Capitolo 3
I See You
Lying Next To Me...
...ed ho il cellulare sempre in tasca, nel caso chiamassero
dall'ospedale per dirmi che ti sei risvegliata.
E ti prego, svegliati presto perché al momento ho proprio bisogno di te che mi
dici come affrontare questa situazione con Gerard. Tipo che ti immagino di
fronte a me che con aria rassegnata mi ripeti che sono proprio un testa di
cazzo, e tutte quelle belle parole che tiri fuori tu quando qualcosa non ti
quadra. E io ti direi tremila scuse. Però te non ci sei, e io mi insulto da
solo, e non riesco nemmeno a dire una parola a Gerard, quando capita che lo
incontro all'ospedale. Con che faccia potrei dirgli qualsiasi cosa, comunque?
Dopo come l'ho trattato?
Quindi siamo tutti ad un punto fermo. Io non faccio niente
tutto il giorno, non stiamo nemmeno registrando il disco. E' o non è una
stronzata? Ci mancavano un paio di canzoni. Solo un paio, e sarebbe stato pronto
e tutto il resto. E invece no, non facciamo più nulla. Siamo tutti come te,
tutti mezzi morti.
Svegliati, cazzo, Al, svegliati e basta. E' come se tu fossi
la lancetta di un orologio e senza di te il tempo non va avanti. Siamo tutti
bloccati allo stesso identico punto, ogni santo giorno. Non è sprecare il nostro
tempo, vivere così? Dovresti svegliarti e prenderci tutti a calci nelle palle,
ammesso che le abbiamo ancora. E insultarci come solo tu sai fare, e spronarci
ad andare avanti.
...no, aspetta, non credo di voler andare avanti. Se andiamo
avanti lasciamo te dietro, e non ha alcun senso. E quanto rideresti se potresti
vedermi ora? Sto piangendo. Proprio come una femminuccia. Proprio come un
bambino. Alzati da quel cazzo di letto. Non è lì che devi stare...
Jamia aveva le lacrime agli occhi e dovette fare una pausa.
Tutto quello che aveva letto fino ad ora era incredibilmente struggente. Erano
le frasi più disperate che avesse mai potuto sentire. Guardò la ragazza sdraiata
sul letto di fronte a lei. Pallida, addormentata, con aghi e flebo nel corpo, le
braccia stese lungo i fianchi. Era una vita spezzata, che ne aveva spezzate
altre insieme alla sua.
Per un attimo pensò di chiamare il Dottor Butler e
supplicarlo di usare tutta la sua bravura per salvare quella ragazza. In
qualsiasi modo possibile. Strinse il foglio che aveva tra le mani. Le parole
erano scritte in tutta fretta ed erano disordinate e confusionarie. E non
riusciva nemmeno ad immaginarselo, Frank seduto alla scrivania con le lacrime
agli occhi a mettere nero su bianco tutta quella disperazione.
Fece un respiro profondo e passò una mano sulla fronte di
Alex «Dovresti
proprio svegliarti, sai?» sussurrò. Poi un altro respiro profondo, si mise
comoda sulla sedia che aveva sistemato accanto al letto e riprese a leggere
un'altra lettera.
Iniziavano tutte senza una data e finivano tutte senza una firma o un saluto.
...Credo che Mikey sia davvero disperato. Io sto qui a
piangermi addosso, ma lui? Si fa tutto carino, per venire a trovarti. Si è anche
imparato a stirare i pantaloni, per farsi trovare al meglio nel caso tu dovessi
svegliarti. Quanto manca, a quel giorno? Quanto ancora hai intenzione di tenerci
questo cappio invisibile intorno al collo? E poi Mikey con un ferro da stiro in
mano è pericoloso. Fallo per lui, se non vuoi farlo per tutti noi. Salvalo,
prima che si faccia del male!
Ok, sto scherzando. E no, non c'è niente da ridere. Proprio
niente. Però rideresti anche tu, se potresti vederlo, quando arriva qui e ti
guarda ed è estremamente imbarazzato perché non sa mai che dirti, però poi ti
inizia a raccontare una cosa o due, e noi vi lasciamo soli.
Io e Gerard ci diamo un saluto freddo e vuoto, ed ognuno va
per la sua strada. A volte... anzi, tutte le sante volte, vorrei chiedergli se
posso andare a casa con lui. Avrei bisogno di tutto quel suo entusiasmo
nell'aiutare il prossimo, quello che aveva tirato fuori quando lo abbiamo
conosciuto. Te lo ricordi quel giorno? ...cazzo, certo che te lo ricordi. Non è
stato il giorno più triste della tua vita?
Mi sento davvero stupido. Come hai fatto ad essere così
forte, tu? A guardare avanti, a tirarti su, dopo tutto quello che ti è successo?
Io nemmeno riesco a pensare a domani.
Credo che Gerard abbia ripreso a bere. No, sono sicuro che
Gerard stia ricominciando ad esagerare con l'alcool. Vorrei dirgli "non devi
farlo, ci sono io qui" ma poi a conti fatti è solo colpa mia. Cazzo quante cose
avrei potuto evitare. Se solo fossi meno idiota. Se non fossi il coglione che
sono. Alex, che ci trovavi di tanto magnifico in me? Te ne stai lì ed io avrei
potuto aiutarti quella sera al Cafè, e tu non avresti dovuto guidare in quelle
condizioni di estrema stanchezza. Gerard che ricomincia a bere, ed è colpa mia
che l'ho insultato e allontanato e trattato come la peggiore delle persone sulla
terra. Cos'ho di tanto straordinario? Perché a me sembra che non riesca a fare
assolutamente nulla di decente. Nulla che valga la pena ricordare.
Frank si trascinò fino alla porta di casa con passo lento e svogliato.
Immaginò un venditore porta a porta o il postino o chissà chi altro.
Non di certo Mikey. Mikey che gli sorrise imbarazzato appena lui aprì la porta.
E che aspettò educatamente sul portico che lui lo invitasse ad entrare.
«Come
mai da queste parti?» domando Frank facendo strada verso la cucina. Accese una
sigaretta e si poggiò al bancone.
Mikey fece un respiro profondo «Ok. So che tra te e Gerard è successo un casino
e tutto il resto, ma non sapevo proprio da chi altro andare...» cominciò a
parlare, quasi timido, come se conoscesse Frank da soli pochi minuti.
«Tranquillo. E' successo qualcosa?» domandò l'altro
accennando un sorriso per fargli capire che non c'era motivo di essere così
agitato. Mikey si morse il labbro ed annuì «Beh, si, credo di si...».
Subito l'aria di Frank si fece preoccupata, e gli fece cenno di continuare a
parlare.
«Ok. Allora... non so bene cosa sia, però... ieri sera ero in
camera di Alex, ok?» iniziò Mikey, poi fece una brevissima pausa scrutando
l'espressione di Frank. Parlare di Alex era una cosa complicata, ormai. «Insomma,
io praticamente dormo- no, cioè, provo a dormire, senza successo, lì ogni notte,
e tipo... ieri sera stavo sdraiato sul letto a cercare di prendere sonno e...».
«E?» chiese Frank curioso.
«E insomma, ho sentito Gerard parlare. Pensavo fosse al
telefono con qualcuno, solo che poi ha alzato il tono della voce e...».
«E?» ripete Frank, con le sopracciglia aggrottate.
«E...» Mikey fece un respiro profondo «E stava parlando con
Alex.» disse infine.
Ci fu un lungo momento di silenzio nel quale i due si guardarono negli occhi,
uno chiedendosi se l'altro stesse scherzando, l'altro chiedendosi se suo
fratello era impazzito.
«Scusa... in che senso parlava con Alex?» domandò dopo un pò
Frank.
«Nel senso che era proprio come se ci stesse conversando. E
diceva un sacco di cose senza senso, tipo "se sei il suo spirito rientra in quel
dannato corpo e svegliati!" e poi cose come "Sparisci!" e poi parlava con tono
più calmo, e faceva domande e dopo un pò riprendeva a parlare. Ed era proprio
come se fosse al telefono, perché tra una frase e l'altra non si sentiva
nessuno, ma non era al telefono, perché l'ho sentito proprio chiamare Alex,
parlare con lei, dirle alcune cose che erano esplicitamente riferite a lei...»
spiegò Mikey d'un fiato. Ora era di nuovo agitato, e sopratutto, preoccupato per
Gerard.
«Tu hai provato a chiedergli qualcosa?».
Mikey fece spallucce facendosi piccolo piccolo «N-no. Era... mi ha spaventato.»
spiegò arrossendo.
Frank annuì spengendo la sigaretta nel posacenere, poi fece un respiro profondo «Forse
sta davvero esagerando con gli alcolici e i farmaci...» commentò in un mormorio.
Mikey fece cenno di si con la testa, poi guardò Frank dritto negli occhi. Quegli
occhi che Gerard aveva dipinto ed appeso nella sua camera.
«Però io non so, e non credo nemmeno di farcela, ad
aiutarlo...» mormorò, in quella che suonava proprio come una supplica. Stava
chiedendo aiuto a Frank.
Il ragazzo sentì un lieve dolore al cuore. Gerard stava male. Gerard stava
affrontando il tutto nel peggiore dei modi.
«E' a casa, ora?» domandò.
Mikey annuì sorridendo «Si! Ti prego, vieni ad aiutarlo. Io non ce la faccio...»
ripeté poi rassegnato.
L'altro gli mise una mano sulla spalla «Tranquillo, Mikey. Ti ringrazio per
essere venuto a parlarmene. Vado subito da lui.» sorrise Frank. Insieme uscirono
di casa. Mikey era diretto all'ospedale, Frank a casa di Gerard ed Alex.
«...non dico tanto, ma almeno finisci di registrare quel
disco. Non sai quanto sarei felice di sentire quel disco. Anzi, dovreste
registrarlo in mia memoria...».
Gerard ascoltava Alex parlare. Se ne stava sdraiato sul divano con gli occhi
chiusi ed arrossati. Aveva bevuto tantissimo anche quel giorno, nonostante fosse
appena l'ora di pranzo.
«Per registrare una cosa in tua memoria prima dovresti essere
morta...» commentò aprendo un occhio.
Lei se ne stava seduta sul pavimento, proprio di fronte a lui, con le gambe
incrociate e i palmi delle mani a terra sui quali poggiava il peso della parte
superiore del corpo.
«Magari ti chiamano tra cinque minuti per dirti che sono
morta.» rispose lei con una smorfia «E tu saresti troppo ubriaco per capire cosa
sta succedendo... Ma tu continua pure a bere. Aiuta tantissimo.» aggiunse poi,
indicando con un cenno della testa la vetrina dei liquori del padre di Alex.
Gerard sbuffò «Non sono affari tuoi.».
Nel preciso istante in cui smise di parlare, qualcuno suonò il campanello. Una,
due, tre volte.
«Non c'è nessuno!» urlò Gerard senza nemmeno tirarsi su dal
divano, ridacchiando.
Alex lo guardò con una smorfia sulle labbra «Pensa se è qualcosa di
importante...» disse «...ma no, non aprire, tranquillo.».
Lui alzò gli occhi al cielo «Sei fastidiosa. Incredibilmente fastidiosa. Dio
santo, non potevo avere un'allucinazione più divertente di una versione di Alex
trecento volte più pesante?» mormorò.
Frank sospirò, suonando il campanello di casa di Alex per la
quarta, poi la quinta volta. Sentiva la voce di Gerard provenire dall'interno,
anche se non riusciva a capire cosa stesse dicendo.
Fece un respiro profondo. Era incredibilmente vicino. «Gerard!
Sono Frank!» urlò infine, bussando sulla porta insistentemente.
Ci fu un attimo di silenzio, seguito da un flebile mormorio e da qualche passo
sempre più vicino. Poi la porta si aprì. E Frank cominciò a sentire il cuore in
gola e le mani sudate.
E poi arrivò una pugnalata in pieno petto, quando notò gli
occhi arrossati di Gerard, l'odore di alcool che lo circondava e quell'aria
spaesata che proprio non sopportava su di lui.
Gerard doveva aver bevuto davvero tanto. E magari aveva preso anche qualche
psicofarmaco. Comunque stava davanti a lui e non diceva nulla. Lo guardava, poi
si voltò un attimo di scatto verso la sua sinistra, poi tornò a guardarlo.
Sembrava stesse viaggiando con la mente.
«Wow! Non sei emozionato? Io sono emozionatissima! Cioè, wow!
Frank è qui!» esclamò Alex con voce acuta, battendo le mani e saltellando
intorno a Gerard, nell'ingresso di casa.
Il ragazzo cercava di non guardarla, di fingere di non vederla. Aveva bevuto
tantissimo, ma non aveva certo intenzione di far la figura del folle davanti a
Frank. E si, era dannatamente emozionato. E sopratutto, aveva un aspetto di
merda, era certo di avere un aspetto di merda e i capelli spettinati e chissà
quanto puzzava di birra e... il cuore stava per scoppiargli fuori dal petto.
«Maleducato! Fallo entrare! E' venuto a trovarti! Devi farlo
entrare! Vuoi farlo entrare, giusto!? Non è bellissimo? Wow. Guarda i suoi occhi
Gerard-» Alex sembrava non voler smettere un attimo di parlare. Si era
avvicinata incredibilmente a Frank, e se fosse stata reale lui non avrebbe
potuto non notarla, visto che era a pochi millimetri dal suo viso, che lo
scrutava centimetro per centimetro «Non ha degli occhi bellissimi, Gee?».
Gerard fece fatica a resistere alla tentazione di annuire. Poi si scansò per far
entrare Frank «E-entra pure...» mormorò, richiudendo la porta quando lui fu
dentro.
Profumava di buono e pulito, aveva lasciato una scia di
ammorbidente e profumo da uomo entrando in casa, smuovendo l'aria, e Gerard la
respirò a pieni polmoni.
«Ehm... va tutto bene?» chiese Frank d'un tratto.
Era a meno di un metro da Gerard e lo guardava negli occhi, in piedi
nell'entrata del salotto.
Alex si fiondò tra i due, o apparì semplicemente lì. Si mise proprio davanti a
Frank e cominciò ad agitarsi in direzione di Gerard.
«No! Non stò bene e credo di avere le allucinazioni e
Frank, tu sei l'unico che può aiutarmi!» suggerì Alex.
Frank guardava Gerard stranito. Il ragazzo sembrava avesse problemi alla vista o
qualsiasi altra cosa, perché muoveva la testa di quà e di là, come se qualcosa
gli ostruisse la vista «Gerard?» chiese quasi mormorando.
«Allora! Digli quello che ti ho detto io! Digli che hai
bisogno di lui!» insisté Alex.
Gerard sbuffò «Smettila...» sussurrò a mezza bocca.
Vide l'espressione di Frank farsi preoccupata, così accennò un sorriso mentre
Alex andò a sedersi sul divano, poggiando di peso i piedi sul tavolino «Ehm, si,
tutto bene...» disse infine.
Alex rise «Ah! Tutto bene! Sei proprio un bugiardo! Se andava
tutto bene io non ero di certo qui!» esclamò dal divano, incrociando le braccia
davanti al petto.
«Ehm... vuoi qualcosa da bere?» chiese Gerard dopo un pò,
facendo accomodare Frank sul divano. Era proprio accanto ad Alex, solo che non
poteva vederla. Era una situazione ridicola. Era ridicolo avere le allucinazioni
ed era ridicolo sentirsi quasi come al primo appuntamento, ora che Frank era
andato a casa sua. E qualsiasi fosse il motivo per il quale si era presentato
lì, a Gerard tremavano le gambe.
«No, grazie...» disse Frank «...sembra che tu abbia bevuto
già abbastanza...» disse infine.
Gerard deglutì. Perfetto. Frank non poteva certo non accorgersene.
«Oh. Solo perché oggi è una giornataccia...» cercò di
giustificarsi Gerard.
Frank sbuffò «Ok, facciamo le persone serie. Non dire stronzate, va bene? Non è
solo oggi. E' da quando Alex ha avuto l'incidente!».
Alex sollevò lo sguardo verso Frank, poi lanciò un'occhiata maliziosa a Gerard «Perché
non provi a dirgli che io sono qui?» disse ridacchiando. Gerard fece fatica ad
ignorarla.
«No, beh, non è proprio così...» mormorò sentendosi d'un
tratto colpevole ed imbarazzato, ed un tantino giudicato.
Infondo Frank aveva fatto la sua parte, dandogli la colpa dell'incidente di Alex
e tutto il resto. Gli aveva detto di non cercarlo più. E glielo aveva detto con
tanta rabbia nella voce che era praticamente impossibile per Gerard anche solo
immaginare un riavvicinamento a lui.
Ed ora era davanti a lui a fargli la ramanzina perché aveva bevuto troppo! Ormai
non era più un problema che riguardava Frank. Gerard deglutì, infastidito.
«Gee, calmati. Gli sbalzi d'umore sono tipici in queste
condizioni. Calmati e non fare casini. Non vuoi fare casini. Vuoi solo far pace
con Frank.» disse Alex tirandosi su.
Gerard nemmeno la guardò.
«Che c'è, Frank? Sei venuto qui per sistemarti la coscienza?
"Andiamo a rompere le palle a Gerard così mi sento meno in colpa"? Beh,
io non ho assolutamente voglia di stare ad ascoltarti! E anzi, se vuoi saperlo è
colpa tua se stò cosi! Sei tu che hai deciso di mettermi da parte di colpo!»
esclamò nervoso.
Frank non disse nulla per qualche secondo lungo un'eternità. Poi si morse il
labbro. Poi sospirò.
«Ok, io sto qui ed aspetto che ti passi la sbronza. Poi ne
riparliamo.» disse tranquillo.
Gerard lo osservò in silenzio. Nonostante tutto, però, era contento che Frank
avesse intenzione di stargli vicino. Era un buon inizio. E sopratutto, fosse
stato un altro probabilmente ci avrebbe messo meno di tre secondi a prendere la
porta ed andarsene. Invece dall'espressione sul suo volto Gerard capì che Frank
era disposto anche a farsi insultare per ore ed ore, purché prima o poi Gee
tornasse lucido e potesse dargli ascolto.
A Gerard veniva quasi da piangere. Anzi, Gerard iniziò a piangere.
Silenziosamente, guardando Frank, che a sua volta lo guardava, e voleva quasi
piangere anche lui, ma non doveva mostrarsi vulnerabile e debole, perché quello
vulnerabile e debole qui era Gerard e tanto bastava.
«Gee, non piangere però...» mormorò tirandosi su. Ma non fece
in tempo a sollevarsi che Gerard si buttò in ginocchio di fronte a lui e
cominciò a singhiozzare rumorosamente aggrappandosi alle ginocchia di Frank, che
si rimise seduto.
Alex non c'era più. Era svanita nel nulla.
«Frank, credo di aver bisogno del tuo aiuto! Ti prego!» disse
dopo un pò singhiozzando. Frank gli posò una mano sulla nuca e lo carezzò,
facendolo sentire protetto.
«Ok, Gee. Sono qui per questo. Per starti vicino. Stai
tranquillo, ok?» sussurrò.
Gerard strinse ancora più forte la presa, voleva essere tutt'uno con Frank. Con
la testa poggiata sulle sue gambe, chiuse gli occhi, poi fece un respiro
profondo «Credo di essere diventato pazzo.» disse dopo un pò.
Ma non voleva guardarlo, e continuò a tenerlo stretto, per paura che potesse
cambiare idea ed andarsene ancora una volta.
---
Mmmk. Ecco fatto.
Non cantate vittoria troppo presto, comunque. u_u
E' che oggi avevo semplicemente bisogno di questo capitolo tutto così...
tranquillizzante, per così dire.
Spero vi piaccia. Sopratutto visto che volete uccidermi perché Gerard e Frank si
sono lasciati. Cioè, abbiate pietà di me! Sennò vi scrivo "e vissero felici e
contenti per tutta l'eternità" e finisce lì, insomma! XD
XOXO
e p.s.: a tutte le fottute killjoys, grazie, porco cazzo,
g r a z i e m i l l e p e r t u t t o ! ! !
<3