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Autore: Kurtofsky    31/05/2011    5 recensioni
Quando Dave notò gli occhi chiari di Kurt guardare nella sua direzione, si affrettò a distogliere lo sguardo e tornare a dedicare l'attenzione alla sua compagna che, senza volerlo, si era ritrovata a fissare e inveire contro Brittany e la ragazza che stava ballando assieme a lei.
[What if? (E se...) sulla puntata 2x20 - Kurtofsky con accenni Brittana]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Brittany Pierce, Dave Karofsky, Kurt Hummel, Santana Lopez
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Save the Last Dance
Titolo del Capitolo: Not Perfect
Fandom: Glee
Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel, Blaine Anderson
Genere: Introspettivo, Romantico, Malinconico
Rating: Verde
Avvertimenti: What if? (E se…), Het, Slash
Conteggio Parole: 1506 (FiumiDiParole)
Note: 1. Come sempre, si tratta di una What if sulla puntata 2x20 scritta a quattro mani<3
2. Qui inizia il pezzo vero e proprio del What if<3

{ Save the Last Dance ~
- 4. Not Perfect -



Uscì dalla palestra premendo la mano sul viso come a cercare di arginare le lacrime che ormai, lontano da tutti quegli sguardi d’odio, scorrevano libere sul suo volto.
“ Non sono mai stato umiliato così…”, singhiozzò, venendo subito raggiunto dalla voce di Blaine.
“ Kurt, fermati! Fermati, Kurt!”, iniziò a rallentare.
Scappare era inutile, in qualsiasi posto sarebbe andato per nascondersi, quel senso di umiliazione sarebbe rimasto.
Avrebbe continuato a sentire quegli sguardi, quell’odio… e anche quel senso di sconfitta causato dalla troppa fiducia che riponeva negli altri.
“ Ti prego, fermati. Dai…”, insistette ancora Blaine.
Kurt smise di correre e si voltò verso il suo ragazzo senza riuscire più a trattenersi.
“ Non lo capisci quanto… siamo stati stupidi?”, guardò il Warbler alla ricerca di supporto e di consolazione, anche se in realtà sentiva di essere solo lui lo stupido. “ S-siccome nessuno ci prendeva in giro o ci picchiava… pensavamo che non interessasse a nessuno.”
Dave l’aveva pure avvertito quando lui, speranzoso, aveva detto che non c’erano più stati problemi contro di lui. Era stato davvero uno stupido…
“ Come… se fossero stati fatti dei progressi… ma è tutto uguale a prima…”
Blaine fece solo un passo verso di lui.
“ È solo uno stupido scherzo.”
“ No, invece!”, ribatté Kurt, stupito dalla risposta del suo ragazzo.
Come poteva definire tutto quello uno scherzo?
“ Tutto quell’odio…”, lui l’aveva sentito, aveva visto i loro occhi. “ Avevano semplicemente… troppa paura di esprimerlo ad alta voce. Così l’hanno espresso grazie al voto segreto… sono un’enorme burla anonima!”
Non riusciva a capacitarsi di tutto quello. Lo odiavano solo perché era gay?
Possibile che fossero così… crudeli da non accettarlo per quello che era?
Guardò ancora Blaine, alla ricerca di un abbraccio o di qualche altra parola di conforto… ma il ragazzo si sedette per terra.
“ Sicuro che non vuoi rientrare?”, domandò il Warbler, guardandolo mentre appoggiava la schiena all’armadietto.
Kurt lo guardò sbattendo gli occhi, stupito da quell’atteggiamento.
“ N-non ci torno la dentro!”, rispose come se fosse ovvio. “ Non esiste!”
Perché Blaine non… non faceva niente?
Era il suo ragazzo, avrebbe dovuto… fare qualcosa! Abbracciarlo, andare ad insultare quelli che l’avevano umiliato!
Non sedersi!
Quel pensiero lo agitò ulteriormente ed iniziò a camminare avanti ed indietro nel corridoio, cercando una spiegazione logica a tutto quello che gli stava accadendo.
Forse l’universo stava cercando di dirgli qualcosa, c’era quella cosa chiamata ‘karma’... ma non riusciva a capire cosa avesse fatto di così sbagliato.
Cosa avesse fatto al suo ragazzo per sentirlo così lontano! Tutta la serata lo era stato ma in quel momento… sembrava così diverso.
“ Potresti almeno sederti?”, la voce di Blaine lo distolse ancora dai suoi pensieri. “ Vuoi andare a casa? Non dobbiamo per forza tornare là dentro.”
Kurt smise di camminare e lo guardò serio.
All’umiliazione si era unita la rabbia per quella mancanza di conforto e per tutta la lontananza che Blaine gli aveva fatto provare in quella serata che aveva definito ‘caratterizzata dalla felicità’.
“ Hai… fretta di andare via?”, sbottò iroso, facendo sgranare gli occhi al Warbler. “ In fondo tu… tu hai avuto il tuo momento di gloria. Ti sei divertito. Hai ballato sul palco ignorandomi bellamente per tutta la serata!”
“ Kurt, calmati. Sei solo sconvolto.”, cercò di calmarlo Blaine, senza però alzarsi.
“ Sì! Lo sono!”, ammise il più piccolo. “ Ma dal tuo atteggiamento… non…”
“ Cosa Kurt?”
“ Non possiamo andare avanti così…”
Non era stato semplice giungere a quella conclusione, aveva avuto bisogno di quella serata e di quell’umiliazione per rendersi conto che lui e Blaine non erano fatti l’uno per l’altro.
Era sempre stato accecato dalla finta perfezione del Warbler, dai suoi modi e, sicuramente, anche dal fatto che fosse l’unico gay dichiarato che avesse mai incontrato.
Affezionarsi al ragazzo era stato facile, era gentile e sembrava conoscere tante cose del mondo… ma era solo una bugia. Lo stesso Blaine gli aveva rivelato che lui riusciva a fingere di essere forte e saggio, ma che in realtà non aveva mai avuto certe esperienze.
Kurt si era convinto che potevano farle insieme quelle esperienze, che potevano crescere insieme… ma Blaine non collaborava, si allontanava sempre di più… ed era il momento di lasciarlo andare.
“ Che vuoi dire Kurt?”
“ Torna a casa Blaine.”
Faceva meno male di quanto pensasse, definirlo il ‘suo ragazzo’ era semplice ma forse non l’aveva mai sentito come tale. Erano amici, ecco quello che erano.
“ Come?”
“ Lo scopo di questo ballo era la redenzione. Dovevi superare quello che ti era successo… e ci sei riuscito. Ti sei esibito e tutti ti hanno applaudito. Si sono divertiti. Penso sia così, no?”
“ Credo di sì…”, Blaine continuò a fissarlo, cercando di capire dove volesse andare a finire il discorso di Kurt.
“ Tu non sei stato umiliato. Io sì. Io devo tornare indietro ed affrontare quell’odio.”
“ Allora torniamo dentro.”, il Warbler si alzò, sfoggiando un ampio sorriso.
“ No. Devo andare da solo… mi dispiace Blaine.”, Kurt abbassò lo sguardo.
Non era stato tanto doloroso giungere a quella conclusione era il farlo capire anche al compagno che, in silenzio, gli appoggiò una mano sulla spalla.
“ È finita… vero?”, mormorò. Aveva smesso di sorridere e lo guardava serio.
“ Sì…”
“ Mi dispiace…”, sussurrò piano Blaine. “ Non… sono stato un buon fidanzato… non nascondo di… aver pensato spesso alla nostra relazione. Mi avevi colpito ed emozionato con quella canzone… ma forse era solo quello ed ho… travisato i miei sentimenti.”
“ La colpa penso sia di entrambi… anch’io ho confuso parecchie cose...”
Restarono per qualche istante in silenzio poi, Blaine, abbracciò il ragazzo per la prima volta in quella serata.
“ Mi dispiace ugualmente… io tengo davvero a te. Lo sai. Te l’ho sempre detto… e non voglio perdere la tua amicizia.”
“ Neanch’io…”, ammise Kurt, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare a quell’abbraccio.
Non aveva il calore che si aspettava di provare… non provava niente. Si era innamorato dell’idea di avere un ragazzo perfetto, ma Blaine non lo era.
“ Verrò ugualmente con te. Voglio vedere come li affronti.”, sorrise il Warbler.
Inconsciamente sapevano entrambi che sarebbero arrivati a quella conclusione, faceva male – le lacrime che lottavano per lasciare gli occhi di Blaine ne erano la prova – ma l’avrebbero superato.
“ Grazie.”, rispose Kurt, accettando poi dei fazzoletti per potersi dare un contegno.



David, seduto sul trono del Re, era rimasto ammutolito e sconvolto da quanto era successo davanti ai suoi occhi.

Aveva sentito l'annuncio del preside Figgins eleggere come Reginetta del ballo studentesco Kurt e poi...
Aveva visto quest'ultimo fuggire via in lacrime dalla palestra, seguito dal suo accompagnatore che, rincorrendolo, aveva urlato il suo nome.

Inoltre anche la sua pseudo-fidanzata Santana Lopez, dopo aver appreso la notizia di non esser stata scelta dagli altri studenti come Reginetta - e aver così compreso di non poter realizzare i suoi piani - era scappata via.

Dave era rimasto da solo su quella poltrona dai morbidi cuscini di finta pelle rossa...

Era certamente dispiaciuto per Santana, e sicuramente anche impaurito dal fatto che la ragazza, per rabbia, avrebbe potuto smascherare la sua omosessualità davanti a tutto il liceo.

Ma cercò di fare dei respiri profondi e di avere fiducia nella ragazza.
Del resto non era certo stata colpa sua se lei non aveva potuto vincere il titolo!

E poi...
Quello che più lo aveva scosso non era certo la sconfitta della Lopez, ma l'elezione di Hummel.

Bullismo.
Muto e crudele.

Gli studenti del McKinley avevano abusato dei voti segreti per prendere in giro l'unico omosessuale dichiarato dell'istituto.

Karofsky strinse forte tra le mani il suo scettro.

Ecco cosa comportava essere gay, essere diversi.
Umiliazioni.
Umiliazioni e dolore.

Perchè Dave aveva notato subito il viso di Kurt contratto in una smorfia di dolore mentre il resto delle persone si giravano a guardarlo con malcelato odio e superiorità.

Kurt aveva pagato il suo essere diverso con quell'umiliazione pubblica...
E Karofsky era terrorizzato.

Terrorizzato dall'idea che potesse accadere anche a lui una cosa simile, terrorizzato perché una piccola voce nella sua testa gli aveva suggerito di correre da Kurt e di proteggerlo - come stava facendo ogni giorno grazie al Bully Whips, ma la paura lo aveva inchiodato su quel finto trono.
Se fosse andato dietro a Kurt cosa avrebbe detto la gente di lui?
L'avrebbero accusato di essere un finocchio?
Avrebbero fatto anche a lui ciò che erano stati capaci di fare a Kurt?

Mille e mille domande affollarono la mente di Dave Karofsky che rimaneva in silenzio con lo sguardo fissò sulla porta della palestra; la stessa porta dove aveva visto sparire Kurt e Blaine.

L'amara consapevolezza di essere inutile per la persona di cui era innamorato gli faceva provare un forte dolore al petto, all'altezza del cuore.
Era solo un codardo, nulla più nulla meno.

Era inutile proteggere Kurt tra i corridoi e lasciarlo scappare via in quel modo durante quella serata così importante...
Ma cosa altro poteva fare?

La paura era più forte anche dei suoi sentimenti...

Per questo continuò a far finta di niente e a rimanere seduto, in attesa.

Attesa di cosa poi?
Dave pensava che sarebbe stato meglio per Kurt - e sicuramente anche per lui - se Blaine lo avesse portato via, lontano da quei dannati omofobi dei loro compagni, lontano dall'odio...
Voleva Kurt al sicuro e anche se stesso.

Forse fu per questo che, quando la porta della palestra si spalancò e Kurt Hummel tornò nella sala con passo deciso e sguardo fiero, restò quasi sconvolto.
   
 
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