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Autore: bababortola    01/06/2011    0 recensioni
Fanfiction ambientata fra la 2x15 e la 2x16
(Klaine)
Era come se Blaine si fosse presentato come un libro aperto. Era spontaneo, gentile e tutto questo pareva non costargli la minima fatica. Era come se lo conoscesse da sempre.
Ma ora, poteva dire di essere al fianco di quello stesso ragazzo?
Era vero, si conoscevano relativamente da poco.
Forse non aveva mai veramente conosciuto Blaine. Ma Kurt ancora non sapeva che mai, come in quel momento, era in grado di poter conoscere a fondo il suo amico come non aveva mai fatto.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2.

 

Alla Dalton l’ora di ginnastica era molto diversa da quella del McKinley. Nessuna testa nel water, nessuna presa in giro, un’ora piuttosto tranquilla che a Kurt non dispiaceva.

Ma quella era pur sempre una scuola maschile. Non era raro che alcuni ragazzi entrassero in competizione fra loro per le cose più stupide come chi correva più veloce, chi faceva gli scatti migliori o chi riusciva ad afferrare più palle al balzo. Stupidi comportamenti che facevano sembrare la Dalton una scuola meno anormale, e i ragazzi non erano più quei damerini che battevano il martelletto dietro a una suntuosa scrivania in ciliegio, ma dei ragazzi normali.

Kurt, come aveva sempre fatto, si limitava a lavorare normalmente, evitando quelle stupide esibizioni mosse dal testosterone che montava. Erano stupide, per l’appunto.

Quello che spiccava di più per le sue doti atletiche era senz’altro David, ma lui mostrava un atteggiamento diverso dagli altri e non ne faceva un vanto. Doveva però accogliere tutte le sfide degli altri studenti che insistevano e lo pregavano di potersi misurare con lui. Tutti ambivano a batterlo.

“David preparati a prenderle”
Quel giorno era stato Logan ad aver lanciato la sfida per primo.

“Lo vedremo” fece David acettando pacificamente la sfida e appostandosi dietro un solco nella sabbia che fungeva da linea di partenza.

La sfida non durò più di un giro di campo. Logan arrancò gli ultimi passi esausto e palpitante, i capelli dorati e la maglia appiccicati alla pelle dal sudore. Riuscì a raggiungere David che si era fermato al traguardo di sabbia pochi secondi prima.
Logan annaspò un poco prima di riuscire a dire qualcosa. “Voglio la rivincita.”
“Scordatelo, sono esausto.”
“Ti ho detto che voglio la rivincita.”

La scena andò avanti così per qualche minuto. Accanto a Kurt, Blaine stava seduto nella panchina, apoggiato sulla rete di sicurezza che separava il prato dal campo con lo sguardo fisso sui suoi compagni.

“Perché non riesci ad accettare che sono più bravo di te nella corsa?” David non si rese conto che quella domanda invece che voler essere sportiva e pacifica, avrebbe provocato ancora di più il suo compagno.

Logan tornò fra gli altri sconfitto, cercando un posto per sedersi.
“Levati dai piedi tappeto” disse spavaldo rivolto a Blaine.
“Scusami?”
“Fammi sedere”
“Senti non so quale sia il tuo problema ma fare il prepotente con me non farà passare in secondo piano il fatto che David ti ha battuto per la milionesima volta” disse con una leggero sorriso.

“Taci Anderson! Non riusciresti a fare il mio tempo neanche fra un milione di anni con quelle gambette da checca che ti ritrovi! E adesso spostati!” sbottò Logan.
In Blaine sembrò accendersi qualcosa, senza però esplodere. Si alzò lentamente e mosse qualche passo verso il ragazzo biondo, che ora stava a pochi centimetri di distanza da lui e per un attimo Kurt temette il peggio.

“Ci sto” fece a denti stretti.

A Kurt era parso di capire che Blaine non fosse il tipo da zuffe. Di solito era sempre calmo e pacato e cercava di evitare i conflitti.
Quel Blaine che Kurt pareva di conoscere così bene si dileguò in un attimo, quando lo vide tracciare di nuovo la linea nel campo facendo strisciare il tallone contro la sabbia e guardando Logan con una ferocia negli occhi e una tal rabbia che chiunque avrebbe pensato che una parola di troppo detta dal biondo avrebbe fatto finire la cosa a cazzotti.

E poi partirono. Al via dato da un ragazzo di nome Fred scattarono entrambi, tirando su un gran cumulo di polvere.

All’inizio Logan era in netto vantaggio, malgrado fosse già esausto dalla sfida contro David.
A un tratto, circa a un terzo del percorso la situazione di rivoltò.

Blaine prese come una gran carica e come se da quella gara dipendesse tutta la sua vita cominciò a correre più veloce, molto più veloce, come se avesse trovato un’energia dentro di sé che non sapeva di poter tirare fuori. La sabbia sotto ai suoi piedi si sollevava in grandi ondate, andando a finire negli occhi di Logan, che era stato appena superato. Ma la cosa più impressionante era l’espressione che Blaine teneva in viso. Le soppracciglia erano aggrottate in un’espressione torva, gli occhi sgranati che mandavano fiamme di rabbia dalle pupille, i capelli zuppi di sudore e completamente in disordine. Era spaventoso.

Logan tentava di recuperare ma a ogni accelerata che tentava di fare Blaine correva più veloce ancora, evitando così di farsi superare.
Per il resto della competizione Blaine fu sempre in testa, e per primo tagliò il traguardo.

Kurt era sbalordito. Quello che ora aveva davanti con i capelli spettinati e il fiatone non poteva essere il suo amico che lo portava a vedere musical e poi da Starbucks, non era lui, non aveva la minima idea di chi fosse quel tipo.
Lo vide ancora: lo sguardo di Blaine. Quegli occhi, così pieni di rabbia, rivolti a Logan.
“Te l’ho fatta vedere” disse annaspando “Sono molto più veloce di te…” prese fiato “… e te l’ho dimostrato”.
Poteva mai essere possibile che Blaine potesse essersi scaldato tanto solamente per una così banale sfida? Con Logan poi! Era un Warbler anche lui e, era vero, lanciava qualche frecciatina ma Blaine non l’aveva mai assecondato e si era mostrato superiore. Ma ora, cosa era successo?
Poteva darsi che a Blaine avesse dato fastidio l’uso della parola ‘checca’, ma Kurt non ci contava molto. Lui, che era da sempre stato folgorato dalla perfezione e dal carisma di Blaine (quel Blaine che ora pareva lontano mille anni da quello che vedeva in quel momento), non potè fare a meno di pensare che forse la causa di quello strano comportamento poteva essere proprio lui. Ma cosa mai poteva aver fatto? Non ricordava di aver mai detto o fatto nulla che avrebbe potuto anche lontanamente offenderlo o ferirlo, no, niente. In effetti era un’ipotesi assurda, ma lo terrorizzava a tal punto da non voler abbandonare in nessun modo la sua mente.

Non l’abbandonò nemmeno quando un mormorio di preoccupazione si levò nel campo.

“Blaine stai bene?” fece uno dei ragazzi.
“Certo, non vi preoccupate. E’ solo un po’ di capogiro.”

Kurt alzò appena lo sguardo, vide che Blaine gli si stava avvicinando, aveva reindossato il suo solito sorriso di sempre, anche se faticava a camminare.
“Kurt…” disse afferrandogli l’avambraccio “… andiamo in cla…”

Kurt sentì la presa sul braccio stringersi appena, per poi allentarsi e perdersi completamente. Vide gli occhi dell’amico ruotare all’indietro a chiudersi e il peso del suo corpo accasciarsi e abbandonarsi alle sue braccia.
Fu in realtà tutto molto veloce.
Fra le preoccupazioni dei compagni e degli ordini del coatch di stare indietro per ‘lasciare aria’ in meno di un minuto Kurt aveva già portato di peso Blaine fino all’infermeria col cuore che gli batteva in gola.
Ora Blaine stava sdraiato sul lettino con l’amico di fianco che aspettava che si riprendesse.

Kurt bagnò lo straccio di acqua fredda per la terza volta e lo premette sulla fronte e le gote di Blaine, si voltò un attimo verso un catino pieno d’acqua per strizzare lo straccio quando sentì una voce.

“Che bello vederti.”

Blaine aveva aperto gli occhi in uno sguardo che non poteva davvero essere più dolce. Le labbra erano distese in un sorriso mentre guardava verso l’amico.

“Sei svenuto” disse Kurt. La condizione di salute di Blaine gli pareva più importanrte di qualunque adorabile espressione rintontita dovuta a uno svenimento.
“Come stai?” disse di nuovo.
“Sto bene.”
“Hai faticato troppo mentre correvi” rispose serio.
“Si” fece l’altro sogghignando “…ma ho battuto Logan!”
“Blaine sono serio, non devi sforzarti così se sai che ti fa quest’effetto. Davvero.” E gli bagnò ancora la fronte con lo straccio umido.

Blaine guardò Kurt con un’espressione fra l’addolcito e il sorpreso. Non sapeva che Kurt avesse questo lato così protettivo. Kurt, vedendo la sua espressione, credette di averlo offeso  o esser stato troppo duro e volle allentare l’atmosfera.
“A me succede a volte.” Disse con più calma “Diciamo che non ho un corpo molto resistente, se non mangio qualcosa al mattino può capitare che cada a terra all’improvviso privo di sensi.”

Blaine accennò un altro sorriso.
“Anche tu sei così?” disse poi.
Blaine fece no con la testa. “Però non tocco cibo da ieri mattina”
Kurt sgranò gli occhi. “Co-come?”
“Sennò avrei senz’altro fatto un tempo migliore…” disse sogghignando.
Kurt s’alzò di scatto. Fece due giri dell’infermeria, portò le mani all’altezza del viso e aprì la bocca come per dire qualcosa, poi la richiuse e si fermo davanti al lettino, incrociando le braccia.

“Pe-perché sei a digiuno?? Lo sai quanto ci hai fatto spaventare?”
“Kurt…” il ghigno gli sparì dal volto “Kurt, io…” tentò di dire qualcosa, senza sapere esattamente che cosa.
“No!” sbottò Kurt interrompendolo “Io proprio non riesco a capirti!”
Perse la pazienza. Era vero. Aveva detto la verità, come fanno le persone quando si arrabbiano: dicono quello che pensano. Blaine era sempre al suo fianco, era suo amico. Lottava ogni giorno con il suo cuore per cercare di farlo battere più lentamente ogni momento che si trovavano insieme. Cercava di convincersi che erano solo amici e questa oltre che essere una condanna era anche la sua unica consolazione, era suo amico. Nell’ambito di amicizia Blaine poteva essere suo. Era quella parola che lo consolava e alle volte davvero non poteva chiedere di meglio. Ma vedere Blaine fare così lo stupido e rovinarsi con il digiuno per chissà quale motivo, no, non poteva proprio sopportarlo.

Blaine stava lì, sdraiato sul lettino, senza sapere cosa dire o come giustificarsi. Si limitava a seguire il movimento degli occhi di Kurt, che prima guardavano verso di lui e poi in basso, pensierosi.
“E’ meglio se andiamo in classe” e si girò verso la porta dell’infermeria per uscire.
“Kurt aspet…”

Giusto il tempo di alzarsi in piedi, che Blaine svenne di nuovo. Quando arrivò l’infermiera disse che non avrebbe dovuto fare movimenti bruschi, e disse a Kurt di lasciare fare a lei, che avrebbe chiamato la madre per venirlo a prendere e che tutto si sarebbe risolto.

Kurt non potè fare a meno di chiedersi se avesse fatto bene a rimproverarlo così. Rimase con quel quesito nella testa per tutta la giornata, senza riuscire a darsi pace né a prestare attenzione alle lezioni. Era tutto un chiedersi e tormentarsi.

  
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