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Autore: Dazel    01/06/2011    1 recensioni
L'americano ci pensa per la prima volta, cosa vuoi dell'altro? Vorrebbe che gli rivolgesse la parola, tanto per cominciare, e che qualora si incrociassero per caso in un corridoio durante un meet mondiale, evitasse di ignorarlo come se non l'avesse mai conosciuto. Vorrebbe anche abbracciarlo, sentire quel corpo caldo così presente e vivido nei suoi ricordi di bambino contro la sua pelle, ancora una volta. Vorrebbe sentire l'odore buono dei suoi capelli sul cuscino e quello buono della sua pelle dall'altra parte del letto.
Lo realizza per la prima volta. Quello che vuole davvero, infondo, è solo Arthur.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un tanto Atteso e sospirato Bacio al Crepuscolo

Il sole cala lentamente, dipingendo il cielo cobalto con caldi raggi dorati, che si riflettono sulle increspature dell'oceano. L'aria è fresca per via della brezza marina che, debolmente, soffia sulla spiaggia sollevando piccoli granelli di sabbia pallida. Inghilterra sta' seduto lì, e guarda il mare, cercandovi risposte a domande che tiene sigillate da secoli nel suo cuore.
Una mano gli si posa sulla spalla, facendolo sobbalzare, così tutto quello che può fare è girarsi per capire chi è che – oh. Aggrotta la fronte e stringe un po' di sabbia in un pugno.
«America.» dice e non sembra troppo contento di vederlo.
«Inghilterra.» fa l'altro di rimando, piegando le labbra in un debole sorriso. Lo stesso sorriso traditore – pensa l'inglese – che anni prima gli aveva giurato che sarebbero stati per sempre assieme. Menzogne. Erano sempre state menzogne, del resto. Perché ora è qui?
«Cosa ci fai qui?» domanda l'inglese, alzandosi velocemente e guardando peggio che può l'altro, che ridacchia. Non c'è niente da ridere, in verità. America, lo fa solo per mascherare il nervosismo. «È da molto che, umh.» serra le labbra, deglutendo a vuoto. «Che non ci vediamo.»
«Già-» esclama Arthur cercando di sembrare infastidito, ma tutto ciò che ne esce fuori è un rantolio stridulo. Le sue corde vocali – maledette! - rivelano le emozioni del suo cuore. In fondo, è un po' felice che l'altro sia tornato, ma non lo vuole ammettere nemmeno per sbaglio.
«Io, emh. Arthur, senti, lo so che tu probabilmente mi odi!» Arthur si morde il labbro e inarca un sopracciglio,
certo che ti odio, pensa. Mi hai abbandonato! «Ma io... Avevo bisogno di crescere, avevo bisogno dei miei spazi!» c'è una nota di disperazione nella voce dell'americano, che l'altro non coglie.
«E che fine hanno fatto ORA i tuoi spazi? Io ho i miei, quindi vedi di andartene prima che-» e Alfred, semplicemente, non lo lascia finire. Preme un dito sulle sue labbra e lo guarda seriamente. L'inglese sente un brivido scorrergli lungo la schiena – non gli è mai successo di essere così sensibile al tocco o allo sguardo di una persona. Lo fa sentire a disagio, tutto ciò, ed è un brusco impatto con la realtà. In genere, gli piace stare distaccato da tutto ciò che è fisico, emotivo, vero. Gli piace pensare di essere al disopra tutto questo, di poter ragionare sempre con razionalità di ogni situazione, di essere immune alle emozioni che, senza controllo, prendono il comando del suo corpo. Ora invece, è tutto l'incontrario. Non c'è coerenza, c'è solo fisicità e il dito di Alfred premuto sulle sue labbra – che è così caldo e ruvido, - e i suoi occhi celesti che lo guardano con un'intensità tale da abbatterlo.
È acqua! Acqua pura pensa l'inglese e presto ci affogherò dentro.
«Io...» inizia l'americano, ed è impacciato. È strano che sia impacciato, perché in genere è sempre così sicuro di sé, così fiero di ogni parola che dice da risultare addirittura insopportabile. Ora no, però, è così – indifeso. Spaurito. Per una volta, ha davvero paura di qualcosa.
«Ho dovuto lasciarti. Insomma- eri il mio fratellone, no? Io... Non potevo, davvero, non potevo proprio rimanere attaccato alla tua gamba per tutta la vita!» Per un attimo, l'inglese pensa che l'altro più che star cercando di convincere lui, stia cercando di convincere sé stesso.
«Io te lo avrei permesso!» ringhia Arthur improvvisamente, sorprendendosi per l'ira che all'improvviso è venuta a galla «Non sei mai stato un fastidio, nemmeno per una volta! Mi piaceva la tua compagnia, eri un bambino adorabile! Ora guardati-» disse, squadrandolo con disgusto «Ti vesti come uno sciattone, senza un minimo di eleganza! E sei diventato arrogante, si capisce da come ti sei presentato qui dopo chissà quanti anni a chiedermi – Cosa?! Cosa vuoi chiedermi esattamente, Jones?!»
Non lo ha mai chiamato per cognome prima d'ora. È un passo indietro, uno grosso, pensa Alfred. Uno così grosso da poter essere superato solo da un passo in avanti molto più grosso. L'americano ci pensa per la prima volta, cosa vuoi dell'altro? Vorrebbe che gli rivolgesse la parola, tanto per cominciare, e che qualora si incrociassero per caso in un corridoio durante un meet mondiale, evitasse di ignorarlo come se non l'avesse mai conosciuto. Vorrebbe anche abbracciarlo, sentire quel corpo caldo così presente e vivido nei suoi ricordi di bambino contro la sua pelle, ancora una volta. Vorrebbe sentire l'odore buono dei suoi capelli sul cuscino e quello buono della sua pelle dall'altra parte del letto.
Lo realizza per la prima volta. Quello che vuole davvero, infondo, è solo Arthur.
Appoggia entrambe le mani sulle sue guance in modo impacciato e innamorate e l'inglese lo guarda stranito, incapace di interpretare i suoi pensieri. «Emh.» dice Alfred, indeciso di come incominciare il suo discorso. Poi pensa che il discorso è semplicemente superfluo e posa con dolcezza le labbra su quelle di Arthur. Serra gli occhi, ma sa perfettamente che quelli dell'inglese sono sgranati. Sente le mani dell'altro premere contro le sue spalle, per ribellarsi a quel gesto improvviso, ma Alfred gli impedisce di staccarsi da quel bacio, tenendolo fermo per i fianchi e spingendo la lingua con gentilezza contro le labbra del ragazzo. Per un secondo, queste si schiudono, e l'americano spera che possa signficare qualcosa di particolare quel gesto, così spinge piano all'interno della bocca dell'inglese. È dolce, è intenso e spera che possa durare per sempre. Ci vivrebbe in quelle labbra, davvero. Ma non ha nemmeno il tempo per pensare una cosa del genere, che l'altro gli morde da lingua e Alfred geme dal dolore, staccandosi finalmente dal bacio. L'inglese lo colpisce, poco gentilmente, su una spalla. È paonazzo, è nervoso e molto arrabbiato «BASTARDO!» Strilla «Non osare mai più, tu, umh!» e si lecca le labbra, per asciugarle un po'. Avvampa, al pensiero che quella saliva è molto probabilmente di Alfred. Non sa se vuole davvero respingerlo. In questo momento, non sa davvero nulla. «Cosa significa tutto questo!»
«Che ti amo!» dice Alfred, guardandolo con disperazione «è che volevo diventare abbastanza forte per proteggerti, e che ora che lo sono voglio solo stare con te!» Non ha mai pensato veramente queste cose, prima di ora, eppure le sente così vere e sincere da convincersi che probabilmente è sempre stato così, solo che ancora non se n'era mai accorto. «Quindi, per favore, non mi respingere!»
Arthur vorrebbe dire “Non ho bisogno della tua protezione, idiota!” ma tutto quello che esce è un «Oh.» e le sue guance si fanno così bollenti che vorrebbe sprofondare la testa nella sabbia fredda per rinfrescarle un po'. Nel frattempo, le prime stelle hanno iniziato ad accendersi nel cielo e l'aria si è fatta un po' più prepotente.
«Allora?» chiede Alfred, il suo tono è di nuovo calmo e controllato. Si avvicina all'inglese con una lentezza esasperante, in modo da dargli la possibilità di spingerlo via o allontanarsi nel caso lo desiderasse. Sono naso contro naso, i loro respiri si mescolano e il cuore di Arthur sta battendo così velocemente che pensa potrebbe venirgli un infarto. Ma non gli viene, è tutto molto dolce e intenso e inaspettato. Non sa dire cosa sia successo o cosa stia succedendo ora, perché Arthur non può più pensare a niente, a nulla che non siano le labbra di Alfred. Sono così vicine alle sue che basterebbe piegare un po' la testa per toccarle. Da quando ha iniziato a desiderarlo in questo modo?
«Penso di poterti perdonare, in fondo» dice in un sussurro. Alfred non dice nulla, sorpreso, e poi scioglie tutta la tensione in un sorriso. «E adesso baciami, razza di stupido...» sussurra l'inglese, e l'altro non se lo fa ripetere due volte.


È la prima volta che scrivo in prima persona, senza contare che non ho mai scritto una storia su loro due che non sia una AU, e che non sono certa di aver gestito benissimo i personaggi. Non sono nemmeno certa che questa abbia un senso, o che sia grammaticalmente corretta. L'ho scritta ora, in dieci minuti, solo per divertirmi un po'.
Sentire un vostro parere sarebbe importante, quindi per favore, recensite. Grazie mille ^__^!

   
 
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