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Autore: aiwa    31/05/2011    5 recensioni
E' l'inizio del sesto anno e Draco Malfoy torna ad Hogwarts cambiato. Durante l'estate ha sviluppato un'insana passione per la lettura, talmente forte che non puo' fare a meno di avvicinare l'unica studentessa in grado di soddisfare la sua sete di libri: Hermione Granger.
Anche Harry e' cambiato molto nell'ultimo anno, e si accorge presto di essere un po' troppo geloso delle amicizie della sua migliore amica.
Hermione scopre emozioni nuove e allo stesso tempo un potere nuovo, qualcosa che potrebbe aiutarla a proteggere le persone che ama dalla minaccia che incombe su Hogwarts.
(Canon fino al quinto libro)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

Note dell'autore: Questo capitolo inizia con una scena un po' irritante, ma capita a volte di incontrare persone che si comportano in modo davvero irritante e stupido, no? Ed e' un incontro simile che diventa causa del comportamento di Harry alla fine di questo capitolo...

Diciamo che Harry e' un po' stressato, ed e' un po' pazzo, quindi ha delle idee un po' malsane XD Abbiate pazienza!

E per favore commentate se leggete >< Anche due parole!
Un sacco di gente segue la storia ma non ha commentato una volta >< Non e' molto carino ><

 

 

 

 


 

CAPITOLO 18


 

 

 

Qualche giorno dopo Harry percorreva i corridoi di Hogwarts da solo verso l’ufficio della professoressa McGrannit per parlarle della nuova squadra Grifondoro.

 

Girando l’angolo si trovò davanti ad una scena fin troppo comune, due ragazzi Serpeverde stavano torturando un Corvonero del secondo anno.

 

"Hey!" disse lui avvicinandosi minaccioso.

 

I due aggressori si rivolsero verso di lui contrariati. Poi lo riconobbero.

 

"E' lo svitato." sbottò uno dei due, dando una gomitata all’altro.

 

Era abituato a quei nomignoli, ma non gli faceva piacere. "Andatevene!" fece lui.

 

Loro gli lanciarono uno sguardo maligno e poi iniziarono ad allontanandosi con calma. Come se avessero soltanto cambiato idea sulla destinazione delle loro rabbie adolescenziali.

 

Harry si avvicinò allora al ragazzino che era a terra e gli porse una mano.

 

Lui lo guardava con gli occhi spalancati. Scuotendo la testa si rialzò rifiutando ogni aiuto.

 

"Ma bravo l’eroe." disse acidamente.

 

L’altro lo guardò irritato. "Cosa?" fece lanciandogli uno sguardo torvo. L'aveva appena salvato!

 

"Così la prossima volta che li rincontrerò sarà ancora peggio." protesto' il ragazzino.

 

"Preferivi che me ne andassi senza fare niente? Preferivi che ti prendessero tutti i soldi che hai in tasca?" sbotto' Harry incredulo.

 

"Se li lasci fare prima o poi si stufano."

 

"Che ragionamento è?"

 

"Il ragionamento di chi vuole sopravvivere ad Hogwarts."

 

Harry lo guardò sconcertato.

 

Non ci aveva neanche pensato su due volte all’intervenire, credeva di fare la cosa giusta. Credeva di aiutarlo, e invece lui gli rivolgeva uno sguardo pieno di rabbia, come se fosse stato lui ad aggredirlo.

 

Lui non era mai stato maltrattato in quel modo da quando era arrivato ad Hogwarts, doveva solo ritenersi fortunato per questo?

 

Eppure quando era dai Dursleys… avrebbe rifiutato l’aiuto di qualcuno? Aveva adorato Hagrid dopo che l’aveva portato via, e dopo in qualche modo se l’era cavata, anche tenendo conto delle umiliazioni che aveva ricevuto…

Erano così diversi?

 

"Come puoi essere così sottomesso?" domandò piuttosto confuso.

 

L’altro lo guardò con disprezzo.

 

Un paio di studentesse del primo anno arrivarono in quel momento da un corridoio lì vicino.

 

"Rick! Che ti è successo?"

 

Una delle due, alta forse la metà di Harry lo affrontò con forza.

 

"Cosa gli hai fatto?" urlò con rabbia.

 

Lui rimase impietrito. Che cosa stava succedendo? Il mondo si rivoltava sottosopra?

 

"Voleva fare l’eroe." sbottò il ragazzino: "Pensava che poi sarei stato subito ai suoi piedi come i suoi due stupidi amici."

 

L’altro gli lanciò uno sguardo omicida. "Come ti permetti?" fece debolmente.

 

Nessuno poteva dire una parola di male su Ron ed Hermione, ma non riusciva ad arrabbiarsi completamente con dei ragazzini più piccoli di lui. Era pazzesco.

 

"Beh, tu come chiami chi sta accanto alla persona che causa più guai in tutta la scuola, e che per le sue manie di protagonismo continua a mettere in pericolo le persone che gli stanno attorno?"

 

"Ma cosa stai-?"

 

"Lascia perdere Rick." intervenne una ragazzina: "Non si può ragionare con lui. È solo un pallone gonfiato che pensa di avere la soluzione per tutto."

 

"Ma che cosa state dicendo?"

 

"Che forse dovresti farti i fatti tuoi una volta ogni tanto, anche perché non sei onnipotente e non sarai mai in grado di proteggermi sul serio, adesso che hai cacciato via quei due la prossima volta mi tortureranno il triplo… non sei in grado di proteggere neanche i tuoi amici, quindi se permetti preferisco che tu mi ignori, in qualsiasi situazione mi ritrovi d’ora in avanti. Per me sei solo un demone portasfortuna." sbottò Rick.

 

Un altro ragazzo, questa volta di almeno tre anni più grande li raggiunse in quel momento.

 

"Cosa state facendo qui con lui? Venite subito via." disse tirandoli verso la Sala Grande.

 

In un attimo Harry rimase solo, pietrificato. Okay i 'bambini' del primo anno… ma anche un Corvonero più vecchio!

Era entrato ad Hogwarts come una celebrità ed ora era diventato l’essenza del male?

 

Sentiva qualcosa rompersi nella sua testa.

 

Non era onnipotente… quindi non poteva proteggere nessuno…

 

Considerando quello che era appena successo ad Hermione faceva fatica a credere il contrario. Non aveva alcuna capacità speciale, aveva solo 17 anni eppure era in continuo pericolo, come poteva assicurare il meglio alle persone che amava?

 

Stare vicino a lui era solo più pericoloso.

 

Lui era peggio di Voldemort.

 

Perche' attirava le sue vittime con l'amicizia...

 

E poi finivano tutte male.

 

Anche Ron e Hermione sarebbero finiti male.

 

*

 

Quella stessa sera si ritrovò solo nella sala comune. Se non c’erano i suoi amici, gli altri Grifondoro facevano in fretta a sparire nei vari dormitori.

 

Ma lui sentiva di dover star solo.

 

Con i suoi morti e la sua solitudine.

 

Le parole di Rick gli occupavano la testa fin dal pomeriggio.

 

Aveva iniziato a crederci seriamente, aveva iniziato a pensare di essere solo un porta-guai, di essere inutilmente incapace.

 

Si sentiva anche immensamente stupido per non essersi accorto prima di non avere la capacità di proteggere chi gli stava attorno, che non bastava per niente salvare una persona una volta.

 

Era una persona inutile.

 

Non era in grado di proteggere.

 

E se non lo era… allora avrebbe perso qualcun altro…

 

E tra le altre emozioni iniziò a distinguerne una nuova: rabbia per se stesso e i suoi sentimenti, per la debolezza che l'aveva portato troppo vicino a persone da cui non voleva allontanarsi, ma che erano solo in pericolo maggiore stando con lui.

 

Primi fra tutti Ron ed Hermione.

 

Cosa avrebbe fatto se avesse perso loro due? Cos’avrebbe potuto fare?

 

No, non era un opzione accettabile.

 

No, doveva assolutamente impedirlo.

 

E se l’unico modo era tenerli lontano da lui, allora quello sarebbe stato.

Perché lui non sapeva come proteggerli altrimenti.

 

In quel momento Hermione entrò nella Sala Comune stiracchiandosi, ignara dei pensieri che giravano nella testa del suo migliore amico.

 

Doveva iniziare da lei.

 

La persona di cui era innamorato.

 

Sapeva che sarebbe stata la piu' difficile.

Ron era facile da far arrabbiare... Hermione invece aveva la tendenza a non lasciarlo mai solo, aveva la tendenza a fargli fare come voleva lei.

 

Solo l’idea di allontanarla gli spezzava il cuore, ma cosa poteva fare? La rabbia e l’odio per se stesso, dentro di lui, si muovevano come un fluido nero nel suo stomaco, pesante gli raschiava via l’anima, come se dei Dissennatori fossero dietro l’angolo...

Non c’era niente che l’avrebbe fatto sentire meglio.

 

Anche se il sorriso che Hermione gli rivolse lo rese titubante per un attimo, in fondo al cuore qualcosa gli diceva che se continuava con il suo pazzo piano avrebbe solo perso, che forse non stava facendo la cosa giusta..

Ma pur di farla vivere… avrebbe sofferto per l’eternità se era necessario.

 

Hermione si avvicinò guardando perplessa lo sguardo cupo che gli rivolgeva.

"Che succede?" domandò, era gia' preoccupata.

 

Lui si alzò e percorse lo spazio che mancava per raggiungerla.

 

"Volevo parlarti."

 

"Che c’è?" fece lei per un attimo imbarazzata, deglutendo a fatica.

 

Lui sospirò e poi la guardò con freddezza.

Era diventato bravo a controllare il dolore quando arrivava alla soglia dell’incontrollabile.

Forse troppo abituato.

 

Non trapassava niente. Se non odio, quello che aveva per il mondo che sembrava rifiutargli tutto.

 

"Volevo dirti che preferirei non vederti più."

 

Lei gli scoccò uno sguardo incredulo. "Eh?"

 

"Non voglio più frequentarti."

 

"Non capisco."

 

"La nostra amicizia finisce qui." sbottò con una semplicita' disarmante.

 

Hermione spalancò gli occhi. "Cosa stai dicendo?" Era troppo sorpresa per arrabbiarsi adesso.

 

"Solo che non voglio più vederti."

 

La ragazza sbatte' le palpebre, già sentiva le lacrime, che cosa era successo adesso?

 

Eppure lui stava delirando, non era in se'.

 

"Harry, non capisco perché stai dicendo queste cose senza senso."

 

"Ho deciso di non avere più nessun contatto qui ad Hogwarts."

 

Non disse niente in risposta.

 

"Sono sicuro che riuscirai a fartene una ragione in poco tempo, in fondo fra un po’ sarai troppo presa dai tuoi appuntamenti clandestini con Malfoy e non avrai di sicuro tempo per pensare agli amici perduti." Bel modo di rinfacciarle la sua relazione con il Serpeverde, penso' amaro.

 

Gli diede uno schiaffo. Con rabbia. "Amici perduti?" urlò.

 

Lui sospirò, se l'aspettava, Hermione avrebbe combattuto.

 

"Harry, mi stai ferendo così, lo sai? Pensi che potrei dimenticarti così? Solo perche' mi dici di farlo?" fece con più calma, ma non potendo trattenere una lacrima.

 

Non capiva, non poteva capire.

 

"Non ci vorrà molto tempo." rispose lui irritato.

 

La guancia gli faceva piuttosto male, ma non fece una piega, per di più tutti i suoi discorsi mentali, così perfetti nella sua mente, si scioglievano davanti alle sue lacrime.

 

Non voleva stare lontano da lei.

 

"Ma che cosa stai dicendo?" gli urlò lei in faccia, ancora senza riuscire a trattenersi, ormai furiosa.

 

Aveva la strana sensazione di aver capito che cosa il suo amico stesse tentando di fare.

 

E non le piaceva come scoperta.

 

Il ragazzo non riuscì a trovare qualcosa da dire, troppo sorpreso per i suoi sbalzi d‘umore.

 

"Lo so benissimo che tu vuoi essere mio amico! Perché dovrei credere che sei diventato uno stupido?"

 

"Cosa vorresti dire?"

 

"Che so bene il motivo per cui vorresti allontanarmi, ma non l’avrai vinta, credimi!"

 

"Perché? Cosa potresti mai farmi?"

 

"Ti picchierei a sangue per prima cosa." fece lei sibilante, con le mani strette per la rabbia, le unghie che facevano male da quanto le stringeva contro i palmi.

 

"Ah sì?" borbottò lui sarcastico, ma si accorse che alcuni oggetti dietro Hermione avevano iniziato a galleggiare in aria.

 

La rabbia di Hermione aveva raggiunto livelli inimmaginabili.

 

"Sei uno stupido davvero, allora?"

 

"Sono fatti miei, posso agire come credo."

 

"Non è vero! Non è assolutamente vero. Sono fatti anche miei! Per quanto tu possa trovarlo difficile da credere la tua vita coinvolge anche me!!!!"

 

"Per questo voglio allontanarmi, non voglio che tu sia coinvolta più in niente che riguardi me."

 

"E cosa dovrei essere? Felice di questo?"

 

"Certo, qualsiasi persona ad Hogwarts sarebbe contenta di non vedermi per niente."

 

"Non dire sciocchezze!"

 

"Tu non dire sciocchezze! Lo sai benissimo cosa credono tutti di me! Sai benissimo che nessuno è convinto che io sia sano, o chi magari lo era una volta ormai è troppo abituato a ignorarmi per potermi rivolgere la parola!"

 

"Non esagerare."

 

"Non sto esagerando… perché credi che la Sala Comune sia così vuota?"

 

"E' abbastanza tardi." disse debolmente.

 

"Non così tardi! Se ne sono andati tutti perché erano terrorizzati dalla possibilità che gli rivolgessi la parola."

 

"Andiamo." fece lei incredula.

 

"Magari non se ne rendono neanche più conto, è normale che io non esista."

 

"Smettila Harry!"

 

"Sto dicendo la verità."

 

"Non c’è nessuna verità in questo! Sono solo bugie, menzogne… calunnie."

 

"Ma sono reali. Ci credono tutti."

 

"No, quello che provo io è reale! Quello che proviamo io e Ron! Perché sappiamo chi sei."

 

"Non è un bene questo."

 

Hermione lo guardò ferita. "Invece sì. Se non ci fossimo noi…"

 

"Non avrei amici." completo' lui la frase.

 

Si scambiarono uno sguardo profondo. "E' questo che intendi con 'non avere contatti ad Hogwarts,' vuoi isolarti da tutto e tutti?"

 

"Esatto."

 

"Non te lo permetterò."

 

"Non c’è molto che tu possa fare, una volta che non ho più intenzione di parlarti."

 

"Starò con te comunque." insistette coraggiosa.

 

Lui alzò le sopracciglia sarcastico.

 

"Ti seguirò ovunque, finché non mi parlerai di nuovo." continuo' con forza.

 

"Non dire stupidate."

 

"Vuoi mettermi alla prova?" esclamò lei, guardandolo con orgoglio fisso negli occhi.

 

"Perché non accetti la mia decisione?" fece lui sconcertato.

 

"Perché è stupida. Mai ne ho sentita una piu' stupida!"

 

"Sto cercando di aiutarvi! Di salvarvi la vita!"

 

"E chi sei tu per sapere che questo ci aiutera' in qualsiasi modo? Chi sei tu per decidere sulla nostra amicizia?"

 

"Una persona che vi vuole bene, forse?"

 

"Allora dovresti evitare che soffriamo."

 

"E' quello che sto facendo."

 

Non è vero! Io sto piangendo adesso!" protestò quasi urlando. “Ed e' tutta colpa tua!”

 

Le sue parole facevano male, malissimo, ma non poteva piu' fermarsi. "Ma avrai salva la vita se starai il più possibile lontano da me!"

 

"Ma cosa ne sai??! Harry, siamo tutti sulla stessa barca, non capisci?"

 

"Non è vero, io sono solo!" Stava delirando, non sapeva piu' cosa fare, dove aggrapparsi, non capiva perche' Hermione fosse cosi' testarda.

Doveva riuscirci, doveva allontanarla.

 

"Smettila con questo vittimismo! Sei noioso!" continuò con rabbia.

 

Lui rimase in silenzio, piuttosto ferito.

 

"Non ci sei solo tu! Se c’è Voldemort siamo tutti in pericolo! Non so se te ne sei accorto, ma non sei l’unico che ha perso le persone che ama per colpa sua… ce ne sono tantissimi! Per quello hanno paura di te! Perché sei quello più vicino a Voldemort per qualche strano gioco del destino… abbiamo tutti paura di morire!"

 

"Ma io posso evitare di mettervi più in pericolo di quello che gia' siete."

 

"Ma non puoi sapere dov'e' il pericolo... qualcosa potrebbe colpirmi appena tu ti allontani e neanche lo sapresti, convinto di avermi messo al sicuro... Harry, non e' una cosa che puoi decidere! E sta a noi decidere chi frequentare, non credi?"

 

"No, non voglio assolutamente che vi succed-"

 

"Smettila Harry! Sei un testardo, potrebbe succedere comunque. Vuoi dire che se morissimo nel mentre che non siamo più amici potresti risparmiarti del dolore?"

 

Il ragazzo rimase in silenzio.

 

Aveva ragione, dover assistere alla loro morte in ogni caso… era qualcosa che non poteva sopportare, perché doveva sopravvivere a tutti?

"Forse, ma non c'entra, c'entra solo il pericolo che correte stando vicino a me."

 

"Andiamo, non ha senso."

 

"Sì che lo ha."

 

"No! Non capisci che è più pericoloso per noi non essere con te? Non credi che stare vicino a te ci dia una possibilità di salvezza in più? Non è sempre stato così finora?! Se fossimo lontani non potresti mai fare niente…"

 

Lui scosse la testa. Troppi pensieri.

 

Si accorse in quel momento che erano molto vicini, si erano avvicinati durante il litigio e un odore dolce di sapone lo raggiunse, confondendogli i sensi.

 

Chiuse gli occhi, per un attimo intontito, Hermione doveva avere appena fatto il bagno.

 

C’era qualcosa che poteva fare per proteggerla? Per far sì che lo odiasse, che stesse il più lontano possibile da lei?

 

Se fossero stati vicini ci sarebbero state solo due possibilità, o prima o poi sarebbe morta per un attacco dei mangiamorte, oppure… lui avrebbe rovinato la loro amicizia, era troppo innamorato per non essere cosciente del fatto che presto non avrebbe più potuto trattenersi, in qualche modo la cosa sarebbe saltata fuori, probabilmente in un modo anche molto umiliante.

 

Un momento. C’era un modo per allontanarla allora.

 

"Sei una cocciuta!" sibilò con rabbia.

 

Il più velocemente possibile mise una mano sulla sua spalla e la spinse contro il muro più vicino, con forza.

 

Lei lo guardò per un attimo spaventata.

 

Harry iniziava a non sentirsi più se stesso.

 

E lei lo riconosceva a mala pena.

 

"Hai paura adesso, no? Adesso inizi a pensare che tutti abbiano ragione, che sono un violento psicopatico?" sibilo' lui, le sue labbra erano sottili e pallide.

 

Lei sorresse con coraggio il suo sguardo. In realtà la cosa che la preoccupava di più era la sua vicinanza.

 

Il ragazzo avvicinò il suo viso a quello di lei.

Tremava come una foglia.

Tutto il suo corpo tremava con mille emozioni.

 

"Puoi semplicemente accettare la mia decisione? O devo fare qualcosa che rovini la nostra amicizia per sempre?" minacciò. Sentiva il suo respiro sul suo viso.

Così dolce anche in un momento simile.

 

"Non c’è niente che puoi fare.” rispose lei sicura.

 

L’ultima cosa che vide fu uno scintillio negli occhi di lui.

 

L’ultima cosa che vide prima che lui premesse le labbra contro le sue, prima che sentisse quanto fosse morbida la sua pelle, prima che senza esitazione lui approfittasse delle sue labbra semiaperte.

 

Invase la sua bocca, e la avvolse in un bacio profondo.

 

Con una passione incontrollata la spinse, usando la pressione del suo corpo, ancora di più contro il muro.

 

Si stava perdendo, stava perdendo il controllo, la desiderava con ogni singola cellula del suo corpo, eppure sapeva che quello che stava facendo non aveva nulla di buono.

 

E realizzare che in fondo lei non stava ricambiando il suo bacio, gli fece perdere in un attimo tutte le forze.

 

Era così stupido.

 

Nel suo cuore aveva avuto la speranza che lei provasse qualcosa, il suo cuore non riusciva a valutare che quello che doveva fare era lasciarla, allontanarla, non riusciva a concepirlo.

 

Smise di baciarla prima che lei potesse reagire allo shock.

 

Si allontanò scosso dai fremiti, la voleva così tanto che aveva le lacrime agli occhi.

 

Si allontanò e camminò lontano da lei voltandole le spalle.

Il suo sapore. Il suo profumo. Per un singolo attimo erano stati parte di lui.

 

La ragazza lo guardò a lungo sconcertata.

 

Era finito tutto troppo presto.

 

Era sconvolta, ma un sentimento c'era, chiaro alla base dello stomaco.

 

Lo voleva ancora, voleva di più.

 

Ma non poteva permetterselo, in realtà...

Sapeva perché l’aveva fatto, perché credeva che lei l’avrebbe odiato per questo.

 

Che scemo.

 

Doveva parlare ora. Era il suo turno.

 

Eppure voleva piangere, chissà che cosa aveva provato a baciare la sua migliore amica solo per allontanarla… gli aveva fatto schifo?

 

Doveva parlare. Non era il caso di diventare sentimentale adesso. Almeno non in quel senso.

 

Quelli erano problemi da risolvere dopo, lontano da lui, nel suo letto, quando avrebbe avuto il tempo di pensare a tutto il resto.

 

Adesso aveva lui li' da convincere che nulla era cambiato.

 

"Non credere che io non sappia perché l’hai fatto." iniziò con sfida.

 

Lui trasalì. Poi si calmò, non poteva sapere il vero motivo.

 

"So che vuoi ferirmi. So che vuoi allontanarmi. Ma non funzionerà. Quello che hai appena fatto non rovina il nostro rapporto."

 

Il ragazzo si girò, lanciandole uno sguardo maligno, poi però tornò a guardare per terra.

 

"Harry, sei troppo importante! Non ti lascio andare per nulla al mondo." disse con sincerità.

 

Lui alzò lo sguardo, confuso per un attimo. Il suo cuore si stava sciogliendo.

 

"Andiamo, non dirmi che riusciresti a stare senza di me!" commentò poi.

 

Sorrise amaramente. Faceva fatica a non saltarle addosso.

 

"Harry voglio starti vicino. Voglio riuscire a proteggerti."

 

"Smettila!" urlò lui. Perché le diceva queste cose? Era doloroso. Sapendo che non significavano quello che lui voleva.

 

"Non sei un santo Harry, non puoi permetterti di proteggere gli altri sacrificandoti, non puoi, hai già perso troppo."

 

Lui rimase ancora in silenzio.

 

"Non allontanarti, ti prego."

 

Con rabbia scagliò un pugno sul tavolo. Il tavolo incassò con un tonfo.

 

"Smettila! Smettila!" le disse irrequieto dirigendosi verso il dormitorio maschile.

 

"Harry! Per me non è cambiato niente." gli urlò dietro prima che sparisse, per poi accasciarsi a terra con la schiena appoggiata al muro, le ginocchia deboli.

 

Era appena stata baciata da Harry Potter.

 

*

 

Il ragazzo intanto saliva le scale con rabbia.

 

Non era cambiato niente.

 

Invece sì.

 

Ormai era cambiato fin troppo.

 

Era ignobile.

 

Quello che aveva fatto era ignobile.

 

Alla fine aveva solo approfittato di lei, e non era neanche riuscito nel suo intento di allontanarla.

 

Stupido.

 

Inutile. Si sentiva inutile.

 

E il sapore di lei adesso lo ossessionava.

  
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