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Autore: bababortola    01/06/2011    0 recensioni
Fanfiction ambientata fra la 2x15 e la 2x16
(Klaine)
Era come se Blaine si fosse presentato come un libro aperto. Era spontaneo, gentile e tutto questo pareva non costargli la minima fatica. Era come se lo conoscesse da sempre.
Ma ora, poteva dire di essere al fianco di quello stesso ragazzo?
Era vero, si conoscevano relativamente da poco.
Forse non aveva mai veramente conosciuto Blaine. Ma Kurt ancora non sapeva che mai, come in quel momento, era in grado di poter conoscere a fondo il suo amico come non aveva mai fatto.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.

Quella mattina Kurt era stato portato a pensare che la vita da figlio unico, solo con suo padre, non era stata poi così terribile. Si, era bello stare in una famiglia allargata, i piatti di Carole erano strepitosi e di certo erano meglio degli esperimenti gastronomici di suo padre e lui, ma quella mattina proprio non gli venne in mente nessuna di queste due buone ragioni.
Spalancò la porta della cucina e vi entrò a grandi passi, i capelli ancora liberi dal gel, la giacca appesa al braccio e la cravatta bicolore che gli pendeva al collo. Rapidamente acchiappò una mela dal ripiano della cucina con la quale avrebbe potuto arrangiare una rapida colazione sfidando la sua ipoglicemia. Finn lo seguiva con lo sguardo, con ancora addosso il pigiama e seduto davanti a un’abbondante tazza di cereali.
“Proprio non capisco come fai ad avere tutta questa energia di prima mattina” disse assonnato.
Il fratellino girò la testa verso di lui con uno scatto. Lo fulminò con uno sguardo che – Finn l’aveva imparato a proprie spese – non prometteva nulla di buono.
“Hai una bella faccia tosta a chiedermelo Finn Hudson!” 
Eccolo lì, nome e cognome pronunciati alla fine della frase, segno che indicava una lieve - ma non troppo lieve – irritazione, pensò Finn.

“Contavo che mi svegliassi tu” fece Kurt seccato.
“Cosa?”
“Dato che ti alzi presto per fare il turno di consegna giornali mi avevi detto che mi avresti svegliato. Te l’ha detto anche Carole.”
“E’ assurdo!”
“No! Sai cosa è veramente assurdo? Che il numero delle mie ore di sonno sia così ristretto! Mi coprirò di occhiaie. Ma a te che importa? Tu non devi farti un’ora di macchina ogni giorno per andare a scuola!”
Finn lo guardò con aria pressochè assente. I suoi pensieri erano rivolti a Quinn, e al suo continuo parlare del ballo, e della sua elezione a reginetta. Non poteva fare a meno di chiedersi se lo stesse usando soltanto per arrivare a quello, ma preferì non pensarci troppo.
Il suo sguardo si spostò immediatamente sul patrigno che aveva appena fatto ingresso nella cucina, probabilmente con l’intenzione di salvarlo.
“Kurt stai calmo, è ancora presto. Hai tutto il tempo per prepararti”
Kurt lanciò un’occhiata alle cifre lampeggianti del microonde. Suo padre aveva ragione.
“Prendo la cartella.”  Uscì dalla cucina sconfitto, seguito dallo sguardo del fratello.
“Non ci badare” disse poi Burt rivolto a Finn “E’ solo che non vede l’ora di vedere quel suo amico con cui sta sempre… Quindi ha mille cose per la testa” e fece spallucce.
“Uhm.. ma chi? Blaine?” rispose Finn ingoiando una grande cucchiata di cereali.
Burt annuì.
“Mmmh, non mi piace quel tipo.”
Burt fece ancora spallucce, come se volesse dire ‘non deve mica piacere a te’.

Lui, di suo, aveva fatto un enorme sforzo per non prendere in antipatia quel ragazzo. D’altronde, qualunque genitore avrebbe preso in antipatia qualunque ragazzo che ritrovava in mezzo alle lenzuola del letto del proprio figlio, ubriaco, o che viene a interromperti nel lavoro e ti chiede di parlargli di sesso, va beh, in quello era stato…come dire, gentile? Si, gentile nei confronti di Kurt e diciamo che l’aveva apprezzato. Aveva comunque scelto di andare contro il suo istinto da genitore e di pensare alla felicità di Kurt. Sapeva che quel ragazzo era importante per lui, anche se erano solo amici. Sapeva che se lui non avesse avuto nulla contro quel ragazzo… beh sarebbe stato più semplice, e sarebbe stato ancora più semplice nell’eventualità che se le cose si fossero fatte più serie, Kurt si sarebbe sentito libero di parlargliene. Si, aveva pensato anche a quella possibilità.

-

La campanella annunciò la fine della quinta ora.

“Hey” fece Kurt procedendo verso quello che era l’armadietto di Blaine Anderson “Mensa?”.
Il ragazzo di fronte a lui doveva non averlo sentito, dato che non si era voltato e continuava a sistemare i libri nell’armadietto. Avrebbe almeno dovuto accorgersi che Kurt era lì affianco.
“Blaine?”
L’altro si voltò di scatto. “Oh.. ciao.”
“Ciao. Andiamo a pranzo?”
Esitò un po’ a rispondere. “…Certo!”

Alle volte Blaine non era molto loquace. Non c’era nulla di strano in quello, ma Kurt si chiese se Blaine non avesse avuto il verme solitario quando lo vide riempirsi due volte il vassoio. Ma fece finta di non notarlo.

-

Le riunioni dei Warblers diventavano ogni giorno più noiose. Kurt se ne stava lì, seduto sul suo divano, con le gambe acavallate tenendosi la testa con la mano. Sentiva che si era lasciato qualcosa alle spalle. Qualcuno.

Quel Kurt Hummel che camminava per i corridoi vestito da Lady Gaga su dei tacchi vertiginosi fregandosene di quello che diceva la gente. Certo, le prendeva sempre, ma almeno il McKinley era il suo campo di battaglia. La Dalton non era certo meno pericolosa. Quella del ‘tutti uguali e trattati allo stesso modo’ era solo la copertina del libro, ed era anche una bugia. Al McKinley se provavi a distinguerti venivi picchiato, gettato nel cassonetto o granitato, ma finiva lì. Alla Dalton se uscivi dal tuo posto, dal tuo ruolo – che loro ti avevano affibbiato – di certo non le prendevi, ma loro erano capaci di fare peggio, spegnere il tuo entusiasmo, toglierti la parola e la capacità di riscattarti. Loro. Quel maledetto consiglio.

Blaine sembrava sempre ascoltare e sottostare pacificamente alle decisioni del consiglio, anche se a volte aveva proposto delle idee innovative e senza sbilanciarsi troppo. L’avevano ascoltato soltanto perché era il solista e dipendevano da lui.
Kurt lanciava delle occhiate al divano affianco, dove stava seduta l’unica ragione che lo spingeva a rimanere nei Warblers.

“Allora è deciso.” Wes battè il martelletto. Cosa si fosse deciso Kurt non lo sapeva. Non gli interessava molto, sarebbe comunque finito a ondeggiare in mezzo a tutti gli altri.
Kurt vide Blaine tirare la testa indietro e sospirare. Forse anche lui si era scocciato di tutto quello. Chissà a che pensava.

Gli altri Warblers dovevano averlo sentito e cominciarono a guardarsi l’un l’altro interrogativi.
“Qualcosa non va Blaine?” fece Wes da dietro la scrivania.
Blaine si girò appena col capo, quanto bastava per guardare l’altro negli occhi.
“Mmh.. Wes, ti è mai venuto in mente che sei… noioso da morire?”
Silenzio nell’aula. Quell’uscita di Blaine aveva attonito quei cagnolini scodinzolanti che ora fissavano a bocca aperta il loro maschio alfa. Blaine aprofittò di quel silenzio per continuare.
“Anzi, a dire il vero, tutti voi, fatta eccezione per pochissimi, siete noiosi da morire.”
Un mormorio di stupore si levò nell’aula.
“Ma come ti …”
“Ah, e queste riunioni sono noiose da morire.” Fece una pausa. “Ho finito.”

Il martelletto colpì ancora il tavolo e la riunione terminò. Kurt era forse stato l’unico a non scomporsi durante l’intervento di Blaine. L’aveva guardato attentamente e aveva appurato che, sì, Blaine quel giorno era strano.
Ma sembro tornare tutto normale quando sorridente gli si avvicinò chiedendogli:
“Caffetteria come sempre?”
“… Blaine stai bene?”
L’altro agrottò le soppracciglia stranito.
“Sto benissimo” disse sorridendo.
“Okay”

Forse davvero si era immaginato tutto, perché Blaine in caffetteria e fuori dalla scuola sembrava quello di sempre. Avevano chiaccherato come sempre, nessuno dei due aveva accennato a quello che era successo alla riunione.

“Oh, è tardi. Devo andare.” Disse Kurt non appena visto l’orologio.
“Come? Te ne vai di già?” fece Blaine con aria triste.
“Andiamo sempre via a quest’ora Blaine. E poi devo fare anche un’ora di auto, lo sai.” Disse confuso “Che ti prende?”
“…No.” Fece guardando in basso. “No, nulla. Credevo non fosse così tardi, scusa.”

 

 

-

“Finn che schifo!”
Kurt era inorridito dalla potenza dei rutti che potevano uscire dalla bocca del fratello. Finn, d’altro canto, aveva cominciato a prenderci gusto nel provocare Kurt, proprio come un vero fratello, e il rimprovero di Kurt lo fece soltanto sorridere.
“Tocca a te lavare i piatti” disse il più piccolo.
“E tu devi buttare la spazzatura”
“Lo so, lo so”

Kurt si infilò nel suo cappotto color petrolio e uscì dalla porta con i sacchi stretti fra le dita candide. Camminava calmo e pacato, stava in mezzo ai suoi pensieri e all’aria fredda della notte che lo picchiava in viso. I suoi soliti pensieri gli ronzavano nella testa.
Ovviamente Blaine, la sua famiglia, la scuola, i Warblers, gli amici,…

La maggior parte dei suoi pensieri erano ovviamente dedicati al primo della lista, Blaine. Pensava al suo comportamento di oggi, a cosa doveva essere dovuto, che forse non era così fantastico e perfetto come gli era sembrato quando l’aveva incontrato per la prima volta. Certe volte aveva avuto i suoi momenti: il suo egocentrismo, la sua cotta per il commesso del Gap, la festa super-alcholica di Rachel,… che gli avevano fatto sentire tanta di quella gelosia e l’avevano fatto sentire così stupido. E poi c’era stata quella mattina. Come poteva sapere cosa gli saltasse per la testa?

Credette di avere un’allucinazione quando gli sembrò di vederlo in lontananza. Si era di sicuro un’allucinazione dovuta al fatto che era notte, era stanco, e che stava pensando a lui da ore. Non poteva essere lui, sennò cosa ci stava facendo lì?

Con un leggero sforzo della vista si accorse invece che era proprio Blaine.

L’istinto fu più veloce della mente. Senza porsi troppe domande gettò in fretta il sacchetto nel cestino e si diresse a grandi passi verso di lui per salutarlo. Stava a qualche decina di metri dal vialetto di casa sua. Non gli venne neanche in mente che suo padre o Finn avrebbero potuto vederli dalla finestra e pensare chissà che cosa. 

“Hey, che ci fai qui?” la domanda era uscita così, senza troppe pretese, ma sperava di non essere sembrato sgradevole.

Blaine sembro piombare a terra, chissà da quale dimensione si trovasse, prima che gli fosse posta quella domanda e prima di essersi trovato davanti il volto di Kurt nascosto nell’alto colletto del cappotto. Al suo silenzio Kurt si decise a osare un’altra domanda.
“Io.. non sapevo che abitassi qui. Mi avevi detto di vivere vicino alla scuola,… a Westerville” disse abozzando un mezzo sorriso.
Blaine si sentì interdetto. Era stanco. Sputò fuori quella che era la verità. “Ci vivo infatti.”
“Ah” Kurt non osò chiedere ancora una volta cosa ci facesse là, lontano da casa. Il sorriso gli sparì dal volto quando, illuminato dalla luce di un lampione, ebbe l’occasione di vederlo meglio.

“Blaine ma tu…” il suo sguardo si fece serio, leggendogli il volto con i suoi occhi celesti.
“…Ma tu tremi?”

In effetti era proprio così. Blaine palpitava e rabbrividiva, e se qualche sconosciuto fosse passato di lì nei paraggi l’avrebbe anche sentito buttar fuori una gran moltitudine di sospiri.
“Blaine che succede?” fece preoccupato Kurt.
Il silenzio di Blaine fu una risposta sufficiente. Era chiaro che non si trovava lì per una semplice passeggiata. Kurt prese Blaine per il braccio e lo condusse a fare un giro della schiera di case, prendendo una piccola stradina e convincerlo a sputare il rospo.

Finirono per sedersi sui gradini di un androne. Blaine teneva la testa fra le mani.
“Ho litigato con mia madre.” Disse “E avevo bisogno di uscire un po’.”
Kurt capì che aveva detto la verità, ma non volle sentire ragioni.
“E’ pericoloso stare qui da soli a quest’ora. Torna a casa, è meglio.”
Blaine buttò la testa in mezzo alle sue ginocchia, rannicchiato su se stesso cacciò fuori un soffio.
“Vai” disse Kurt con tono autoritario, sapeva cosa era giusto.
Blaine si alzò, e lo guardò negli occhi, annuendo lievemente.
Kurt vide la sua figura camminare lenta verso quella che avrebbe dovuto essere (sperava che lo fosse) la direzione per casa sua.
Anche lui rientrò a casa, col vento che gli scottava le guance, stretto nel suo cappotto, si chiese da quante ore Blaine fosse fuori da casa, e da quante ore stesse soffrendo tutto quel freddo.

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Ok, scrivere una premessa mi sembrava troppo stupido e noioso, quindi scrivo quello che devo scrivere qua. 
Questo è il primo capitolo di una cosa che mi è venuta in mente subito dopo aver visto "Sexy". Mi aveva colpito molto la piccola "confessione" che Blaine aveva fatto a Burt riguardo ai suoi problemi col padre e mi stupisco che non sia stata approfondita affatto. Blaine è un personaggio particolare e mi incuriosisce molto, è diciamo spavaldo, è praticamente perfetto in tutto quello che fa e nel modo in cui lo fa. Questo porta di solito a due cose: o viene odiato o amato alla follia, o entrambe le cose (il mio caso).
Sto parlando troppo brr...
In poche parole, in questa fic voglio mostrare un lato più nascosto di Blaine : > Tutto qua.

Spero vi piaccia... ^^

Dedico questo primo capitolo a Ipuccia che ha perso un sacco di tempo a leggerla e ad aiutarmi e che oggi compie gli anni <3

  
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