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Autore: Shainareth    25/02/2006    1 recensioni
Dopo One Piece, la prospettiva del Piece Main riuscirà a riunire sotto lo stesso Jolly Roger la ciurma di Monkey D. Rufy, con una consistente aggiunta! Non si tratta solo di una storia avventurosa o d'amore, è più che altro un mix di umorismo, avventura e azione... ehm... sì, l'azione c'è, per quel poco che sono stata capace di fare... ç______ç Ma in verità, "Piece Main" racchiude un po' tutti i generi (eccetto il fantasy e il porno, credo! ^^'), quindi, come si suol dire, ce n'è per tutti i gusti! ^___-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XCIII – Una partenza improvvisa

 

Capitolo XCIII – Una partenza improvvisa

 

            La luna si era ormai levata in cielo da un pezzo e tutt’intorno si era fatto silenzio assoluto. Svegliatasi nel cuore della notte, Silk si rigirò sotto la coperta, ma per poco non crollò giù dall’amaca: aveva dimenticato di aver ceduto il proprio letto a Bibi finchè questa non sarebbe tornata ad Alabasta. Ormai completamente priva di sonno per lo spavento preso, si mise in piedi e risalì in coperta con il proposito di bagnarsi la gola; ma non appena mise piede sul ponte, un’ombra a prua del Sea-Eagle che si stagliava nel chiarore della bella luna piena, attirò la sua attenzione. Riconobbe all’istante la sagoma dell’amico, e così, incuriosita, si avvicinò al parapetto della caravella e lo chiamò.

 - Come mai sei ancora sveglio? – chiese quando anche lui si accorse della sua presenza.

 - Avevo bisogno di riflettere… e in cuor mio speravo di parlarti a quattr’occhi…

 - A quest’ora di notte? – si sorprese lei.

Sota respirò profondamente. – E’ che così non va…

La spadaccina aggrottò le sopracciglia. – Ma di che parli?

 - A me non interessa raggiungere Alabasta… - prese a spiegarle il giovane, lo sguardo perso nell’oscurità infinita dell’orizzonte. - …senza contare che questa convivenza mi sta facendo perdere di vista il mio vero obiettivo…

Silk rimase in silenzio a fissarlo con attenzione: nonostante il buio della notte, riusciva comunque a leggergli la forte determinazione negli occhi.

 - Mi sono reso conto che mi sto appoggiando troppo a voi… Ai miei uomini l’ho già detto, e anche a Naya, ecco perché stanotte ha chiesto a Mary e agli altri di ospitarla insieme al fratello sul vostro galeone…

 - Quando parti? – tagliò corto lei con voce atona.

Finalmente Sota si volse a guardarla. – Stanotte.

La ragazza distolse lo sguardo da lui e accennò un sorriso malinconico. – E’ giusto così…

Il capitano del Sea-Eagle balzò giù dal bompresso della sua nave e la raggiunse sulla caravella per salutarla. Ma quando le fu accanto, Silk indietreggiò di alcuni passi.

 - Mi dispiace, e anzi sono contento di averti potuto avvertire prima… Mi mancherai anche tu… - le assicurò guardandola con dolcezza. - …e non immagini quanto…

La rossa non rispose che dopo alcuni istanti. Alzò lo sguardo e gli sorrise. – Promettimi solo che ci rivedremo.

 - Hai la mia parola. – fu la risposta, mentre si vide tendere una mano.

Le parve immediatamente un gesto troppo freddo per il rapporto che li legava; così, avvicinandosi a lui, gli scostò leggermente la mano di lato, ed infine lo abbracciò per la prima volta di sua iniziativa. Il pirata la strinse gentilmente a sé. Rimasero così in silenzio per diversi minuti, poi l’abbraccio si sciolse e, portandosi entrambe le mani al collo, il giovane tirò fuori dal colletto un cordoncino nero a cui era appeso un ciondolo argentato di forma circolare, al cui interno era racchiuso un sole dai raggi vivaci e dal nucleo dorato. Se lo sfilò dalla testa, e glielo mise in mano.

 - L’ho portato con me per qualche mese… Rappresenta quello che sei per me.

Sul viso della ragazza si dipinse un sorriso dolce, e legandoselo al collo, corse subito di sotto nella sua cabina, raccomandandogli di non muoversi di lì. A tastoni, cercando di non far troppo rumore per non svegliare la loro ospite, riuscì a trovare quel che cercava. Tornò sul ponte col sorriso stampato in volto.

 - Non è il massimo, me ne rendo conto, ma era l’unica cosa che potesse essere adatta a te… L’ho comprato poco prima di partire da Coco… così avrai un ricordo della nostra isola… - spiegò stringendogli al polso sinistro un lembo di pelle scura e legandone tra loro i laccetti di cuoio che servivano per tenerlo fermo. Rialzò lo sguardo incrociando di nuovo quello di lui, e il sorriso le si spense piano sulle labbra. Dal modo in cui la fissava, lo capiva soltanto adesso per la prima volta, le parole di Sota corrispondevano alla pura verità: la amava per davvero.

Per un attimo un senso di smarrimento si impadronì dei suoi sensi, e avrebbe giurato che il giovane fosse in procinto di chinarsi su di lei per baciarla; ma lui non si mosse.

 - Ci rivedremo presto, te lo giuro sul mio onore. – le disse soltanto. Infine, dopo un ultimo silenzioso sguardo, le volse le spalle e con un salto tornò sulla sua imbarcazione.

Silk rimase ferma a fissare il boccaporto da cui era sparito l’amico: era sicura che prima o poi, in un modo o nell’altro, Sota sarebbe riuscito a realizzare i propri sogni. E come aveva appena detto a lui, era giusto così, che prendesse nuovamente la sua strada. Silenziosa, allora, fece lentamente ritorno sotto coperta, e stendendosi sull’amaca, gli occhi sbarrati a scrutare l’oscurità del soffitto, cominciò a sentirsi sola… Era vero che per lungo tempo le loro vite erano state separate, ma ora che lo stava perdendo di nuovo, le costava non poco ammettere che la loro amicizia non solo non era mai tramontata, ma soprattutto si era rinnovata di nuovi sentimenti cui ancora non era riuscita a dare nome. Triste, si girò su un fianco e portò una mano al ciondolo che lui le aveva appena regalato, stringendolo nel palmo. Sentì il pianto salirle agli occhi, per cui decise di non pensarci oltre, di convincersi che era per il bene del suo migliore amico; e abbassando le palpebre, cercò di abbandonarsi al sonno. Ma quello non venne in suo aiuto, e raggomitolandosi su se stessa, l’unica cosa che le rimase da fare, fu quella di lasciare sfogo alle lacrime e a pochi silenziosi singhiozzi.

 

            Quando all’alba i suoi compagni si misero in movimento, subito scattò l’allarme per l’inspiegata sparizione del Sea-Eagle. Sentendo Bibi uscire frettolosamente dalla cabina e continuando a far finta di dormire, Silk preferì che fosse Naya ad informare gli altri della decisione presa dal giovane Wasi. Questi non solo non riteneva fosse ancora il caso di seguire Rufy e i suoi, ma per di più si era rifiutato di portar loro via la nipote di Hamel, nonostante le insistenze della ragazza sempre più intenzionata a non abbandonare la rotta che stavano seguendo prima della deviazione per Alabasta, e soprattutto la famosa pagina di diario dell’anziano studioso.

“La lascio a Rufy, così potrà effettuare il suo scambio con Kidd e riprendersi il cappello di paglia… Tanto più che una sola pagina, oltretutto indecifrabile, non mi sarà di grande aiuto… Voglio trovarlo con le mie sole forze, lo One Piece o Piece Main che sia… Devo farcela ad ogni costo, è una sfida con me stesso.”

 

            Alzò gli occhi azzurri dal foglio su cui stava schizzando con le matite colorate, e si soffermò ad osservare un gabbiano che volava alto nel cielo striato di nubi scure. Com’era grande il mondo… e lei? Lei, nonostante la giovane età, aveva già viaggiato in lungo e in largo a bordo di quel galeone insieme a suo fratello. Sua madre la ricordava appena, suo padre per nulla. Gary non le aveva mai fatto mancare nulla, anzi. Era per questo che non si sentiva sola, perché era cresciuta insieme a tanta gente che si era presa cura di loro: era quella la sua famiglia. Aveva persino avuto la fortuna di trovare un’altra bambina su quella nave… una nave pirata… Com’era strana la vita… Leggeva spesso di storie di pirati dove questi erano quasi sempre dipinti come persone cattive. Ed era vero: molti di quelli che aveva conosciuto erano realmente così, come quelli che le avevano ucciso il papà. Però esistevano anche pirati buoni, quelli che facevano della loro bandiera unicamente simbolo di libertà, non di terrore, e che prendevano il mare soltanto per seguire i propri sogni. Si fidava di Rufy così come di Sota, e ora le dispiaceva che quest’ultimo fosse partito senza nemmeno salutarli. Ma Naya, e poi anche Silk, le avevano assicurato che se lo aveva fatto era proprio per seguire il richiamo dei pirati.

 - Ehi, piccola… - fu la voce di Mary che interruppe i suoi pensieri.

La bimba si volse nella sua direzione, mentre la giovane donna prendeva posto sullo scalino sotto a quello dov’era seduta lei. – Cos’è quell’aria assorta?

Kari fece spallucce. – Pensavo…

 - A cosa?

 - A un po’ di cose… - rispose con un sospiro stanco, quasi volesse atteggiarsi a persona adulta e facendo sorridere la compagna.

 - Che cosa stai disegnando? – le chiese questa.

Lei sorrise e le mostrò l’album da disegno. – Bibi! – esclamò contenta.

 - Accidenti! – ammirò la cuoca sinceramente colpita dalla virtù di quella bambina di neanche nove anni. – Le somiglia parecchio… Tu sì che sei un piccolo genio… - si complimentò restituendole gli schizzi.

 - Mi ha insegnato Kate! – spiegò quella riprendendo i fogli e tornando a tracciare alcune linee. – E lei ha imparato da suo padre…

 - E’ vero… Usop è un mago con i pennelli… - rifletté a mezza voce ripensando con un certo disappunto agli scarabocchi di Hamel. Come ci si poteva fidare di quei “cosi” che Naya chiamava “appunti”?! Senza contare che Rufy, a differenza di Sota, pareva essersi completamente dimenticato della sfida lanciatagli da Kidd. Persino Shu, quella mattina, aveva mostrato un certo senso di dispiacere per l’improvvisa sparizione dell’equipaggio amico. Non sapeva spiegarsi il perché, ma da quando erano tornati da Isyoo Island non si erano più beccati per tutta la sera. Che Sota avesse fatto partecipe Shu del suo progetto di riprendere la rotta per Raftel Island da solo? Sì, ma per quale motivo, se quei due giuravano di non sopportarsi? Alla mente le tornò il discorso fatto la sera prima con Nami: no, Shu non era affatto ipocrita, lo sapeva bene. Con lei, il giovane, si era confidato più che con gli altri, al punto da averle rivelato ogni singolo segreto del suo passato. Sospirò. Se avesse continuato ad essere ossessionato dall’idea di ritrovare quella donna in un modo o nell’altro, fosse anche attraverso la somiglianza che per certi versi poteva accomunare lei e Silk a quella poco di buono da un punto di vista fisico, il primo a soffrirne sarebbe stato proprio lui; senza contare che avrebbe potuto anche ferire qualcuno, prima o poi… Ma perché non riusciva a mettere da parte quel che era stato così come aveva fatto lei? Perché doveva continuare a farsi del male a tutti i costi? A tal punto lo spingeva il sentimento di vendetta?

“La vendetta non porta a nulla!” gli aveva rimproverato una volta, durante una discussione.

“Forse, ma è l’unica cosa che mi è rimasta!” le aveva risposto Shu, i nervi a fior di pelle. “Credi che sia stato facile, per me, tornare alla vita di tutti i giorni facendo finta che non fosse successo nulla?!”

“Non sei l’unico ad aver sofferto, qui, sai?! O pensi davvero che nessuno di noi abbia dei sentimenti umani?! Credi che sia stato facile per Gary ritrovarsi solo, accollarsi di una bambina così piccola, e sopportare l’accusa di alto tradimento di quella Marina in cui tanto aveva creduto?! Che Ryu non abbia mai sofferto in vita sua?! Che per me sia stato una passeggiata ritrovarmi da sola contro il mondo intero?!” gli aveva urlato contro lei infuriata.

“Lei era l’unica cosa che mi era rimasta!!” prese a specificare il giovane. “Mi fidavo di lei più che di me stesso!!”

“Per me è stata la stessa identica cosa!! Anch’io ho scoperto cos’è il tradimento a mie spese, e non soltanto dall’uomo che amavo, ma persino da mio padre, sangue del mio sangue!!”

“Basta, non ho voglia di parlarne ancora!” l’aveva zittita esasperato. “Ormai ho preso la mia decisione: semmai dovessi ritrovarmela davanti, un giorno, giuro che l’ammazzo con le mie stesse mani!”

Rimproverava a Shu il rancore e la vendetta, eppure lei aveva commesso il suo stesso errore premendo quel maledetto grilletto contro il suo di passato. “Donald…” ancora non riusciva a dimenticare… Lo aveva amato per davvero, e quel tradimento fu per lei peggio della morte, sentendosi il cuore strappato dal petto. Tuttora, alle volte, lo rivedeva nei suoi sogni. Era per questo che non era ancora riuscita a donare tutta se stessa a Ryu, per paura di ferirlo. Era davvero innamorata di lui, ma non se la sentiva di compiere un passo tanto importante. Tuttavia era consapevole di aver chiuso con il passato, di aver voltato pagina, e anche se la coscienza spesso si faceva sentire, era convinta che col tempo sarebbe riuscita anche ad amare fisicamente.

“Prenditi tutto il tempo che vuoi, non ho fretta… Anzi, per te sarei disposto ad aspettare una vita intera…” le aveva assicurato l’uomo.

Sorrise dolcemente. E mentre ripensava a questo, Shukumaru le passò sotto gli occhi, le lanciò uno sguardo stranito nel notare quel sorriso inspiegato, ed inarcando un sopracciglio, scosse la testa facendola ridere. Al di là di tutto, si volevano davvero un gran bene, ed il fatto che il ragazzo le avesse aperto totalmente il proprio cuore, li aveva avvicinati facendo nascere tra i due un affetto sincero.

Shu, frattanto, rimuginava sulla discussione avuto il giorno addietro con Sota: si sentiva meglio dopo averne parlato anche con lui, almeno gli aveva fatto capire quali erano i motivi per cui provava non troppa simpatia nei suoi riguardi. E il ragazzo pareva aver compreso appieno, sebbene non mancò di dargli dell’idiota… Gli costò caro ammetterlo persino a se stesso, ma sì, quel teppistello gli sarebbe mancato… Volse lo sguardo verso la caravella alla ricerca della figura di Silk che da ore se ne stava sola e immobile di fianco al parapetto che fino alla notte prima si era affacciato sul Sea-Eagle. Sbuffò innervosito: Mary aveva ragione, doveva darsi una calmata. Se continuava così rischiava davvero di fare del male a qualcuno, e ringraziò il cielo di non averne fatto né a lei né alla giovane spadaccina. Con Sota e Mary era riuscito a spiegarsi; ora, non appena gli fosse capitata l’occasione, avrebbe dovuto farlo anche con Silk, sperando che lei avesse compreso il suo stato d’animo. Gli altri lo avevano fatto, ma tutti e due gli avevano detto chiaro e tondo che non riuscivano a condividere il suo punto di vista, ed entrambi gli avevano anche consigliato di lasciar perdere la vendetta e di mettere da parte quei sentimenti astiosi… sebbene il giovane Wasi lo avesse fatto fra un insulto e l’altro: come si permetteva, gli aveva urlato contro, di mettere in mezzo a quella storia di regolamento di conti, la sua Silk?! Sul volto gli si dipinse un sorriso di scherno verso se stesso. Sota aveva ragione, cominciava a farsi schifo da solo…

 

 

 

 

  
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