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Autore: POPster    31/05/2011    5 recensioni
[Seguito di "Le Confusioni Più Grandi Le Procura Il Cuore] Frank e Gerard si incontravano di sfuggita. Avevano rimandato a data indefinita la ripresa delle registrazioni del disco. E comunque quando si incontravano non era mai perché avevano intenzione di farlo. Erano semplicemente legati allo stesso posto, e potevano andarci solo alla stessa ora.
Poi arrivavano lì, si scambiavano un saluto freddo, e non si dicevano una parola. E la cosa più ridicola di tutte era che in realtà dietro quel silenzio c'erano un'infinità di parole e frasi che i due avevano bisogno di dirsi, ma erano fin troppo orgogliosi e testardi per fare la prima mossa.
Gerard si presentava all'ospedale odorante di alcool, si sentiva lontano chilometri, ed aveva quell'aria disperata e dannata e Frank ogni volta voleva afferrargli il volto tra le mani e guardarlo negli occhi e urlargli che no, non poteva abbandonarlo anche lui. Ma no che non poteva farlo. Non dopo averlo colpevolizzato di tutto, dopo avergli detto che era anche colpa sua se lei era lì, dopo averlo spinto via, quella notte, urlandogli che da quando lo aveva conosciuto la sua vita era diventata un inferno di sofferenza e dolore e perdite e tristezza.
Ci aveva pensato, e ripensato, ed ogni volta gli tornavano in mente quegli occhi sgranati, quello sguardo verde e intenso, quel lampo di dolore negli occhi di Gerard, e si sentiva male, si sentiva uno schifo, e voleva piangere, e se Alex fosse stata lì probabilmente avrebbe fatto il possibile per farli tornare insieme, e ci sarebbe riuscita. Ovvio che ci sarebbe riuscita.
Frank sospirò, asciugandosi gli occhi. Fanculo, stava piangendo un'altra volta.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mikey Way, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le confusioni più grandi le procura il cuore'
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Capitolo 3
I See You Lying Next To Me...

    ...ed ho il cellulare sempre in tasca, nel caso chiamassero dall'ospedale per dirmi che ti sei risvegliata.
E ti prego, svegliati presto perché al momento ho proprio bisogno di te che mi dici come affrontare questa situazione con Gerard. Tipo che ti immagino di fronte a me che con aria rassegnata mi ripeti che sono proprio un testa di cazzo, e tutte quelle belle parole che tiri fuori tu quando qualcosa non ti quadra. E io ti direi tremila scuse. Però te non ci sei, e io mi insulto da solo, e non riesco nemmeno a dire una parola a Gerard, quando capita che lo incontro all'ospedale. Con che faccia potrei dirgli qualsiasi cosa, comunque? Dopo come l'ho trattato?
    Quindi siamo tutti ad un punto fermo. Io non faccio niente tutto il giorno, non stiamo nemmeno registrando il disco. E' o non è una stronzata? Ci mancavano un paio di canzoni. Solo un paio, e sarebbe stato pronto e tutto il resto. E invece no, non facciamo più nulla. Siamo tutti come te, tutti mezzi morti.
    Svegliati, cazzo, Al, svegliati e basta. E' come se tu fossi la lancetta di un orologio e senza di te il tempo non va avanti. Siamo tutti bloccati allo stesso identico punto, ogni santo giorno. Non è sprecare il nostro tempo, vivere così? Dovresti svegliarti e prenderci tutti a calci nelle palle, ammesso che le abbiamo ancora. E insultarci come solo tu sai fare, e spronarci ad andare avanti.
    ...no, aspetta, non credo di voler andare avanti. Se andiamo avanti lasciamo te dietro, e non ha alcun senso. E quanto rideresti se potresti vedermi ora? Sto piangendo. Proprio come una femminuccia. Proprio come un bambino. Alzati da quel cazzo di letto. Non è lì che devi stare...


    Jamia aveva le lacrime agli occhi e dovette fare una pausa. Tutto quello che aveva letto fino ad ora era incredibilmente struggente. Erano le frasi più disperate che avesse mai potuto sentire. Guardò la ragazza sdraiata sul letto di fronte a lei. Pallida, addormentata, con aghi e flebo nel corpo, le braccia stese lungo i fianchi. Era una vita spezzata, che ne aveva spezzate altre insieme alla sua.
    Per un attimo pensò di chiamare il Dottor Butler e supplicarlo di usare tutta la sua bravura per salvare quella ragazza. In qualsiasi modo possibile. Strinse il foglio che aveva tra le mani. Le parole erano scritte in tutta fretta ed erano disordinate e confusionarie. E non riusciva nemmeno ad immaginarselo, Frank seduto alla scrivania con le lacrime agli occhi a mettere nero su bianco tutta quella disperazione.
    Fece un respiro profondo e passò una mano sulla fronte di Alex
«Dovresti proprio svegliarti, sai?» sussurrò. Poi un altro respiro profondo, si mise comoda sulla sedia che aveva sistemato accanto al letto e riprese a leggere un'altra lettera.
Iniziavano tutte senza una data e finivano tutte senza una firma o un saluto.

    ...Credo che Mikey sia davvero disperato. Io sto qui a piangermi addosso, ma lui? Si fa tutto carino, per venire a trovarti. Si è anche imparato a stirare i pantaloni, per farsi trovare al meglio nel caso tu dovessi svegliarti. Quanto manca, a quel giorno? Quanto ancora hai intenzione di tenerci questo cappio invisibile intorno al collo? E poi Mikey con un ferro da stiro in mano è pericoloso. Fallo per lui, se non vuoi farlo per tutti noi. Salvalo, prima che si faccia del male!
    Ok, sto scherzando. E no, non c'è niente da ridere. Proprio niente. Però rideresti anche tu, se potresti vederlo, quando arriva qui e ti guarda ed è estremamente imbarazzato perché non sa mai che dirti, però poi ti inizia a raccontare una cosa o due, e noi vi lasciamo soli.
    Io e Gerard ci diamo un saluto freddo e vuoto, ed ognuno va per la sua strada. A volte... anzi, tutte le sante volte, vorrei chiedergli se posso andare a casa con lui. Avrei bisogno di tutto quel suo entusiasmo nell'aiutare il prossimo, quello che aveva tirato fuori quando lo abbiamo conosciuto. Te lo ricordi quel giorno? ...cazzo, certo che te lo ricordi. Non è stato il giorno più triste della tua vita?
    Mi sento davvero stupido. Come hai fatto ad essere così forte, tu? A guardare avanti, a tirarti su, dopo tutto quello che ti è successo? Io nemmeno riesco a pensare a domani.
   
    Credo che Gerard abbia ripreso a bere. No, sono sicuro che Gerard stia ricominciando ad esagerare con l'alcool. Vorrei dirgli "non devi farlo, ci sono io qui" ma poi a conti fatti è solo colpa mia. Cazzo quante cose avrei potuto evitare. Se solo fossi meno idiota. Se non fossi il coglione che sono. Alex, che ci trovavi di tanto magnifico in me? Te ne stai lì ed io avrei potuto aiutarti quella sera al Cafè, e tu non avresti dovuto guidare in quelle condizioni di estrema stanchezza. Gerard che ricomincia a bere, ed è colpa mia che l'ho insultato e allontanato e trattato come la peggiore delle persone sulla terra. Cos'ho di tanto straordinario? Perché a me sembra che non riesca a fare assolutamente nulla di decente. Nulla che valga la pena ricordare.

 

    Frank si trascinò fino alla porta di casa con passo lento e svogliato. Immaginò un venditore porta a porta o il postino o chissà chi altro.
Non di certo Mikey. Mikey che gli sorrise imbarazzato appena lui aprì la porta. E che aspettò educatamente sul portico che lui lo invitasse ad entrare.
   
«Come mai da queste parti?» domando Frank facendo strada verso la cucina. Accese una sigaretta e si poggiò al bancone.
Mikey fece un respiro profondo «Ok. So che tra te e Gerard è successo un casino e tutto il resto, ma non sapevo proprio da chi altro andare...» cominciò a parlare, quasi timido, come se conoscesse Frank da soli pochi minuti.
    «Tranquillo. E' successo qualcosa?» domandò l'altro accennando un sorriso per fargli capire che non c'era motivo di essere così agitato. Mikey si morse il labbro ed annuì «Beh, si, credo di si...».
Subito l'aria di Frank si fece preoccupata, e gli fece cenno di continuare a parlare.
    «Ok. Allora... non so bene cosa sia, però... ieri sera ero in camera di Alex, ok?» iniziò Mikey, poi fece una brevissima pausa scrutando l'espressione di Frank. Parlare di Alex era una cosa complicata, ormai. «Insomma, io praticamente dormo- no, cioè, provo a dormire, senza successo, lì ogni notte, e tipo... ieri sera stavo sdraiato sul letto a cercare di prendere sonno e...».
    «E?» chiese Frank curioso.
    «E insomma, ho sentito Gerard parlare. Pensavo fosse al telefono con qualcuno, solo che poi ha alzato il tono della voce e...».
    «E?» ripete Frank, con le sopracciglia aggrottate.
    «E...» Mikey fece un respiro profondo «E stava parlando con Alex.» disse infine.
Ci fu un lungo momento di silenzio nel quale i due si guardarono negli occhi, uno chiedendosi se l'altro stesse scherzando, l'altro chiedendosi se suo fratello era impazzito.
    «Scusa... in che senso parlava con Alex?» domandò dopo un pò Frank.
    «Nel senso che era proprio come se ci stesse conversando. E diceva un sacco di cose senza senso, tipo "se sei il suo spirito rientra in quel dannato corpo e svegliati!" e poi cose come "Sparisci!" e poi parlava con tono più calmo, e faceva domande e dopo un pò riprendeva a parlare. Ed era proprio come se fosse al telefono, perché tra una frase e l'altra non si sentiva nessuno, ma non era al telefono, perché l'ho sentito proprio chiamare Alex, parlare con lei, dirle alcune cose che erano esplicitamente riferite a lei...» spiegò Mikey d'un fiato. Ora era di nuovo agitato, e sopratutto, preoccupato per Gerard.
    «Tu hai provato a chiedergli qualcosa?».
Mikey fece spallucce facendosi piccolo piccolo «N-no. Era... mi ha spaventato.» spiegò arrossendo.
Frank annuì spengendo la sigaretta nel posacenere, poi fece un respiro profondo «Forse sta davvero esagerando con gli alcolici e i farmaci...» commentò in un mormorio.
Mikey fece cenno di si con la testa, poi guardò Frank dritto negli occhi. Quegli occhi che Gerard aveva dipinto ed appeso nella sua camera.
    «Però io non so, e non credo nemmeno di farcela, ad aiutarlo...» mormorò, in quella che suonava proprio come una supplica. Stava chiedendo aiuto a Frank.
Il ragazzo sentì un lieve dolore al cuore. Gerard stava male. Gerard stava affrontando il tutto nel peggiore dei modi.
    «E' a casa, ora?» domandò.
Mikey annuì sorridendo «Si! Ti prego, vieni ad aiutarlo. Io non ce la faccio...» ripeté poi rassegnato.
L'altro gli mise una mano sulla spalla «Tranquillo, Mikey. Ti ringrazio per essere venuto a parlarmene. Vado subito da lui.» sorrise Frank. Insieme uscirono di casa. Mikey era diretto all'ospedale, Frank a casa di Gerard ed Alex.

    «...non dico tanto, ma almeno finisci di registrare quel disco. Non sai quanto sarei felice di sentire quel disco. Anzi, dovreste registrarlo in mia memoria...».
Gerard ascoltava Alex parlare. Se ne stava sdraiato sul divano con gli occhi chiusi ed arrossati. Aveva bevuto tantissimo anche quel giorno, nonostante fosse appena l'ora di pranzo.
    «Per registrare una cosa in tua memoria prima dovresti essere morta...» commentò aprendo un occhio.
Lei se ne stava seduta sul pavimento, proprio di fronte a lui, con le gambe incrociate e i palmi delle mani a terra sui quali poggiava il peso della parte superiore del corpo.
    «Magari ti chiamano tra cinque minuti per dirti che sono morta.» rispose lei con una smorfia «E tu saresti troppo ubriaco per capire cosa sta succedendo... Ma tu continua pure a bere. Aiuta tantissimo.» aggiunse poi, indicando con un cenno della testa la vetrina dei liquori del padre di Alex.
    Gerard sbuffò «Non sono affari tuoi.».
Nel preciso istante in cui smise di parlare, qualcuno suonò il campanello. Una, due, tre volte.
    «Non c'è nessuno!» urlò Gerard senza nemmeno tirarsi su dal divano, ridacchiando.
Alex lo guardò con una smorfia sulle labbra «Pensa se è qualcosa di importante...» disse «...ma no, non aprire, tranquillo.».
Lui alzò gli occhi al cielo «Sei fastidiosa. Incredibilmente fastidiosa. Dio santo, non potevo avere un'allucinazione più divertente di una versione di Alex trecento volte più pesante?» mormorò.

    Frank sospirò, suonando il campanello di casa di Alex per la quarta, poi la quinta volta. Sentiva la voce di Gerard provenire dall'interno, anche se non riusciva a capire cosa stesse dicendo.
    Fece un respiro profondo. Era incredibilmente vicino. «Gerard! Sono Frank!» urlò infine, bussando sulla porta insistentemente.
Ci fu un attimo di silenzio, seguito da un flebile mormorio e da qualche passo sempre più vicino. Poi la porta si aprì. E Frank cominciò a sentire il cuore in gola e le mani sudate.
    E poi arrivò una pugnalata in pieno petto, quando notò gli occhi arrossati di Gerard, l'odore di alcool che lo circondava e quell'aria spaesata che proprio non sopportava su di lui.
Gerard doveva aver bevuto davvero tanto. E magari aveva preso anche qualche psicofarmaco. Comunque stava davanti a lui e non diceva nulla. Lo guardava, poi si voltò un attimo di scatto verso la sua sinistra, poi tornò a guardarlo. Sembrava stesse viaggiando con la mente.

    «Wow! Non sei emozionato? Io sono emozionatissima! Cioè, wow! Frank è qui!» esclamò Alex con voce acuta, battendo le mani e saltellando intorno a Gerard, nell'ingresso di casa.
Il ragazzo cercava di non guardarla, di fingere di non vederla. Aveva bevuto tantissimo, ma non aveva certo intenzione di far la figura del folle davanti a Frank. E si, era dannatamente emozionato. E sopratutto, aveva un aspetto di merda, era certo di avere un aspetto di merda e i capelli spettinati e chissà quanto puzzava di birra e... il cuore stava per scoppiargli fuori dal petto.
    «Maleducato! Fallo entrare! E' venuto a trovarti! Devi farlo entrare! Vuoi farlo entrare, giusto!? Non è bellissimo? Wow. Guarda i suoi occhi Gerard-» Alex sembrava non voler smettere un attimo di parlare. Si era avvicinata incredibilmente a Frank, e se fosse stata reale lui non avrebbe potuto non notarla, visto che era a pochi millimetri dal suo viso, che lo scrutava centimetro per centimetro «Non ha degli occhi bellissimi, Gee?».
Gerard fece fatica a resistere alla tentazione di annuire. Poi si scansò per far entrare Frank «E-entra pure...» mormorò, richiudendo la porta quando lui fu dentro.
    Profumava di buono e pulito, aveva lasciato una scia di ammorbidente e profumo da uomo entrando in casa, smuovendo l'aria, e Gerard la respirò a pieni polmoni.
    «Ehm... va tutto bene?» chiese Frank d'un tratto.
Era a meno di un metro da Gerard e lo guardava negli occhi, in piedi nell'entrata del salotto.
Alex si fiondò tra i due, o apparì semplicemente lì. Si mise proprio davanti a Frank e cominciò ad agitarsi in direzione di Gerard.
    «No! Non stò bene e credo di avere le allucinazioni e Frank, tu sei l'unico che può aiutarmi!» suggerì Alex.
Frank guardava Gerard stranito. Il ragazzo sembrava avesse problemi alla vista o qualsiasi altra cosa, perché muoveva la testa di quà e di là, come se qualcosa gli ostruisse la vista «Gerard?» chiese quasi mormorando.
    «Allora! Digli quello che ti ho detto io! Digli che hai bisogno di lui!» insisté Alex.
Gerard sbuffò «Smettila...» sussurrò a mezza bocca.
Vide l'espressione di Frank farsi preoccupata, così accennò un sorriso mentre Alex andò a sedersi sul divano, poggiando di peso i piedi sul tavolino «Ehm, si, tutto bene...» disse infine.
    Alex rise «Ah! Tutto bene! Sei proprio un bugiardo! Se andava tutto bene io non ero di certo qui!» esclamò dal divano, incrociando le braccia davanti al petto.
    «Ehm... vuoi qualcosa da bere?» chiese Gerard dopo un pò, facendo accomodare Frank sul divano. Era proprio accanto ad Alex, solo che non poteva vederla. Era una situazione ridicola. Era ridicolo avere le allucinazioni ed era ridicolo sentirsi quasi come al primo appuntamento, ora che Frank era andato a casa sua. E qualsiasi fosse il motivo per il quale si era presentato lì, a Gerard tremavano le gambe.
    «No, grazie...» disse Frank «...sembra che tu abbia bevuto già abbastanza...» disse infine.
Gerard deglutì. Perfetto. Frank non poteva certo non accorgersene.
    «Oh. Solo perché oggi è una giornataccia...» cercò di giustificarsi Gerard.
Frank sbuffò «Ok, facciamo le persone serie. Non dire stronzate, va bene? Non è solo oggi. E' da quando Alex ha avuto l'incidente!».
Alex sollevò lo sguardo verso Frank, poi lanciò un'occhiata maliziosa a Gerard «Perché non provi a dirgli che io sono qui?» disse ridacchiando. Gerard fece fatica ad ignorarla.
    «No, beh, non è proprio così...» mormorò sentendosi d'un tratto colpevole ed imbarazzato, ed un tantino giudicato.
Infondo Frank aveva fatto la sua parte, dandogli la colpa dell'incidente di Alex e tutto il resto. Gli aveva detto di non cercarlo più. E glielo aveva detto con tanta rabbia nella voce che era praticamente impossibile per Gerard anche solo immaginare un riavvicinamento a lui.
Ed ora era davanti a lui a fargli la ramanzina perché aveva bevuto troppo! Ormai non era più un problema che riguardava Frank. Gerard deglutì, infastidito.
    «Gee, calmati. Gli sbalzi d'umore sono tipici in queste condizioni. Calmati e non fare casini. Non vuoi fare casini. Vuoi solo far pace con Frank.» disse Alex tirandosi su.
Gerard nemmeno la guardò.
    «Che c'è, Frank? Sei venuto qui per sistemarti la coscienza? "Andiamo a rompere le palle a Gerard così mi sento meno in colpa"? Beh, io non ho assolutamente voglia di stare ad ascoltarti! E anzi, se vuoi saperlo è colpa tua se stò cosi! Sei tu che hai deciso di mettermi da parte di colpo!» esclamò nervoso.
Frank non disse nulla per qualche secondo lungo un'eternità. Poi si morse il labbro. Poi sospirò.
    «Ok, io sto qui ed aspetto che ti passi la sbronza. Poi ne riparliamo.» disse tranquillo.
Gerard lo osservò in silenzio. Nonostante tutto, però, era contento che Frank avesse intenzione di stargli vicino. Era un buon inizio. E sopratutto, fosse stato un altro probabilmente ci avrebbe messo meno di tre secondi a prendere la porta ed andarsene. Invece dall'espressione sul suo volto Gerard capì che Frank era disposto anche a farsi insultare per ore ed ore, purché prima o poi Gee tornasse lucido e potesse dargli ascolto.
A Gerard veniva quasi da piangere. Anzi, Gerard iniziò a piangere. Silenziosamente, guardando Frank, che a sua volta lo guardava, e voleva quasi piangere anche lui, ma non doveva mostrarsi vulnerabile e debole, perché quello vulnerabile e debole qui era Gerard e tanto bastava.
    «Gee, non piangere però...» mormorò tirandosi su. Ma non fece in tempo a sollevarsi che Gerard si buttò in ginocchio di fronte a lui e cominciò a singhiozzare rumorosamente aggrappandosi alle ginocchia di Frank, che si rimise seduto.
Alex non c'era più. Era svanita nel nulla.
    «Frank, credo di aver bisogno del tuo aiuto! Ti prego!» disse dopo un pò singhiozzando. Frank gli posò una mano sulla nuca e lo carezzò, facendolo sentire protetto.
    «Ok, Gee. Sono qui per questo. Per starti vicino. Stai tranquillo, ok?» sussurrò.
Gerard strinse ancora più forte la presa, voleva essere tutt'uno con Frank. Con la testa poggiata sulle sue gambe, chiuse gli occhi, poi fece un respiro profondo «Credo di essere diventato pazzo.» disse dopo un pò.
Ma non voleva guardarlo, e continuò a tenerlo stretto, per paura che potesse cambiare idea ed andarsene ancora una volta.

 

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Mmmk. Ecco fatto.
Non cantate vittoria troppo presto, comunque. u_u
E' che oggi avevo semplicemente bisogno di questo capitolo tutto così... tranquillizzante, per così dire.
Spero vi piaccia. Sopratutto visto che volete uccidermi perché Gerard e Frank si sono lasciati. Cioè, abbiate pietà di me! Sennò vi scrivo "e vissero felici e contenti per tutta l'eternità" e finisce lì, insomma! XD

XOXO
e p.s.: a tutte le fottute killjoys, grazie, porco cazzo, g r a z i e m i l l e p e r t u t t o ! ! !
<3

 

   

   
 
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