >>
Continuava a gridare Boromir.
Non potei più restare
neutrale. Saltai fuori dal mio nascondiglio
e corsi verso i due, gridando forte nell’andare a cozzare
contro Boromir. Gli
fui addosso con tutto il corpo, sbattendo contro di lui, sbilanciandolo
e
facendolo cadere con un sonoro rumore di rami spezzati. Lo vidi
rotolare poco
più in basso, ed ebbi il tempo di rivolgere la mia
attenzione a Frodo: era
caduto con me ed era ancora steso a terra, immobile, terrorizzato. Mai
mi
arrabbiai come in quel momento.
<< SCAPPA!
>> Gli gridai con rabbia,
rimettendolo in piedi, mentre sentivo Boromir rialzarsi a fatica alle
mie
spalle. << Devi andartene o ti ucciderà!
>>
Gli occhi del Portatore si
cristallizzarono su qualcosa più
in alto di me << LA SPADA ANNA! >>
Gridò. Lo lanciai lontano da me
e mi scansai, giusto in tempo per sentire l’acciaio di
Boromir sibilare accanto
a me e finire nelle foglie. A distanza di sicurezza, lo guardai per
pochi
attimi: il capitano reggeva la spada lunga con la mano guantata, la
posizione
di guardia inesistente, pronto a scattare come un serpente sulla sua
preda. Mi
guardava con quell’espressione spietata e bellissima che
assumeva sempre in
battaglia, gli occhi della belva nascosta in lui. Mi resi conto che
avrebbe
combattuto per uccidermi, sventrarmi come faceva con gli orchetti di
Mordor,
staccarmi la testa come con quelli di Moria. Valar, chi era colui che
avevo
innanzi? Senza preavviso, Boromir scattò in direzione di
Frodo, la spada alta
sulla testa. Mossa avventata: aveva lasciato tutto il fianco scoperto.
Avrei
potuto entrargli fra le costole, ferirlo agli organi interni con
estrema
facilità. Avrei, ma non lo feci. Intercettai la sua spada
con un fendente
ascendente, bloccandogliela al suolo.
<< VATTENE FRODO!
>> Gridai a pieni polmoni,
fissando Boromir negli occhi mentre faticavo a mantenere la sua spada a
terra.
Il grido risuonò nella mia mente e nella foresta, e sperai
che qualcuno lo
udisse, almeno Giulia, ma ero troppo impegnata per fare conversazione
con lei.
Poteva comunque sentirmi. Complice un momento di distrazione, Boromir
liberò la
spada con rabbia e arretrò. Stavolta si mise in posizione di
carica, l’elsa
della lunga spada all’altezza della spalla destra, le
possenti braccia a scudo
del torace. Non sapevo se Frodo alle mie spalle se ne fosse andato. Non
ne ero
certa, ma dovevo coprirlo: sarebbe stata dura, eppure avrei fatto il
mio dovere.
Passò un
eternità senza che uno di noi distogliesse lo
sguardo dall’altro. Respiravamo piano, e il silenzio era di
nuovo tornato nel
bosco.
<< Perché ti
sei messa in mezzo. >> Disse solo
Boromir, senza abbassare la lama, e non era una domanda.
<< Non avresti
dovuto. >>
<< Si che ho dovuto.
>> Ribadii, senza muovermi
dalla posizione di guardia << Abbassa la lama, Boromir, e
parliamon-
>>
Scattò ancora prima che
potessi concludere, partendo con una
falciata ascendente che mi sorprese, ma che riuscii a scansare.
Nonostante la
sua mole, Boromir era velocissimo. Cercai un affondo, ma lui
parò con facilità.
Ero così vicina che mi diede una spallata, facendomi
barcollare. Rischiai di cadere
sul fondo sdrucciolevole e allora lo sentii ridere, crudele
<< Sei sempre
stata una pessima schermitrice, ma oggi dai il peggio di te.
>> Ringhiò
<< Meglio così, non dovrò nemmeno
sudare per avere la tua testa. >>
Valar, non si ricordava delle lezioni
che aveva impartito?
Delle mattine passate ad allenarci? Si ricordava almeno chi ero? No.
Ero solo un
nemico, anzi: IL nemico, quello che si frapponeva fra lui e la sua
preda,
l’Anello. Ero il bastardo che gli sbarrava la strada, il
sassolino che andava
schiacciato. Fu li, e solo li, che vidi scintillare nei suoi occhi
un’aria
malvagia che mai più avrei rivisto, un non so che di
metallico e freddo, che mi
fece capire che ero finita. Anche adesso, mi sento tremare al sol
pensiero di
quello sguardo.
Avevo onorato due delle promesse
fatte a Gandalf: avevo
protetto Frodo e avevo aiutato anche
Aragorn, anche se in misura minore rispetto al Portatore, ma
Boromir…l’avevo
perso per sempre. Non sarebbe più tornato da me. Che senso
aveva la vita, se
lui desiderava uccidermi? Perché continuare a combattere? Un
dolore sempre più
struggente si faceva largo nel mio cuore, lacerandomi
l’anima, inondandomi di
sensi di colpa perché non ero stata abbastanza brava a
proteggerlo, a salvarlo
dalla sua dannazione.
Voleva la mia vita? Che se la
prendesse. L’avrei amato per
come era, e sarei morta ricordando chi era prima
dell’incontro con l’Anello. Ma
prima, dovevo dare più tempo a Frodo.
Nel tentare un affondo, Boromir mi
afferrò la mano e me la
torse finchè non lasciai cadere la spada con un grido. Con
ogni probabilità, fu
li che mi incrinò il polso che tutt’ora mi duole,
ogni volta che cambia il
tempo. Mi lasciò la mano e mi schiaffeggiò
così forte da farmi vedere nero per
un attimo. Sentii il sapore del sangue in bocca. Il colpo fu
così pesante da
mandarmi a sbattere contro un albero, su cui mi accasciai, intontita.
Sentii le
sue mani stringersi attorno al mio collo, sempre più
strette, e la mia bocca
che faceva un rumore orribile mentre cercava di dirgli che ero io, che
ero Anna,
che avevo bisogno d’aria, che doveva sposarmi, che ero
io…le parole si
rincorrevano, senza senso, senza che uscissero dalla mia bocca.
Annaspavo alla
ricerca di aria, ma riuscivo a respirare sempre meno, la sua stretta
che andava
facendosi sempre più forte. La vista andava offuscandosi,
vedevo solo il cielo
azzurro del tardo pomeriggio sulla mia testa, ma gli altri sensi si
facevano più
acuti: potevo sentire anche il suo, di respiro, il fiato grosso di chi
stava
compiendo un grande sforzo, anche contro la sua volontà, ma
lo stava compiendo;
il suo cuore rombare; la sua voce chiamava il mio nome, quasi con
dolcezza,
quasi mi stesse accarezzando mentre facevamo l’amore. Mi
sembrò quasi che
piangesse, ma a quel punto mi sentivo sull’orlo del baratro:
dunque, era così
morire…
Poi, tutto finì. Le mani
mi lasciarono improvvisamente
andare. Boromir gridò qualcosa, ma una voce più
acuta sovrastò la sua, ma non
capii di chi fosse. Mi
afflosciai a
terra priva di forze, il viso affogato nelle foglie morte, sentendo
l’aria
maleodorante e umida della terra riempirmi i polmoni con lentezza e
dolore. Il
collo era un inferno di fiamme, la bocca era impastata di sangue e
terriccio,
il viso andava facendosi sempre più gonfio e teso e la testa
mi pulsava in
maniera atroce. Le avevo prese, e anche di santa ragione, ma in quel
momento
non potei realizzare alcun pensiero, se non il dolore lancinante del
corpo. Se
mi fossi svegliata, sapevo che sarebbe giunto anche il dolore
dell’anima, per
quello che avevo subito, per chi me l’aveva inferto, ma
quello fu un pensiero
fugace, l’ultimo, perché svenni con la convinzione
di morire.
NOTICINA: bhe, niente da dire. Non
posso chiedervi se
abbiate apprezzato il chappi o meno perché non è
particolarmente carino dire:
oh! Meraviglioso, si sono pestati! No, non lo è.
Tra l’altro, la storia
prenderà una via piuttosto
inaspettata, credo: buona parte sarà sempre sui nostri
due..ehm..come li
chiamo, ora che si sono pestati…ehm…vabbe, su
loro due, sul cammino verso la
riconciliazione. Infatti, penso che sarà proprio questo il
titolo:
I
GIOIELLI: RICONCILIAZIONE. ( o resurrezione, non so bene. )
(
volevo usare GUERRA E PACE, ma sembra un po’ banalotto, non
trovate? )
Vabbe, cari lettori, si avvia alla
conclusione anche questa
storia: siamo cresciuti di un altro anno, e andremo avanti ancora, fino
alla
fine della trilogia. Da li in poi…mah, chi lo sa! In ogni
caso, ci sono ancora
un paio di libri da riscrivere, farcendoli delle simpatiche avventure
della Carovana
e di Anna, sempre alle prese con il suo Bubu. Detta così,
sembra una stronzata
ma, ve l’assicuro, non lo è.
Oddio, questo pare un addio, ma non
lo è!!! Credo che ci
sarà ancora un chappi… come la mettiamo adesso
con la Compagnia? Che succederà?
Non so se ricordate l’ultima parte del libro/
film…una vera tragedia- ma anche
la mia scherza no, eh?
Dai dai che raggiungiamo il centinaio
di
recensioni!!!lettori anonimi e amici di vecchia data, siete tutti
pregati di
lasciare un commento, anche breve, a questo chappi: devo capire se sono
stata
abbastanza realistica nella lotta…mi farebbe piacerissimo
sapere che ne
pensate, e vorrei sia pareri “ vecchi” che
“ nuovi”!
Non deludetemi dunque, che io ho
sempre dato il massimo. Una
rimbambita e fuori fase Nini.